lunedì 31 gennaio 2011

AGRICOLTURA: Patologie Professionali

RISCHI PER LA SALUTE


Le statistiche correnti dell' INAIL verosimilmente sottostimano le patologie professionali in agricoltura e in genere la letteratura è carente di studi epidemiologici nel settore zootecnico. Elenchiamo di seguito le patologie professionali correlate con il lavoro che possono manifestarsi in coloro che operano in questo settore:

• Patologia respiratoria:
La più conosciuta e forse la più rara è la "Farmer's lung", l'alveolite allergica dovuta all'inalazione di muffe, in particolare durante le operazioni di manipolazione del fieno ammuffito.
Certamente più diffuse sono l'asma bronchiale e la bronchite aspecifica multifattoriale.

• Patologia cutanea
Nei lavoratori agricoli la cute è certamente l'apparato più frequentemente interessato da patologie su base irritativa ed allergica.
La natura del lavoro inoltre comporta una prolungata esposizione alle radiazioni ultraviolette responsabili dell'insorgenza di carcinomi cutanei.

• Zoonosi
Certamente il miglioramento delle condizioni ambientali e di lavoro ha drasticamente diminuito l'insorgenza di infezioni ed infestazioni professionali, ma è presumibile vi sia una sottostima del fenomeno.

• Stress
Gli studi esistenti depongono per l'esistenza di fattori stressogeni nell'ambiente agricolo; i sintomi, riferiti soprattutto nel sesso femminile e nei lavoratori di età superiore ai 50 anni, spesso sono legati ai ritmi di lavoro ed a fattori di tipo economico.

RISCHIO BIOLOGICO

Il titolo VIII del D.L.gs. 626/94 disciplina la protezione da agenti biologici, e le misure di prevenzione e protezione in esso riportate si applicano in quelle attività lavorative nelle quali vi è il contatto con animali e/o con prodotti di origine animale.
Nell'allegato XI del D.Lgs. 626/94 sono riportati gli agenti che direttamente o indirettamente possono causare malattie agli addetti del settore agricolo: Bacillus anthracis, brucelle, leptospire interrogans, pasteurelle, rickettsie, mycobacterium avium/bovis, echinococcus granulosus, entamoeba histolytica, leishmania, plasmodium falciparum, erysipelothrix rhusopathiae.

Le zoonosi vengono definite ''malattie e infezioni trasmissibili dall'animale vertebrato all'uomo e viceversa'' (Organizzazione Mondiale della Sanità). Esse vengono trasmesse all'uomo da animali da allevamento, da lavoro e selvatici.

Il terreno stesso con cui spesso l'addetto all'allevamento è a contatto costituisce un ambiente privilegiato dai microrganismi per vivere e moltiplicarsi (vibrione del tetano e larve di anchilostoma).

Le mansioni principalmente esponenti al rischio biologico in zootecnia sono la rimozione della lettiera e la pulizia dei ricoveri, la mungitura, la tosatura degli animali, l'assistenza sanitaria (terapia, assistenza al parto e
visita ginecologica), la distruzione delle carcasse e la distruzione di aborti ed invogli fetali.

Sarebbe importante conoscere le zoonosi che si manifestano con maggior frequenza; purtroppo esiste una carenza di dati sulle zoonosi professionali sia per le poche indagini epidemiologiche svolte sui lavoratori del settore sia per la difficoltà di diagnosi eziologica di alcune infezioni.

Osservando i dati sulla diffusione delle zoonosi negli allevamenti italiani si rileva come in Lombardia la più frequente sia la brucellosi, una malattia che colpisce più frequentemente bovini, ovini e suini, e si trasmette manipolando materiale della stalla o durante le operazioni di mungitura o nel contatto con materiale infetto come placenta e annessi fetali. La via di penetrazione del microrganismo è cutanea.

Prodotti d’uso:
I.     Concimi e fertilizzanti (obbligo di particolari DPI)
II.   Disinfettanti e antisettici (obbligo di particolari DPI)
III.   Disinfestanti (obbligo di particolari DPI)
IV.   Solventi, lubrificanti, coloranti (obbligo di particolari DPI)
V. Prodotti fitosanitari (obbligo di particolari DPI)
Esistono in letteratura studi che descrivono la presenza di prodotti e sostanze indesiderati, pericolosi soprattutto se presenti ad alte concentrazioni in ambienti chiusi come cantine, cisterne o concimaie: si tratta di
prodotti di degradazione e fermentazioni biologiche della materia organica come ammoniaca, idrogeno solforato, ossidi di azoto, ossido di carbonio, metano, anidride solforosa.

