venerdì 25 giugno 2010

POLO e T-SHIRT Fresh-Guard™ Dri-Release™


POLO antisudore Fresh-Guard™ Dri-Release
T-SHIRT antisudore Fresh-Guard™ Dri-Release

Massima comodità, Massime prestazioni, Un capo Fresco, Asciutto e Antiodore
Dri-release™ è un tessuto unico che al tatto sembra cotone. Mantiene fresco e asciutto evitando il formarsi di cattivi odori. È fabbricato con un filato brevettato formato da una speciale fibra mista al cotone. Da questa combinazione derivano notevoli pregi d’assorbenza e di morbidità al tatto. Il trattamento Freshguard™ nel tessuto elimina completamente tutti gli odori.

I test hanno dimostrato che i tessuti in Dri-release™ si asciugano quattro volte più velocemente del cotone e molto più velocemente di alcune fibre sintetiche. Il sistema brevettato di conduzione dell’umidità utilizza sia le proprietà del cotone (presente in una piccola quantità) per assorbire la traspirazione della pelle che quelle della speciale fibra co-polimerica per costringerla verso la superficie esterna del tessuto. Da qui evaporerà velocemente grazie all’aria a diretto contatto con il tessuto. In questo modo il tessuto non si satura evitando un’interruzione nella conduzione dell’umidità: il microclima tra la pelle e il tessuto rimane fresco e asciutto.




Rendimento che resiste nel tempo, lavaggio dopo lavaggio.
Il comfort di Dri-release™, diversamente da altri tessuti che ricevono trattamenti topici, rimane invariato nel tempo. Questa qualità è intrinseca alla struttura stessa del filato.

POLO antisudore Fresh-Guard™ Dri-Release
T-SHIRT antisudore Fresh-Guard™ Dri-Release


Le parti del Decreto legislativo 81/2008 che fanno diretto o indiretto riferimento al rischio microclimatico, sono diverse.
Riportiamo a titolo esemplificativo alcune indicazioni contenute nell’allegato IV (Requisiti dei luoghi di lavoro) in relazione alla temperatura dei locali:
1.9.2. Temperatura dei locali
1.9.2.1. La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all'organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori.
1.9.2.2. Nel giudizio sulla temperatura adeguata per i lavoratori si deve tener conto della influenza che possono esercitare sopra di essa il grado di umidità ed il movimento dell'aria concomitanti.
1.9.2.3. La temperatura dei locali di riposo, dei locali per il personale di sorveglianza, dei servizi igienici, delle mense e dei locali di pronto soccorso deve essere conforme alla destinazione specifica di questi locali.
1.9.2.4. Le finestre, i lucernari e le pareti vetrate devono essere tali da evitare un soleggiamento eccessivo dei luoghi di lavoro, tenendo conto del tipo di attività e della natura del luogo di lavoro.
1.9.2.5. Quando non è conveniente modificare la temperatura di tutto l'ambiente, si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperature troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi personali di protezione.
(…). L’art. 181 del D.Lgs 81/2008 indica che “il datore di lavoro valuta tutti i rischi derivanti da esposizione ad agenti fisici” e per agenti fisici si intendono (art. 180) “il rumore, gli ultrasuoni, gli infrasuoni, le vibrazioni meccaniche, i campi elettromagnetici, le radiazioni ottiche di origine artificiale, il microclima e le atmosfere iperbariche che possono comportare rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori”.
Come ci si regola praticamente per la valutazione?
Poiché la normativa nazionale è “carente dal punto di vista tecnico” (il Testo Unico “afferma unicamente che deve essere garantita agli operatori una situazione di benessere termico”), ci si “deve basare sulle indicazioni scientifiche e sulle normative tecniche”; queste ultime propongono alcuni indici microclimatici di comfort e/o di stress, indici che permettono di interpretare le condizioni microclimatiche ambientali integrate con il tipo di attività svolta dagli addetti.

Ne riportiamo alcune:
- UNI-EN-ISO 7730 1997 (determinazione degli indici PMV e PPD e specifiche per le condizioni di benessere termico);
- ISO CD7730, ISO/TC159/SC5 N201 Ott.2001 (ambienti termici moderati e discomfort locali); - UNI EN 27243 29/02/96 (valutazione dello stress termico per l’uomo negli ambienti di lavoro, basata sull’indice WBGT).
Vi rimandiamo al documento originale per la lettura delle altre norme tecniche e delle indicazioni e formule relative all’energia metabolica, al bilancio termico, alla resistenza termica e permeabilità al vapore dell’abbigliamento e a diversi strumenti di misura (anemometro, sonde a filo e a coppe, termometri, igrometri, centralina microclimatica, ect.).

