mercoledì 1 giugno 2011

Asfalto Bitume Catrame



Vocaboli come asfalto, bitume o catrame sono spesso usati indifferentemente nel linguaggio comune o anche in ambito professionale, mentre in realtà sottendono significati ben diversi.


Per inquadrare giustamente la problematica, è molto importante in primo luogo prestare la dovuta attenzione al significato di alcuni termini fondamentali. 

Foto sopra - Scarpe specifiche per asfaltisti con suola HRO liscia resistente a 300° fino ad 8 ore. Lamina e Puntale Light (non metallici) e tomaia in pelle impermeabile WRU



Scarpa per asfaltisti bassa 
norme EN 345 S2P HRo HI 

Scarpa per asfaltisti alta 
norme EN 345 S2P HRo HI

TOMAIA vera pelle idrorepellente 
PUNTALE in composito con membrana traspirante
Lamina ANTIPERFORAZIONE flessibile 

COPRISOTTOPIEDE anatomico con tessuto a cellule aperte, traspirante, antimicotico e defatigante
INTERSUOLA Soffice PU espanso
FODERA a tunnel d'aria traspirante
BATTISTRADA Gomma resistente al calore fino a 300 °C, antiolio, antiscivolo e antistatico
CALZATA Natural Confort 11 Mondopoint
MISURE DISPONIBILI dalla 39 alla 47

Calzature a norma UNI EN ISO 20345:2007

Il Consiglio Nazionale delle Ricerche, CNR, definisce l’asfalto (o conglomerato bituminoso) come una “miscela dosata a peso o a volume di pietrisco, pietrischetto, graniglia, sabbia, filler e legante bituminoso”. Negli Stati Uniti d’America l’uso comune preferisce il vocabolo “asphalt mix” in riferimento al conglomerato bituminoso o asfalto, mentre il lemma “asphalt” viene riservato in genere al bitume. La parola asfalto, dunque, nel campo internazionale non ha un significato univoco ed è sempre bene, pertanto, non usarla senza gli opportuni chiarimenti.

Per quanto riguarda il bitume, si tratta di un materiale legante di origine naturale o proveniente dalla lavorazione del petrolio, contenente composti organici di origine prevalentemente idrocarburica, con tracce di zolfo, azoto, ossigeno, nichel, ferro e vanadio; il CNR lo definisce come una “miscela di idrocarburi e loro derivati, completamente solubili in solfuro di carbonio e dotati di proprietà leganti”. I bitumi si possono trovare in natura nelle rocce asfaltiche (Valle del Pescara, Ragusa e Modica), oppure in particolari giacimenti (“lago di pece nell’isola di Trinidad”, “giacimento di Selenitza”, Mar Morto); tuttavia i bitumi normalmente in commercio sono ottenuti attraverso processi di lavorazione del petrolio greggio (distillazione, precipitazione e 
soffiatura).

Con il termine catrame (l’inglese tar), ci si riferisce ad un materiale viscoso, contenente varie classi di composti organici tra cui poliaromatici in notevole quantità, nonché composti con ossigeno, azoto e zolfo. Esso ha un aspetto simile al bitume, ma è del tutto diverso per origine, composizione chimica e rilevanza tossicologica. In molti paesi sprovvisti di asfalto naturale come l’Inghilterra, in passato, il catrame era diffusamente impiegato come legante per le pietre stradali, a volte anche in miscela con il bitume. Tale uso, ora del tutto cessato e praticamente sconosciuto in Italia, ha favorito la confusione con i termini asfalto e bitume nel linguaggio comune ed in molti ambienti professionali: ancora oggi il linguaggio popolare parla di “catramare” riferendosi alla stesa di asfalto di bitume sulle strade.

La differente rilevanza tossicologica del bitume rispetto al catrame è attribuita proprio alla diversità di contenuto in idrocarburi policiclici aromatici (IPA) dei due composti: infatti i fumi provenienti da bitume contengono circa il 99% di composti alifatici e solo l’1% di composti aromatici, mentre i fumi di catrame, non utilizzato in Italia, contengono circa il 90% di composti aromatici. 

