lunedì 28 febbraio 2011

Cantieri e Reti di Distribuzione: pericoli e rischi

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Reti di distribuzione di energia elettrica
Nel comparto edile la presenza di linee elettriche in tensione che interessano il cantiere “costituisce sempre una elevata fonte di pericolo”. E “protezioni, segnalazioni, distanze minime dai lavori dalle opere provvisionali e dagli apparecchi di sollevamento a volte non bastano per scongiurare infortuni”.
Per favorire la prevenzione riportiamo alcune istruzioni per gli addetti:
- “è necessaria sempre la massima attenzione durante tutta l’esecuzione dei lavori ed il coinvolgimento del personale del cantiere e di tutti coloro che accedano, anche solo occasionalmente ai lavori;
- particolare attenzione va posta durante il trasporto con mezzi meccanici ed il sollevamento di materiali particolarmente voluminosi e nell’impiego di attrezzature con bracci mobili di notevoli dimensioni (autogru, pompe per calcestruzzo, ecc.);
- le operazioni di montaggio e smontaggio di strutture metalliche in prossimità di linee elettriche sotto tensione devono essere evitate; è sempre necessario far provvedere a chi esercisce le suddette linee all’isolamento e protezione delle medesime od alla temporanea messa fuori servizio;
- frequentemente nei centri abitati serviti da linee tranviarie o filoviarie si verifica l’esigenza di allestire ponteggi metallici in fregio ai fabbricati, che, rispetto alle linee di trazione si trovano quasi sempre  a distanze inferiori alle ‘distanze di sicurezza’ consentite”. In particolare è  necessario “eseguire il montaggio dei ponteggi e delle strutture di protezione (mantovane, graticci, reti), fino al superamento della zona pericolosa, a linee disattivate;
- in presenza di cavi elettrici in tensione interrati o in cunicolo devono essere fornite precise informazioni e istruzioni che coinvolgano il personale di cantiere e tutti i fornitori al fine di evitare l'esecuzione di scavi o la semplice infissione di elementi nel terreno in prossimità dei cavi stessi. Qualora vengano eseguiti lavori di scavo che interferiscono con le linee in tensione, le operazioni devono essere eseguite previa disattivazione delle linee fino alla intercettazione e messa in sicurezza dell’ elettrodotto. Durante i lavori nessuna persona deve permanere a terra in prossimità dei mezzi meccanici di scavo e di movimento materiali”.

Reti di distribuzione di gas
Deve sempre essere accertata “la presenza di elementi di reti di distribuzione di gas che possono interferire con il cantiere”. Nel caso devono essere avvertiti tempestivamente gli esercenti di tali reti per “concordare le misure essenziali di sicurezza da prendere prima dell’inizio dei lavori e durante lo sviluppo dei lavori” e per “rilevare e segnalare in superficie il percorso e la profondità degli elementi”. È così possibile stabilire “modalità di esecuzione dei lavori tali da evitare l’insorgenza di situazioni pericolose sia per i lavori da eseguire, sia per l'esercizio delle reti”. Nel caso di lavori di scavo che interferiscono con queste reti “è necessario prevedere sistemi di protezione e sostegno delle tubazioni messe a nudo, al fine di evitare il danneggiamento delle medesime ed i rischi conseguenti”.
Riportiamo alcune istruzioni per gli addetti.
“Accertata la presenza di reti di gas che interferiscono con i lavori è necessario procedere con cautela nei lavori di scavo, limitando vibrazioni e scuotimenti del terreno e procedendo per strati successivi, evitando affondi che provochino il franamento del contorno. Quando tali lavori interferiscono direttamente con le reti è necessario mettere a nudo le tubazioni procedendo manualmente fino alla messa in sicurezza della tubazione interessata. I lavori devono essere eseguiti sotto la diretta sorveglianza di un preposto. Durante i lavori deve essere vietato fumare o usare fiamme libere. Qualora non sia possibile disattivare il tratto di rete interessato è necessario attivare un sistema di comunicazione diretto ed immediato con l'Ente esercente tale rete per la sospensione dell'erogazione nel caso di pericolo. Durante l’esecuzione dei lavori è necessario verificare , anche strumentalmente , la eventuale presenza di fughe di gas”.

Reti di distribuzione di acqua
Anche in questo caso deve essere accertata “la presenza di elementi di reti di distribuzione di acqua e, se del caso, deve essere provveduto a rilevare e segnalare in superficie il percorso e la profondità. Nel caso di lavori di scavo che possono interferire con le reti suddette o attraversarle è necessario prevedere sistemi di protezione e di sostegno delle tubazioni, al fine di evitare il danneggiamento ed i rischi che ne derivano”.
Agli addetti è bene ricordare che “in presenza di reti di acqua che interferiscono con i lavori di scavo è necessario procedere con cautela, limitando le azioni di disturbo al contorno delle reti medesime (vibrazioni, scuotimenti, franamenti). Qualora i lavori interferiscano direttamente con le suddette reti è necessario mettere a nudo ed in sicurezza le tubazioni, procedendo manualmente e sotto la diretta sorveglianza di un preposto. Durante l'esecuzione delle suddette fasi di lavoro è necessario organizzare la pronta interruzione dell'alimentazione al tratto di rete interessata dai lavori, da attivare in caso di necessità”.

Reti fognarie
È necessario accertare la presenza di reti fognarie sia attive sia non più utilizzate. Specialmente durante i lavori di scavo, “la presenza, anche al contorno, di reti fognarie deve essere nota, poiché costituisce sempre una variabile importante rispetto alla consistenza e stabilità delle pareti di scavo sia per la presenza di terreni di rinterro, sia per la possibile formazione di improvvisi vuoti nel terreno (tipici nel caso di vetuste fognature dismesse), sia per la presenza di possibili infiltrazioni o inondazioni d’acqua dovute a fessurazione o cedimento delle pareti qualora limitrofe ai lavori di sterro”.
Alcune istruzioni per gli addetti:
- “nei lavori di scavo da eseguire in prossimità di reti fognarie si deve sempre procedere con cautela; le pareti di scavo e le armature in corrispondenza di tali reti devono essere tenute sotto controllo da parte di un preposto;
- quando la distanza tra lo scavo aperto e la rete fognaria preesistente non consente di garantire la stabilità della interposta parete è necessario mettere a nudo la conduttura e proteggerla contro i danneggiamenti”.