Si affronta il comfort termico definito come quello stato psico-fisico in cui il soggetto esprime soddisfazione nei riguardi del microclima oppure come la condizione in cui il soggetto non ha né sensazione di caldo né sensazione di freddo.
In particolare perché ci sia comfort termico globale “una condizione necessaria è che l’energia interna del corpo umano non aumenti né diminuisca, ovvero che nell’equazione di bilancio termico il termine accumulo sia nullo”.
L’autore riporta alcuni indici di discomfort globale:
- PMV (Predicted Mean Vote) indice di sensazione;
- ET (New Effective Temperature), indice di temperatura;
- PPD (Predicted Percentage Dissatisfied), indice che rappresenta la percentuale prevista di insoddisfatti.
Inoltre ricorda che affinché l’ambiente sia termicamente accettato, deve essere nullo anche il discomfort locale (relativo ad esempio alla presenza di correnti d’aria, di un’elevata asimmetria media radiante, di un pavimento troppo caldo o freddo, …).
Dunque un ambiente può essere ritenuto accettabile, dal punto di vista termico, quando sono contemporaneamente verificate le condizioni di comfort globale (corpo intero) e locale (alcune zone del corpo).
“Microclima Termico”, a cura del Dr. Francesco Tapparo, consulente in tecnologie di monitoraggio ambientale, Agenzia per il Triveneto LSI LASTEM SRL, intervento al seminario dal titolo “Microclima e stress termico da temperatura”.
Il documento tuttavia non affronta solo gli ambienti termicamente moderati, ma anche gli ambienti termicamente severi.
Per ambienti severi “si intendono quelli nei quali, non essendo perseguibile il comfort termoigrometrico, bisogna occuparsi della salvaguardia della salute”. Si distinguono in ambienti caldi e freddi.
L’autore indica alcune attività dell’industria alimentare che, in relazione a diversi fattori (catena del freddo, prolungamento della conservazione, mantenimento dei caratteri organolettici, …), si svolgono in ambienti freddi. Ad esempio attività ortofrutticole e attività in relazione a paste fresche, salumi, carni e pesci, latticini, surgelati, congelati, gelati, ...
In queste attività il mantenimento del bilancio termico si ottiene:
- “con la regolazione vasomotoria ed utilizzando alcuni artifici”;
- con “la variazione della postura del corpo (per modificare l’area della superficie corporea offerta allo scambio termico)”;
- con “la scelta di un abbigliamento opportuno”.
Dopo aver presentato l’indice IREQ, per la valutazione dell’isolamento termico dell’abbigliamento, l’autore ricorda che gli indumenti in ambiente freddo devono essere di spessore adeguato. Inoltre devono essere comodi, devono poter avere almeno 3 strati sovrapposti e devono essere permeabili al vapor d'acqua.
Infine si ricorda che per evitare discomfort, decadimento delle prestazioni mentali e fisiche e danni da freddo, bisogna fare particolare attenzione all’eventuale raffreddamento di tre parti del corpo: mani, piedi e testa.



Indumenti protettivi contro fiamme e calore



La nuova norma UNI EN ISO 11612:2009 aumenta la sicurezza dei lavoratori che rischiano il contatto con calore e fiamme: progettazione, prova sulla resistenza al calore, linee guida per la valutazione ergonomica degli indumenti ect.

Per aumentare la sicurezza dei lavoratori che rischiano il contatto con calore e fiamme la norma UNI EN ISO 11612:2009 specifica i requisiti prestazionali per capi di abbigliamento, costruiti con materiali flessibili, progettati per proteggere il corpo del portatore dal calore e/o dalla fiamma. Per la protezione della testa e dei piedi, gli unici articoli di abbigliamento di protezione che rientrano nello scopo e campo di applicazione della norma sono le ghette, i copristivali e i cappucci.






Al titolo "Indumenti di protezione - Indumenti per la protezione contro il calore e la fiamma", la UNI EN ISO 11612:2009 (che sostituisce la norma pubblicata nel 1990), stabilisce i requisiti degli indumenti protettivi nei confronti del calore radiante, convettivo, a contatto delle fiamme, di spruzzi di metallo fuso.


La nuova norma definisce tre livelli di performance secondo il rischio percepito, più un quarto livello per le esposizioni estreme. Alcune delle novità riguardano:
  • nuovi termini e definizioni
  • un capitolo sulla progettazione dell'abbigliamento protettivo
  • un requisito minimo di prova sulla resistenza al calore
  • specifiche sulla propagazione della fiamma sulle cuciture
  • pre-trattamento e modifiche dimensionali dovuti alla pulizia del capo
  • resistenza dei materiali
  • linee guida per la valutazione ergonomica degli indumenti di protezione
  • requisiti opzionali di resistenza all'acqua e protezione nei confronti dell'arco elettrico
  • nuovi requisiti di marcatura
  • informazioni sulla valutazione del rischio.

    Concludiamo consigliandovi di fare molta attenzione dunque alla scelta del vestiario da lavoro ed antinfortunistica, oltre alle funzionalità guardate anche l’aspetto estetico. Un operaio ben vestito, con abiti da lavoro esteticamente piacevoli, comodi e confortevoli, rispecchia in qualche modo l’intero gruppo aziendale agli occhi dei clienti ed è parte integrante dell'immagine aziendale. Personalizzazioni per ogni esigenza.



Sempre in tema di abbigliamento di protezione, sono state recentemente pubblicate:


la UNI EN ISO 11611:2008 "Indumenti di protezione utilizzati per la saldatura e i procedimenti connessi" che specifica i requisiti fondamentali minimi di sicurezza e i metodi di prova per indumenti di protezione compresi cappucci, grembiuli, maniche e ghette che sono progettati per proteggere il corpo del portatore compresa la testa (cappucci) e i piedi (ghette) e che sono destinati ad essere indossati durante la saldatura e i procedimenti connessi che presentano rischi comparabili;

la UNI EN ISO 14116:2008 "Indumenti di protezione - Protezione contro il calore e la fiamma - Materiali, assemblaggi di materiale e indumenti a propagazione di fiamma limitata" che specifica i requisiti prestazionali dei materiali, degli assemblaggi di materiale e degli indumenti di protezione a propagazione di fiamma limitata allo scopo di ridurre la possibilità che un indumento bruci rappresentando in tal modo un pericolo esso stesso.


