Gli effetti sulla salute derivanti dalla lavorazione con presenza di vernici sono diversi e riguardano vari ambiti organo-funzionali.
In particolar modo sono colpiti:
- l’apparato respiratorio
- l'apparato cutaneo, sulla base di un’azione irritativa oltre che soprattutto allergica”. E “la presenza di solventi organici può “comportare la liberazione di concentrazioni tali da determinare effetti a carico del sistema nervoso e dello stato di vigilanza”.
- “irritazione delle vie aeree superiori, Rinite, Asma (Kaukiainen, 2008)”. Nel documento sono presenti due tabelle relative agli agenti etiologici di rinite e asma professionale con indicazione delle professioni coinvolte;
- broncopatia cronica ostruttiva: “la prevalenza di Bronchite cronica in soggetti esposti a lungo termine a solventi è aumentata (raddoppia il rischio legato al fumo). Tale aumento non è stato osservato nei non fumatori (Ebbeoj, 2008);
- tumore polmonare: IARC ha classificato l’ attività di verniciatore nel gruppo 1 dei cancerogeni (i dati sono prevalentemente riferiti a tinteggiatura di costruzioni. Cromo, cadmio, nichel sono noti cancerogeni)”.
L’autrice si sofferma anche su altri effetti:
- effetti cutanei: dermatite allergica da contatto (“sostenute dai diversi agenti sensibilizzanti presenti nella verniciatura quali Cromo, Nichel, Cobalto, solventi”);
- effetti neurologici: “l’esposizione prolungata a solventi organici è stata correlata con la comparsa di disturbi comportamentali e cognitivi: fatica, irritabilità, instabilità dell’umore, difetti di concentrazione e memoria. I dati relativi alla comparsa di encefalopatia tossica, tuttavia, non sono univoci e non consentono di metter in relazione il dato clinico con l’esposizione (Lees-Haley, 1997; Jeoffrey, 2000)”;
- effetti su rene e vie urinarie: funzione renale (“l’esposizione a solventi risulta associata ad una più rapida progressione verso l’insufficienza renale di condizioni di patologia renale già nota, piuttosto che all’induzione di insufficienza renale cronica ex novo. In particolare vi sono evidenze relative a toluene, xilene e derivati del petrolio”, Jacob, 2007); tumore della vescica (IARC ha classificato l’attività di verniciatore nel gruppo 1 dei cancerogeni anche sulla base dei dati aggiornati al 2007 nei quali è stata individuata sufficiente evidenza che l’esposizione occupazionale legata all’ attività di verniciatore causa cancro della vescica).
In “Rischio chimico e cancerogeno nell’attività di verniciatura”, a cura di P.E. Cirla (Centro di riferimento PPTP Clinica del Lavoro “Luigi Devoto”, Divisione Tossicologica CIMAL), A. Filipponi e L. Galli (Unità Operativa Ospedaliera di Medicina del Lavoro, A.O. “Istituti Ospitalieri di Cremona”), si ricorda in modo particolare che, durante le attività di verniciatura, sia nelle fasi di produzione di prodotti vernicianti sia durante le attività di applicazione degli stessi, i lavoratori possono venire in contatto con agenti chimici che trasportano e manipolano (ingredienti, diluenti, vernici, tinte), o si liberano durante la lavorazione (solventi, nebbie).
Una particolare attenzione deve essere rivolta “anche verso la accertata cancerogenicità di alcuni ingredienti ed in particolare di alcuni pigmenti a base metallica, tra cui spiccano composti del cromo esavalente (cromato di bario, cromato di stronzio, giallo di piombo solfocromato, piombo cromato molibdato rosso) con accertata cancerogenicità verso il polmone”.
Per individuare misure appropriate ed efficaci, condizione preventiva e necessaria è la valutazione del livello di esposizione dei lavoratori all’ agente cancerogeno o pericoloso, tenendo conto anche del possibile assorbimento cutaneo”.
Dove poi “non sia possibile effettuare un monitoraggio ambientale, la valutazione potrà essere effettuata integrando varie fonti di informazione (confrontando situazioni lavorative simili, assumendo criticamente dati di letteratura, considerando i quantitativi utilizzati e le modalità d’uso, ecc.), tutte attentamente vagliate e considerate criticamente da personale qualificato”.
In ogni caso dunque, la valutazione deve “tenere in considerazione le caratteristiche delle lavorazioni, la loro durata e frequenza, le concentrazioni di agenti cancerogeni o pericolosi che si vengono a liberare e la loro capacità di penetrare nell’organismo per le diverse vie di assorbimento”.
Il documento indica che, anche in relazione alle disposizioni specifiche contenute nel Titolo IX “Sostanze pericolose” del Decreto legislativo 81/2008, è evidente che “nelle attività di verniciatura è previsto l’utilizzo di sostanze o preparati attualmente classificati come cancerogeni o pericolosi per l’uomo”.
Si ricorda che durante la lavorazione “la dispersione di polvere non appare limitata alla sola zona di verniciatura, coinvolgendo direttamente non solo l’operatore addetto ma anche la zona di carico/scarico pezzi con valori di rilievo, anche se sempre entro i valori limite proposti dall’ACGIH” (American Conference of Governmental Industrial Hygienists).
“Esposizione a polveri: i risultati dello studio PPTP-Verniciatura” - a cura di L. Galli, E. Antoniazzi, D. Pavesi, A.M. Cirla, P.E. Cirla, A.M. Firmi, F. Nolli, R. Bottazzi, D. Cauzzi e M. Valcarenghi - sono mostrati i risultati delle indagini di monitoraggio ambientale “al fine di caratterizzare l’esposizione professionale a particolato aerodisperso nelle attività di verniciatura con tecnica a polvere”; indagini svolte nell’ambito dello studio PPTP-Verniciatura della Regione Lombardia.
