I rischi prevalenti nelle attività di scavo:
- “rischio di seppellimento derivante da cedimento della parete di taglio”;
- rischio di caduta dall’alto all’interno dello scavo derivante da cadute dal bordo dello scavo”.
Una valutazione dei rischi dovrà poi tener conto anche dell’eventuale esposizione e la successiva riduzione di rischi quali:
- “rischio innescante il cedimento della parete di taglio” (derivante da accumuli di materiali sul ciglio, vibrazioni, scuotimenti, presenza di falde acquifere e circolazioni di fluidi);
- “rischio innescante il cedimento del bordo dello scavo” (derivante da accumuli di materiali sul ciglio, vibrazioni, scuotimenti);
- “rischio innescante la caduta dall’alto all’interno dello scavo” (derivante da mancanza di protezione dei bordi dello scavo, vertigini, abbagliamento degli occhi, scarsa visibilità, colpo di calore o di sole, …)
- “rischio di danno alla salute e/o di natura meccanica derivante da eventi atmosferici, quali vento, pioggia, umidità o ghiaccio sulle superfici di calpestio”.
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Raccomandazioni generali:
- “lo scavo propone per l’operatore una condizione di rischio molto rilevante che va ridotta e controllata mediante la predisposizione di tutte le misure di protezione necessarie dato che nessuno può stabilire con assoluta certezza che uno scavo sia sicuro e che non occorra predisporre nessun tipo di protezione;
- infortuni mortali o estremamente gravi si possono verificare anche se il lavoratore non è completamente sommerso dal terreno;
- la presenza di acqua aumenta la possibilità che lo scavo possa franare;
- le strutture di sostegno degli scavi devono sempre tener conto dei carichi addizionali determinati dal peso del materiale accumulato ai bordi della trincea;
- le opere di sostegno vanno sempre realizzate secondo gli schemi di montaggio forniti”.
Nel primo caso
per “ristrutturare una costruzione già esistente” è stato realizzato “uno scavo profondo 3,5 m con pareti quasi verticali” e in una delle 4 pareti sono state ricavate “due ‘nicchiè (larghe un metro e alte quanto la parete) per gettare i pilastri”.
Mentre un lavoratore e un collega stanno lavorando “ai piedi dello scavo per realizzare la gettata di pilastri e le fondazioni, a causa dello smottamento del terreno”, uno dei lavoratori viene investito da “una consistente quantità di materiale” che lo seppellisce completamente.
“Dato che lo smottamento era stato preceduto da dei rumori”, il collega riesce a mettersi in salvo”.
Purtroppo “la quantità di materiale ha impedito che i soccorsi fossero tempestivi e quando è intervenuto il SUEM (Servizio di Urgenza ed Emergenza Medica, ndr) il lavoratore era già deceduto per varie fratture interne (il corpo ha trovato una base di resistenza in un pozzetto in cemento)”.
Riguardo alle cause il cedimento del fronte dello scavo “è dovuto al fatto che questo non era stato rinforzato nonostante la pendenza pericolosa. Il POS e il PSC non prevedevano opere di rinforzo”. Il fronte dello scavo non era stato sbadacchiato (sbadacchiare nelle costruzioni significa eseguire la puntellatura di uno scavo, ndr) nonostante la pendenza e “la presenza di due nicchie”. La presenza di un pozzetto in cemento è stato poi un elemento peggiorativo, che ha aggravato le conseguenze.
Nel secondo caso
un cantiere confina con la proprietà attigua “a mezzo di una muretto alto 50 cm, sormontato da una rete metallica”.
Alcuni giorni precedenti all’infortunio, “la ditta, che doveva realizzare il diaframma, aveva scavato come guida, dalla parte interna del cantiere, una trincea profonda circa 80 cm a filo del muretto”. Inoltre il “giorno precedente all’infortunio aveva piovuto abbondantemente. L’acqua, che si era addossata al muro dalla parte delle proprietà attigua, si è infiltrata sotto il muretto trascinando sul fondo della trincea parte del terreno, che fungeva da sostegno”.