Le tre norme, elaborate sotto la competenza della Commissione Sicurezza dell'UNI, rappresentano lo "stato dell'arte" degli ultimi sviluppi tecnologici e includono le informazioni più recenti in materia di sicurezza e salvaguardia delle persone che svolgono la propria attività lavorativa in ambienti industriali. Fonte: UNI

mercoledì 23 giugno 2010

Cromo Esavalente su Scarpe e Abiti


Ci risiamo...
migliaia di scarpe e capi di abbigliamento importati dalla Cina contenenti una quantita’ di cromo esavalente 97 volte superiore ai limiti massimi tollerati per legge. Si tratta di una sostanza cancerogena molto dannosa per la salute. Gli inquirenti spiegano che le conseguenze sulla salute umana di questa sostanza sono disastrose, poiche’ si tratta di un potente agente cancerogeno che inizialmente provoca irritazione della pelle e delle mucose, in seguito all’esposizione prolungata puo’ causare danni permanenti agli occhi e cancro ai polmoni.
Il cromo esavalente provoca vari danni sistemici a seconda del tipo di assunzione (contatto, ingestione o inalazione) causando fenomeni di irritazione, eruzioni cutanee, problemi respiratori, indebolimento del sistema immunitario e danni a fegato, stomaco e polmoni. Il cromo esavalente viene utilizzato nella concia di cuoio e pellami, come mordenzante per tinture, nella cromatura e come anticorrosivo.
L'inalazione di composti di cromo esavalente può provocare ulcerazione e perforazione delle membrane mucose del setto nasale, irritazione di faringe e laringe, bronchiti asmatiche, broncospasmsi ed edema. I sintomi respiratori possono includere tosse e asma, respiro breve, e prurito nasale.
Attenzione: anche gli indumenti da lavoro e le calzature da lavoro fabbricate in Cina rischiano di essere prodotte con gli stessi criteri "tossici".
Durante il controllo gli ispettori hanno sentito un forte odore emanato dai prodotti. Inviati dei campioni in laboratorio si e’ scoperto che contenevano una dose di cromo esavalente pericolosissima. Le analisi di laboratorio hanno inoltre evidenziato che oltre alle scarpe al cromo, altri capi di abbigliamento di origine cinese sequestrati erano stati prodotti con materiali difformi rispetto a quanto dichiarato nelle prescritte etichette e contenevano invece allergeni nocivi per la salute.

La Segnaletica per il Lavoratore STRANIERO






I SEGNALI sono importantissimi nei luoghi di lavoro.

LA FORMA E I COLORI DEI CARTELLI sono indispensabili per informarti
immediatamente di un pericolo, un divieto, un obbligo o per
darti una importante informazione.
Chiedi sempre il significato di un cartello, un segnale o un simbolo
che non conosci.
La forma e i colori dei cartelli cambiano a seconda del loro messaggio:
• i segnali di divieto sono sempre rossi;
• i segnali che indicano dei comportamenti da tenere obbligatoriamente
sono azzurri;
• i segnali di avvertimento o di attenzione sono gialli o giallo-arancio;
• i segnali di salvataggio o di soccorso che indicano le uscite, i
materiali, i percorsi sono verdi;
• i segnali antincendio che indicano dove sono le attrezzature
antincendio sono bianchi e rossi;
• i segnali gestuali indicano quali sono le manovre corrette da fare.


lunedì 21 giugno 2010

assenze malattia stress

Gennaro Iasevoli
(Data: 09/06/2010 10.10.00 - Autore: Prof. Gennaro Iasevoli)
Dal 1° agosto 2010 decorre l’obbligo della valutazione dello stress lavoro-correlato, infatti ai sensi del Comma 1-bis art. 28 D.lgs 81/2008 (modificato dall'articolo 18 del d.lgs. n. 106 del 2009) la valutazione dei rischi dei luoghi di lavoro, deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche i rischi collegati allo stress lavoro-correlato. Vari studi in Italia ed all’estero condotti su operai ed impiegati (controllati in ASL ed in ospedali), pubblicati sulle riviste mediche mostrano che nei lavoratori meno appagati dal proprio dirigente, aumentano i sintomi di stress e la percentuale di infarto: la permanenza dello stesso datore di lavoro, (percepito come poco adatto al proprio ruolo di manager) accresce i rischi di malattie cardiache.

E’ fonte di stress anche il sentirsi sottovalutati da un capo ingiusto, egoista e incompetente; tale stress psicologico comporta e favorisce la depressione delle motivazioni che sfocia nella vita sedentaria ed in comportamenti antigienici che si accompagnano all’abuso di alimenti ipercalorici, alcol e fumo.

Alcune persone più deboli e fragili o le persone con un’aggressività repressa, per effetto di componenti ed aspetti caratterologici ed intellettivi individuali, risultano più sensibili, insofferenti, impazienti e reattive alle condizioni avverse che si determinano sul posto di lavoro e quindi si ammalano maggiormente per lo stress.

L’aumento della pressione sanguigna (protratto nel tempo) riscontrato nei dipendenti esposti allo stress, sarebbe uno dei principali fattori di rischio-infarto.

Un lavoratore europeo su quattro sarebbe sofferente di stress e la metà di tutte le assenze per malattia sarebbe imputabile allo stress.

Mettendo a norma l’azienda attraverso l’applicazione delle nuove disposizioni di legge sulla sicurezza del lavoro (prevenzione dello stress lavoro-correlato) le imprese conseguiranno dei vantaggi economici e gestionali.

Mediante la sorveglianza sanitaria del medico del lavoro e dello psicologo i datori di lavoro, i lavoratori e i loro rappresentanti iniziano un processo di osservazione continua, di consapevolezza e di analisi dei fattori dello stress e dell’insorgenza di sintomi di affaticamento, a tutto vantaggio del miglioramento del rendimento del lavoratore.

