Queste le otto regole per imbianchini e gessatori:
- sul lavoro non improvvisiamo, tanto meno nei vani scala. Lavoratore: lavoro solo da una postazione sicura e adeguata. Superiore: faccio in modo che sul posto di lavoro ci siano adeguate attrezzature di lavoro. È vietata qualsiasi soluzione improvvisata;
- per i lavori in altezza utilizziamo di regola un ponteggio. Lavoratore: se manca un ponteggio sicuro, chiedo al mio superiore cosa fare. Superiore: per i lavori in altezza faccio montare un ponteggio. Se non è possibile, stabilisco un altro metodo di lavoro sicuro;
- mettiamo in sicurezza i lati aperti a partire da un’altezza di caduta di 2 metri. Lavoratore: lavoro in prossimità dei lati aperti con rischio di caduta solo se sono messi in sicurezza. Superiore: faccio in modo che sul posto sia disponibile il materiale necessario per la messa in sicurezza dei lati aperti;
- controlliamo i ponteggi ogni giorno. Lavoratore: salgo solo su ponteggi sicuri che impediscono le cadute dall’alto. Superiore: verifico i ponteggi e gli accessi al primo utilizzo e poi ogni giorno;
- scegliamo e adoperiamo correttamente la scala a pioli adeguata alla situazione. Lavoratore: prima di scegliere una scala ne parlo con il mio superiore. Mi attengo alle regole per l’uso in sicurezza delle scale a pioli. Superiore: prima di iniziare i lavori sulle scale parlo con i dipendenti;
- mettiamo in sicurezza le aperture nel pavimento con coperture resistenti alla rottura. Lavoratore: se scopro delle aperture non protette nel pavimento, le metto subito in sicurezza. Superiore: verifico il cantiere regolarmente e faccio mettere in sicurezza le aperture nel pavimento;
- lavoriamo solo se le aperture nelle pareti sono state messe in sicurezza. Lavoratore: lavoro in prossimità delle aperture nelle pareti solo se queste sono state messe in sicurezza. Superiore: faccio mettere in sicurezza subito le aperture nelle pareti;
- utilizziamo i dispositivi di protezione individuale. Lavoratore: sul lavoro mi porto i dispositivi di protezione necessari e li uso sempre. Superiore: mi assicuro che i lavoratori ricevano i necessari dispositivi di protezione e che li utilizzino. Anch’io li uso.
Ricapitoliamo queste che non sono solo regole, ma sono otto principi salvavita:
- non improvvisare;- utilizzare i ponteggi;
- mettere in sicurezza i lati aperti;
- controllare i ponteggi ogni giorno;
- impiegare correttamente le scale a pioli;
- mettere in sicurezza le aperture nel pavimento;
- mettere in sicurezza le aperture nelle pareti;
- usare i dispositivi di protezione individuale.
Tratto da SUVA.CH
Un lavoratore esegue opere di stuccatura del frontalino di un balcone del primo piano utilizzando “due elementi di ponteggio metallico costituiti da due cavalletti metallici preformati collegati tra loro da una tavola di legno”.
Dopo la pausa pranzo un operaio nota la presenza del corpo del collega riverso a terra tra la sede stradale ed il marciapiede senza aver avvertito alcuna richiesta di aiuto o altro.
Le indagini successive hanno rilevato che il lavoratore deceduto era ad una altezza di 3,60 metri, “sulla tavola di legno priva di qualunque protezione di caduta nel vuoto con un intavolato insufficiente”. Probabilmente si è sbilanciato sporgendosi troppo.
Sono tante le mancanze in questo incidente: mancanza nel ponteggio di protezioni contro le cadute dall'alto, mancanza di cinture di sicurezza e mancanza di prudenza, forse anche correlata al consumo di vino durante la pausa pranzo.
Il secondo caso è relativo a opere di imbiancatura.
Un lavoratore sta imbiancando il soffitto di un capannone vuoto per conto di una ditta che ne avrebbe fatto il proprio deposito. Utilizzava un trabattello fornito in comodato d'uso gratuito dalla committenza e “che - secondo il contratto firmato dalle parti - risultava completo di tutti gli elementi di sicurezza. Di fatto, però, mancavano la scaletta, le tavole fermapiede, alcuni correnti e parapetti”.
Il lavoratore cade al suolo dall'alto e muore sul posto per frattura della base cranica. Non si sa se sia caduto dalla sommità del trabattello (4 metri) o magari nel salire/scendere dai montanti laterali dello stesso.
Anche il terzo caso è relativo all’ attività di imbiancatura.
L’operaio opera in una cantiere su incarico del committente. Deve imbiancare l'edificio con tre piani fuori terra aiutato da un altro lavoratore da lui chiamato.