Altre energie
Le reti di distribuzione di altre energie “possono essere aeree o interrate ed in generale possono anche non presentare rischi particolari per i lavori limitrofi, ma possono essere danneggiate dai lavori medesimi (demolizioni, scavi, montaggio di strutture ed opere provvisionali, impianti). Ciò stante è sempre necessario metterle in sicurezza prima di eseguire i lavori e procedere con cautela durante l'esecuzione delle opere, con le stesse modalità già indicate per i lavori in prossimità o interferenti con le reti di elettricità, gas, acqua e fognaria”.

Tutte le schede, oltre a indicare le misure tecniche di prevenzione e le istruzioni per gli addetti, riportano le procedure da applicare in caso di emergenza, i dispositivi di protezione individuale da adottare e offrono indicazioni sulla formazione dei lavoratori e sulla segnaletica da installare in corrispondenza degli accessi al cantiere e delle fonti di rischio.  CPT di Torino e Provincia, INAIL Piemonte







venerdì 25 febbraio 2011

Campi Elettromagnetici nei luoghi di lavoro

Il prof. Ross Adey, biofisico, che fa ricerca sui campi elettromagnetici ha identificato nelle membrane cellulari la parte dei tessuti che .. per prima subisce le interazioni con i campi elettromagnetici (CEM) a bassa frequenza e i campi modulati a radiofrequenza/micronde [che sono] possibili fattori di rischio per leucemie, linfomi, tumori al seno, melanomi epiteliali, tumori al cervello .. per esposizioni prolungate a campi magnetici con intensità superiori a 0,2 microTesla ..: bambini a lungo esposti a valori di CEM 50-60 Hz superiori a 0,2 microTesla - come quelli prodotti dagli elettrodotti ad alta tensione - hanno una probabilità doppia di sviluppare una leucemia.

[Sono state riscontrate:]

* variazioni della permeabilità cellulare
* variazione del metabolismo
* variazioni delle funzioni ghiandolari
* variazioni del sistema immunitario del sistema nervoso centrale
* variazioni del comportamento
* possibili lesioni cerebrali
* influenza sulla crescita cellulare
* malformazioni fetali
* ustioni interne
* cataratta
* morte per infarto.
* variazione del numero dei linfociti e granulociti (esperimenti su cellule)
* variazioni del livello di anticorpi e delle attività dei macrofagi (esperimenti su animali)
* tachicardia
* dolore agli occhi
* vertigini
* depressione
* limitazione della capacità di apprendimento
* perdita di memoria
* caduta di capelli
nei paesi dell’Est europeo studi hanno evidenziato anche:
* sterilità
* aumento aborti
* abbassamento della fertilità


Cellulari, l'abuso raddoppia il rischio di tumore al cervello
Pessime notizie per i cultori del telefonino: secondo uno studio svedese usarlo per almeno dieci anni aumenta di 2,4 volte la possibilità di sviluppare neuromi acustici e di due quella di 'incappare' in gliomi - tumore nel cervello. Tratto da: http://www.adnkronos.com - Ott. 2007

Francia, niente telefonino per i bambini
Il Ministro francese della salute scoraggio l'uso del cellulare da parte dei bambini e mette in guardia i genitori contro i rischi del dotare i propri figli di telefono cellulare.
Le preoccupazioni del ministro riguardano per lo più l'uso dei cellulari da parte dei bambini, i quali rappresentano un segmento importante del mercato. "Bisognerebbe usare il telefono cellulare con giudizio, evitando le chiamate quando la ricezione è imperfetta, ... e, infine, tenere il telefono lontano dalle aree sensibili del corpo", è l'indicazione che viene, oltre che dal buon senso, dal Ministero della Sanita’ Francese. Gennaio 2008

I soggetti che utilizzano i cellulari per circa 30 minuto al giorno in modo consecutivo hanno la possibilita’ di contrarre un cancro al cervello dopo 10 anni di utilizzo ed e’ legata all’uso prolungato del cellulare. Cosi e’ stato riscontrato in diversi studi dell’OMS
According to the Times Online:
“The outcome of the 10-year Interphone study: the largest of its kind, compiling research from 13 countries, has been eagerly anticipated by both the phone industry, which contributed substantially to its funding, and campaigners who warn of radiation risks from handsets.”

Fonti:


Sicurezza per la vicinanza alle esposizioni elettromagnetiche

Tutti coloro che vedono dalla propria abitazione o dal proprio ufficio una vicina antenna trasmittente sono esposti alle radiazioni elettomagnetiche. Le finestre e le vetrate (a differenza delle pareti in muratura perimetrali) non oppongono alcuna resistenza alle radiazioni esponendo persone (e attrezzature) ai campi elettromagnetici.

Un tipo di pellicole Scotchtint e Scotchshield sono in grado di riflettere le radiazioni elettromagnetiche "schermando" gli ambienti di lavoro dalle radiazioni, una volta applicate sulle vetrate delle finestre.

Un test effettuato dalla DERA - Defence Evaluation and Research Agency (uno dei piu prestigiosi istituti di sperimentazione e ricerca in campo tecnologico a livello Europeo) , ha stabilito che le pellicole 3M per vetri sopra riportate abbattono le radiazioni comprese nella frequenza da 100 MHz a 18 GHz fino al 95%.