Ogni azienda, eseguendo l’analisi di tutti gli elementi della sua organizzazione, deve stilare un protocollo per la prevenzione del rischio stress lavoro-correlato, al fine di ottenere il miglioramento dell’autostima psicologica e della concentrazione dei lavoratori e di prevenire anche il morbo di burnout, l’irritabilità, l’eccitazione, l’iperattività comportamentale, il mobbing, l’assenteismo, a tutto vantaggio dei dipendenti e dell’aumento della produttività.

Valutazione e prevenzione dello stress lavoro-correlato nelle aziende.

Il datore dei lavoro in sintonia col medico competente (medico del lavoro) lo psicologo aziendale, i lavoratori e l’ RSPP provvede a:

comunicare e spiegare diffusamente gli obiettivi salutari, benefici e condivisibili delle iniziative, utilizzando avvisi, manifesti, opuscoli, dischetti e vignette sull’avvio della valutazione e prevenzione dello stress lavoro-correlato,
recepire tutte le informazioni utili alla sicurezza ed al miglioramento delle condizioni lavorative,
delegare il medico competente e lo psicologo a proseguire per tutto l’anno con controlli, verifiche, diagnosi e prescrizioni, cadenzati nel tempo, al fine di individuare ed eliminare il cosiddetto “rischio residuo”.

L’osservazione dei sintomi dello stress lavoro-correlato in azienda.

Il datore dei lavoro in sintonia col medico competente (medico del lavoro) lo psicologo aziendale, i lavoratori e l’ RSPP, dispone:

la realizzazione di interviste strutturate mirate, l’applicazione di questionari e colloqui informali con i dipendenti,
l’effettuazione (previa adesione volontaria) di controlli e visite mediche,
l’esame di statistiche, conteggi, valutazioni, confronti (rivendicazioni, proteste, assenteismo, incidenti, abbassamento del rendimento e della qualità della lavorazione).

La preparazione tecnica del documento del rischio stress lavoro-correlato.

Il datore di lavoro dà mandato, alla commissione tecnica antirischio interna dell’azienda, integrata da medico competente (medico del lavoro) e dallo psicologo, di preparare il documento annuale sullo stress lavoro-correlato e in sintonia con l’ RSPP ed i lavoratori.

Il Documento Valutazione Rischi (DVR), corredato da una checklist, diventa strumento protocollare di guida dell’attività antirischio e di verifica del processo, teso ad assicurare la correttezza delle procedure e a controllare e verificare gli obiettivi raggiunti, avendo nella lista di controllo (checklist) un elenco esaustivo delle cose da fare e da verificare per ottimizzare la prevenzione del rischio:

tutte le norme e le prescrizioni di legge sullo stress lavoro-correlato,
l’elenco (checklist) di tutti i rischi fissi analizzati dettagliatamente,
l’elenco (checklist) di tutti i rischi legati agli errori possibili, analizzati dettagliatamente,
l’elenco dei sintomi più comuni indicanti l’insorgenza di problemi di stress da lavoro, (ansia, disattenzione, dimenticanza, irrequietezza, irritabilità, sonnolenza, sete, patologie gastrointestinali, senso di oppressione, asfissia, aumento della pressione sanguigna, irregolarità del ritmo cardiaco, abbagliamento della vista, crampi agli arti, patologie muscoloscheletriche, perdita della mira e dell’equilibrio),
l’elenco e descrizione (checklist) di tutte le misure e le azioni interne già predisposte per eliminare o ridurre al minimo il rischio stress lavoro-correlato;
tutti gli avvertimenti tecnici diretti al personale, intesi a prevenire lo stress lavoro-correlato,
tutti gli avvertimenti intesi a migliorare ulteriormente le condizioni lavorative, (tenendo presente i dati emersi dalle precedenti osservazioni effettuale, con questionari, interviste, colloqui e studi di settore),
la descrizione delle procedure da effettuare in caso di manifestazioni, segni o sintomi di stress,
la descrizione di tutti gli strumenti utilizzati per la stesura del documento per la prevenzione del rischio e di tutti i risultati registrati.

La prevenzione psicologica dello stress attraverso l’individuazione e la riduzione delle cause.

Le Cause di stress lavoro-correlato emergono dalla insufficiente accettazione del lavoro a volte per problematiche endogene del lavoratore, ma principalmente dalla insufficiente capacità di sopportazione del peso del lavoro, delle sue condizioni e della sua organizzazione.

Le cause più frequenti di stress lavoro-correlato sono le seguenti:

adeguamento problematico personale al tipo ed agli obiettivi del lavoro,
percezione dello scarso valore sociale attribuito al tipo di lavoro,
adeguamento problematico al tipo di organizzazione del lavoro,
adeguamento problematico alla precarietà del lavoro a causa dell’insicurezza del lavoro, della stasi e dell’incertezza nella carriera, della promozione insufficiente o della promozione eccessiva,
adeguamento problematico all’aumento del carico di lavoro e al ritmo di lavoro,
adeguamento problematico alle pressioni emotive elevate,
reazione alle violenze e molestie psicologiche da parte dei colleghi,
presenza di fattori soggettivi (percezione di una mancanza di aiuto accompagnata alla sensazione di non poter sopportare le pressioni emotive interne e sociali esterne),
incompatibilità tra lavoro e vita privata,
adeguamento problematico alla sede ed all’ambiente di lavoro,
senso di isolamento,
scarsa comunicazione, rapporti insufficienti e conflittuali con i superiori,
incertezza di prospettive di cambiamento riguardo al futuro occupazionale e lavorativo,
adeguamento problematico alla retribuzione bassa,
adeguamento problematico alle caratteristiche stressanti del lavoro (ritmi di lavoro irregolari, carichi di lavoro eccessivi, turni imprevedibili o notturni , mancanza di flessibilità,
adeguamento problematico alle condizioni ed all’ambiente di lavoro, a causa di freddo, caldo, rumore, sostanze nocive.

