venerdì 23 luglio 2010

MICROIMPRESE: meno di 10 dipendenti costi mancata PREVENZIONE




Quasi due terzi della forza lavoro in Europa è occupata nelle "microimprese" e costituiscono la struttura portante dell’economia europea. Sono proprio queste le imprese che spesso hanno maggiori difficoltà delle grandi aziende nel mettere in atto idonee e efficaci politiche di prevenzione.
Micro-imprese sono definite le imprese con meno di 10 dipendenti.
Per le microimprese infatti la mancata PREVENZIONE finisce per avere dei costi sconcertanti: l’80% degli infortuni mortali, verificatisi tra il 2002 e il 2005, in Italia, ha riguardato lavoratori appartenenti a realtà con numero di addetti da 1 a 9”.
Anche per le malattie professionali i dati sono interessanti: nel 2008 solo in Lombardia sono state risarcite 2.865 malattie professionali. L’attenzione verso queste patologie nelle microimprese è scarsa: “solo una piccola parte delle realtà da 6 a 9 addetti” che avrebbe l’obbligo di individuare il Medico Competente lo ha fatto.
In questo caso “il malessere derivante da alcuni rischi presenti non viene rilevato e monitorato, e la patologia (cronica e, a volte, degenerativa) che può derivarne nel tempo non viene prevenuta” con costi che sono spesso occulti dal momento che difficilmente la malattia verrà riconosciuta come malattia professionale.
I costi della mancanza di prevenzione sono diversi e attualmente molto onerosi. Costi che “non sono solo a carico dell’azienda che non fa prevenzione, ma vengono sopportati dall’intera collettività”. Nel 2004, l’Inail ha corrisposto complessivamente 3.560.000 rendite (infortuni con invalidità permanente o letali), per la cifra complessiva di circa 5 miliardi di euro, mentre il costo dell’indennità per inabilità temporanea al lavoro è stato pari a 465.000 euro.
Ai costi diretti si devono sommare quelli indiretti:
- perdita di produzione;
- danni alle strutture e alle attrezzature;
- formazione per il personale sostitutivo;
- ore di straordinario per recuperare la perdita di produzione;
- eventuali sanzioni dagli organi di vigilanza;
- aumento del premio di assicurazione;
- eventuali spese legali;
- eventuale rimborso del danno biologico.
Calcolando il numero di giornate lavorative perse, da circa un milione d’infortuni (la media globale degli infortuni in Italia negli ultimi anni) deriva la perdita di 17 milioni di giornate lavorative. Giornate perse che, secondo l’Agenzia europea, dipendono anche dai rischi psicosociali (lo stress nell’Unione europea inciderebbe per il 50% delle giornate lavorative perse globalmente).
Il costo sociale per infortuni è stimato in circa 28 miliardi di euro; considerando anche le malattie professionali la cifra sale a 41,6 miliardi (INAIL).


Tuttavia i rischi per la sicurezza sarebbero spesso affrontabili con interventi piccoli e progressivi, piuttosto che con un unico intervento oneroso. E a volte un rischio può essere affrontato “con un intervento di tipo organizzativo piuttosto che tecnico”.
A questo proposito sono attivi progetti di finanziamento, e altri sono in corso di sviluppo, anche con il supporto del nuovo Testo Unico. Ad esempio per il 2010, l’Inail ha stanziato una cifra minima di 60 milioni di euro, a fondo perso, per progetti di investimento e formazione a favore delle PMI.

Vantaggi della Prevenzione:
- “attraverso la prevenzione non solo diminuiscono i costi per infortuni e malattie, ma, per mezzo del vigente sistema bonus-malus, di fronte a una riduzione dei danni viene anche ridotto il premio assicurativo Inail”;
- “l’Inail stesso, di fronte a un infortunio o a una patologia legata al lavoro, può avviare un’azione di rivalsa verso il datore di lavoro, chiedendogli un indennizzo economico per la copertura che l’Istituto dovrà garantire al lavoratore leso”;
- “si può ridurre la necessità di effettuare la sorveglianza sanitaria, con un risparmio sulle spese mediche che può essere considerevole;
- “la mancata prevenzione può far incorrere in sanzioni, la cui portata economica può essere notevole per una piccola o media impresa;
- un buona prevenzione riduce le “spese legali a fronte di danni sviluppati dai lavoratori o anche, nelle attività aperte al pubblico, dai clienti”.

Dati INAIL Giugno 2010
L’analisi territoriale mostra che il calo degli infortuni (-9,7% a livello nazionale) ha riguardato tutte le grandi aree geografiche, ma in particolar modo il Nord che ha fatto registrare una riduzione dell’11,2% a fronte del -8,2% del Centro e del -6,8% del Mezzogiorno. Anche per le morti sul lavoro il calo più importante si è registrato nel Nord-Est (62 decessi in meno, pari al -21,9%) e nel Nord-Ovest (-6,2%). In controtendenza, invece, il Centro che registra un aumento del 7,9% degli eventi mortali dovuto principalmente ad un incremento dei decessi nel Lazio.
Maggiormente penalizzati i settori industriali e di conseguenza le aree geografiche a più alta densità occupazionale e produttiva in tale ambito. Infatti a livello settoriale la diminuzione è stata molto più sostenuta nell’Industria (-18,8%) che nei Servizi (-3,4%) o nell’Agricoltura (-1,4%). Il calo più significativo si registra nel comparto manifatturiero (-24,1%) più di altri colpito dalla crisi economica, con un calo di occupati rilevato dall’ISTAT pari al 4,3%, nettamente superiore a quello medio generale (-1,6%).
Per quanto riguarda i Servizi, apprezzabili riduzioni si registrano nei Trasporti (-12,5%) e nel Commercio (-9,1%). Per i casi mortali il 2009 segna una riduzione sensibile nell’Industria (-7,9%) e nei Servizi (-6%), mentre in Agricoltura si ha una sostanziale stabilità. Nelle Costruzioni, settore che da sempre è oggetto di attenzione sotto il profilo infortunistico, la riduzione delle morti sul lavoro è stata molto contenuta (-1,4%). Va segnalata anche la diminuzione del 16,7% dei decessi nel settore Trasporti.

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