La valutazione del rischio chimico si basa sulla misura della dose di prodotto assorbita dal lavoratore, e quindi su misure ambientali o biologiche condotte sul luogo di lavoro e sui lavoratori.
Tuttavia, in agricoltura non è realisticamente possibile effettuare una valutazione del rischio chimico tramite misurazioni dirette condotte in modo sistematico (azienda per azienda) per la variabilità delle condizioni ambientali e dei compiti, la molteplicità della mansioni e i costi relativamente elevati oltre alla scarsa rappresentatività delle analisi.
L'impiego dell'abbigliamento protettivo è in fase di crescita nel settore agricolo, in parallelo con la maggiore consapevolezza della necessità di tutelare la salute degli operatori che si riscontra nella società e nel mondo del lavoro in generale. Tuttavia, molti operatori adottano soluzioni poco efficaci.
Bisogna infatti fornire un'efficace barriera alle sostanze comunemente usate in agricoltura, come fitofarmaci, fertilizzanti e prodotti chimici di vario genere.
Sulla base delle definizioni da Direttiva 2009/128/CE abbiamo
Utilizzatore professionale: persona che utilizza i pesticidi nel corso di un’attività professionale, compresi gli operatori, i tecnici, gli imprenditori e i lavoratori autonomi, sia nel settore agricolo sia in altri settori;
Distributore: persona fisica o giuridica che rende disponibile sul mercato un pesticida, compresi i rivenditori all’ingrosso e al dettaglio, i venditori e i fornitori;
Consulente: persona che ha acquisito un’adeguata conoscenza e fornisce consulenza sulla difesa fitosanitaria e sull’impiego sicuro dei pesticidi, nell’ambito professionale o di un servizio commerciale;
La "buona pratica" nel trattamento agricolo è il frutto dell’analisi della lavorazione, effettuata considerando ogni singola fase. In particolare, tiene conto delle proprietà dei formulati utilizzati (prodotti chimici e tipo di formulazione), delle caratteristiche delle macchine e dell’irroratrice, ma anche dell’uso dei DPI, delle abitudini comportamentali personali e della formazione degli operatori addetti.
Con il concetto di "Buona Pratica" si intende quindi una modalità di lavoro nella quale, in base alla valutazione condotta ed agli eventuali interventi migliorativi effettuati, il rischio possa essere considerato ragionevolmente basso, e quindi accettabile.
Indumenti Barriera per eccellenza sono:
TUTA intera con cappuccio con certificazione categoria 3 che protegga in base alle norme:
Protezione CHIMICA categoria 3 tipo 4-b
Protezione BIOLOGICA secondo la norma EN14126:2003
Protezione NUCLEARE secondo la norma EN 1073-2
Proprietà antistatiche norme EN 1149
Protezione BIOLOGICA secondo la norma EN14126:2003
Protezione NUCLEARE secondo la norma EN 1073-2
Proprietà antistatiche norme EN 1149
CAMICE con certificazione categoria 3 che protegga in base alle norme:
Protezione CHIMICA categoria 3 tipo 4-b
Protezione BIOLOGICA secondo la norma EN14126:2003
Protezione NUCLEARE secondo la norma EN 1073-2
Proprietà antistatiche norme EN 1149
Protezione CHIMICA categoria 3 tipo 4-b
Protezione BIOLOGICA secondo la norma EN14126:2003
Protezione NUCLEARE secondo la norma EN 1073-2
Proprietà antistatiche norme EN 1149