mercoledì 25 luglio 2012

GAS coinvolti maggiormente in INCIDENTI E INFORTUNI

quali sono i GAS coinvolti maggiormente in INCIDENTI E INFORTUNI?



Azoto - N
Gas incolore, inodore, non infiammabile, non reattivo, non tossico.
E’ di gran lunga il gas che provoca più infortuni per asfissia, non essendone avvertita la presenza e quindi percepito il pericolo. L’azoto, contenuto nell’atmosfera al 78%, è pesante all’incirca come l’aria (d=0.97) e di conseguenza non tende né a stratificarsi verso il basso né a sfuggire verso l’alto; se è freddo rispetto all’atmosfera si accumula in basso.
Un litro di azoto liquido, in condizioni normali di temperatura e pressione, sviluppa 680 litri di gas. Questo comporta che in un ambiente di 10 m3 la concentrazione di O2 si riduce al 15%.
Viene utilizzato come liquido criogenico nell’industria alimentare, chimica, metallurgica. Usato come gas inerte per equilibrare la pressione di altri gas sciolti in liquidi contenuti in autoclave, come gas inerte di copertura di liquidi per impedirne l’ossidazione atmosferica, come conservante nel confezionamento di alimenti per evitare l’ossidazione. Utilizzato anche come gas di lavaggio di reattori, silos, autoclavi per vino, ecc… Sono stati segnalati incidenti in ambienti con surgelatori a N2 liquido per alimenti o in ascensori usati per trasporto di N2 contenuto in vasi Dewar .

Anidride Carbonica – CO2
Gas incolore e inodore più pesante dell’aria (densità relativa all’aria d=1.53). Tende a stratificarsi verso il basso. Presente nell’atmosfera in concentrazione da 0.03 a 0.06 % in volume.
L'anidride carbonica, quando raggiunge nell’atmosfera una concentrazione del 5%, comporta l’insorgenza di respiro superficiale e cefalea. Concentrazioni superiori al 10% determinano la perdita di coscienza fino alla morte per anossia se l’infortunato non viene riportato nelle normali condizioni o sottoposto ad ossigenoterapia. Anche a basse concentrazioni l’anidride carbonica deve essere considerata tossica in considerazione degli effetti sulle membrane cellulari (aumento dei carbonati ed acidosi).
Viene utilizzato intenzionalmente nel ciclo produttivo come refrigerante e congelante nell’industria alimentare. Può avere anche usi come estinguente, in applicazioni medicali e nel trattamento dell’acqua.
Si può formare anche da fenomeni di combustione, di putrefazione, di fermentazione (farine, granaglie in presenza di umidità), da dissociazione del bicarbonato di calcio (lavori svolti nel sottosuolo).
Vengono normalmente segnalati incidenti in ambienti dove avvengono fermentazioni di sostanze alimentari.

Anidride Solforosa – SO2
Gas incolore di odore pungente, di densità superiore all’aria (d=2,8). Non infiammabile. E’ corrosivo e vescicante, provoca una grave fenomenologia broncospastica con conseguente anossia anossica.
Si sviluppa per reazione tra bisolfiti e acidi.
Viene utilizzato in enologia, nelle fonderie di leghe leggere per creare un’atmosfera riducente al di sopra del metallo fuso, come conservante nell’industria alimentare, come sbiancante nell’industria della carta.

Monossido di Carbonio – CO
Gas incolore e inodore, di densità simile all’aria (d=0.97), forma facilmente miscele esplosive (LIE = 12.5% e LSE = 74%).
Si produce da combustione in difetto di ossigeno. Gli incidenti determinati da questo gas, che avendo un’affinità per l’emoglobina 200 volte superiore a quella dell’ossigeno provoca anossia anemica, avvengono soprattutto in ambiente domestico per malfunzionamento di stufe, camini otturati, ect.