Concimi e fertilizzanti
>     composti azotati
>     composti fosfatici
>     composti potassici
>     composti calcarei
>     composti liquidi (ammoniaca)
Rischi:
•     esplosione
•     esalazioni pericolose
•     intossicazioni acute o croniche
•     effetto irritante per cute e mucose






Colture in SERRA: esposizione e rischio per gli operatori

E’ noto che la valutazione del rischio chimico si basa sulla misura della dose di prodotto assorbita dal lavoratore, e quindi su misure ambientali o biologiche condotte sul luogo di lavoro e sui lavoratori.


Tuttavia, in agricoltura non è realisticamente possibile effettuare una valutazione del rischio chimico tramite misurazioni dirette condotte in modo sistematico per la variabilità delle condizioni ambientali e dei compiti, la molteplicità della mansioni, i costi relativamente elevati e la scarsa rappresentatività delle analisi.

Definizioni da Direttiva 2009/128/CE

Utilizzatore professionale:
persona che utilizza i pesticidi nel corso di un’attività professionale, compresi gli operatori, i tecnici, gli imprenditori e i lavoratori autonomi, sia nel settore agricolo sia in altri settori;
Distributore: persona fisica o giuridica che rende disponibile sul mercato un pesticida, compresi i rivenditori all’ingrosso e al dettaglio, i venditori e i fornitori;
Consulente: persona che ha acquisito un’adeguata conoscenza e fornisce consulenza sulla difesa
fitosanitaria e sull’impiego sicuro dei pesticidi, nell’ambito professionale o di un servizio commerciale;

Difesa Integrata: attenta considerazione di tutti i metodi di protezione fitosanitaria disponibili e conseguente integrazione di misure appropriate intese a scoraggiare lo sviluppo di popolazioni di organismi nocivi e che mantengono l’uso dei prodotti fitosanitari e altre forme d’intervento a livelli che siano giustificati in termini economici ed ecologici e che riducono o minimizzano i rischi per la salute umana e per l’ambiente.
L’obiettivo prioritario della «difesa integrata» è la produzione di colture sane con metodi che perturbino il meno possibile gli ecosistemi agricoli e che promuovano i meccanismi naturali di controllo fitosanitario.

Buona pratica: La buona pratica nel trattamento agricolo è il frutto dell’analisi della lavorazione, effettuata considerando ogni singola fase. In particolare, tiene conto delle proprietà dei formulati utilizzati (prodotti chimici e tipo di formulazione), delle caratteristiche delle macchine e dell’irroratrice, ma anche dell’uso dei DPI, delle abitudini comportamentali personali e della formazione degli operatori addetti.
L’esame integrato di tali elementi permette di definire se le condizioni di sicurezza in azienda sono accettabili o se sono necessari interventi e, in caso affermativo, quali.

Con il concetto di “Buona Pratica” si intende quindi una modalità di lavoro nella quale, in base alla
valutazione condotta ed agli eventuali interventi migliorativi effettuati, il rischio possa essere considerato
ragionevolmente basso, e quindi accettabile.
Indumenti Barriera (esempio) CAMICE con certificazione categoria 3 tipo 5 - 6 protezione NBC 
  1.  Protezione CHIMICA categoria 3 tipo 4-b 
  2.  Protezione BIOLOGICA secondo la norma EN14126:2003 
  3.  Protezione NUCLEARE secondo la norma EN 1073-2 
  4. Proprietà antistatiche norme EN 1149
Adempimenti gestionali
Gli articoli 11 e 30 del D.Lgs. 81/08 e s.m. promuovono con forza i sistemi di gestione della sicurezza.
La buona prassi deve avvicinarsi per l’attività di interesse a queste logiche. E’ quindi indispensabile prevedere la documentabilità delle azioni critiche all’interno del processo di gestione. Tale aspetto, ancorché semplificato rispetto ai sistemi più strutturati, deve essere verificabile in caso di controllo. Gli adempimenti, e la connessa documentazione, necessari per rispettare la normativa in vigore e per garantire una buona gestione delle attività di trattamento con prodotti fitosanitari, sono:

Registro dei trattamenti: Mantenere aggiornato il registro compilando tutte le voci. Conservare le fatture d’acquisto in caso di prodotti molto tossici, tossici, nocivi.
Tenuta di un registro nominativo dei DPI e delle assegnazioni
Tenuta di un registro delle manutenzioni delle irroratrici e, se del caso (trattore cabinato e condizionato), del trattore utilizzato (filtri, guarnizioni, …)
Corretta tenuta del deposito aziendale
Documentazione relativa alla specifica formazione degli addetti (patentini, ecc.)
Documentazione relativa a procedure operative e cautele comportamentali

lunedì 24 gennaio 2011

Esposizione Cutanea

Tra i dispositivi per la protezione dall’esposizione cutanea:

- le creme barriera: sono “poco efficaci specialmente sui tempi lunghi”;
- i guanti: sono efficaci “se scelti e usati correttamente”;
- le maschere e i caschi: sono molto efficaci;
- le tute e gli indumenti protettivi: sono “efficaci se scelti correttamente”, ma “difficilmente utilizzabili in alcune situazioni ambientali”.
Ansell Thermaprene Gloves
Crema barriera idrosolubile. Protegge la pelle dal contatto con sostanze oleosolubili e/o oleodisciolte potenzialmente aggressive e/o irritanti.
Crema barriera idroinsolubile. Protegge la cute dal contatto con sostanze idrosolubili e/o idrodisciolte potenzialmente aggressive e/o irritanti.
Crema barriera filmogena universale. Protegge la pelle contro i danni da contatto con sostanze sostanzialmente aggressive e/o irritanti sia idro che oleo disciolte. Protegge da solventi quali XILENE.
Indumenti Barriera (esempio) CAMICE con certificazione categoria 3 tipo 5 - 6 protezione NBC 
  1.  Protezione CHIMICA categoria 3 tipo 4-b 
  2.  Protezione BIOLOGICA secondo la norma EN14126:2003 
  3.  Protezione NUCLEARE secondo la norma EN 1073-2 
  4. Proprietà antistatiche norme EN 1149
Nell’intervento dal titolo “Assorbimento cutaneo e protezione individuale”, a cura di Gianfranco Sciarra (Laboratorio di Sanità Pubblica Area Vasta Toscana Sud Est – Siena), vengono presentate le principali modalità di contaminazione cutanea:
  1. contaminazione per immersione: si verifica quando la cute dell’operatore viene in contatto, per immersione volontaria o involontaria, con una sostanza allo stato solido o liquido;
  2. contaminazione per deposizione: avviene quando inquinanti particellati, liquidi o solidi, si depositano sulla cute;
  3. contaminazione per contatto superficiale: si verifica quando la cute viene in contatto con una superficie contaminata da sostanze liquide o solide.
L’autore riporta alcune norme di riferimento e altri documenti utili ai problemi dell’esposizione cutanea in ambito lavorativo. L’intervento si sofferma sui metodi quantitativi di misura, indiretti e diretti.
http://www.epicentro.iss.it/problemi/fitosanitari/pdf/SCIARRA.pdf

lunedì 17 gennaio 2011

Vernici o Pitture stradali: Rifrangenti o no?


I prodotti utilizzati nella realizzazione della segnaletica orizzontale permanente (strisce di colore bianco) e
temporanea (strisce di colore giallo), differiscono fra loro, più che sulle materie prime costituenti il prodotto
stesso, per la modalità d’applicazione e per gli spessori realizzati. Nelle vernici o pitture stradali (del tipo con perline premiscelate o no) nel contesto della composizione:

la parte minerale contribuisce:
- al colore;
- alla resistenza meccanica;
- alla resistenza alla corrosione;
- alla resistenza all’abrasione;
- alla resistenza agli agenti atmosferici;
- all’antiscivolosità.

La parte organica contribuisce:
- alla facilità d’applicazione del prodotto, quindi a regolare la viscosità e la stesa sul supporto, consentendo la formazione di un film omogeneo (escludendo i preformati);
- all’essiccamento;
- a veicolare e inglobare nella massa tutte le materie prime;
- alla resistenza all’usura;
- all’adesione al supporto.