La quantizzazione ed il risarcimento del danno da stress lavoro-correlato.

Lo stress non è definito “un malanno”, ma una sofferenza indotta da una “esposizione” psico-ficica ad una condizione esterna avversa (negativa, intensa, prolungata, osservabile), pertanto è malessere indotto da cause esterne, (raramente è prodotto da cause interne psicosomatiche, che qui non esaminiamo).

La quantizzazione, come più volte chiarito in sede giudiziaria, deve sempre riferirsi ad un danno osservabile e, poiché il danno psichico oggi è descritto soprattutto attraverso le conseguenze funzionali organiche che comporta, perché esse sono più facilmente osservabili e descrivibili, anche il danno da stress lavoro-correlato viene individuato in riferimento ai mutamenti organico-funzionali patologici ed ai danni fisici secondari che comporta.

Pertanto, ove accertato, viene risarcito, ordinariamente, il danno fisico secondario che si evidenzia a seguito di esposizione a stress lavoro-correlato, secondo le tabelle relative alle invalidità fisiche temporanee e permanenti.

mercoledì 16 giugno 2010

DPI Rinfrescanti: Strategie Anticaldo

L’estate è “arrivata” e il caldo inizia a farsi sentire. Punte di 40° stanno toccando in questi giorni diverse zone in Italia. Ma come fronteggiare l’afa mentre si lavora? E quali strategie anticaldo adottare per sopravvivere?

Esistono oggi una serie di DPI Rinfrescanti per le giornate di forte caldo:

esempio: GILET Scollo a V con chiusura a cerniera strato esterno in nylon trapuntato Attivato, polimero-embedded all'interno del tessuto rivestimento idrorepellente e cotone elastico nero trim-poli Leggero, resistente e lavabile 100% nylon Colori: Grigio o Giallo




Sottocaschi gel Rinfrescanti

venerdì 11 giugno 2010

QUO VADIS: Segnaletica per MUSEI



ORIENTARSI SENZA FARE DOMANDE
GETTING THERE WITHOUT HAVING TO ASK

Quando questo accade, veniamo guidati da precise indicazioni segnaletiche, che con la chiarezza di pochi segni ci conducono nella giusta direzione. Ma dietro all’attenta sintesi di un efficace progetto segnaletico c’è sempre lavoro esperto, fatto di studi e di ricerca delle soluzioni migliori.
To achieve this, we are led by accurate visual indications which, with only a few clear symbols, guide us in the right direction.
But behind such an efficient signal system there is expertise in the study and design of the best solutions.

Un sistema di orientamento, per essere efficace, deve risultare armonioso nel suo insieme e capace di rispondere alle esigenze a alle aspettative dell’utente.
Le informazioni visive devono essere espresse in modo chiaro e conciso, sostenute, se necessario, da un efficace sistema di segni e di pittogrammi.
To be efficient, an orientation system must be harmonious and capable of satisfying the user's needs and expectations.
Visual information must be clear and concise, accompanied when necessary by an efficient series of signs and pictograms.



Preferire soprattutto l’impiego dell’alluminio, perché durevole, leggero, preciso nella produzione dei profili, adatto per installazioni in esterno e infine perché le verniciature possibili coprono un ampia gamma cromatica e presentano elevata qualità tecnica.

Mostly aluminium is used since it is durable and light, profiles are precise and suitable for external use, and finally because this metal can be finished with high quality paint in a very wide range of colours.

La scelta del colore e dei pittogrammi può essere uno strumento di comunicazione importante in un sistema di segnaletica. Infatti, se usati opportunamente, costituiscono un buon supporto ai messaggi forniti attraverso le espressioni scritte.

The choice of colour and pictograms are an important element of communication in a sign system. When used appropriately they provide good support to the written messages.


La segnaletica multilingue è costituita dalla rappresentazione in un pannello segnaletico di iscrizioni in più di una lingua. L'utilizzo della stessa è di norma riservato: 

1° a situazioni locali nelle quali vige il bilinguismo amministrativo (regioni bilingui o di confine) 
2° a zone in cui vi è un notevole flusso turistico o commerciale (città turistiche, itinerari internazionali, aeroporti, stazioni, porti, punti di frontiera, sedi di autorità internazionali).

In senso estensivo include la traslitterazione dei toponimi e l'eventuale traduzione dei testi complementari (solitamente in lingua inglese, spagnola, francese, araba, cinese, ect). La tendenza generale è comunque quella di sostituire le informazioni che dovrebbero essere fornite in più lingue (a scapito della leggibilità della segnaletica stessa) con simboli e pittogrammi internazionalmente standardizzati rappresentativi del contenuto dell'informazione.

L'impiego della segnaletica MULTILINGUE è forse il principale strumento simbolico di percezione e istituzionalizzazione della realtà TURISTICA di un territorio.

Una volta entrati...

il museo è tradizionalmente un’area espositiva in cui sono esposti reperti storici ed opere d’arte di ogni genere, che il visitatore può ammirare entrandoci. Fattore importante, ma spesso poco considerato, è la qualità della comunicazione, che orienti il visitatore ai servizi offerti e concentri la sua attenzione sui contenuti e le funzioni del museo. Perciò è essenziale una linea grafica coordinata per la segnaletica, la piantina, il documento d’ingresso, i fogli di sala, i pannelli esplicativi, le didascalie, ecc. 

