mercoledì 1 settembre 2010

SALDATURA: Rischi Chimici e Fisici





I principali rischi chimici nella SALDATURA sono:

- saldatori di metalli ferrosi o di alluminio: in relazione a “fumi di saldatura (Fe, Al, Mn,..), gas (Ozono, CO, CO2, NOx)”;
- saldatori di acciai speciali: “ fumi di saldatura (Cr, Ni, Mn, Zn, Cu, Cd,..), gas (Ozono, CO, CO2, Nox)”;
- verniciatori: “vapori di solventi (toluene, xilene,..), pigmenti (Pb, Co, Cd, Cr, Ni, ..)”.


Effetti respiratori acuti:
- “irritazione delle vie aeree superiori e bronchite: “aumento prevalenza sintomi: tosse, escreato, sibili in concomitanza con la settimana lavorativa e miglioramento nel fine settimana (35% dei saldatori nel 1° anno). La funzionalità respiratoria si modifica con riduzione transitoria e di grado lieve dei flussi espiratori medi (Beckett, 1996; Antonini, 2003);
- metal fume fever: “prevalentemente da inalazione di zinco, o sindrome analoga sostenuta da ossidi di rame, magnesio, cadmio (Martin, 1997);
- asma: un’associazione definitiva tra asma e saldatura deve essere ancora stabilita. Alcuni autori ne riportano l’occorrenza per l’azione esercitata da: Agenti sensibilizzanti quali Cromo, Nichel e Isocianati; Agenti irritanti quali ossidi metallici, carbonati, fluoruri, CO2 (Antonini, 2003; Sjogren e Langard, 2004)”.

Effetti respiratori cronici:
- siderosi: “pneumoconiosi benigna causata da accumulo di particelle di ferro a livello polmonare. Nel lungo periodo può andare incontro a fibrosi polmonare interstiziale in particolare a seguito di esposizioni elevate, in spazi confinati, e protratte nel tempo (Buerke, 2002);
- broncopatia cronica ostruttiva: “aumento statisticamente significativo di sintomi riferibili a bronchite cronica nello studio di popolazione ECRHS II, per il gruppo di saldatori che riportava l’esposizione più bassa (Lillienberg, 2008);
- tumore polmonare: aumento di circa il 30% nei saldatori rispetto alla popolazione generale (Becker, 1999). IARC classifica i fumi di saldatura in classe 2B. Dati di letteratura non univoci sul ruolo predominante di Nichel e Cromo (Sjogren, 2004)”.

Altri effetti:
- effetti cutanei: dermatite allergica da contatto (sostenute dai diversi agenti sensibilizzanti presenti nella saldatura quali Cromo, Nichel, Cobalto);
- effetti renali: scarsa evidenza di effetti di danno renale a lungo termine. Evidenza di un lieve incremento di albuminuria e di alterazioni degli indicatori di danno tubulare quali ad esempio l’aumento di beta 2 microglobulina urinaria reversibili dopo circa 5 anni dalla sospensione dell’attività lavorativa, (Bonde e Vittinghus, 1996)”;
- effetti neurologici: nel documento si fa riferimento alla Sindrome Parkinson-simile (“azione neurotossica del manganese. Prevalenza di sintomi di tipo parkinsoniano doppia nei saldatori rispetto ai controlli - Racette, 2005)”. Caratteri sindrome Parkinson-simile associata a Mn “sono distintivi rispetto al Parkinson idiopatico sia dal punto di vista neuroradiologico che da quello clinico: in particolare si rileva precoce coinvolgimento della parola e dell’equilibrio, tremore a riposo, mancanza di asimmetria e scarsa risposta alla Levo-dopa (Olanov, 2004), variazioni della soglia olfattiva e nell’identificazione degli odori sono predittive di sindrome di Parkinson (Ponsen, 2009)”;
- effetti cardiovascolari: “alcuni Autori riportano aumento di mortalità per cardiopatia ischemica in saldatori esposti a ossidi di zinco, monossido di carbonio e ozono (Sjogren et al, 2002). Ibfelt e al. riportano un aumento statisticamente significativo di incidenza di patologie cardiovascolari nei saldatori rispetto alla popolazione generale. Aggiustando per consumo di tabacco, alcol e ipertensione, la significatività si mantiene solo per la cardiopatia ischemica cronica (2010)”.