Fanno parte di queste frequenze le normali trasmissioni radiofoniche a modulazione di frequenza (100MHz), i consueti canali televisivi (da 200 a 800 MHz), i ripetitori e antenne di telefonia mobile (da 900 MHz a 1,8 GHz), sistemi di collegamento in ponte radio, con i satelliti, per la TV cellulare e i radar (fino a 40GHz).
a sinistra altre marche      a destra marca 3M
Le pellicole 3M inotre, oltre a proteggere le persone dall'azione delle radiazioni elettromagnetiche in prossimita di fonti di emissione delle stesse riducono gli effetti delle interferenze nei confronti di tutti gli apparecchi posti all'interno delle abitazioni e degli uffici.

martedì 22 febbraio 2011

Tessuto “intelligente” antitaglio (per motoseghe) premiato



Un innovativo sistema antinfortunistico per quanti lavorano con le motoseghe: con questo progetto, Paolo Cappellari ha vinto l’ultima edizione della Start Cup Milano Lombardia. L’idea di Cappellari è semplice ma efficace. «Ho realizzato un sistema intelligente - spiega - per cui i sensori inseriti nella fodera dei vestiti fanno spegnere immediatamente il motore della motosega quando “sentono” la lama in avvicinamento». È il primo modello al mondo di protezione “attiva”, in quanto lo strumento di lavoro e i vestiti che vengono indossati comunicano tra loro. La distanza tra il tessuto e la motosega, che fa scattare lo stop immediato del motore, può essere tarata su diverse misure, per esempio 10 o 15 centimetri.

Fino a oggi le uniche difese consistevano in strati di fibre sintetiche ad alta resistenza inserite negli indumenti per proteggere dalla lama ed erano quindi “passive”. L’idea ha riscosso subito un buon successo, tanto che ben tre aziende, leader nel settore, si sono dimostrate molto interessate all’applicazione pratica del progetto. Per realizzare il progetto è stata costituita un’impresa apposita inglobata nell’incubatore d’imprese del polo comasco del Politecnico, che ha sede a Palazzo Natta». L’intuizione è arrivata dopo avere visto un amico giardiniere subire un incidente mentre lavorava con una motosega. Paolo Cappellari ha sviluppato l’originale progetto in collaborazione con la Fondazione del Politecnico di Milano.

La sua sarà un’innovazione utilissima. Basti considerare che da una recente indagine sono risultati essere ben 40 mila gli incidenti di questa tipologia ogni anno soltanto negli Stati Uniti». La Start Cup è una competizione organizzata dai poli universitari lombardi che premia le migliori idee d’impresa ad alto contenuto tecnologico. Va poi segnalato che i vincitori della Start Cup Milano Lombardia riceveranno premi in denaro e verranno ospitati negli incubatori delle università che sostengono il premio: Politecnico, Cattolica, Bocconi, Università degli Studi di Milano, Università Iulm, Università di Milano Bicocca, Università “Carlo Cattaneo”, Università degli Studi di Pavia. Inoltre, i primi 5 classificati parteciperanno al “Premio Nazionale per l’Innovazione”.

Operaio macedone si ferisce alla gamba con la motosega Lunedì 21 Febbraio 2011 - Grosseto: Incidente sul lavoro a Perolla, nel comune di Massa Marittima. Un operaio macedone di 30 anni, dipendente di una ditta locale che si occupa del taglio del bosco, ha riportato una ferita alla caviglia mentre stava tagliando dei rami con la motosega.
La scarpa antinfortunistica ha impedito che il taglio potesse produrre una ferita più grave. Soccorso dal 118 è stato portato in ambulanza all’ospedale per accertamenti. Sul posto sono intervenuti i tecnici della Prevenzione sui luoghi di lavoro della Asl e i carabinieri per i rilievi sulla dinamica dell’incidente.


Attualmente la situazione dei materiali antitaglio è questa:
il tessuto riveste diversi strati di kevlar intrecciato che, quando viene lacerato dalla lama della mts si sfilaccia e va a finire nel rocchetto della mts stessa bloccando la lama.

Ci sono diverse normative a riguardo: es. EN381-5, EN340
L'importante e' sapere che ci sono 4 differenti classi di protezione
dalla 0 che e' la piu' bassa poi la 1, la 2 e infine la 3.
La classi servono ad identificare a quanti metri al secondo di velocita' della catena resiste quel tessuto. Si va dai 16 m/s, ai 20,24, fino ai 28 metri al secondo.


Il mercato offre diverse tipologie si prodotti per soddisfare le più svariate esigenze. La  caratteristica fondamentale di tale equipaggiamento consiste nella resistenza al taglio della motosega. Questa si misura nei metri di filo che si srotolano in 1 secondo, e che vanno ad imbrigliare il pignone della macchina, causandone l’arresto. Basandosi su questa misura i capi vengono divisi in “classi”:
  • Classe 0: Fino a 16 m/s
  • Classe 1: Fino a 20 m/s
  • Classe 2: Fino a 24 m/s
  • Classe 3: Fino a 28 m/s
Altri parametri da tenere in considerazione sono la vestibilità, la leggerezza, la presenza di tasche portaoggetti e una buona traspirabilità. 




GIACCA ANTIVIBRAZIONI protezione da motosega e decespugliatore
Norme EN 381
Giacca idrorepellente (nasce per protezione da motosega e decespugliatore) in poliestere 65% e cotone 35%. Giacca confortevole studiata appositamente per l'impiego nei boschi ed in operazioni con taglio da motosega. Grazie al tessuto idrorepellente lo sporco scivola via. Chiusura con zip e patta di protezione, maniche lunghe con velcro ai polsi. due tasche in vita e taschino al petto. Colore nero/arancio. Peso al mq. gr. 245.



PANTALONI ANTIVIBRAZIONI protezione da motosega e decespugliatore
Norme EN 381
Pantaloni idrorepellente (nasce per protezione da motosega e decespugliatore), in poliestere 65% e cotone 35%. Pantaloni confortevoli studiati appositamente per l'impiego nei boschi ed in operazioni con taglio da motosega. Grazie al tessuto idrorepellente lo sporco scivola via. Il tessuto integra nove strati di speciale tessuto per proteggere dal taglio da motosega. Girovita elasticizzato con passanti per cintura, due tasche laterali ed una posteriore con zip. Colore nero/arancio. Peso al mq. gr. 245. Certificata EN381-5:1995 classe 1, tipo A, 20 M/S.