Analizzate le opportune necessità almeno ci vorrebbero due tipologie di pannelli:

- di percorso, attraverso piante dettagliate ma sintetiche, che illustrano la successione degli argomenti per piano e per sala.

- d’informazione o di sala, che spiegano gli argomenti presentati in ogni sala.
Va poi coordinata una Segnaletica di Servizio: accanto a installazioni di sicurezza standard, vanno previsti pannelli per la evacuazione di emergenza, per i presidi antincendio, per le norme da rispettare in caso di emergenza.





Pannelli tasca porta-foglio in acrilico trasparente

per un veloce cambio di informazioni. montare a parete ed inserire l'informazione. il plex piegato a tasca si apre facilmente. ideale dove si debbano cambiare informazioni frequentemente. Disponibile nei formati pi comuni e in diversi spessori. materiale: acrilico trasparente.



martedì 8 giugno 2010

DPI: Confusione Genericità Approssimazione Inadeguatezza delle richieste


riporto "testualmente" questa lettera pubblicata sul portale "Medico Competente"
DPI: quanta confusione (03/06/2010 21:22)
Anche se il tema vi sembrerà marginale, sempre nel contesto di un'etica professionale irrinunciabile, vi segnalo la questione dei DPI previsti con sublime fantasia e dovizia nei DVR.

Le loro caratteristiche endemiche sono:
1) incoerenza rispetto alla entità del rischio valutato
2) genericità (totalitarismo prescrittivo)
3) onerosità,scomodità
4)  esuberanza, una specie di albero della cuccagna
5) scarsa o parziale probabilità di utilizzo
6) mera fornitura, nessuna informazione e formazione al corretto e coerente utilizzo
7) in molti casi i DDL non sanno nemmeno di averli adottati o adottandoli ritengono di aver fatto al pieno il loro dovere dopo l'ottenimento della firma di ricevuta.

Sintesi
Con le debite eccezioni, terra di nessuno se non di chi li produce e commercializza.

Un esempio pratico?
Butyl Acrylate

R10 Indicazione di Pericolo Infiammabile
R36/37/38 Indicazione di Pericolo Irritante per gli occhi , le vie respiratorie e la pelle
R43 Indicazione di Pericolo Puo' provocare sensibilizzazione per contatto con la pelle

Il butil acrilato appartiene ai polimeri (filmogeni) utilizzati dalle industrie delle pitture.

Prescrive il tecnico di turno: utilizzare protezione per le mani (guanti adatti)
Ma quali saranno questi guanti adatti?

Lattice?
Polietilene?
Poliuretano?
PVC ?
Nitrile?
Neoprene?

A voi la parola per salvare le mani del lavoratore. Tcam

Non ho altro da commentare se non che tutti i giorni le richieste che noi riceviamo sono così: generiche, approssimative, confuse, ambigue, disordinate, farraginose;
questo non fa che aumentare la fatica di trovare una soluzione adeguata al rischio da proteggere sia per noi sia per l'utilizzatore finale!




lunedì 7 giugno 2010

Il Valore Etico della Prevenzione e della Sicurezza sul Lavoro





La prevenzione e la sicurezza sul lavoro è un tema di straordinario valore etico nei confronti dell’intera collettività più volte sottolineato dagli autorevoli richiami del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (e per questo a lui va il nostro pensiero e la nostra gratitudine).

La sicurezza e la prevenzione sul lavoro hanno acquisito oggi una nuova dimensione, diventando un fenomeno socio-culturale, un valore ed un bisogno percepito nella società moderna con intensità e condivisione diverse dal passato.

Si tratta di un interesse che si è esteso ad un pubblico più vasto dei soli Addetti ai Lavori specialisti che professionalmente si occupano della materia.

Le competenze specialistiche, un tempo residenti negli enti istituzionali e professionali, debbono inevitabilmente diventare patrimonio culturale generale se si vuole ridurre drasticamente il numero delle morti bianche e degli invalidi giunti oltre diecimila unità.

Più precisamente, dall'inizio dell'anno al 21.05.2010, per lavoro, ci sono stati:

404 morti
404172 infortuni
10104 invalidi

Un costo ASSURDO da un punto di vista umano (ed anche finanziario)!

Voglio però fare una amara considerazione: ho letto di recente un verbale di ispezione redatto, FIRMATO E TIMBRATO dal Ministero del Lavoro vergognoso! Invece di richiedere DPI indicando la giusta norma armonizzata europea hanno indicato norme sbagliate e soprattutto NON influenti e congrue rispetto al rischio che si chiedeva di andare a proteggere.

ignorantia legis non excusat
ma solo per noi? Per loro non vale questo principio?

ora mi resta solo una discussione da lanciare...

ma avete visto alcuni siti web di Ferramenta Utensilerie o articoli tecnici?
bene ce ne è uno che testualmente ha scritto (nel 2010):

... (distributori fornitori ect. di tutto) e del "NEONATO COMMERCIO DI ANTINFORTUNISTICA"... nel 2010! (Quando uno dice: braccia sottratte all'agricoltura!)

Lo sanno che le direttive-norme europee sono datate 1982? Lo sanno che prima degli ultimi decreti legge (81,626) esisteva il DPR 547 del 27/04/1955 Norme per la prevenzione degli infortuni? Esisteva il DPR 303 del 19/0371956 - Norme generali per l'igiene del lavoro? Esisteva il DL 46/90 - Norme per la sicurezza degli impianti? Ect.

