Alcune operazioni lavorative del comparto edile espongono all’inalazione di polveri di diversa natura. Di seguito sono indicati i principali tipi di polvere e gli effetti patologici che possono conseguire alla loro inalazione.
Silice. Polveri miste, contenenti quote variabili di silice libera cristallina, possono prodursi durante varie lavorazioni, quali la preparazione di malte cementizie e calcestruzzi, nelle operazioni di sabbiatura delle facciate, nelle demolizioni, durante l’uso di strumenti vibranti su calce e calcestruzzo. L’inalazione di polveri miste, contenenti silice libera può causare malattie polmonari che vanno dalla bronchite cronica alla silicosi.
Studi recenti indicano che la silice libera cristallina presenta effetti cancerogeni sul polmone, in particolare quando i materiali o i preparati che contengono silice cristallina vengono sottoposti ad azione meccanica (lavorazioni che implicano triturazione, macinazione, frantumazione).
Amianto. La produzione di manufatti contenenti amianto è cessata pertanto il rischio di inalare fibre di amianto è limitato alle operazioni di rimozione del minerale o di demolizione degli edifici. In passato il minerale è stato utilizzato nella produzione di manufatti in cemento-amianto e come costituente di materiali coibentanti. Pertanto, nelle operazioni di demolizione, fibre di amianto potranno liberarsi nell’aria in seguito ad operazioni di abrasione o di taglio delle opere portanti, o più semplicemente, data la friabilità del materiale, durante la rimozione di coperture (ondulati), rivestimenti isolanti, pannellature, stucchi adesivi. Le fibre di amianto possono provocare le seguenti malattie:
- fibrosi polmonare progressiva (asbestosi),
- tumore pleurico (mesotelioma), cancro bronchiale
- Fibre minerali artificiali. In edilizia vengono impiegate come isolanti termoacustici la lana di vetro e di roccia.
Queste fibre sono dotate di capacità irritante sulla cute e sulle prime vie respiratorie. Studi recenti indicano che le fibre ceramiche refrattarie presentano effetti cancerogeni e sono state classificate con la frase R49 “Può provocare il cancro per inalazione” nel D.M. 01.09.98. Nello stesso D.M. però le lane minerali, che hanno una composizione chimica diversa e certe caratteristiche (es. fibre di “grosso diametro”), non sono classificate cancerogene. Questi materiali non sono perciò privi di pericolosità per la salute, per cui è sempre opportuno che, durante la manipolazione (sia in fase di edificazione che di demolizione), siano adottare tutte le misure necessarie a prevenire l’inalazione o il contatto cutaneo.
Polvere di legno. I carpentieri e gli addetti alla posa in opera degli infissi e dei pavimenti in legno, sono esposti all’inalazione di polveri delle specie lignee utilizzate (pino, abete - classificati come legni teneri – castagno, faggio e altre specie lignee simili, legni esotici – classificati tutti come legni duri) spesso contaminate da conservanti del legno. Le polveri di legno duro sono state indicate come cancerogene nel decreto legislativo 66/00 (tumore ai seni nasali). Queste polveri sono anche dotate, in misura diversa, di azione irritante e sensibilizzante. I danni si manifestano a carico dell’occhio (congiuntiviti) e dell’apparato respiratorio (sindromi asmatiche).
Elementi di prevenzione
Occorre adottare i provvedimenti necessari ad impedire o a ridurre, per quanto
possibile, lo sviluppo e la diffusione delle polveri e delle fibre. Si devono adottare modalità di lavoro che limitino lo sviluppo di polveri, quali l’umidificazione del materiale in lavorazione, l’utilizzo di utensili manuali o meccanici a bassa velocità e fornire idonei dispositivi di protezione individuali: ad es. maschere respiratorie tipo FFP1 (S) per le polveri inerti o di classe superiore (FFP2 o FFP3) per le polveri di legno duro, le fibre ceramiche refrattarie e le polveri contenenti silice libera cristallina.
Le lavorazioni che espongono a fibre di amianto richiedono particolari cautele.