Nel pomeriggio successivo il lavoratore - di origine moldava e alle dipendenze non della impresa che aveva eseguito lo scavo, ma dell’impresa costruttrice - si introduce nella trincea allo scopo di eseguire delle misure. Mentre si trova nella trincea, il muro improvvisamente crolla.
Il lavoratore avvertiti i primi sintomi di cedimento, cerca di “porsi in salvo tentando di scavalcare la trincea”. Viene però “colpito sul bacino da elementi del muro”, che lo schiacciano contro la parete della trincea.
Il lavoratore viene soccorso e trasportato con l’ambulanza all’ospedale, ma muore alcune ore dopo l’evento “a causa delle lesioni interne riportate”.
I problemi, oltre a quelli creati dalla pioggia, sono abbastanza evidenti. Intanto c’è l’assenza di armaturadello scavo eseguito a ridosso del muro di recinzione. E il lavoratore in assenza di armature e con parziale smottamento del terreno sotto il muro non sarebbe dovuto entrare nello scavo.
Inseriamo un terzo caso
per ricordare che molti incidenti, anche non direttamente in attività di scavo, hanno a che fare con l’utilizzo di escavatori.
Un lavoratore sta lavorando all'interno di una “ galleria stradale con le volte già finite”.
Nella galleria sono in corso lavori di sistemazione del fondo stradale e sta operando “uno scavatore cingolato di grosse dimensioni” a cui il lavoratore presta assistenza.
Il lavoratore si sposta, per un controllo, sul “marciapiede aderente alla volta della galleria, nella parte posteriore dello scavatore e in posizione tale da non essere visibile direttamente dall'escavatorista”.
Durante la rotazione della torretta dell'escavatore il lavoratore rimane schiacciato dal contrappeso dello scavatore contro la volta della galleria.
In questo incidente è determinante la mancata comunicazione. L’operatore dell’escavatore non doveva ruotare il braccio della macchina senza accertarsi della presenza di persone nel raggio d'azione.
E il lavoratore infortunato non avrebbe dovuto posizionarsi nel raggio d'azione della torretta posteriore del braccio dell'escavatore fuori dalla vista diretta dell'escavatorista.
Infine alcuni suggerimenti relativi al rischio di seppellimento
Questo rischio deve essere eliminato e/o ridotto mediante:
- “i sistemi di protezione collettiva;
- le metodologie procedurali di lavoro;
- i sistemi alternativi allo scavo”.
In particolare “la stabilità del terreno non è un fattore assoluto bensì relativo” e dunque bisognaconsiderare che:
- “la conoscenza delle caratteristiche del terreno è di basilare importanza;
- il profilo di un pendio è solo momentaneamente stabile e che si modifica in tempi più o meno lunghi;
- le condizioni di qualsiasi terreno (vergine o di riporto) possono cambiare in corso d’opera, per cui è necessario controllare il suo stato, soprattutto al modificarsi delle condizioni atmosferiche;
- la presenza di acqua (sia piovana che circolante nel terreno) è un fattore destabilizzante, per cui in queste condizioni, la stabilità è una eccezione e non una norma;
- il gelo ed il disgelo hanno una azione disgregatrice che si presenta in ritardo rispetto alle variazioni della temperatura ambientale;
- i terreni di riporto pregiudicano ulteriormente la stabilità;
- i terreni argillosi sono particolarmente sensibili all’umidità e alla aridità;
- la stabilità di un terreno può essere invalidata dalla presenza di altri scavi nelle vicinanze;
- il terreno di scavo deve essere depositato ad una distanza di almeno un metro dal bordo dello scavo o ad una distanza maggiore in relazione alla natura del terreno;
- in prossimità del bordo dello scavo deve essere impedito il transito e la sosta di veicoli, l’istallazione di attrezzature, il deposito di materiali e qualsiasi fonte di vibrazione e urto”.