Cosa altro aggiungere?
meglio non discutere con gli idioti, ci battono sempre sull'esperienza.











Calzature Antinfortunistiche femminili




Le calzature Temptation® Elite si contraddistinguono per un design attuale ispirato alla moda e per l’utilizzo di materiali innovativi e naturali. Una combinazione di elementi che rendono le nuove Temptation® Elite uniche: 9 modelli dalle linee eleganti e moderne che permettano alle donne di lavorare in assoluta sicurezza senza rinunciare alla propria femminilità.

Le nuove calzature Temptation®Elite sono pensate per un pubblico femminile attento al proprio benessere. Questi nuovi modelli sfruttano infatti le proprietà naturali di fibre straordinarie come, in particolare, il bambù, applicate alle più moderne tecniche costruttive del settore antinfortunistico.

Tutta la gamma è dotata di lamina antiforo-antiperforazione alleggerita e di puntale realizzato in materiale composito, il tutto per abbinare ai più elevati standard di sicurezza una impareggiabile leggerezza. I modelli Temptation®Elite sono disponibili anche nella versione impermeabile.

Le calzature Temptation®Elite hanno inoltre superato il recentissimo nuovo test antiscivolamento imposto dalla normativa europea EN ISO 20345:2007 e, in particolare, tutte le prove su ceramica con soluzioni detergenti ottenendo a pieno titolo il coefficiente di certificazione SRA. Una ulteriore garanzia di sicurezza se si pensa che lo scivolamento è stato individuato come causa prima responsabile del 30 % degli incidenti nel mondo del lavoro in genere.





TUTE e Abbigliamento da Lavoro: Normative e Tipologie







ABITI DA LAVORO - RIFERIMENTI NORMATIVE E TIPOLOGIE


COME LE NORMATIVE DI SICUREZZA CAMBIANO IL SETTORE DELL'ABBIGLIAMENTO DA LAVORO


L'abbigliamento da lavoro nasce per gli operatori delle grandi aziende; è generalmente in cotone, con trama robusta, resistente ai forti lavaggi, di colore blu. Da lì negli anni si sviluppa la sua interessante trasformazione.
Con il passare del tempo, infatti, non ci si accontenta più di questa "divisa" "uniforme" standard e con l'evoluzione industriale le esigenze crescono stimolando i produttori di abbigliamento da lavoro a diversificare i modelli secondo le sempre nuove esigenze.


Inizia un percorso di studio e sviluppo che mira a ridurre gli infortuni sul lavoro, oltre che a preservare la salute dei lavoratori nello svolgere delle loro mansioni. Le aziende spesso riusciranno a muoversi con difficoltà in questo ambito perché pressate tra la tutela dell'ambiente unitamente a quella del loro personale e le richieste della clientela di ottenere prodotti e/o servizi efficienti a costi contenuti.


Ad aiuto di queste imprese si muovono le associazioni di categoria e, nel contempo, sorgono diverse aziende di consulenza per la sicurezza fornendo l'assistenza necessaria e suggerendo le soluzioni più efficaci.
Questi consulenti, si concentrano molto sui cambiamenti da apportare alle linee di produzione e agli ambienti di lavoro ma relativamente all'abbigliamento da lavoro come si comportano? Sono molto attenti a tradurre nel concreto le indicazioni rese dai testi di legge ma quando l'azienda, a sua volta, deve trovare l'abbigliamento da lavoro secondo i requisiti previsti deve trovare un altro consulente: il proprio fornitore di abiti da lavoro
Questi, se conosce veramente il prodotto che tratta, saprà proporvi l'abbigliamento da lavoro che, per le sue caratteristiche, ottempera alle esigenze di conformità secondo normativa antinfortunistica e alle esigenze del dipendente secondo criteri di vestibilità e comfort.

Per introdurre maggiormente chi legge in questo "pianeta" elenchiamo qui di seguito alcuni tessuti e/o capi specifici nati proprio sullo stimolo di queste nuove normative:


INDUMENTI ALTA VISIBILITÀ

abbigliamento da lavoro confezionato con tessuto alta visibilità completo di bande rinfrangenti, il tutto secondo normativa EN 471, EN 340. Ad alta visibilità sono considerati quegli abiti il cui tessuto mantiene una certa fluorescenza per almeno 50 lavaggi effettuatisecondo etichetta di lavaggio. Il settore d'impiego normalmente è quello di chi si occupa del soccorso sanitario, o opera sulle strade, negli aeroporti e in tutti i campi in cui il lavoratore si muove in spazi dove ci sono mezzi in movimento.



INDUMENTI ANTIMPIGLIAMENTO

abbigliamento da lavoro secondo normativa EN 340 - EN 510, ovvero confezionato secondo precise indicazioni affinchè risulti sicuro in presenza di pericolo di impigliamento. Questo tipo di abbigliamento, quindi, presenta particolari accorgimenti, quali la presenza di tasche interne, fondomanica con elastici o polsini ecc. Vengono utilizzati da parte di lavoratori che operano in prossimità di macchinari a lavorazione automatica. 


INDUMENTI IGNIFUGHI

abbigliamento da lavoro secondo normativa EN 470-1, EN 531, EN 340, confezionato con tessuti 100% cotone e trattati in modo da ritardare la presa della fiamma sul tessuto consentendo così al lavoratore di avere il tempo di spogliarsi da esso evitando l'infortunio. Anche la confezione di questi capi si adatta alla normativa con pattelle copricerniera, polsini elastici ecc. Il settore d'impiego è per gli operatori a contatto con fonti di calore libere come saldatrici e negli ambienti come fonderie ecc. 