Solfuro di Idrogeno – H2S
Gas incolore più pesante nell’aria (d=1.19) dal caratteristico odore di uova marce, estremamente infiammabile (LIE = 4% e LSE = 46%). La sensazione olfattiva non aumenta con la concentrazione del gas nell’aria; può accadere che l’odore, percepibile a bassissime concentrazioni (0,0081ppm), si attenui o sparisca alle alte concentrazioni per esaurimento funzionale dei recettori.
Utilizzato nel ciclo produttivo in metallurgia per eliminare impurità. Si produce anche per reazione tra solfuri e acidi, da reazioni anaerobiche, in attività di depurazione, bonifiche industriali, produzione biogas e agricoltura.

Argon – Ar
Gas incolore e inodore più pesante dell’aria (d=1.38).
È utilizzato per saldatura ad arco elettrico con gas di protezione, nell’industria siderurgica e della lavorazione dei metalli (ad es. per l’eliminazione dall’alluminio fuso dell’idrogeno disciolto), nella produzione del vetro piano e dei serramenti come gas di riempimento per le intercapedini dei vetrocamera, nell’industria dell’illuminazione per il riempimento di bulbi ad incandescenza e fluorescenza.

Acido Cianidrico – HCN
Si presenta sotto forma di liquido (p.e. 25.7 °C) o di gas incolore dal caratteristico odore di mandorla amara (soglia olfattiva da 0.58 ppm), estremamente infiammabile (LIE = 5.6% e LSE = 40%) e con densità dei vapori (d=0,94) di poco inferiore a quella dell’aria. Il gas si sviluppa dalla reazione tra cianuri e acidi. Incidenti avvengono nell’industria galvanica per versamenti accidentali di cianuri in vasche di decapaggio o per introduzione di soluzioni acide in vasche con cianuri. L’intossicazione derivante dall’esposizione indebita ad acido cianidrico è tipica dell’industria galvanotecnica, dove nella manipolazione diretta è obbligatoria l’abilitazione professionale ed il conseguimento dell’apposito patentino per l’uso dei gas tossici.

Elio – He
Gas incolore e inodore, inerte, molto più leggero dell’aria (d=0,137).
Data la sua inerzia chimica potrebbe essere utilizzato al posto dell’azoto. La sua leggerezza determina minori rischi, ma è più costoso.
Può essere presente in ambienti con apparecchiature raffreddate ad He liquido (es. scanner per imaging nella risonanza magnetica). Impiegato nell’industria chimica, farmaceutica, nei laboratori e centri di ricerca. Viene utilizzato per gonfiare i palloncini o, in modo improprio, viene inalato per alterare il tono della voce.

Freon, Halon  - (Idrocarburi Alogenati)
Col nome commerciale di freon e halon è identificata una famiglia di gas derivati dal metano e dall'etano per sostituzione degli atomi di idrogeno con atomi di alogeni (cloro, fluoro, bromo). Sintetizzati a partire dal 1931; proibiti dal 1990, se non negli usi per i quali non hanno sostituti, in quanto responsabili del "buco nell'ozono".
Si tratta di gas incolori, senza odore o con debole odore di etere, ininfiammabili, chimicamente stabili, senza alcuna azione tossica.
Essendo più pesanti dell'aria, in caso di perdita e fughe tendono ad accumularsi negli strati inferiori dell'aria e possono quindi causare asfissia per l'impoverimento del tenore di ossigeno che può aver luogo nell'atmosfera.
I freon hanno trovato largo impiego come fluidi refrigeranti, come propellenti, come solventi o come espandenti; gli halon come estinguenti nell’industria alimentare, chimica e nell’impiantistica frigorifera e di condizionamento dell’aria.






Cultura della Sicurezza e Insegnanti: studio EU-OSHA




Educazione al rischio: nuova relazione sull'integrazione della SSL nei programmi di formazione degli insegnanti

In teoria gli insegnanti dovrebbero seguire una formazione su come educare al rischio nelle scuole. Se è difficile integrare adeguatamente l'educazione al rischio, è ancor più difficile inserirla negli intensi programmi di formazione destinati ai futuri insegnanti. Ma non è impossibile: una nuova relazione dell'EU-OSHA su casi studio presenta vari approcci e metodi che potrebbero essere considerati o elaborati per preparare gli insegnanti all'educazione al rischio.