Il lavoratore si trova sul ponteggio a circa 6 metri da terra quando perde l'equilibrio. In assenza di protezioni sul lato verso il vuoto cade a terra procurandosi fratture multiple che ne provocavano la morte. Anche in questo caso è stata rilevata l’inadeguatezza delle protezioni.
Infine il quarto caso riguarda il rifacimento intonaco e l’imbiancatura di una parete esterna.
Un lavoratore in pensione e proprietario dell’immobile in rinnovamento si appresta a salire su un ponteggio per imbiancare la facciata esterna del proprio immobile. Sale al secondo piano del ponteggio a circa 4,2 metri di altezza, attraverso l’uso di una scala metallica portatile, alta circa 4,4 metri. Tutta l’attrezzatura per allestire il ponteggio è fornita dal figlio, titolare di un’impresa edile.
Improvvisamente il lavoratore cade dall’alto e riporta trauma cranico con stato di coma, otorragia, trauma toracico con emorragia via aeree che ne determinano il decesso il giorno successivo.
In base alla ricostruzione fatta attraverso gli elementi presenti sul luogo “probabilmente l’infortunato è caduto dalla scala non a causa di un ribaltamento della stessa, ma forse per una perdita di equilibrio”. “La scala trovata appoggiata, e usata dall’infortunato per salire, non era l'attrezzo da usare essendo presenti le regolamentari scale di accesso nell'impalcatura predisposte dal figlio”.
In “Valutazione del rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori nella mansione di imbianchino/tinteggiatore”- a cura di N. Vitelli e E. Carissimi (Università degli Studi di Milano - dipartimento di Medicina del Lavoro), N. Battevi (UOOML-CEMOC Clinica del Lavoro “L. Devoto” Fondazione IRCCS Ca’ Granda – Milano) e M. Salvioni (Medico Competente - Specialista in Medicina del Lavoro) si conferma: “il settore delle costruzioni registra il più alto numero di malattie professionali denunciate rispetto ai settori dell’industria e dei servizi. In particolare le patologie muscolo scheletriche rappresentano il 21,5%” (Dati Inail, n.11 2008).
È stata realizzata una “ricostruzione accurata delle attività e dei compiti caratteristici dell’imbianchino in collaborazione con lavoratori esperti e responsabili di impresa per identificare i compiti più rappresentativi della reale esposizione e quelli verosimilmente esponenti al maggior sovraccarico biomeccanico degli arti superiori”.
In particolare alcuni lavoratori sono stati seguiti per tre intere giornate in edifici di nuova costruzione e in edifici ristrutturati per identificare eventuali differenze nell’esposizione: la valutazione del rischio dei diversi compiti è stata effettuata con il metodo della checklist OCRA e “sono stati messi a punto dei modelli di ricostruzione dell’esposizione sulla base dell’organizzazione del lavoro annuale”.
Gli autori sottolineano alcuni dei risultati più significativi della ricerca:
- “considerando l’arto peggiore, il 46% dei compiti sono risultati ad alto livello di rischio da sovraccarico biomeccanico e il 41% a medio livello di rischio; solo tre compiti presentano un livello di rischio basso anche se ai livelli superiori della fascia di appartenenza;
- “nessun compito è risultato a rischio accettabile per entrambi gli arti superiori”.
Entrando nel dettaglio, i “fattori chiave nel determinare il livello di rischio sono la frequenza di azione e il mantenimento di posture incongrue, particolarmente a carico della spalla, in accordo con quanto segnalato da precedenti pubblicazioni”.
Altri dati rilevati dagli autori:
- “nei compiti che prevedono l’utilizzo del pennello sono frequenti anche posture incongrue del polso;
- sono ovviamente presenti importanti differenze nel livello di esposizione tra i due arti in caso di compiti che prevedono l’utilizzo prevalente di un solo arto, tuttavia differenze considerevoli persistono anche in compiti che prevedono l’utilizzo di strumenti a impugnatura bimanuale (es. rullo o pennello montati su aste) e sono principalmente dovute al mantenimento di posture incongrue che sembrano interessare maggiormente l’arto dominante. Tuttavia nel corso dell’osservazione è stato possibile notare che, particolarmente durate le fasi di stesura della pittura, data la scarsa precisione richiesta, l’operatore era solito invertire la modalità di impugnatura dello strumento per adattarsi alle diverse condizioni ambientali o anche solo per ridurre l’affaticamento”.
Concludendo sono stati analizzati “con metodo OCRA - Checklist 24 compiti, rappresentativi di circa il 90% delle attività svolte da tinteggiatori coinvolti nella realizzazione di finiture di abitazioni civili”: “più dell’80% dei compiti presentava un livello di rischio da sovraccarico biomeccanico dell’arto superiore medio o elevato”.