- Le cariche, in particolare nel caso delle pitture, regolano i tempi d’evaporazione dei solventi e contrastano la risalita in superficie dei pigmenti.
- Le perline, oltre ad assicurare la visibilità notturna, sono l’armatura dello strato di prodotto segnaletico applicato.



Vernici spartitraffico per segnaletica stradale
Pitture spartitraffico per segnaletica stradale

Utilizzabili per delimitazione piste o aree stradali, zone di lavoro, linee di traffico in strade private o pubbliche.

Vernici per segnaletica stradale
Vernici per segnaletica orizzontale
Vernici per attraversamenti pedonali
Vernici per simboli su asfalto
Vernici per frecce direzionali
Vernici rifrangenti per segnaletica stradale
Vernici rifrangenti per segnaletica orizzontale



Riportiamo qui di seguito le principali VERNICI ALCHIDICHE A SOLVENTE fornibili:


Vernice Rifrangente a NORME ANAS BIANCO 30% perline - 14% titanio
Vernice Rifrangente a NORME ANAS BIANCO 30% perline - 12% titanio

Vernice semirifrangente BIANCO 15% perline
Vernice semirifrangente PLUS BIANCO 15% perline

Vernice Non rifrangente BIANCO 12,50% titanio
Vernice Non rifrangente BIANCO per pavimenti industriali


Vernice Rifrangente GIALLO 30% perline
Vernice Rifrangente ORGANICA GIALLO 30% perline

GIALLO Vernice Non rifrangente
GIALLO Vernice Non rifrangente per pavimenti industriali


Vernice Semirifrangente BLU 15% perline
BLU Vernice Non rifrangente
Vernice semirifrangente ROSSO 15% perline
ROSSO Vernice non rifrangente 


NERO Vernice non rifrangente
BIANCO Vernice AUTOSTRADALE rifrangente30% perline - 12,50% titanio
BIANCO Vernice AUTOSTRADALE non rifrangente 12,50% titanio
Vernice AUTOSTRADALE rifrangente Giallo per TELEPASS 30% perline
Vernice AUTOSTRADALE non rifrangente Giallo per TELEPASS
BLU R Vernice AUTOSTRADALE rifrangente per Blu VIACARD 30% perline


Nel contesto italiano, la maggior parte delle pitture utilizzate dagli enti gestori le strade e le autostrade, sia centrali, sia locali, sono del tipo premiscelato: le perline di vetro sono una parte determinante e qualificante
della miscela prescritta nei vari capitolati.

E' necessario accennare al ruolo delle perline di vetro, in particolare alla loro funzione di dispositivo ottico per consentire la visibilità notturna dei segnali orizzontali grazie alla retroriflessione.

La retroriflessione è definita come il fenomeno fisico in cui la maggior parte della luce incidente è rinviata nella
direzione vicina a quella di provenienza (la sorgente) e tale proprietà è conservata per elevate variazioni della
direzione del raggio incidente.

L’utilizzo delle perline di vetro nei prodotti segnaletici premiscelati consente la visibilità della delineazione in condizioni notturne: illuminando il segnale con la luce radente dei fari, una piccola parte della luce che colpisce il segnale sarà diffusa ma una quota consistente, retroriflessa, raggiungerà il sistema visivo dell’automobilista, trasmettendo le informazioni necessarie a rendere agevole e sicura la guida di notte.




venerdì 14 gennaio 2011

Guanti Dyneema®: protezione dal taglio estrema

"Dyneema® The world's strongest fiber™"


Versioni a maglia e versioni rivestite

Dyneema® è apposto solo su un guanto che offre un elevato livello di resistenza al taglio e permette di svolgere con sicurezza operazioni di controllo, manipolazione e assemblaggio di oggetti taglienti o lavori da eseguire su "spigoli vivi".

Oggi il guanto in Dyneema® è utilizzato nei più diversi settori ed ha un rapporto prezzo-durata ritenuto il migliore tra quelli in commercio.