Per approfondire: Educazione al rischio e insegnanti


La pubblicazione interviene per colmare una lacuna di ricerca e favorire l’adozione di strumenti efficaci per diffondere la cultura della sicurezza a tutti i livelli della cittadinanza a partire dall’insegnamento a scuola.

In questa relazione troviamo alcune esperienze esemplari per formare all’educazione al rischio futuri insegnanti e insegnanti già in ruolo. Per facilitare la diffusione della relazione, per ora disponibile solo in inglese, è stato predisposto un Fact-sheet, tradotto in tutte le lingue comunitarie, che sintetizza i principali temi e le criticità emerse.


Lo studio dei casi ha permesso di individuare alcune caratteristiche necessarie a una efficace strategia formativa per gli insegnanti. Questa dovrebbe contemplare:

  1. “Una formazione con un approccio che coinvolge tutti i soggetti del processo educativo e abbina l’educazione al rischio alla promozione di una migliore gestione della SSL nelle scuole, integrando anche la SSL nel lavoro quotidiano di tutti gli insegnanti, in un contesto generale di cultura della sicurezza nelle scuole che ne promuova la partecipazione e li impegni attivamente;
  2. la formazione di tutti i futuri insegnanti su come inserire le nozioni di base della SSL nelle scuole e come integrare l’educazione al rischio nel loro lavoro quotidiano;
  3. l’istruzione di tutti gli insegnanti sulla SSL non appena prendono servizio in una scuola, compresa l’educazione al rischio degli alunni;
  4. una formazione supplementare per i presidi affinché questi ultimi acquisiscano una conoscenza approfondita della gestione della SSL e integrino l’educazione al rischio nella pratica scolastica;
  5. una formazione supplementare per altri docenti, a seconda della loro specializzazione, affinché acquisiscano una conoscenza approfondita della SSL e dell’educazione al rischio, con un’attenzione particolare alla possibilità di dichiarare determinati docenti «campioni» e affidare loro il compito di diffondere le informazioni e motivare gli altri;
  6. la definizione del numero minimo di docenti cui impartire una formazione speciale;
  7. la possibilità di fare rete tra le scuole e i docenti «campioni» in tema di SSL/educazione al rischio (autorità, enti responsabili, educatori sanitari, ect.).


Per inserire l’ educazione alla sicurezza lavorativa nei percorsi formativi scolastici è necessario integrare l’educazione al rischio nei programmi di formazione per gli insegnanti futuri. Questo è quanto sottolinea l’ Agenzia Europea per la sicurezza e salute sul lavoro (EU-OSHA) in una relazione dal titolo “ Training teachers to deliver risk education – Examples of mainstreaming OSH into teacher training programmes”, una relazione che raccoglie casi di formazione di insegnanti futuri e già in servizio su temi di sicurezza e salute sul lavoro (SSL) o in generale di educazione al rischio.

La sintesi dei contenuti più rilevanti della relazione è stata recentemente presentata in una scheda informativa dal titolo "Factsheet 103 - Strategie di formazione per insegnanti nell'ambito dell'educazione al rischio".


mercoledì 18 luglio 2012

Safety® Kit

IL numero degli infortuni sul lavoro ha proseguito nel proprio andamento decrescente: nel 2011 sono stati denunciati circa 725.000 infortuni, con una riduzione del 6,6% rispetto al 2010. I decrementi maggiori si sono avuti nel settore delle costruzioni (-14,7%) e dei trasporti (-11,3%).

Gli infortuni mortali stimati sono 920, con una diminuzione del 5,4% rispetto al dato definitivo del 2010 (già diminuito del 7,6% rispetto al 2009).


Disaggregando il dato in macro categorie è possibile trarre indicazioni utili alla valutazione delle politiche della sicurezza: gli infortuni “in ambiente di lavoro” sono meno della metà del totale (450, stabili rispetto al 2010) e quelli avvenuti “in strada in occasione di lavoro” sono esattamente un quarto (230, in riduzione del 21,2% rispetto al 2010); oltre un quarto del totale, quindi, sono gli infortuni “in itinere” (240, in aumento del 4,8% sul 2010) che ben poco hanno a che fare con tutte le iniziative - dell’INAIL e delle singole imprese - finalizzate alla sicurezza sui luoghi di lavoro e alla salvaguardia della salute dei lavoratori.

