La gravità di alcune asserzioni contenute nelle valutazioni di rischio chimico, nonché la poca professionalità di alcuni consulenti che le hanno redatte, ci impongono una riflessione su alcune delle affermazioni più gravi e sulla necessità di scegliere studi e consulenti che abbiamo uno "spessore" professionale.
- falegnameria: il valutatore dichiara la lavorazione di legno duro ma non effettua misurazioni poiché le ritiene superflue perché le polveri sono poche;
-metalmeccanica: nell’elenco di sostanze utilizzate il valutatore riporta 21 prodotti con frase di rischio R45, non effettua misure e dichiara che il rischio è moderato. Da un successivo sopralluogo è però emerso che i 21 prodotti R45 non venivano utilizzati e mai erano stati utilizzati in azienda, la loro presenza nella dichiarazione era dovuta ad un ‘copia e incolla’ effettuato dal valutatore. La cosa più grave era però che il datore di lavoro non se ne era accorto;
-parrucchiera: le schede tecniche dei prodotti utilizzati erano del 1997;
-trattamento acque: il valutatore non riporta un elenco completo delle sostanze chimiche presenti né valuta il rischio chimico del laboratorio di analisi poiché i reattivi utilizzati sono troppi e quindi risulta impossibile valutare il rischio che ne deriva;
-trattamento rifiuti tossici: il valutatore ammette la presenza di numerosi cancerogeni ma dice che essendo il contatto solo potenziale non si possono effettuare misure e quindi consiglia al medico competente di effettuare il monitoraggio biologico per i cancerogeni dotati di BEI” (valori limite biologici);
-trasformazione traversine ferroviarie dismesse: “il valutatore ammette l’ esposizione ad IPA ed effettua misure di esposizione personale”, confronta però la “somma delle concentrazioni di IPA riscontrate in analisi con il Valore Limite di 0,2 mg/m3 relativo al ‘ catrame e pece di carbone - prodotti volatili’, che è relativo agli estraibili in benzene di cui gli IPA sono solo una frazione”.
Per concludere, dall’esame di queste 60 valutazioni di rischio chimico, “di cui solo 8 appaiono condotte in maniera sufficiente, emerge come principale considerazione una situazione desolante ed una preparazione professionale dei valutatori scarsa o inesistente, evidenziata da affermazioni che spesso risultano ridicole anche per un neofita dell’Igiene Industriale”.
Inoltre “l’uso smodato di modelli e algoritmi, quasi sempre utilizzati male, denuncia una mancanza di serietà da chi si fa pagare per condurre una valutazione e la cosa è tanto più grave se si considera il fatto che i datori di lavoro di piccole aziende sono spesso incapaci di valutare quanto scritto dal consulente”.
Se si potesse generalizzare partendo da questi dati si potrebbe sostenere che nella grande maggioranza dei casi il D.Lgs 25/2002 “non ha lasciato traccia alcuna nell’ambito della prevenzione se non a livello di inutile consumo di carta”.
Nella tabella VII è riportata la classificazione complessiva delle valutazioni di rischio raggruppando le valutazioni in quattro categorie:
–valutazioni completamente insufficienti o sbagliate (“valutazioni che per omissioni di rischi palesemente presenti in azienda, per gravi mancanze rispetto alla normativa ecc. risultavano inaccettabili”): 41 (68.3 %);
– valutazioni moderatamente insufficienti (“valutazioni che pur coerenti nella forma presentavano lacune o considerazioni sbagliate”): 11 (18.3 %);
– valutazioni sufficienti (valutazioni che seppure in presenza di qualche imperfezione o errore nel complesso sono risultate sufficienti al primo esame in cieco ed al secondo esame di verifica): 6 (10.0 %);
– valutazioni pienamente sufficienti (“valutazioni corrette sotto ogni punto di vista”): 2 (3.3 %).
Un'esposizione a sostanze chimiche pericolose può avere effetti cancerogeni o causare danni al sistema cerebrale e nervoso, ma anche asma e problemi cutanei come dermatiti e allergie. La tossicità di certe sostanze chimiche può anche influire sulla fertilità o causare malformazioni genetiche. I danni causati da queste sostanze pericolose possono essere il frutto di una singola e breve esposizione o di un accumulo a lungo termine nell'organismo. Un'adeguata protezione cutanea contro sostanze chimiche liquide può contribuire ad evitare gli effetti locali causati da spruzzi chimici accidentali, nonché i conseguenti effetti sistemici o acuti.