E con riferimento anche al rischio rumore, al rischio CEM e ROA (IR e UV). 



Analisi degli Incidenti


Il primo caso, avvenuto nel 2007, è breve, ma chiaro.
L’incidente, avvenuto ad un lavoratore straniero di origine marocchina, è relativo ad attività di saldatura in un’azienda dedita alla fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo.
Il lavoratore “mentre stava tagliando con la saldatrice ad elettrodo il coperchio di un bidone vuoto che aveva contenuto solvente”, viene investito da un'esplosione.
L'operazione “era eseguita frequentemente per ricuperare i bidoni in cui successivamente venivano riposti i residui di molatura”.
È evidente l’errore di procedura: fare un’operazione di taglio termico senza aver verificato l'assenza di solventi infiammabili.


Il secondo caso è relativo ad una saldatura non adeguata.
Il lavoratore, in questo caso di origine rumena e con contratto di lavoro atipico, sta lavorando alla costruzione della testa di una pressa.
Terminato l’assemblaggio delle parti lunghe procede “ad assemblare il pezzo che poi doveva posizionare sulla parete superiore della pressa”. L’assemblaggio consiste “nel saldare tre piani perpendicolari alla parete verticale in modo non equidistante. Dopo l’assemblaggio dei piani vengono saldati quattro fermi all’estremità dei piani esterni”. Questa fase avviene a terra, mentre “la sede finale del pezzo si trovava a circa tre metri da terra”.
Per la movimentazione del pezzo appena assemblato l’operatore sceglie di “realizzare due anelli di lamiera mediante taglio al plasma e di saldarli nel punto intermedio dei due piani esterni”. Dopo la saldatura dei due anelli l’infortunato fa passare la catena di un carroponte all’interno di essi e lo aggancia alla catena stessa. A questo punto l'infortunato aziona il carroponte “tramite la pulsantiera restando in prossimità del pezzo al fine di guidarlo e visionare il posizionamento nella sede finale”.
Raggiunta la quota il pezzo imbracato cade sul lavoratore, presumibilmente per cedimento delle saldature.
In questo caso l’errore di procedura, probabilmente derivante da una non adeguata formazione, è relativo alla saldatura degli anelli metallici non idonei al sollevamento del macchinario. Inoltre il lavoratore non avrebbe dovuto stazionare sotto il carico sospeso.


Il terzo caso è relativo ad attività di artigiani e operai specializzati nell'installazione e della manutenzione di attrezzature elettriche ed elettroniche.
L'infortunato, “solitamente addetto al montaggio/smontaggio di motori elettrici”, sta “lavorando (su indicazione del datore di lavoro) alla verniciatura dei pezzi, in un'area del reparto lontana”.
Ad un certo punto un collega sente un tonfo e lo vede “tentare di rialzarsi da terra vicino al banco prova”.
A terra, accanto a lui, successivamente viene trovata “una saldatrice rotante a elettrodo inserito, con cavo di alimentazione la cui spina pentapolare aveva fra i rebbi un cartoccio di materiale isolante per poterla collegare ai morsetti a pinza”.
Non essendoci nelle vicinanze una presa adatta, “era stato approntato il suddetto collegamento provvisorio (e non a norma!!!) con il quadro prova motori tramite i morsetti, a loro volta privi di isolamento efficace”.
Probabilmente l'infortunato ha saldato qualche pezzo, “nonostante ciò non rientrasse tra i suoi compiti”. Infatti “solo il datore di lavoro ed un collega anziano lavoravano alla saldatura e al banco prova, banco che peraltro non era opportunamente segregato”.
Il lavoratore moriva il giorno stesso in ospedale a causa dello shock elettrico.
Dunque una saldatrice con un collegamento elettrico rudimentale e non a norma, un’attività che doveva essere svolta da altri lavoratori. Inoltre il banco prova motori non era separato dalle aree di lavoro e dai corridoi di passaggio e non era protetto contro eventuali shock elettrici.