Guanti di protezione meccanica Dyneema® 
Livello di protezione al TAGLIO 5
Nuovi livelli 4543
Guanti realizzati in filo continuo Dyneema® con spalmatura PU
Prezzi a partire da € 4,00

Guanti di protezione meccanica Dyneema® 
Livello di protezione al TAGLIO 3
Nuovi livelli 4341
Guanti realizzati in filo continuo Dyneema® con spalmatura PU
Prezzi a partire da € 3,00

Guanti di protezione meccanica Dyneema® 
Livello di protezione al TAGLIO 5
Nuovi livelli 4543
Guanti realizzati in filo continuo Dyneema® con spalmatura NITRILE
Prezzi a partire da € 6,00



Principali utilizzi:
• Assemblaggio di microcomponenti e circuiti stampati
• Manipolazioni delicate e di precisione
• Montaggio componenti a secco
• Laboratori Fotografici
• Aeronautica
• Elettronica
• Elettrodomestici
• Industria automobilistica
• Iniezione e stampaggio di materiali plastici
• Carpenteria meccanica
• Industria alimentare


Guanti che pesano solo pochi grammi e offrono, oltre ad un'alta destrezza e sensibilità, una eccezionale resistenza all'abrasione e una lunga durata. Il rivestimento resiste agli oli ed ai grassi, non si irrigidisce, non cede e non si strappa. Struttura innovativa che contiene una altissima percentuale di Dyneema® offrendo quindi un elevato livello di resistenza al taglio.


"Dyneema® è prodotto in due sedi principali: Heerlen in Olanda e Greenville Carolina del Nord negli Stati Uniti. La fibra è stato impiegata per i guanti industriali soprattutto nell'industria automobilistica europea dalla metà degli anni 1990 in poi.
Oggi, Dyneema® è utilizzato nei più diversi settori ed ha un rapporto prezzo-durata ritenuto il migliore tra quelli in commercio.




Oggi ci sono una serie di test scientifici che, per la prima volta in assoluto, permettono al consumatore che cerca una soluzione per la protezione delle mani, di conoscere oltre alle caratteristiche relative alla protezione fisica (regolate da standard EN), anche quelle relative al comfort e al grip.


Le nuove valutazioni di comfort e di presa saranno incluse nei cataloghi e nei materiali di supporto di prossima realizzazione.
Il comfort viene valutato mediante test che prendono in considerazione criteri diversi, come la capacità di manipolazione, lo spessore e l’elasticità del guanto, la capacità termica, i parametri di traspirazione e di contatto con la pelle.


Questi standard sono poi applicati ad una metodologia statistica per dare origine ad un indice composto, che permette una classificazione del comfort in una scala che va dalla Classe 3 alla Classe 1 (il punteggio più alto).
Tradizionalmente, i guanti sono stati valutati solo per quanto riguarda le loro qualità protettive (le prestazioni secondo gli standard EN), come la resistenza al taglio o agli agenti chimici.


Ma lo sviluppo dei nuovi metodi di test significa che il consumatore può ora contare su importanti criteri di valutazione per la presa e il comfort, oltre che sulla protezione e altri dettagli tecnici, il che gli permetterà di scegliere il prodotto più adatto alle sue esigenze.











giovedì 13 gennaio 2011

Virus dell’influenza A/H1N1: Domande Frequenti (FAQ) - Raccomandazioni

Protezione delle vie respiratorie per l’esposizione al virus dell’influenza suina / nuova influenza umana A/H1N1: Domande Frequenti (FAQ)



La 3M ha ricevuto numerose domande riguardo la scelta del respiratore più adatto per contrastare una potenziale esposizione al virus dell’influenza suina/nuova influenza umana.
Di seguito sono riportate le risposte alle domande più frequenti basate sulle informazioni fornite dal CDC (Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie), dall’ECDC (Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Si invita
a consultare di frequente i rispettivi siti per informazioni aggiornate e per prendere visione delle procedure più idonee per il controllo dell’infezione da influenza suina/nuova influenza umana.

CDC:   http://www.cdc.gov/swineflu/
OMS:  http://www.who.int/en/
ECDC:  http://www.ecdceuropa.eu/

Cos’è l’influenza suina?
L’influenza suina è una malattia respiratoria acuta contagiosa causata da uno dei diversi tipi di virus A dell’influenza suina. Questi virus appartengono comunemente al sottotipo H1N1, ma includono anche altri sottotipi quali per sesmpio H1N2, H3N1 e H3N2. I casi rilevati in Messico e negli USA sono stati
identificati come virus dell’influenza appartenenti a un nuovo ceppo. Per nuovo ceppo si intende un virus a cui gli uomini non sono stati ancora esposti e conseguentemente le naturali difese immunitarie non si sono ancora sviluppate. Questi virus possono derivare da mutazioni di uno o più ceppi già
esistenti.