Corredo completo per la protezione dell'operatore da sostanze chimiche

Tuta Tyvek® Classic

La tuta da lavoro Tyvek® Classic realizzata in Tyvek® garantisce una buona impermeabilità alle particelle dovuta alla struttura delle sue fibre, estremamente sottili e continue. Resistente agli spruzzi chimici e spray di minima intensità nonché alla permeazione di sostanze chimiche a bassa concentrazione a base acquosa.


• Durata: TYVEK® è estremamente robusto e resistente allo strappo e all’abrasione. La tuta TYVEK® Classic è l’indumento protettivo di riferimento per applicazioni di tipo 5 e 6. La tuta TYVEK® Classic rimane intatta anche a condizioni di movimenti controllati come descritto nelle norme per indumenti di protezione chimica e mantiene il suo livello di protezione durante tutta l’applicazione.
• Comfort: Permeabile sia all’aria che al vapore acqueo, la tuta TYVEK® Classic permette la traspirazione. È molto morbida, leggera, flessibile e piacevole a contatto con la pelle.

La tuta TYVEK® Classic è normalmente utilizzata per proteggersi dall’esposizione a particelle (tipo 5) e liquidi nebulizzati, cioè aerosol di sostanze chimiche a base acquosa (tipo 6). Abbigliamento per la protezione chimica – Categoria III

Guanti
I guanti realizzati in neoprene nero sono indicati per la manipolazione di chetoni ed esteri. Inoltre hanno un’altissima resistenza alla permeazione di gas e di vapore acqueo.

Occhiali a Mascherina
Occhiale a mascherina con ampio campo visivo. Ponte nasale anatomico perfettamente adattabile a tutte le configurazioni di naso. Ampia fascia elastica in tessuto anallergico. Protezione sopracigliare. Lente in policarbonato antiappannante e antigraffio. Peso gr 110.

Semimaschera 3M + Filtri classe A2P3
Facciale morbido e leggero in materiale elestometrico. Facile da indossare. Sistema 3M di innesto filtri a baionetta. Minima manutenzione. EN 140.
Filtri di tipo A2P3 completi di ghiera

La tuta Tyvek® Classic Verde può essere smaltita insieme ai contenitori vuoti di agrofarmaci, secondo la normativa vigente.

sabato 14 luglio 2012

Rifiuti Speciali CER 17. 04. 02


Cartelli e Segnaletica CER

I codici CER (Catalogo europeo dei rifiuti) in vigore dall’1.1.2002 sono tratti dalla Direttiva del Ministero Ambiente in data 9.4.2002: i segnali realizzati su fondo giallo corrispondono ai CER dei rifiuti classificati pericolosi. Si utilizzano per segnalare le diverse aree dove vengono stoccati temporaneamente i diversi rifiuti.



Cartello alluminio rifiuti speciali CER 17. 04. 02
Segnaletica aziendale e per la proprietà privata » Segnali d'informazione qualità, segnaletica CER » cartello alluminio rifiuti speciali CER 17.04.02


CODICE: CER3401
MATERIALE: alluminio spessore 0,7
FORMATO: 500x333
PESO: 0,325 Kg



Cartello alluminio rifiuti speciali CER 17. 04. 05
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CODICE: CER3402
MATERIALE: alluminio spessore 0,7
FORMATO: 500x333
PESO: 0,325 Kg



Cartelli alluminio rifiuti speciali CER 15. 01. 06
Segnaletica aziendale e per la proprietà privata » Segnali d'informazione qualità, segnaletica CER » cartello alluminio rifiuti speciali CER 17.04.02


CODICE: CER3403
MATERIALE: alluminio spessore 0,7
FORMATO: 500x333
PESO: 0,325 Kg



Cartello alluminio rifiuti speciali CER 15. 01. 03
Segnaletica aziendale e per la proprietà privata » Segnali d'informazione qualità, segnaletica CER » cartello alluminio rifiuti speciali CER 17.04.02


CODICE: CER3404
MATERIALE: alluminio spessore 0,7
FORMATO: 500x333
PESO: 0,325 Kg