Il quarto caso è relativo a saldature in attività di adeguamento di un impianto di produzione di combustibile per autotrazione denominato Biodiesel.
L’impianto di produzione biodiesel “è posto all’interno di un edificio nel quale sono contenute le apparecchiature per la reazione e la distillazione”.
Le operazioni di adeguamento sono svolte da diverse imprese specializzate.
La dinamica dell’incidente racconta della fase di installazione di “nuovi elementi della sezione distillazione che avrebbero permesso un maggior potenziale di distillazione migliorando i tempi di lavorazione; i lavori di installazione erano iniziati alcuni giorni prima con la realizzazione a terra di porzioni di impianto e le tubazioni necessarie a connettere le nuove apparecchiature all’impianto esistente”.
Il giorno dell’infortunio i lavori di adeguamento sono in fase di completamento dovendosi realizzare “solo le connessioni delle nuove apparecchiature, tra queste un particolare dispositivo collocato, appena sotto alla copertura del capannone, in prossimità di un reattore dell’impianto. In prossimità del dispositivo da installare, un addetto alla saldatura è posizionato sulla parte superiore del reattore assistito da un collega da un trabattello.
Quest’ultimo nel prendere posto sul piano del trabattello rileva la presenza di un forte odore di metanolo (sostanza presente nel ciclo produttivo dell’impianto), ma prima di riuscire a dare l’allarme l’addetto alla saldatura inizia a saldare.
La scintilla generata dal saldatore infiamma istantaneamente una miscela aria-metanolo presente in quella parte del soffitto del reparto. La fiammata investe tutti i cinque operatori presenti propagandosi poi all’interno del reattore nel quale avviene una esplosione che apre il tetto del reparto proiettando l’addetto alla saldatura sulla copertura del reparto adiacente.
Si rileva che le operazioni di installazione “sono state poste in essere in modo alquanto rischioso per la presenza nel medesimo ambiente in cui si operava con fiamme libere di una grande quantità di sostanze infiammabili presenti nei reattori e per la necessità di intervenire in spazi angusti su apparecchiature adiacenti ad altre non bonificate”.
Per cui tra i fattori determinanti dell’incidente abbiamo:
- la saldatura in prossimità del reattore senza aver verificato la bonifica;
- la presenza di metanolo negli impianti;
- le operazioni di adeguamento svolte da diverse imprese.


Il quinto caso è relativo ad attività di taglio, sagomatura e saldatura (elettrica e ossiacetilenica) diprofilati metallici.
Un lavoratore per effettuare la saldatura di un profilato in ferro - dal peso di circa 18 kg e della lunghezza di circa 40 cm – ha posto lo stesso ai bordi del banco di lavoro, sorreggendo con un altro pezzo di ferro posto a contrappeso.
Non avendo assicurato la perfetta stabilità del pezzo, durante le operazioni di saldatura lo stesso si muove e cade a terra colpendo l'addetto e provocando la frattura della tibia destra.


Il sesto caso è relativo ad attività di saldatura durante la costruzione di una stalla per allevamento suini (al di sopra della vasca di stoccaggio liquami).
L'impresa edile ha ricevuto l'incarico di costruire una stalla utilizzando come basamento una vasca dei liquami ancora in uso. Detta vasca è stata superiormente coperta da manufatti in cemento fessurati e, in previsione della successiva colata di calcestruzzo, è stato steso un telo in politene per evitare cadute di calcestruzzo nella vasca sottostante durante la gettata.
Al momento dell'infortunio sono in corso le operazioni di posa dell'armatura metallica predisposta su tutta la superficie della vasca, per la costruenda soletta, e le strutture di basamento del nuovo edificio.
In particolare il collegamento fra le strutture metalliche avviene in parte con filo di ferro ma soprattutto mediante saldatura ad arco. Ad operazione quasi ultimata, alla ripresa dei lavori pomeridiani, durante l'utilizzo della saldatrice, verosimilmente qualche residuo incandescente, bucato il telo, finisce nella vasca costituendo un innesco per la miscela dei biogas che si era formata sotto il telo.
L' incendio del gas determina uno scoppio che dissesta le struttura metalliche, mentre le fiamme investono alcuni lavoratori che si trovano sulla superficie della vasca.