SALOPETTE ANTIVIBRAZIONI protezione da motosega e decespugliatore
Norme EN 381
Pantaloni pettorina idrorepellenti (nasce per protezione da motosega e decespugliatore), in poliestere 65% e cotone 35%. Pantaloni confortevoli studiati appositamente per l'impiego nei boschi ed in operazioni con taglio da motosega. Grazie al tessuto idrorepellente lo sporco scivola via. Il tessuto integra nove strati di speciale tessuto per proteggere dal taglio da motosega. Bretelle regolabili e apertura frontale con zip. Girovita elasticizzato, due tasche laterali ed una posteriore con zip. Colore nero/arancio. Peso al mq. gr. 245. Certificata EN381-5:1995 classe 1, tipo A, 20 M/S.


Foto sopra: Stivale per operatori con motosega con puntale e lamina in acciaio (24 metri al secondo). Tomaia in gomma con protezione al metatarso. Suola in gomma antiscivolo. Certificazione normativa: (EN345 2 -SB 24MT/SEC.)


Foto sopra: Stivale per operatori con motosega WOODCUT S3 con puntale e lamina con certificazione: CE UNI EN ISO 20345:2008 - UNI EN ISO 17249:2007 S3 CI HI WR HRO AN SRC Stivale Pelle uso Forestale antitaglio Guardia Fuochi WOODCUT S3

Stivale al polpaccio, in pelle fiore IDROTECH® WRU spessore 2,0-2,2 mm,
Taglia 39-47 Peso stivale TG 42 gr. 1150
inserto antitaglio art. SOFILETA AC 12 in 8 strati.

Fodera tnt tipo cambrelle accoppiato a membrana TEPOR traspirante resistente all’abrasione. Linguetta morbida in pelle nera traspirante resistente all’abrasione.

REQUISITI SUPPLEMENTARI DELLA CALZATURA CONTRO IL TAGLIO SEGA A CATENA (EN ISO 17249:2007: resistenza al taglio da sega a catena)
Classe 2 (velocità della catena per la prova di 24 m/s)

PUNTALE 200J acciaio a norma EN 12568
LAMINA tessuto composito antiperforazione flessibile a norma EN 12568, corrisponde ai requisiti della norma UNI EN ISO 20345:2008,
SUOLA GOMMA NITRILICA colore nero con bollino arancione antistatica, resistente all’ idrolisi
ISO 5423:92, agli idrocarburi e all’abrasione, antishock e antiscivolo SRC
SOLETTA in materiale espanso estraibile, anatomica, assorbente, antistatica e traspirante

CI fondo isolante contro il freddo
HI fondo isolante contro il calore
WR calzatura resistente all’acqua
HRO resistenza della suola al calore per contatto
AN protezione del malleolo





Scarpone forestale professionale Andrews modello Rozes Wood antitaglio per motosega, modello ad altezza media per un confort ottimale. Scarpone protettivo modello rinforzato con protezione antitaglio Classe 3 per motosega

Caratteristiche tecniche:

Tomaia ASF + microfibra (materiale innovativo Andrews)
Riporti in pelle bottalato idro
Fodera in Simpatex che rende lo scarpone impermeabile
Lavorazione ad ago con fascione
Fascione in gomma
Calotta salvadita in acciaio
Ganci dei lacci in acciaio a sfera
Suola in Vibram professionale: mezza piastra in poliuretano + zeppa bidensità in poliuretano
Sottopiede estraibile
Peso 1050 g a scarpa, leggerissime
Calzata larga molto confortevole

Costruito artigianalmente in ITALIA
Omologazione CE e certificazione EN ISO 17249 Classe 3 (28 m/s)




mercoledì 16 febbraio 2011

Pilot™: nuovo inserto auricolare ibrido




Gli inserti auricolari devono sempre essere confortevoli, non solo per un breve periodo.

Pilot™, il nuovo inserto auricolare ibrido. Abbinando le prestazioni dei Quiet® al confort superiore degli inserti Max®, gli inserti Pilot offrono un confort durevole dando la possibilità di inserirli correttamente senza difficoltà.


D.LGS 81/2008 - TUTELA DAL FUMO PASSIVO E LUOGHI DI LAVORO


Il fumo rappresenta un problema di sanità pubblica a livello mondiale ed è causa di molteplici malattie, compresi i tumori. Chi respira fumo passivo ha molte probabilità di ammalarsi rispetto ai non esposti.

Premessa


Secondo il Ministro della Sanità il fumo rappresenta uno dei problemi più gravi di sanità pubblica a livello mondiale, è causa di una molteplicità di malattie dell'apparato cardiovascolare, respiratorio, compreso il tumore polmonare. Ogni anno in Italia sono 90.000 le morti e 3 milioni nel mondo per queste patologie, in circa il 90% dei casi la causa è il fumo di sigaretta. Lo IARC (International Agency for Research on Cancer), a seguito di uno studio condotto in 12 nazioni, ha inserito il fumo passivo nel gruppo 1 dei cancerogeni. Secondo questa classificazione, il fumo involontario è un cancerogeno certo per l'uomo. Chi respira fumo passivo ha una probabilità di ammalarsi di tumore del 20/30% superiore rispetto ai non esposti. Lo studio dimostra che l’ associazione fumo passivo e ambiente lavorativo comporta un aumento significativo del rischio.