Cartello alluminio rifiuti speciali CER 15. 01. 01
Segnaletica aziendale e per la proprietà privata » Segnali d'informazione qualità, segnaletica CER » cartello alluminio rifiuti speciali CER 17.04.02


CODICE: CER3405
MATERIALE: alluminio spessore 0,7
FORMATO: 500x333
PESO: 0,325 Kg



Cartello alluminio rifiuti speciali CER 15. 01. 02
Segnaletica aziendale e per la proprietà privata » Segnali d'informazione qualità, segnaletica CER » cartello alluminio rifiuti speciali CER 17.04.02


CODICE: CER3406
MATERIALE: alluminio spessore 0,7
FORMATO: 500x333
PESO: 0,325 Kg



Cartello alluminio rifiuti pericolosi CER 15. 01. 10
Segnaletica aziendale e per la proprietà privata » Segnali d'informazione qualità, segnaletica CER » cartello alluminio rifiuti speciali CER 17.04.02


CODICE: CER3407
MATERIALE: alluminio spessore 0,7
FORMATO: 500x333
PESO: 0,325 Kg



Cartello alluminio rifiuti pericolosi CER 14. 06. 05
Segnaletica aziendale e per la proprietà privata » Segnali d'informazione qualità, segnaletica CER » cartello alluminio rifiuti speciali CER 17.04.02


CODICE: CER3408
MATERIALE: alluminio spessore 0,7
FORMATO: 500x333
PESO: 0,325 Kg



Cartello alluminio rifiuti pericolosi CER 20. 01. 21
Segnaletica aziendale e per la proprietà privata » Segnali d'informazione qualità, segnaletica CER » cartello alluminio rifiuti speciali CER 17.04.02


CODICE: CER3409
MATERIALE: alluminio spessore 0,7
FORMATO: 500x333
PESO: 0,325 Kg



Cartello alluminio rifiuti pericolosi CER 16. 01. 07
Segnaletica aziendale e per la proprietà privata » Segnali d'informazione qualità, segnaletica CER » cartello alluminio rifiuti speciali CER 17.04.02


CODICE: CER3410
MATERIALE: alluminio spessore 0,7
FORMATO: 500x333
PESO: 0,325 Kg



Cartello alluminio rifiuti speciali CER 20. 01. 01
Segnaletica aziendale e per la proprietà privata » Segnali d'informazione qualità, segnaletica CER » cartello alluminio rifiuti speciali CER 17.04.02


CODICE: CER3411
MATERIALE: alluminio spessore 0,7
FORMATO: 500x333
PESO: 0,325 Kg



Cartello alluminio rifiuti speciali CER 15. 01. 07
Segnaletica aziendale e per la proprietà privata » Segnali d'informazione qualità, segnaletica CER » cartello alluminio rifiuti speciali CER 17.04.02


CODICE: CER3412
MATERIALE: alluminio spessore 0,7
FORMATO: 500x333
PESO: 0,325 Kg







martedì 10 luglio 2012

Agenti chimici pericolosi, cancerogeni, mutageni: calcolare l’Indice di rischio (livello di esposizione) attraverso due fogli di calcolo excel



Le linee guida sono il risultato di una collaborazione virtuosa tra enti pubblici nazionali ed europei e propongono un modello originale per la Valutazione del Rischio da esposizione ad agenti chimici pericolosi, cancerogeni e mutageni.

E' stata presentata la nuova edizione delle “Linee Guida per la Valutazione del Rischio da esposizione ad agenti chimici pericolosi e ad agenti cancerogeni e mutageni” elaborate dal Centro Interagenziale “Igiene e Sicurezza del Lavoro” di ISPRA, con la collaborazione dell’Università Politecnica delle Marche, la Environment Agency (England), la Scottish Environmental Protection Agency (SEPA), le Arpa Basilicata, Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Campania, Marche e Sicilia.