Quali sono i sintomi dell’influenza suina/nuova influenza umana?
I sintomi sono simili a quelli delle comuni influenze stagionali. Comprendono  febbre, affezione delle vie respiratorie, mal di testa, dolori muscolari. In alcuni casi ci sono stati vomito e diarrea. Altri hanno portato al decesso del paziente.

Avete ulteriori informazioni riguardo l’influenza suina / nuova influenza umana e il rischio di pandemia?
Fare riferimento al CDC (Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie),
all’ECDC (Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie), all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e alle Autorità competenti locali.

Quale tipo di DPI (Dispositivo di Protezione Individuale) viene raccomandato per gli operatori sanitari a contatto con pazienti con sospetta o conclamata influenza suina/nuova influenza umana?
Al momento sia l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che l’ECDC (Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) non hanno emanato alcuna specifica linea guida per l’utilizzo di Dispositivi di Protezione delle vie Respiratorie da parte di chi è esposto al virus dell’influenza suina/nuova influenza umana. Stanno  tuttavia tenendo monitorata la situazione, stabilito alcune informazioni generali e precedentemente pubblicato delle linee guida sull’influenza stagionale.
Tuttavia il CDC (Centro per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie) e l’ECDC (Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie), hanno emanato recentemente diversi documenti guida specifici per l’attuale situazione sull’influenza suina/nuova influenza umana che possono essere
utilizzati come guide di buona norma al di fuori degli Satai Uniti. Un’appendice del presente documento riporta le FAQ relative alle indicazioni fornite dal CDC.
Siamo inoltre a conoscenza del fatto che alcune Autorità Nazionali hanno fornito in passato linee guida relative all’Influenza Aviaria o SARS, che possono essere applicate al caso specifico.
Il CDC, l’OMS e l’ECDC hanno emanato delle guide  sulle corrette pratiche igieniche e altre raccomandazioni sanitarie.
In accordo con il CDC, a causa dell’incertezza sulla trasmissione e il rischio di malattie pericolose, dovrebbe essere applicato l’isolamento precauzionale previsto  per i pazienti affetti da SARS (Sindrome Acuta Respiratoria Severa) o Influenza Aviaria.

DPI raccomandati:
• Guanti
• Camice
• Protezione occhi
• Protezione vie Respiratorie

lunedì 10 gennaio 2011

Guanti KEVLAR + ACCIAIO


Emerald CX Kevlar® + acciaio inossidabile


Emerald nuovi guanti di maglia CX progettati con un mix di Kevlar e acciaio Inox, perché l'unione di due materiali super-strong è sicuramente meglio di uno!


Raggiungono un impressionante livello di resistenza al taglio CE 5/ASTM Level 4. Rivestimento in poliuretano grigio sul palmo che fornisce un ottimo grip.


Guanti ideali per lavori di montaggio nelle industrie dove la contaminazione del prodotto è un problema.


KEVLAR® è un marchio registrato du Pont de Nemours and Company.

mercoledì 5 gennaio 2011

SPAZI CONFINATI: lavori in ambienti sospetti di inquinamento










Principali rischi associati alla presenza di agenti chimici aerodispersi pericolosi (ad esempio, gas, vapori, polveri) in ambienti confinati.

Il rischio di asfissia (ovvero mancanza di ossigeno) a causa di:
- permanenza prolungata e/o sovraffollamento, con scarso ricambio di aria;
- reazioni chimiche di ossidoriduzione di sostanze (ad esempio, combustione con rilascio di anidride carbonica, di ammoniaca, di acido cianidrico, di acido solfidrico);

Il rischio di avvelenamento per inalazione o per contatto epidermico, ad esempio a causa di:
- gas, fumi o vapori velenosi normalmente presenti (ad esempio, residui in recipienti di stoccaggio o trasporto di gas);
- gas, fumi o vapori velenosi che possono penetrare da ambienti circostanti (ad esempio, rilascio di monossido di carbonio), in relazione all’evaporazione di liquidi o sublimazione;
- solidi normalmente presenti (ad esempio, serbatoi e recipienti);
- gas, fumi o vapori velenosi che possono improvvisamente riempire gli spazi, o rilasciarvi gas, quando agitati o spostati (ad esempio: acido solforico, acido muriatico, zolfo solido).