Pericoli dal fumo di sigaretta


Nel fumo di sigaretta sono stati identificate 4.000 sostanze. Alcune di queste: acroleina, formaldeide, ammoniaca, ossidi di azoto, materie particellate, monossido di carbonio (CO), benzene, amine aromatiche, cianuri, nicotina, idrocarburi aromatici policiclici (IPA), sono noti cancerogeni, altre sono irritanti delle mucose, altre interferiscono con il trasporto dell’ossigeno, altre determinano dipendenza.
L'esposizione passiva è quantitativamente più ricca per il contenuto in benzopirene (3 volte superiore), toluene (6 volte superiore), dimetilnitrosammina (50 volte superiore) del fumo inalato direttamente. Di seguito sono riportate le norme di riferimento e la loro applicazione negli ambienti di lavoro.

Norme di tutela degli ambienti di vita


Legge 11 novembre 1975, n° 584: vieta il fumo in determinati locali (es. ospedali, scuole, locali adibiti a pubblica riunione e una serie di locali di divertimento);
Direttiva della Presidenza del Consiglio dei Ministri 14 dicembre 1995: estensione del divieto a tutti i locali aperti al pubblico appartenenti alla Pubblica Amministrazione;
Decreto del Ministero 18 maggio 1976 sugli impianti di condizionamento o ventilazione di cui alla legge del 1975;
Circolare del Ministero della Sanità del 5 ottobre 1976: contiene precisazioni sull'ambito di applicazione della legge del 1975;
Legge 428/1990: impone ai produttori di derivati del tabacco di apporre sulle confezioni scritte quali "Il fumo provoca il cancro", "Nuoce gravemente alla salute";
Circolare del Ministero della Sanità 28 marzo 2001 n. 4: richiama l'attenzione sul problema ed invita tutti i fumatori a porre rimedio ad un'abitudine nociva per sé e per gli altri;
Legge 16 gennaio 2003: vieta il fumo in tutti i locali chiusi pubblici e privati;
Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 23.12.2003, di attuazione dell’art. 51, comma 2 della L. 16 gennaio 2003;
Regolamento attuativo della L. 16.01.03, n° 3, approvato dal Consiglio dei Ministri il 18.04.03;
Accordo Stato e Regioni del 24.07.2003 sul "Divieto di fumare in luoghi determinati".

Norme di tutela degli ambienti di lavoro, D.Lgs. 81/2008


all'art 15 c. 1. lett. e), "Misure generali di tutela" prevede "..la riduzione dei rischi alla fonte..";
all'art. 18 c. 1 lett. f), "Obblighi del datore di lavoro e del dirigente" prevede per il datore di lavoro l'obbligo di richiedere "… l'osservanza da parte dei singoli lavoratori delle norme vigenti, nonché delle disposizioni aziendali in materia di sicurezza e di igiene del lavoro…";
all’art. 28 c. 1, "Oggetto della valutazione dei rischi" stabilisce che "..la valutazione dei rischi ..deve riguardare tutti rischi per la sicurezza e per la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari…";
all'art. 63 c. 1 - Allegato IV punto 1.9.1, "Aerazione dei luoghi di lavoro chiusi" stabilisce che "Nei luoghi di lavoro chiusi, è necessario… che i lavoratori.. dispongano di aria salubre in quantità sufficiente ottenuta preferenzialmente con aperture naturali.. e…con impianti di aerazione";
all'art. 222 c. 3, "Definizioni" considera pericolosi anche gli "agenti chimici che, pur non essendo classificati come pericolosi, …, possono comportare un rischio per la ..salute dei lavoratori a causa delle loro proprietà..tossicologiche..";
all'art. 223, "Valutazione dei rischi" impone al datore di lavoro "l’obbligo di determinare "…preliminarmente l’eventuale presenza di agenti chimici pericolosi sul luogo di lavoro.." e di valutare "..anche i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori derivanti dalla presenza di tali agenti..";
all'art. 237 c. 1 lett. b), "Misure tecniche, organizzative, procedurali" impone l'obbligo di installare i segnali "…vietato fumare" e di vietare il fumo nelle aree con presenza di sostanze cancerogene;
all'art. 239 c. 1 lett. a), "Informazione e formazione" impone l’obbligo di informare-formare i lavoratori addetti alle lavorazioni con cancerogeni e mutageni sui "…rischi supplementari dovuti al fumare".

Giurisprudenza


La giurisprudenza valuta il fumo passivo come un fattore di rischio che deve essere adeguatamente affrontato dal datore di lavoro alla pari degli altri rischi presenti negli ambienti di lavoro in quanto è oramai dimostrato il rapporto eziologico fra esposizione e danno ( Ordinanza del Tribunale Civile di Roma, 4 ott. 2001, Ordinanza del tribunale di Bari, 4 ott. 2001, Tribunale di Milano, 1 marzo 2002, Ordinanza del Tribunale di Roma, 16 sett. 2000).

In particolare, l'ordinanza del Tribunale di Roma del 16.09.2000 conferma la necessità della sicurezza assoluta nella protezione dei lavoratori dal fumo passivo, non ritenendo sufficiente la presenza di impianti di aerazione per garantire livelli qualitativi dell'aria nell'ambiente di lavoro tali da non pregiudicare la salute di alcuno.

Prevenzione negli ambienti di lavoroL'esposizione passiva a fumo derivante dalla combustione del tabacco è un fattore di rischio cancerogeno accertato e si considera fattore di rischio lavorativo qualora sia presente nei luoghi di lavoro.

Dalla circolare del Ministero della Salute del 17 dicembre 2004: "La prevenzione dei gravi danni alla salute derivanti dall’esposizione attiva e passiva al fumo di tabacco costituisce obiettivo prioritario della politica sanitaria del nostro Paese e dell'U.E. La nuova normativa si inserisce in questa visione strategica e per questo si rende necessario garantire il rispetto delle norme di divieto e il sanzionamento delle relative infrazioni. Il divieto di fumare trova applicazione non solo nei luoghi di lavoro pubblici ma anche in quelli privati che siano aperti al pubblico o agli utenti.Tale accezione comprende gli stessi lavoratori dipendenti, in quanto "utenti” dei locali nell’ambito dei quali prestano la loro attività lavorativa. E’ infatti interesse del datore di lavoro mettere in atto e far rispettare il divieto, anche per tutelarsi da eventuali rivalse da parte di tutti coloro che potrebbero instaurare azioni risarcitorie per danni alla salute causati dal fumo."