TESSUTO IGNIFUGO/ANTIACIDO/ANTISTATICO

secondo normativa EN 470-1, EN 531, prEN 13034, EN 1149-1. Si tratta di un tessuto molto particolare perché raggruppa 3 esigenze in un unico prodotto. Il settore d'impiego è per gli operatori che lavorano a contatto sia con acidi, che con fiamme libere e necessitano di un tessuto che non produca scintille elettrostatiche. 


TESSUTO ANTIACIDO

secondo normativa EN 470-1, EN 531. Questo tessuto non viene attaccato dagli acidi che, di norma, aggrediscono i tessuti non trattati perforandoli. Il settore d'impiego è per i lavoratori che operano a contatto con acidi come gli addetti alle lavorazioni galvaniche, chi maneggia batterie per auto, ecc. 


TESSUTO ANTIACIDO/ANTISTATICO

secondo normativa prEN 13034, EN 1149-1; questo tessuto è per gli operatori che necessitano di tessuti che non producano scintille elettrostatiche e che possono venire a contatto con acidi come i trasportatori di gas liquidi o petroli.


Sull'argomento delle certificazioni notiamo molta confusione.
A volte tutte queste normative possono confondere e creare insicurezze. Vogliamo dare quindi, ulteriori informazioni in merito. Spesso infatti è sufficiente un DPI Iª CATEGORIA, adatto alla professione che deve svolgere chi lo indossa ma vediamo questo nello specifico…Dispositivo di Protezione Individuale (DPI)


1. Si intende per dispositivo di protezione individuale (DPI) qualsiasi attrezzatura destinata a essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciare la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonchè ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.


Tratto dal testo del D.Lvo n.626 ART. 40 - Definizioni
Definizione categoria (art.4 D L.vo 475)


Iª CATEGORIA Solo per rischi minori: DPI di progettazione semplice per rischi di lieve entità.
IIª CATEGORIA DPI per rischi che non rientrano nelle altre 2 categorie. 
IIIª CATEGORIA DPI di progettazione complessa contro rischi di morte, lesioni gravi o a carattere permanente 


Sistemi di certificazione (art.5,7,8,9,10 D. L.vo 475)

Certificazione di Iª CATEGORIA
semplice dichiarazione di conformità rilasciata dal costruttore sotto la propria responsabilità (autocertificazione) - sul dispositivo di protezione deve essere applicata etichetta con dicitura CE Iª CATEGORIA 

Certificazione di IIª CATEGORIA
attestazione CE rilasciata da un organismo notificato (solo in fase di progettazione del DPI) - sul dispositivo di protezione deve essere applicata etichetta con dicitura CE IIª CATEGORIA 

Certificazione di IIIª CATEGORIA:
Attestazione CE rilasciata da un organismo notificato con controllo annuale del prodotto nelle seguenti forme (a scelta del costruttore); Controllo prodotto finito annuale o Controllo Sistema Qualità - sul dispositivo di protezione deve essere applicata etichetta con dicitura CE IIIª CATEGORIA


Per approfondire l'argomento:


Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza sul Lavoro
Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro
Istituto Nazionale Previdenza Sociale

DPI Anticaduta ai Portieri?


Confedilizia Notizie, maggio 2010, pag.20: "Nell'esecuzione delle altre mansioni che possono essere affidate ai dipendenti da proprietari di fabbricati, i Dpi (dispositivi di protezione individuale - ndr)necessari potrebbero, di volta in volta, essere scarpe antinfortunistiche con suola antiscivolo ed antiperforamento; elmetto di protezione del capo; guanti da lavoro; (...); imbraco anticaduta con fune di ritenzione da ancorare a punto fissoetc..."

Il lavoro in quota è regolato dal capo II del titolo IV del d.lgs. 81/2008 e successive modifiche,
capo che si applica a ogni attività lavorativa (art.105 comma 1), compresa quindi quella dei dipendenti di proprietari di fabbricati. I datori di lavoro, cioè gli amministratori o i proprietari immobiliari, che vogliano dotare i propri dipendenti di quel tipo di DPI devono rispettare anche i commi 2, 3 e 4 dell'art.116, che riportiamo:

2. Il datore di lavoro fornisce ai lavoratori interessati una formazione adeguata e mirata alle operazioni previste, in particolare in materia di procedure di salvataggio.
3. La formazione di cui al comma 2 ha carattere teorico-pratico e deve riguardare:
a) l'apprendimento delle tecniche operative e dell'uso dei dispositivi necessari;
b) l'addestramento specifico sia su strutture naturali, sia su manufatti;
c) l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, loro caratteristiche tecniche, manutenzione, durata e conservazione;
d) gli elementi di primo soccorso;
e) i rischi oggettivi e le misure di prevenzione e protezione;
f) le procedure di salvataggio.
4. I soggetti formatori, la durata, gli indirizzi ed i requisiti minimi di validità dei corsi sono riportati nell'
allegato XXI.


Siccome questa formazione è, come si capisce agevolmente, molto complessa e delicata e quindi deve essere fatta particolarmente bene, il nostro consiglio da sempre è di
evitare assolutamente di far eseguire al portiere i pochi e sporadici lavori in quota che possono esserci nel condominio (per esempio pulizia occasionale di coperture piane senza parapetti), rivolgendosi ad imprese con operatori adeguatamente formati e che siano in grado di valutare l'idoneità - o la mancanza - dei possibili punti di aggancio.

Gamma GILET Alta Visibilità