lunedì 8 febbraio 2010
10 REGOLE D'ORO per l'uso dei DPI Dispositivi di Protezione Individuale
I DPI, una volta attuate le possibili
misure di protezione collettiva e
minimizzati i rischi alla fonte sono
strumenti utili per creare una
barriera fra noi e un rischio, ossia
ciò che può danneggiare la nostra
incolumità. In linea teorica, quindi,
non dovrebbe essere necessario
convincere, motivare, obbligare
nessuno per farli utilizzare.
Dovrebbe essere un bisogno innato
e automatico di chiunque, un
dato di fatto.
E invece non è così: all’atto pratico,
infatti, le vere difficoltà hanno
inizio proprio quando dalla fase di
scelta e acquisto del DPI si passa
a quella di consegna e di effettivo
utilizzo. Perché ciò accade?
Le ragioni sono molteplici ma fra
le più ricorrenti vi è quella connessa
al disagio o fastidio che il
DPI induce nell’utilizzatore in
modi, tempi ed intensità variabili.
Tale disagio è sia fisico che psicologico.
... gli occhiali provocano
un cerchio alla testa (soprattutto
se non perfettamente puliti e
integri), i guanti fanno perdere
sensibilità alle mani, le mascherine
fanno respirare con più difficoltà,
gli inserti e le cuffie non
permettono di sentire bene le parole
dei colleghi.
Quante volte abbiamo ascoltato i
lavoratori lamentarsi di questi
problemi?
A volte NON sono necessariamente scuse.
I DPI, infatti, se da un lato proteggono
da un rischio dall’altro alterano,
in modo più o meno marcato
a seconda della persona e delle
condizioni di utilizzo, la relazione
con la realtà circostante o la sua
percezione e possono creare condizioni
sfavorevoli nell’utilizzatore;
questo almeno finché quest’ultimo
non si è abituato ad essi.
E non solo: il DPI offre un disagio
certo (sia fisico che psicologico) a
fronte di un beneficio incerto.
Il suo uso infatti protegge da un
rischio, ma non è detto che senza
il DPI il rischio si concretizzerebbe
necessariamente in danno.
Anzi, nella realtà per fortuna ciò
capita di rado: è possibile usare
un “flessibile” per mesi senza
occhiali senza essere colpiti da
alcuna scheggia nell’occhio.
Questo messaggio e il disagio che
ne deriva può essere interpretato
in modi diversi a seconda del contesto
di lavoro dove si opera:
in alcune aziende è un disagio CONDIVISO
in alcune aziende è un disagio ISOLATO