ObblighiNe deriva l'obbligo per il datore di lavoro, dirigenti e preposti, di attuare tutti gli interventi preventivi previsti dalla normativa vigente:

effettuazione della valutazione del rischio da fumo passivo ( art. 28 c. 1, art. 223 D. Lgs. 81/2008) quale agente cancerogeno;
adozione di misure generali di prevenzione primaria finalizzate all’eliminazione del rischio.

Alla luce della normativa e della giurisprudenza, nei luoghi di lavoro in cui vi siano presenti lavoratori è fatto divieto di fumo e nei locali riservati ai fumatori, (presenti ad es. nei: bar, ristoranti, sale di intrattenimento, bingo, altro..), non possono essere svolte attività lavorative da personale dipendente, anche se saltuarie.

L'obbligo del rispetto della normativa è a carico dei datori di lavoro, dirigenti e preposti ai sensi del D. Lgs. 81/2008 e della normativa ad esso correlata e costituirà elemento di controllo da parte di questo SPISAL, nell’ambito delle attività di vigilanza negli ambienti di lavoro.

APPROFONDIMENTI

Prevenzione dell'esposizione al fumo passivo nei locali pubblici

Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29/12/2003 in materia di "tutela della salute dei non fumatori" contiene le norme anti-fumo che i locali pubblici devono rispettare per ridurre il più possibile l'esposizione ai pericoli del fumo passivo.


Non si può più fumare al chiuso. Tutti fumano fuori dalla porta e. .. dove buttano il mozzicone? E dove è un contenitore per mozziconi di sigarette, nei locali pubblici, nei bar, nei ristoranti?


Centinaia di MODELLI per Interni e Esterni


Corpo in acciaio verniciato con polveri epossidiche, fornito con griglia asportabile per un facile svuotamento.
Base appesantita per una maggior stabilità. Ideale per esterno, bar, ristoranti e qualsiasi esercizio commerciale dove stazionano persone. Colore nero fornito con sabbia a corredo. Peso: kg. 14. Dimensioni: cm 41 Ø x 100 (prodotto professionale).

Corpo in acciaio INOX AISI 304, satinato, contenitore interno in metallo verniciato con polimeri da esterno. Coperchio superiore in ABS con serratura di sicurezza. Versione a pavimento. Dimensioni: cm Ø 15 x 130 h Peso: kg 7     Base in metallo Ø cm 32, peso kg 6
Fornibili a richiesta diverse basi:
- base da avvitare al pavimento Ø cm 18
- base in cemento da Ø cm 45, peso kg 25


Sentenza n. 3227 del 10 febbraio 2011

Quanti lavoratori sono stati o sono costretti a subire il fumo passivo in ufficio? E quanti si sono ammalati di patologie polmonari in conseguenza di anni ed anni di fumo delle sigarette altrui senza vedersi riconosciuto nemmeno il diritto ad un centesimo d’indennità per la malattia dovuta ad un ambiente di lavoro malsano e dannoso per la propria salute?

Finalmente la sezione lavoro della Cassazione con la sentenza numero 3227 del 10 febbraio 2011 rende  giustizia a tanti dipendenti ammalati di patologie polmonari conseguenti al fumo passivo subito nel corso degli anni nel proprio ufficio, ritenendo, sulla scorta dell’anamnesi lavorativa e patologica e dei più recenti studi epidemiologici, possibile la dimostrazione della stretta correlazione tra malattia polmonare e esposizione al fumo, anche se la patologia lamentata non è inserita nell’apposita tabella tra quelle tumorali individuate come possibili conseguenze dell’esposizione continuativa al fumo passivo.

I giudici con l’importante sentenza che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” porta in evidenza, hanno confermato la decisione della Corte di Appello di Catania che ha riconosciuto ad un dipendente comunale che aveva lavorato per cinque ore al giorno per oltre trenta anni in un locale non areato subendo il fumo passivo di un collega, il diritto alla costituzione di una rendita per inabilità permanente nella misura complessiva del 47 %. Come rilevato da un consulente tecnico d’ufficio esperto in pneumologia, il lavoratore risultava infatti affetto da asma bronchiale ed enfisema polmonare attribuibili, con elevato grado di probabilità, in base agli esami clinici ed epidemiologici, all’esposizione protratta per diversi decenni al fumo passivo.

Alla sentenza d’appello aveva proposto ricorso per Cassazione l’INAIL (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) poiché l’ente aveva ritenuto non persuasiva l’attribuzione dell’indennizzabilità di una patologia professionale non rientrante tra quelle tumorali individuate per legge come possibili conseguenze dell’esposizione continuativa al fumo passivo. Peraltro, secondo l’ente previdenziale la broncopatia non doveva essere riconosciuta come malattia professionale in quanto il rischio dell’esposizione al fumo passivo in ambiente di lavoro è un rischio connesso al lavoro, ma non un rischio specifico della lavorazione.

Gli ermellini, invece, ribaltando l’impostazione dell’INAIL, hanno applicato il principio secondo cui la tutela antinfortunistica del lavoratore si estende anche alle ipotesi di rischio specifico improprio che pur non insito nell’atto materiale della prestazione lavorativa riguarda situazioni ed attività strettamente connesse con la prestazione stessa.
Secondo la Suprema Corte, infatti, i fattori di rischio in caso di malattie non rientranti tra quelle tumorali individuate per legge come possibili conseguenze dell’esposizione continuativa al fumo passivo, c.d. non tabellate, comprendono anche quelle situazioni di dannosità che seppur ricorrenti anche per attività non lavorative costituiscono però un rischio specifico per il lavoratore che svolge attività lavorativa assicurata.