Gli IPA sono una grande famiglia di congeneri costituita da idrocarburi aromatici (o areni) ad elevato peso molecolare, la cui molecola è formata da due o più anelli benzenici, condensati in modo tale da avere in comune due o più atomi di carbonio. In particolare, la dizione “Idrocarburi Policiclici Aromatici” nella letteratura scientifica nazionale ed internazionale si riferisce ai composti contenenti solo atomi di carbonio e idrogeno (IPA non sostituiti e loro derivati alchil-sostituiti); essi rientrano nella categoria più generale dei “Composti Policiclici Aromatici”, che include anche i derivati funzionali (es. i nitroIPA) e gli analoghi eterociclici (es. gli aza-areni). 

Il termine “polinucleari” viene spesso utilizzato come sinonimo di “policiclici” e come tale è riconosciuto anche dall’Istituto Superiore di Sanità e dalla banca dati tossicologica della National Library of Medicine (Toxicology Data Network). Oltre alle esposizioni professionali specifiche (prime fra tutte le cokerie), altre fonti di rilievo appaiono alcune tipologie di cibo (cibi cotti alla griglia, cibi affumicati, cibi cotti a legna, ecc.), gli scarichi autoveicolari (fumi diesel ed in particolare quando la combustione non è regolata correttamente), gli impianti di riscaldamento (alimentati a gasolio, legna o carbone) e soprattutto il fumo di sigaretta.
Da parte dell’Unione Europea al bitume non è stata attualmente assegnata alcuna classificazione di pericolosità o di cancerogenicità 3 , né alcun obbligo di etichettatura, al contrario del catrame, classificato invece cancerogeno. In questo senso la legislazione italiana è perfettamente in linea con quella comunitaria. 
Viene così ufficialmente riconosciuta la notevole diversità tossicologica che intercorre tra bitume e catrame, anche in merito al contenuto di sostanze cancerogene, sottolineata da autorevoli organismi ed enti internazionali: IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ed ACGIH (American Conference of Government Industrial Hygienists) inseriscono il bitume rispettivamente nel “gruppo 3 – non può essere classificato in merito alla cancerogenicità per l’uomo” e nel “gruppo A4 – non classificabile come cancerogeno per l’uomo”.

Agenti Chimici
Oltre ad asfalto e bitume caldi usati nelle lavorazioni, nelle operazioni di manutenzione vengono impiegati in quantitativi limitati olii lubrificanti e per comandi oleodinamici; tali prodotti non contengono componenti in concentrazioni tali da configurare elementi di pericolo e non presentano rischi per le normali condizioni di impiego. Tuttavia si segnala talvolta la presenza di piccolissime quantità di ingredienti etichettati con la frase di rischio “R38 – irritante per la pelle” o “R41 – rischio di gravi lesioni oculari”. Inoltre nelle operazioni di pulizia quotidiana di parti operative dei mezzi d’opera viene utilizzato con sistemi automatici o manualmente del gasolio.

I seguenti accorgimenti pratici ed organizzativi (misure collettive) possono essere un ottimo sistema di prevenzione:
- Durante le fasi di stesa del colato su marciapiedi dotare le  “bonze” di bocche di scarico a ghigliottina (comandate a distanza con leve di lunghezza adeguata) ed evitare il completo riempimento delle carriole per il trasporto della massa fusa.
- Utilizzare i prodotti per le operazioni di manutenzione secondo le indicazioni fornite dal fornitore e riportate su etichette e schede di sicurezza.

Dal punto di vista tossicologico, al di là di effetti irritanti su mucose e congiuntive evidenti per alte esposizioni e considerabili nel “rischio da agenti chimici”, di sicuro rilievo è il potenziale cancerogeno per cute e apparato respiratorio riconosciuto ad alcuni IPA  (Tabella 1)  dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) e dall’Unione Europea.


Altre Informazioni su:
VADEMECUM - Opere di asfaltatura
www.ispesl.it/urp/schedeTecniche/dml/3.DML_Fumi_di_asfalto.pdf





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