Le principali ragioni che hanno portato alla riprogettazione dell’antecedente “Linea guida”, edita nel 2006, possono essere così sintetizzate:
1° il mutato quadro normativo nazionale di riferimento che dispone la valutazione del rischio chimico nelle attività delle Agenzie di Protezione ambientale;
2° l’evoluzione delle conoscenze scientifiche e tecniche in materia;
3° la necessità di elaborare un proprio modello tecnico-operativo per adempiere agli obblighi normativi cercando di sopperire alla lacuna normativa in merito alle metodologie da adottare.

Le Linee guida presentano due modelli matematici per calcolare l’Indice di rischio (livello di esposizione) attraverso due fogli di calcolo excel: uno riferito agli agenti chimici pericolosi e l’altro agli agenti cancerogeni e mutageni. Come spiegato nella Premessa “i modelli matematici proposti si basano sul confronto degli elementi che determinano il rischio con tutti gli aspetti utilizzati per contenerlo, rispondendo ai requisiti delle leggi vigenti in materia e risultando alternativi ma anche complementari alle misure ambientali e biologiche”.

La completezza e l’ampiezza dello studio sono evidenti scorrendo anche solo brevemente l’indice del volume.
I primi sei capitoli si possono definire una premessa necessaria a quelli che sono gli elementi centrali delle Linee guida.
Molto dettagliato il quarto capitolo, “Sostanze e preparati/miscele pericolose”, che si sofferma sulle diverse classificazioni degli agenti chimici, cancerogeni e mutageni, sullefrasi di rischio e di prudenza, sulla classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze e delle miscele pericolose, ecc.
Più contenuti i capitoli dedicati alla normativa e ai dispositivi di protezione individuale (DPI).
Con il settimo capitolo, dedicato ai “Principi generali per operare con agenti chimici pericolosi”, si entra nel merito della questione, per poi passare alla trattazione del rischio da esposizione a sostanze pericolose e alla valutazione del rischio da esposizione ad agenti chimici pericolosi, cancerogeni e mutageni.

Come viene sottolineato nelle Conclusioni, un ruolo importante è rivestito dalle caratteristiche strutturali dell’edificio dove è sito il laboratorio chimico, che dovrebbe essere appositamente progettato per questo uso. Basti pensare “agli impianti di ventilazione, dei gas tecnici (bombole), dei gas di emissione in atmosfera dalle cappe, ai servizi igienici e ai sistemi di emergenza, agli stoccaggi dei campioni e delle sostanze chimiche, agli impianti elettrici, alle installazioni speciali legate alle variegate necessità strumentali.”

L’auspicio dichiarato degli autori è che queste Linee guida possano divenire il punto di riferimento non solo per i laboratori del Sistema Agenziale, ma anche per i laboratori di ricerca universitari, i laboratori didattici delle scuole, i laboratori degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali, delle Strutture Sanitarie, laboratori di analisi privati, ect.

L’obiettivo dichiarato è stato quello dar vita ad un insieme di buone pratiche e tecniche per affrontare casi concreti; ed infatti, il modello proposto nelle Linee guida, è stato costruito a partire dalle caratteristiche organizzative dei laboratori delle agenzie ambientali.


Come dichiarato nelle Conclusioni, tre i punti cardine intorno ai quali ruota il lavoro:
  1. identificare e rappresentare in modo pragmatico tutti gli elementi che contribuiscono a quantificare il rischio chimico nei laboratori di analisi;
  2. calcolare l’Indice di rischio;
  3. identificare e pianificare interventi nelle attività di laboratorio che riducano il rischio e migliorino le condizioni di sicurezza degli operatori esposti.
Tutto scaricabile da: www.arpat.toscana.it





venerdì 6 luglio 2012

La vernice aerosol per la tracciatura di linee leader a livello mondiale



EASYLINE® Edge è riconosciuta come la miglior vernice aerosol per la tracciatura di linee a livello mondiale. Con una formulazione di vernice di livello superiore, unita all’applicatore di precisione ad alto valore tecnologico EASYLINE® Edge, Edge System garantisce la tracciatura delle linee più nitide, brillanti e durevoli sul mercato. Disponibile in otto colori assortiti RAL, EASYLINE® Edge è una vernice epossidica estremamente durevole, adatta per la maggior parte delle superfi ci esposte a frequente traffi co, ideale per la tracciatura di linee e la tracciatura manuale in interni ed esterni.

