giovedì 7 giugno 2012

BIOAEROSOL: protezione delle vie respiratorie contro i rischi biologici



Con il termine bioaerosol si intendono tutte le particelle aerodisperse viventi o originanti da organismi viventi. In questa categoria rientrano microrganismi e frammenti, tossine e rifiuti in forma di particolato prodotti da esseri viventi.
I respiratori sono dispositivi che forniscono a chi li indossa una protezione delle vie respiratorie contro l’inalazione di sostanze nocive. Nel caso dei bioaerosol si raccomanda spesso l’impiego di respiratori che rimuovono il particolato al fine di ridurre l’esposizione. Tale tipo di respiratori è disponibile sotto forma di:


1. respiratore o facciale filtrante, dove il filtro costituisce l’intero respiratore
2. semimaschera in materiale elastomerico + filtro antiparticolato
3. maschera a pieno facciale in materiale elastomerico + filtro antiparticolato
4. respiratore purificante ad adduzione d’aria (PAPR, Powdered Air Purifying Respirator) con filtro antiparticolato respiratori contro il materiale particolato vengono classificati in base alle prestazioni che offrono rispetto agli standard di certificazione locali. Negli Stati Uniti i test vengono eseguiti dal National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH), mentre in Europa i respiratori vengono testati facendo riferimento alle norme europee applicabili (EN149:2001 per i facciali filtranti) e sono approvati come dispositivi di categoria 3 ai sensi della direttiva 89/686/CEE sui dispositivi di protezione individuale (DPI). 


La valutazione dell’efficienza di filtrazione è uno dei test che vengono eseguiti ai fini della certificazione. Si tratta di test molto rigidi o che riproducono il “peggior scenario” possibile. Le prestazioni sono influenzate da molti fattori: il tipo di aerosol, le dimensioni delle particelle, la velocità del flusso, il fatto che la carica dell’aerosol sia stata neutralizzata o meno allo stato di equilibrio di Boltzmann, ect.


Le mascherine chirurgiche sono dispositivi per il controllo delle infezioni progettati per impedire la diffusione di infezioni provocate da particelle emesse attraverso il respiro da coloro che li indossano, trasmesse a soggetti potenzialmente suscettibili. Le mascherine chirurgiche possono contribuire a ridurre la contaminazione dell’ambiente filtrando goccioline di grandi dimensioni espulse dall’utilizzatore. Tuttavia, poiché le mascherine chirurgiche non
vengono sottoposte agli stessi test dei respiratori, la loro efficienza in termini di filtraggio non può essere direttamente confrontata con quella dei respiratori. È possibile che le mascherine chirurgiche vengano inoltre testate per valutare la loro capacità di ridurre l’esposizione agli schizzi di fluidi. La maggior parte delle mascherine chirurgiche non è tuttavia progettata per aderire perfettamente al viso.
In alcuni casi un respiratore approvato può rispondere anche ai requisiti delle mascherine chirurgiche, come ad esempio alcuni respiratori 3M. Ciò significa che tale dispositivo può contribuire a filtrare goccioline di grandi dimensioni emesse dall’utilizzatore, ma che si è anche rivelato efficace nel filtrare le particelle di dimensioni più piccole e che è stato progettato per garantire l’ottima aderenza al viso. Visto l’impiego aggiuntivo in qualità di respiratore come DPI, questo tipo di mascherina deve anche essere sottoposto ai test di conformità anatomica.


Selezione e uso dei respiratori


Quando è necessario proteggere le vie respiratorie contro i bioaerosol, l’operatore deve selezionare un respiratore contro il materiale particolato certificato/approvato in conformità alle raccomandazioni elaborate dai CDC e dall’OMS o alle normative locali applicabili. Anche se i test di certificazione europei (EN149:2001) comprendono le perdite di tenuta del facciale, alcuni
Paesi hanno assegnato fattori di protezione inferiori rispetto ai fattori nominali di protezione calcolati in base ai test di certificazione. In Italia si usano gli FPO descritti in precedenza ed oggetto del DM 2 maggio 2001.
Una volta selezionato il respiratore, è necessario implementare un programma di protezione delle vie respiratorie efficace e continuo, in base a quanto specificato dalle disposizioni normative locali applicabili. Tale tipo di programma comprende l’addestramento in merito ai pericoli per le vie respiratorie, i test di conformità anatomica, la manutenzione, lo smaltimento,
ecc.
I contenuti di questi corsi sono delineati dal DM 2 maggio 2001 e dovranno essere integrati con gli aspetti specifici del rischio biologico e della gestione del respiratore.
Esistono ormai in commercio respiratori verificati, in maniera più specifica, per l’ambito sanitario; infatti oltre alla classificazione FFP3 secondo la norma EN149, hanno anche la Certificazione secondo la EN14683:2005 in classe II R, rilasciata da un Ente Notificato, garantendo così la protezione da fluidi e schizzi e superando la prova di efficienza batterica. (filtrazione batterica > 98%.
Inoltre, tale norma, impone una resistenza respiratoria massima ≤ 5mm H2O/ cm2 (in pratica quella di una mascherina chirurgica) e la resistenza agli schizzi ( sangue ) < 120 mm/Hg.
Questi dispositivi hanno anche la Certificazione di conformità del Produttore all’Annesso II della Direttiva Dispositivi Medici 93/42/CEE , dispositivo medico di Classe I. Oltre alla certificazione come dispositivo di protezione individuale. Riportano pertanto una doppia marcatura CE ai sensi delle due Direttive.






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