Il rischio di incendio e esplosione, che si possono verificare in relazione alla presenza di:
- gas e vapori infiammabili (ad esempio: metano, acetilene, propano/butano, xilolo, benzene);
- liquidi infiammabili (ad esempio, benzine e solventi idrocarburici);
- polveri disperse nell’aria in alta concentrazione (ad esempio: farine nei silos, nerofumo, segatura);
- eccesso di ossigeno o di ossidanti in genere (ad esempio: violenta ossidazione di sostanze grasse/oleose, nitrato di ammonio con paglia o trucioli di legno);
- macerazione e/o decomposizione di sostanze organiche con autoriscaldamento della massa, fino a raggiungere la propria temperatura di autoaccensione”.



Alcune delle condizioni suddette possono già esistere in origine negli ambienti confinati, mentre altre possono sopraggiungere durante l’esecuzione dei lavori, per varie ragioni:

- particolari operazioni eseguite (ad esempio, esecuzione di saldature);
- materiali o sostanze introdotte (ad esempio: utilizzo di colle, solventi, prodotti per la pulizia);
- particolari attrezzature di lavoro impiegate (ad esempio, macchine elettriche che producono inneschi);
- inefficienza dell’isolamento dell’ambiente confinato rispetto ad altri ambienti pericolosi (ad esempio, perdite da tubazioni presenti negli ambienti confinati o negli spazi limitrofi)”.



Rimandiamo alla lettura del documento dell’Asl Bergamasca in merito agli altri fattori di rischio trattati:

-fattore di rischio fisico: “riconducibile alla presenza, durante le attività lavorative, di agenti fisici in grado di determinare condizioni di stress tali da peggiorare le condizioni di lavoro”;

-fattore di rischio infortunistico: “riconducibile alla presenza, durante le attività lavorative, di pericoli oggettivi che, se non adeguatamente valutati e prevenuti con idonee misure di sicurezza, possono provocare lesioni e/o infortuni ai lavoratori”;

-fattore di rischio strutturale: “riconducibile alla caratteristiche fisiche e strutturali dell’ambiente confinato nel quale si deve operare”;

-fattore di rischio cognitivo o soggettivo: riconducibile sostanzialmente a tre aspetti: “livello di esperienza e di capacità professionali dei lavoratori”, “livello di conoscenza e di consapevolezza dello specifico lavoro da svolgere” e “sottovalutazione del rischio da parte dei lavoratori”;

-fattore di rischio organizzativo: “riconducibile, sostanzialmente, a una mancata pianificazione e organizzazione dei lavori in ambienti confinati”. Infatti i lavori in ambienti confinati “non possono mai essere improvvisati, ma devono vedere la partecipazione di vari soggetti aziendali, ognuno con un preciso compito e una precisa responsabilità”;

-fattore di rischio fisiologico individuale: “riconducibile alla presenza di fattori individuali che, in qualche modo, potrebbero interferire con lo svolgimento di attività lavorativa in ambienti confinati, come, ad esempio, una predisposizione a sindrome claustrofobica e/o ad attacchi di panico. In questo caso, appare fondamentale l’attività del medico competente, che nella sua valutazione dell’idoneità lavorativa specifica deve tener conto delle specifiche problematiche legate agli ambienti confinati”.

“Nel corso di lavori in ambienti confinati, un incidente o un infortunio – o comunque un qualche imprevisto - potrebbero esporre i lavoratori a rischi gravi e immediati, e a volte mortali”. È dunque indispensabile la preventiva predisposizione di un sistema di allarme e successivamente di soccorso in emergenza: occorre insomma predisporre un “Piano (o procedura) di emergenza”.