Caratteristiche e vantaggi
• La vernice epossidica, adatta per la maggior parte delle superfi ci esposte a frequente traffico, ha una durata almeno 2 volte superiore rispetto a quella del miglior prodotto concorrente*
• La bomboletta da 750 ml consente di tracciare 100 m di linea da 50 mm su cemento liscio.
• Si risparmia tempo e denaro: maggiore durata e minore necessità di riverniciatura.
• Asciuga in 10 minuti, facile da applicare, senza sprechi e imbrattamenti.
• Il più elevato contenuto di vernice per recipiente disponibile sul mercato: 100% in più rispetto
agli altri prodotti (47,5% contro 24%).
• Il minor contenuto di composti organici volatili (VOC, Volatile Organic Compounds) rispetto agli altri sistemi oggi disponibili sul mercato.
• Impatto ambientale ridotto al minimo: non nocivo per l’ambiente e la vita acquatica.
• Rispetta la salute e la sicurezza: formula non tossica, non nociva e priva di sostanze irritanti.
• Gli aerosol presentano una resistenza superiore fi no al 50% e ciascun recipiente resiste a una pressione pari ad almeno 18 bar.
• Si avvale di un esclusivo sistema propellente, in grado di creare linee di qualità superiore per tutta la durata del prodotto.
• È conforme alle prescrizioni della Direttiva Europea 92/58/EEC.
• Ideale anche per l’esecuzione di marcatura con stencil o manuale.


*Sottoposto a test utilizzando il test ASTM D4060-95, riconosciuti a livello internazionale, tramite uno strumento per l’abrasione Taber.


Respiratori e Patologie allergiche in ambito professionale


Per tornare a parlare di asma e di patologie allergiche, c'è un documento pubblicato sul sito della Facoltà e Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Trieste a cura di Francesca Larese Filon (Unità Clinico Operativa di Medicina del Lavoro - Dipartimento di Scienze di Medicina Pubblica  Università degli Studi di Trieste). 


Il documento, dal titolo “Patologie allergiche in ambito professionale”, resoconto di una presentazione a precedenti seminari sulle novità in allergologia, si sofferma in particolare sulle patologie respiratorie.

Riguardo all’ asma occupazionale si ricorda che è una patologia principalmente “caratterizzata da ostruzione delle vie aeree e/o ipereattività bronchiale, di gravità variabile, dovute a cause e condizioni attribuibili ad un particolare ambiente lavorativo”.

In particolare la oculorinite e le asma allergiche da IgE (immunoglobuline E) mediata possono riguardare, ad esempio, panettieri, operatori sanitari (in relazione al lattice) e gli esposti a caffè verde. Mentre la oculorinite e le asma allergiche non IgE possono interessare verniciatori (isocianati), parrucchieri (persolfati), operatori sanitari (formaldeide, glutaraldeide), odontotecnici (acrilati, metilacrilati), la lavorazione con alcuni legni.

L’ asma professionale è classificabile in tre tipologie:
- tipo immunologico;
- tipo non immunologico;
- asma aggravata dal lavoro (asma preesistente o concomitante aggravata da stimoli fisici o chimici presenti nell’ambiente di lavoro). 

L’asma di tipo immunologico:
- “compare dopo un periodo di latenza;
- è causata da agenti ad alto peso molecolare o a basso PM con meccanismo IgE;
- può essere causata da agenti a basso PM con meccanismo immunologico ancora non chiarito”. 
Invece l’asma di tipo non-immunologico può essere:
- “asma da irritanti o da disfunzione reattiva delle vie aeree (RADS) senza periodo di latenza;
- asma causata da esposizione singola o multipla ad agenti irritanti non specifici ad altra concentrazione.

Gli agenti ad alto peso molecolare possono essere farine-cereali (panettieri, mugnai), derivati epidermici di animali, enzimi (detergenti, panettieri, ecc), lattice, mangimi per pesci, caffè/ricino, henné, gomma arabica, …
Alcune caratteristiche:
- “la sensibilizzazione è rilevabile con il prick test e con la ricerca delle IgE specifiche;
- l’asma è frequentemente immediata, più raramente dual o ritardata;
- sono maggiormente colpiti i soggetti atopici anche per i comuni allergeni”. 