L’indagine mostra inoltre “condizioni di processo assai variabili, non sempre in grado di assicurare il rispetto dei limiti previsti da enti ed associazioni internazionali senza l’ausilio di dispositivi di protezione individuale”.
Si ricorda che “tra le attività di verniciatura meritano una particolare attenzione quelle in cui sono impiegati prodotti contenenti composti del cromo, che, seppure in maniera più contenuta che nel passato, vengono ancora utilizzati sia a fini decorativi (brillantezza dei colori) che tecnico-funzionali (protezione delle superfici)”.
Dal punto di vista tossicologico, a differenza della forma trivalente, “il Cromo VI mostra la sua pericolosità in una serie di effetti, tra cui quello a lunga distanza, che giustifica tante preoccupazioni di controllo ambientale, è però sicuramente la accertata cancerogenicità: in effetti la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) lo inserisce come cancerogeno umano nel Gruppo 1”.
Nelle attività di verniciatura monitorate “vi è una differente esposizione a particolato aerodisperso: molto limitata nella preparazione di pasta base, limitata nell’applicazione a spruzzo in cabina chiusa, discreta nell’ particolato aerodisperso”. Le ragioni sono da ricercare “in parte nei bassi livelli espositivi presenti anche grazie ad interventi di prevenzione collettiva (aspirazioni), in parte nell’uso dei dispositivi di protezione individuale, come in particolare nel caso della verniciatura a spruzzo di metallo”.
L’individuazione della presenza di composti contenenti cromo esavalente “appare elemento di assoluto rilievo ai fini di una corretta valutazione e gestione del rischio”.
Si ricorda che l’attività di verniciatura, nei diversi ambiti di applicazione, “comporta tutta una serie di rischi con risvolti sulla sicurezza e numerose sono le occasioni che si possono presentare per incorrere in infortuni: scivolamento, cadute a livello, caduta di materiale dall’alto, ed altri”.
Nelle operazioni di manutenzione o, “più raramente in specifiche fasi lavorative, vengono spesso impropriamente utilizzati solventi in abbondanza e senza le elementari attenzioni atte ad evitare dispersioni; tale pratica, oltre a costituire azione facilitante all’introduzione nell’albero respiratorio e per via cutanea di agenti chimici con possibili effetti tossici, comporta la possibilità di andare incontro ad eventi infortunistici da proiezione e schizzi”.
Nel documento si affrontano poi le criticità relative alle aree di stoccaggio dei prodotti, all’utilizzo inappropriato di attrezzature e mezzi d’opera, ai problemi delle caratteristiche ambientali delle unità produttive (ad esempio in riferimento a pavimentazione, zone di passaggio, impianti elettrici, …) e alla movimentazione dei carichi.
Dalle indagini svolte risulta che la circostanza infortunistica più frequente nel settore verniciatura è quella di scivolamento sul piano di calpestio e gli urti conseguenti contro macchine o materiali. Inoltre le sedi maggiormente interessate da eventi infortunistici sono le dita e la mano, gli arti superiori e le relative articolazioni, il piede e gli arti inferiori. Nelle operazioni di manutenzione giornaliera ed ordinaria il lavoratore addetto deve proteggersi in particolare con guanti, indumenti protettivi e scarpe antinfortunistiche”.
Scarpa bassa nera antiacido
Scarpa bassa nera antiacido
Scarpa bassa in wat-out nera antiacido con puntale in acciaio, foderato
in drytop, impermeabile, traspirante, sottopiede antisudore, suola in
poliuretano bidensità antistatico, antiolio.
Peso gr. 450, n. 42. Calzata 10,5. Conforme alla norma EN 345.
in drytop, impermeabile, traspirante, sottopiede antisudore, suola in
poliuretano bidensità antistatico, antiolio.
Peso gr. 450, n. 42. Calzata 10,5. Conforme alla norma EN 345.
Low shoe in wat-out black antiacid
Low shoe in wat-out black antiacid with steel metal point, lined in
drytop, waterproof, antisweat underfoot, antistatic poliuretan double density
sole, antioil. Weight gr.450, n. 42. Calzata 10,5.
Scarpa alta nera antiacido drytop, waterproof, antisweat underfoot, antistatic poliuretan double density
sole, antioil. Weight gr.450, n. 42. Calzata 10,5.
Scarpa alta in wat-out nera antiacido con puntale in acciaio, lamina
antiforo, foderato in drytop impermeabile traspirante, sottopiede antisudore,
suola in poliuretano bidensità antistatico, antiolio.
Peso gr. 590, n. 42. Calzata 10,5. Conforme alla norma EN 345.
antiforo, foderato in drytop impermeabile traspirante, sottopiede antisudore,
suola in poliuretano bidensità antistatico, antiolio.
Peso gr. 590, n. 42. Calzata 10,5. Conforme alla norma EN 345.
Brown wat-out boot
Brown wat-out boot, antiacid with steel metal point, antihole thin
sheet, lined in waterproof drytop, antisweat underfeet, antistatic poliuretan
double density sole, antioil.
Weight gr. 590, n. 42. Calzata 10,5.
sheet, lined in waterproof drytop, antisweat underfeet, antistatic poliuretan
double density sole, antioil.
Weight gr. 590, n. 42. Calzata 10,5.