ARKÉA POSACENERE 3 Litri
PRS-58845
Portacenere ARKÉA 3 L
• Acciaio elettrozincato vernice in polvere poliestere (interno ed esterno) qualità per l’esterno
• Svuotamento facile e rapido (per sganciamento)
• Chiusura con chiave triangolare (per Cod. RS-58921 e Cod. RS-58922)
• Serigrafia «Sigaretta»
• Fissaggio murale in 2 punti (Cod. RS-58887) o placca di fissaggio murale in 2 punti (Cod. RS-58921)
• Fissaggio al suolo in 3 punti (Cod.RS-58845 e Cod.RS-58922)
• Sistema di chiusura nascosto senza chiave (Cod.RS-58845)
Colore grigio manganese.

KOA PORTACENERE 6L
PRS-58775
• Acciaio galvanizzato vernice in polvere poliestere (interno ed esterno)
• Chiusura con chiave triangolare
• Svuotamento facile e rapido: vassoio interno
• Placca di fissaggio murale in 2 punti Cod: 58775
• Fissaggio al suolo in 3 punti Cod: 58776
• Serigrafia “sigaretta”

BASIC PORTACENERE 1,5L
PRS-57665
Acciaio galvanizzato vernice in polvere poliestere (interno ed esterno) qualità per l’esterno
• Fissaggio murale in 2 punti
• Svuotamento facile e rapido con basculamento verso avanti
• Serigrafia «Sigaretta»

KOPA POSACENERE 2L/15L
PRS-57670
• Corpo e facciata in acciaio vernice in polvere poliestere (interno ed esterno) / portacenere in acciaio elettrozincato vernice in polvere poliestere qualità per esterno
• Svuotamento facile e rapido (per sganciamento)
• Protezione contro le intemperie• Chiusura con chiave triangolare
• Serigrafia «sigaretta» e «gettacarte»
• Croce rossa di divieto di fumo fornita (autocollante)
• Metallo rinforzato: 5 mm
• Dimensioni apertura del gettacarte (in mm): L 300 x H 70
• Antivandalismo: fissaggio murale in 4 punti o su palo (Cod.57693)

KOPA POSACENERE 6L/30 Litri
PRS-57681

• Doppia funzionalità: portacenere e gettacarte a 2 entrate
• Corpo in acciaio galvanizzato e pareti laterali in alluminio, vernice in polvere poliestere (interno ed esterno) qualità per esterno
• Basamenti in plastica (fissati sotto la base) evitano il cottatto con il suolo
• Sacco sostenuto tramite staffe
• Protezione contro le intemperie
• Chiusura con chiave triangolare
• Serigrafia «sigaretta» e «gettacarte»
• Croce rossa di «divieto di fumo» fornita (autocollante)
• Antivandalismo : fissaggio possibile al suolo in 4 punti e metallo rinforzato (1 mm)
• Dimensioni apertura del gettacarte Cod. PRS- 57680/57681 (in mm): L260 X H130
• Dimensioni apertura del gettacarte Cod.PRS-57685 (in mm): L440 X H130
PRS-57681

martedì 15 febbraio 2011

per vendere i DPI sarà necessario l'obbligo di formazione?



Presso ESF, European Safety Federation, di cui Assosic è socio fondatore, è attualmente in studio la Revisione della Direttiva sui DPI (Dispositivi di Protezione Individuale), in pubblicazione probabilmente nel 2012.
I punti sotto osservazione della Revisione della Direttiva, di particolare interesse per tutti gli operatori del mercato della sicurezza, sono:

- l’introduzione della limitazione della validità delle “Certificazioni CE di Tipo”,
- i principi generali per la redazione delle istruzioni per l’uso,
- la Dichiarazione CE di conformità.

Tra gli argomenti attualmente non presenti, ma che i costruttori europei ritengono comunque importante inserire:
- l’obbligo di formazione per la vendita di DPI a privati attraverso la grande distribuzione organizzata o negozi di ferramenta, con particolare attenzione ai Dispositivi di Protezione Individuale di III^ categoria;
- regolamentazione della vendita di DPI attraverso internet.


Finalmente... una buona notizia!

lunedì 14 febbraio 2011

Soluzioni e Elementi SALVAGHIAIA Carrabili



Questi quadrotti SALVAGHIAIA permettono di sopportare qualunque peso: un esclusivo sistema a griglie componibili studiato per varie situazioni.
GIANAZZA ANGELO - Grigliato carrabile per superfici ghiaiose SALVAGHIAIA


SETTORI DI IMPIEGO
  • Verde residenziale: parcheggi, accessi per autovetture, percorsi pedonali, verde pensile, aree condominiali.
  • Aree soggette a traffico veicolare: accessi a garage in zone direzionali ed ndustriali; piste da golf, piste ciclabili.
  • Aree adibite a sosta dei veicoli: parcheggi urbani, commerciali ed industriali, anche pensili; anche di sosta per camper, roulotte e simili.
  • Opere di grande impatto ambientale: rinverdimento di scarpate lungo vie di comunicazione e simili, protezione antierosione in centri urbani ed extra-urbane.
  • Aree di sosta varie: piazzali d’atterraggio elicotteri, parcheggi-deposito per aree da turismo.
Robusto: Salvaghiaia, con un peso di oltre 9 kg. al mq e grazie ad uno spessore di c.a 5 mm della superficie di appoggio, garantiscono una portata di oltre 500 ton/mq


Invisibile: le griglie dei quadrotti salvaghiaia sono a "scomparsa".

Drenante: grazie all’utilizzo di Salvaghiaia, la superficie è in grado di mantenere un’altissima capacità drenante consentendone la carrabilità a prescindere dalle condizioni atmosferiche.

Ecologico: il materiale plastico utilizzato è riciclabile e incorruttibile nei confronti degli agenti atmosferici.
Non inquinante nei confronti dell’ambiente in cui viene impiegato. Consente di realizzare zone a verde dove non ne esiste (parcheggi, piste ciclabili e pedonali) e di mantenerlo dove non si voglia inserire cemento o asfalti.