Gli agenti a basso peso molecolare possono essere: isocianati (verniciatura poliuretanica, isolamenti, produzione di plastica, schiume poliuretaniche), polveri di legno (cedro rosso, ecc), anidridi (produzione e uso di resine epossidiche, prod. plastica), persolfati ( parrucchiere), acrilati (uso di colle acriliche), formaldeide e glutaraldeide (sanitari), amine (saldatori, addetti alla coloritura), metalli (raffinazione, saldatura), … 
In questo caso il meccanismo ancora non è chiaro:
– “risposta immunologica mai compresa (forse stimolazione dei linfociti e azione flogogena);
– meccanismo irritativo;
– meccanismo farmacologico: gli isocianati ad es. potrebbero agire come beta bloccanti inducendo così il broncospasmo o interferendo con la via delle prostaglandine o coinvolgendo l’anticolinesterasi”. 

Per la valutazione dell’asma professionale è bene:
- “raccogliere un’anamnesi personale e lavorativa precisa;
- sospettare un’etiologia professionale;
- verificare se gli agenti a cui è esposto il soggetto possono essere asmogeni;
- visitare eventualmente il posto di lavoro per valutare il tipo di esposizione;
- seguire un iter diagnostico preciso”. 

Questi gli elementi chiave per la diagnosi di OA (Occupational Asthma)
- “sintomi: quando insorgono, sono associati a tosse, a respiro sibilante, a dolore toracico, a rinite, a congiuntivite, a sintomi sistemici (febbre, malessere altralgia)?
- Quanto durano e si risolvono da soli?
- C’è un test arresto-ripresa positivo”? 

Questa invece la caratteristica dei sintomi sul lavoro:
- “insorgenza immediata sul lavoro e scomparsa andando a casa;
- insorgenza ritardata 4-12 ore dopo l’inizio del lavoro o dopo essere tornati a casa;
- insorgenza immediata con risoluzione e recidiva tardiva;
- scomparsa dei sintomi allontanandosi dal lavoro”.
È necessario poi identificare i possibili fattori di rischio:
- “fumo di sigaretta;
- sintomi asmatici insorti prima di iniziare il presente lavoro;
- atopia personale: anamnesi di sintomi stagionali o perenni da allergeni comuni; familiarità; prick test positivi ai comuni allergeni”.

Il documento si sofferma sull’iter diagnostico, sul trattamento, sui fattori prognostici favorevoli e sulla prevenzione.

Concludiamo questa breve presentazione con le indicazioni presenti riguardo alla prevenzione primaria, secondaria e terziaria.

Prevenzione primaria:
- “sostituzione dei prodotti con altri a minor rischio;
- automatizzare i processi;     
- cicli chiusi;
- aspirazione localizzata e abbattimento degli inquinanti;
- formazione-informazione degli esposti”.

Prevenzione secondaria:
- “uso di adeguati mezzi di protezione personale (mascherine specifiche antiallergiche, guanti specifici antiallergici, ect.);
- visite mediche all’assunzione e periodicamente;
- controllo ambientale degli inquinanti;
- allontanamento dall’esposizione nella fase subclinica”.


Prevenzione terziaria:
- “terapia anche iposensibilizzante (?);
- riabilitazione”.




domenica 1 luglio 2012

Porte, Cancelli e Portoni: Pericoli

I pericoli insiti nell’uso di porte, cancelli e portoni vengono spesso sottovalutati. Tuttavia, gli infortuni possono avere conseguenze molto gravi, a volte mortali soprattutto con i portoni più grandi.
I pericoli principali sono i seguenti:

■ schiacciamento,
■ essere travolti dalla caduta della porta,
■ restare feriti durante l’eliminazione dei guasti o la manutenzione.

Con questa lista di controllo potete gestire meglio queste situazioni di pericolo.
Qui di seguito troverete una serie di domande importanti sul tema della presente lista di controllo.
Tralasciate le domande che non interessano la vostra azienda.

Per approfondire: 



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