I dispositivi di protezione individuale (DPI), indispensabili nelle operazioni di saldatura, sono volti alla protezione, oltre che del corpo attraverso indumenti specifici, alla protezione delle vie respiratorie, degli occhi e dell’udito.


I DPI per le vie respiratorie devono proteggere sia dai fumi metallici per i quali è necessario un filtro di classe P2 sia dai gas e dai vapori per i quali è necessario un filtro di classe A1; la classe minima del respiratore per saldatura è quindi FFA1P2 (Sarnico, 2003).


Una adeguata protezione degli occhi si ottiene con occhiali dotati di protezioni laterali e filtri colorati inattinici, con grado di oscuramento (DIN) e quindi di protezione, scelto in funzione dell’intensità della radiazione. Le lenti utilizzabili per la saldatura a gas devono avere un grado di oscuramento almeno pari a 3-5 DIN (lenti da 1 a 50 volte più scure di un vetro trasparente), mentre nella saldatura ad arco sono da preferirsi lenti con DIN pari a 11 (20.000 volte più scure di un vetro trasparente).

Sono più utilizzati gli schermi facciali con filtro colorato inattinico, che riparano anche dagli spruzzi, durante le operazioni di saldatura ad arco elettrico od effettuate sopra la testa. Tale protezione è però parzialmente efficace, infatti l’operatore all’inizio della saldatura è costretto a spostare la maschera per mirare il punto esatto di inizio della lavorazione, esponendo gli occhi in tal modo alle radiazioni.

Sono da preferirsi le maschere a cristalli liquidi che si adattano in tempi brevissimi all’intensità luminosa evitando di innescare l’arco a maschera alzata; l’incremento del DIN è attivato automaticamente dallo scoccare dell’arco elettrico in meno di 1 millisecondo. E’ inoltre importante proteggere tutti i lavoratori che si trovano nella zona di saldatura mediante occhiali a stanghetta o con mascherina con vetro oscurato (Sarnico, 2004).

In questa tecnica LASER non si ha produzione di raggi X ma è richiesta comunque protezione per gli occhi, per la cute e per le vie respiratorie.

Per la protezione dal calore e dalla proiezione di schegge è necessario indossare grembiuli di cuoio e tute in tessuto ignifugo, guanti isolanti e resistenti all’abrasione, taglio, strappo e perforazione, e scarpe di sicurezza con puntale di acciaio.

Uno studio riporta i risultati del monitoraggio biologico effettuato in un gruppo di saldatori- tubisti-carpentieri di un impianto di produzione di energia che utilizzano prevalentemente un procedimento di saldatura ad arco elettrico con elettrodo rivestito di tipo basico. I risultati hanno evidenziato valori di escrezione urinaria di nichel largamente superiori ai valori del gruppo di controllo. Allo scopo di indagare anche l’entità dell’esposizione agli altri metalli presenti in traccia nei fumi di saldatura, gli Autori hanno ritenuto opportuno determinare l’escrezione urinaria di Cr, Mn, Zn, Cu, Al, Pb; solo questi ultimi due sono risultati superiori ai limiti di riferimento e ben correlati ai valori urinari di nichel.

L’efficacia dei provvedimenti preventivi, a livello individuale e collettivo, e l’entità dell’esposizione a fumi di saldatura sono state successivamente controllate mediante dosaggio del nichel urinario a distanza di 12/18 mesi. I risultati hanno mostrato una progressiva e marcata riduzione dell’escrezione urinaria di nichel in tutti i saldatori confermando l’efficacia dei dispositivi di protezione individuale e dei programmi di formazione circa il loro corretto utilizzo.









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