giovedì 2 settembre 2010

Direttiva ATEX: rischio polveri prevenzione

Zona 0 -Aree in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi un’ATEX sottoforma di aria, gas, vapore o nebbia. 

Zona 1 -Area in cui è probabile che avvenga occasionalmente la formazione di un’ATEX sottoforma di aria, gas, vapore o nebbia. 

Zona 2 -Area in cui è improbabile la formazione di ATEX sottoforma di aria, gas, vapore o nebbia e che, qualora si verifichi, sia di breve durata. 

Zona 20 -Area in cui è presente in permanenza o per lunghi periodi un’ATEX sottoforma di nube di polvere combustibile nell’aria. 

Zona 21 -Area in cui la formazione di ATEX sottoforma di nube di polvere combustibile nell’aria è probabile che avvenga occasionalmente.

Zona 22 -Area in cui è improbabile la formazione di ATEX sottoforma di nube di polvere combustibile nell’aria e che, qualora si verifichi, sia di breve durata.



“Atex: misure tecniche di prevenzione” a cura del Dott. Oscar Serio e dell’Ing. Alessandro Panico


Il pericolo di esplosioni dovute a polveri combustibili “viene spesso sottovalutato rispetto a quello dovuto ai liquidi e gas infiammabili, sebbene i danni causati possano essere anche maggiori”. Infatti la “non omogenea distribuzione della polvere nell'ambiente esplosivo può generare una serie di esplosioni a catena dovute al fatto che l'onda d'urto dell'esplosione primaria genera turbolenze che creano ulteriori nubi di polvere che innescate creano deflagrazioni secondarie”. E “a differenza delle esplosioni dovute a gas, non è possibile simulare gli effetti della deflagrazione con conseguente difficoltà nella progettazione dei sistemi di contenimento e di sfogo”.
Inoltre bisogna ricordarsi che “la concentrazione di polvere in aria non è spazialmente uniforme per cui è poco praticabile ritenere che sia possibile impedire un esplosione rimanendo al di fuori dell’intervallo di infiammabilità”.




Il documento sottolinea che non è possibile “tracciare una linea netta di demarcazione tra le polveri esplosive e quelle non esplosive in relazione alla loro granulometria”.


Tuttavia “si ritiene che quelle con diametro superiore a 500 μm” - micrometri, cioè millesimi di millimetro - (420 μm secondo le NFPA 651)”, presentino una tendenza all’esplosione molto bassa. Spesso tale valore viene assunto, come il limite oltre il quale una polvere non può esplodere”.


La distribuzione granulometrica di una polvere ha “un effetto critico sulla violenza dell’esplosione poiché interviene principalmente sulla velocità di crescita della pressione e, secondariamente, sulla pressione massima finale:

– la diminuzione delle dimensioni delle particelle favorisce sia la permanenza in forma aero-dispersa, sia la propagazione della fiamma;

– al diminuire delle dimensioni granulometriche, diminuiscono l’energia minima di accensione ed il Limite Inferiore di Esplosività”. La normativa ATEX “fa riferimento a polveri e gas senza tener conto delle proprietà chimico fisiche dei materiali”.

Tuttavia considerare “tutti gli scarti come materiale esplosivo è un imprecisione qualora non si tenga conto della sua granulometria”, cioè della misurazione della “ripartizione percentuale delle particelle della polvere combustibile” in funzione del loro diametro.


Anche le polveri, come gas e vapori infiammabili, sono dotate di Limite Superiore (LSE) ed Inferiore (LIE) di Infiammabilità, entro cui sussiste il pericolo di esplosione.

In particolare:
– “in una miscela di polvere con concentrazioni inferiori al campo di infiammabilità, la eccessiva distanza tra le particelle ne evita la propagazione della combustione tra le particelle stesse;
– per elevate concentrazioni, invece, le particelle sono così addossate le une alle altre da ostacolare la presenza di ossigeno nella necessaria quantità”.
Le polveri combustibili sono in grado di dar luogo a due tipologie di pericolo:
- “in caso di dispersione in atmosfera posso causare delle esplosioni;
- in caso di deposito su strati che producono calore possono dare origine ad incendi”.


In particolare la valutazione del rischio deve prevedere che “in tutte le zone classificate ATEX vengano individuati tutti i possibili punti critici tramite:

- un'analisi tecnica di tutte le apparecchiature attraversate da flussi ( elettriche, meccaniche, pneumatiche...);
- analisi chimico-fisica dei materiali utilizzati o prodotti;
- la valutazione delle lavorazioni effettuate dagli operatori;
- lo studio dei comportamenti negli ambienti di lavoro”;
- la valutazione delle “procedure di manutenzione e pulizia degli ambienti, delle apparecchiature presenti, e dei sistemi di filtrazione”.
In queste zone è necessario:
- “ridurre o eliminare il carico di carburante mediante buoni sistemi di pulizia, ventilazione, estrazione e rimozione delle polveri pericolose”;
- utilizzare apparecchiature a prova di scintille ed a prova di esplosione – Antideflagranti (aspiratori, altri macchinari elettrici);
- analizzare i Punti critici per eliminare le perdite minori del sistema;
- garantire una manutenzione ordinaria adeguata”.


Tratto da Punto Sicuro Settembre 2010


Nell'ambito della gestione dei rischi, alcune categorie di ambienti industriali richiedono l'utilizzo esclusivo di dispositivi certificati ATEX adatti alla categoria di rischio.

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La segnaletica di ogni categoria permette di garantire l'utilizzo dei dispositivi adatti alla zona o di determinare in quali zone il personale può intervenire con la sua attrezzatura. La segnaletica ATEX è disponibile in vari formati in vinile adesivo o in alluminio.






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