Il decreto legislativo 277 del 15.08.91 obbliga il datore di lavoro a predisporre
un piano di lavoro prima dei lavori di rimozione e demolizione di materiali contenenti amianto, in cui siano specificate le necessarie cautele per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori; copia del piano di lavoro deve essere inviato, anticipatamente rispetto all’inizio dei lavori, al SPSAL dell’USL di competenza.
Cemento. La presenza nel cemento del cromo ed in minor misura di altri metalli, è responsabile dell’insorgenza dell’eczema del muratore. E’ questa una
malattia della pelle su base allergica estremamente frequente negli addetti
all’edilizia.
La malattia compare inizialmente alle mani e poi si estende ad altre parti del
corpo, riaccendendosi ed aggravandosi ad ogni nuovo contatto con il cemento, rendendo di fatto il lavoratore non più in grado di attendere alla propria attività. Si rammenta che gli imballaggi di cementi e miscele contenenti cemento con più dello 0,0002% di cromo solubile (VI) sul peso totale secco del cemento devono recare l’iscrizione seguente: «Contiene cromo (VI). Può produrre una reazione allergica» a meno che il preparato non sia già classificato ed etichettato come sensibilizzante con la frase R43 “Può provocare sensibilizzazione a contatto con la pelle”.
Inoltre, qualora nel cemento o nelle miscele di cemento sia stato aggiunto un
agente riducente per mantenere il livello di cromo VI idrosolubile sotto il limite
di 0.0002%, sull’imballaggio del cemento o dei preparati contenenti cemento
devono essere presenti, in modo leggibile e indelebile, le seguenti informazioni: il nome della sostanza riducente utilizzata, la data di confezionamento, le condizioni di conservazione, la data di scadenza dell’effetto riducente.
Elementi di prevenzione.
I lavoratori devono essere dotati di idonei mezzi di protezione personale. I
soggetti affetti da dermatite da cemento debbono sempre utilizzare un sottoguanto in cotone, in quanto il contatto diretto con la gomma o con la pelle del guanto di protezione può provocare una ricaduta dell’eczema.
Fluidi Disarmanti. I fluidi disarmanti utilizzati in edilizia sono preparati non
seguendo schemi standardizzati, ma sulla base dell’esperienza degli utilizzatori. Per questo la loro formulazione è assai varia, sia per quanto riguarda l’olio (spesso sono utilizzati oli esausti), sia per quanto riguarda gli additivi.
I principali fattori di rischio sono legati alla possibile presenza negli oli degli
idrocarburi policiclici aromatici (IPA), dei policlorobifenili (PCB) e delle nitrosammine, tutte sostanze dotate di potere cancerogeno. Gli oli disarmanti sono responsabili della comparsa, negli utilizzatori, di una dermatite di tipo follicolare, localizzata alle mani ed alle cosce. Gli oli possono essere causa dell’insorgenza di tumori della pelle, mentre è discussa l’azione cancerogena di questi composti sul polmone.
Elementi di prevenzione.
Scelta del prodotto: è necessario scegliere oli con tenore nullo di IPA e PCB;
è assolutamente da evitare l’utilizzo di oli esausti per la possibile presenza in
questi di sostanze cancerogene.
Modalità di applicazione: è da preferirsi l’applicazione a pennello rispetto alla
nebulizzazione.
Bitumi. Le operazioni di impermeabilizzazione comportano l’impiego di bitumi
e catrami. Questi composti, ed in particolare i catrami e le peci ed in minor
misura i bitumi, contenendo idrocarburi policiclici aromatici (IPA), possono
essere responsabili dell’insorgenza di tumori a carico della pelle, nonché di
congiuntiviti e dermatiti.
Dispositivi di Protezione Individuali: contattare il fornitore "specializzato" per identificare tutti i DPI necessari e sufficienti; evitare rigorosamente tutti i DPI in 1° categoria di rischio che non possono essere utilizzati per usi professionali, ma solo per usi hobbistici (non sareste cautelati neppure sotto il profilo normativo).