Certificato e testato: prove di carico eseguite in laboratorio garantiscono elevate caratteristiche tecniche.

Elimina la dispersione: Salvaghiaia è il prodotto che grazie alla sua struttura consente di realizzare pavimentazioni ricoperte con ghiaia e percorribili con qualsiasi mezzo, senza l’inconveniente della dispersione della stessa e il crearsi di zone con fondo irregolare.

Risparmio di tempo in fase di posa: grazie alle dimensioni di Salvaghiaia magnum si possono realizzare grandi superfici in poco tempo.

Elevata versatilità e praticità: i vari modelli di Salvaghiaia si adattano a qualsiasi esigenza tagliandoli e adattandoli facilmente rispetto alle superfici da realizzare.
Salvaghiaia è perfetto anche per la bordatura di piante (marciapiedi ecc.).



SALVAGHIAIA è un grigliato carrabile nella versione per le superfici ghiaiose
Facile da posare come Salvaprato, è perfettamente invisibile e rende il terreno più omogeneo e resistente a qualsiasi peso. Questa soluzione può essere efficacemente utilizzata per:
- Parcheggi non a verde
- Vialetti di parchi o giardini
- Percorsi pedonali

Soluzione SALVAGHIAIA versione STRONG 
Grigliato carrabile per ghiaia
Materiale: PEHD / PP
Dimensioni: 50 x 50 x h 5 cm 192 pz
Colore: grigio scuro   Peso : kg. 2,4
Portata: 500 ton / mq   Pezzi per metro quadro: 4

Soluzione SALVAGHIAIA versione MAGNUM 
Grigliato carrabile per ghiaia
Materiale: PEHD / PP
Dimensioni: 127 X 76 x h 4 cm 55 pz
Colore: grigio scuro   Peso : kg. 5,00
Portata: 300 ton / mq   Pezzi per metro quadro: 1

mercoledì 9 febbraio 2011

Conseguenze psicologiche di un infortunio sul lavoro


L’ANMIL Associazione Nazionale Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro ha presentato una ricerca riguardante le conseguenze psicologiche che possono derivare dal rimanere vittime di un infortunio sul lavoro. Depressione, preoccupazione, stress, ansia e disorientamento, temi importanti nella discussione corrente riguardante la sicurezza dei lavoratori e la tutela della loro salute.

La ricerca è stata realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Psicologia Generale dell’Università di Padova, ed è stata pubblicata a titolo “I disturbi emozionali dopo un infortunio sul lavoro”. Realizzata da cinque ricercatrici dell’ateneo veneto è nata per dare forma, inquadrare e trascrivere un fenomeno sempre più presente nella quotidianità dei lavoratori italiani. Un aspetto inerente l’infortunio sul lavoro, non più trascurabile, sul quale approntare misure di prevenzione e cura.  Il disagio, la crisi psicologica causata da un incidente. Un aggravio che va a sommarsi alla già pesante condizione di un infortunato, “una sorta di tossina secondaria che si inserisce nell’organismo e nella vita del soggetto che li subisce, condizionandone le emozioni, il modo di porsi nelle relazioni sociali e, soprattutto, il suo valore lavorativo e professionale”.

Quattro gli studi affrontati, aventi come obiettivo generale “quello di definire una procedura di valutazione sistematica delle conseguenze psicologiche di un incidente sul lavoro in grado di cogliere la sintomatologia di stress psicologico e disadattamento, o la presenza di disturbi clinici conclamati”.

Tra le tecniche di ricerca utilizzate indicatori fisici come frequenza cardiaca e conduttanza cutanea per capire quanto la condizione psicologica incida sul corretto funzionamento del corpo umano; l’interferenza emozionale, per capire quanto emozione e ansia possano danneggiare il livello di attenzione.
La ricerca è andata a indagare patologie e disturbi personali  come: disturbi d’ansia conclamati, depressione, stress, stress post-traumatico, disturbi di somatizzazionestanchezza cronica, disadattamento, disturbi del sonno, dolore diffuso, incubi, disturbi somatici, irritabilità, ricordi ricorrenti.  Un corposo campionario clinico associabile alle conseguenze da infortunio sul lavoro.
Termini e sintomatologie incrociate, individuate e confrontante con la vita delle persone, con l’età, con gli anni di distanza dall’incidente. Dati, vite e bisogni, dal rapporto tra i quali fare emergere uno studio complessivo del caso, utile e foriero di normativa e legislazione previdenziali attuali e incisive.
La ANMIL, pur continuando a sollecitare interesse e concreta attenzione per la tutela contro i rischi professionali, dalla prevenzione alla riabilitazione, ha progressivamente affinato la riflessione sulle cause del disagio sociale connesse al fenomeno degli infortuni e delle malattie da lavoro. Disagio che ha certo una valenza immediatamente economica, ma anche di lungo periodo, se così si può dire, qualora le conseguenze della menomazione abbiano tempi lunghi, percorsi insidiosi e difficili da seguire nel loro andamento nocivo“.
“Ancora lungo il percorso della ricerca scientifica sul tema, soprattutto per il passaggio dalla fase di ricarca di base al consolidamento dei risultati da porre a base di una successiva attvità di ricerca orientata al fare; quella ricerca, cioè, che consente poi, ad organizzazioni come la nostra, agli enti come l’INAIL, ai Ministri ed al Parlamento di tirare le fila, di compiere le scelte che gli appartengono”.
“Da tempo puntiamo a spostare tali temi dal terreno scientifico per trasferirli sul terreno di attenzione sociale e politica diffusa. Solo così potremo far consolidare una piattaforma di attese consapevoli, prima e di rivendicazioni, poi, che tocchino il versante della tutela prevenzionale, la rilevanza indennitaria, il tema del sostegno umano e psicologico di cui vi sia bisogno”.

La ricerca definitiva I disturbi emozionali dopo un infortunio sul lavoro è consultabile in formato PDF sul sito ANMIL.

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