In particolare un corretto Piano di emergenza deve contenere “almeno i seguenti elementi:
- precisi e univoci riferimenti ai luoghi di lavoro (ad esempio: località, lavori da svolgere, date dei lavori, committente e principali imprese, numero massimo di lavoratori previsti etc.);
- i nominativi dei responsabili della gestione delle emergenze e i loro recapiti di emergenza;
- una sintesi della valutazione del rischio, in relazione alle possibili situazioni di emergenza;
- un elenco delle possibili e prevedibili ‘situazioni di emergenza’ che si potrebbero verificare, con le relative azioni di allarme e di soccorso da mettere in atto;
- una chiara identificazione dei ruoli e delle responsabilità, che tenga conto di tutte le imprese presenti. In una battuta, definire ‘chi fa che cosa, quando e come’, per evitare inutili sovrapposizioni (due persone che fanno l’identica azione, magari ostacolandosi a vicenda) o peggio un’azione non fatta, perché tutti pensavano che l’aveva già fatta un’altra persona…”.



Conclusive contenute nel documento:

- “tutte le attività svolte in ambienti confinati devono essere precedute da una attenta e puntuale valutazione del rischio, che individui le fonti dei pericoli e predisponga le misure di sicurezza necessarie al fine di eliminare, o se ciò non è possibile, ridurre al minimo possibile i rischi;

- al fine di ridurre al minimo i rischi, è necessario definire un’adeguata procedura organizzativa, gestionale, tecnica, operativa e di emergenza, tale da creare un vero e proprio ‘sistema’ della sicurezza, contraddistinto da precise ‘figure responsabili’, in grado di garantire, tra l’altro, una idonea attività di sorveglianza e verifica”.

N.B.: Il documento presentato è precedente alla presentazione del Decreto del Presidente della Repubblica per la qualificazione delle imprese operanti in ambienti sospetti di inquinamento o confinati ex art . 6, comma 8, lettera g), e 27, D.Lgs. 9 aprile 2008, n . 81, e s.m.i.





Iniziative relative agli appalti aventi ad oggetto attività manutentive e di pulizia che espongono i lavoratori al rischio di asfissia o di intossicazione dovuta ad esalazione di sostanze tossiche o nocive.

Gli obblighi in materia di tutela della salute e sicurezza, connessi ai contratti d'appalto relativi a lavori in ambienti sospetti di inquinamento, come dimostra la lunga serie di infortuni mortali verificatisi negli ultimi anni, sono in molti casi disattesi.

In particolare le carenze prevenzionistiche di maggiore rilievo attengono ad un mancato controllo e ad un'analitica verifica dell'atmosfera in ambiente confinato riconducibile ad una assente o carente valutazione dei rischi, ad una mancata adozione delle misure di prevenzione e protezione collettiva ed individuale, ad una carente formazione/informazione dei lavoratori e ad una insufficiente gestione dell'emergenza.





Kit per spazi confinati per GasAlertMicroClip XT

Il kit per spazi confinati versione deluxe include: custodia da trasporto in pelle, kit di connettività IR, regolatore da 0,5 l/min, tubo per taratura da 1 m con raccordo a collegamento rapido,tubo di campionamento da 3 m con raccordo a collegamento rapido, sonda di campionamento e custodia rigida da trasporto con coperchio provvisto di tasche portaoggetti e imbottitura in gommapiuma. Rilevatore e gas di taratura venduti separatamente. Il rilevatore GasAlertMicroClip XT, elegante e compatto, offre una protezione dalle sostanze rischiose presenti in atmosfera alla portata di tutti. Grazie al sistema IntelliFlash questo rilevatore multi-gas offre una conferma visiva continua delle sue condizioni operative e di efficienza. Provvisto di un solo pulsante di comando, offre una semplicità d'uso impareggiabile, riducendo nettamente il tempo da dedicare all'apprendimento delle sue funzioni. GasAlertMicroClip XT è interamente compatibile con il sistema di test e taratura automatica BW MicroDock II.



Gli ambienti confinati sono spesso molto rischiosi, per questo è indispensabile l’utilizzo di un treppiede EN 795 abbinato ad un dispositivo di sollevamento EN 1496, così che in caso di incidente l’operatore possa essere recuperato velocemente. E’ necessario predisporre anche una corda di sicurezza abbinata ad un discensore autobloccante o ad un anticaduta retrattile.





Gli spazi confinati (serbatoi, silos, recipienti, reti fognarie, cisterne, etc) sono spesso teatro di numerosi incidenti mortali e infortuni gravi, a volte lteriormente aggravati da un soccorso inadeguato e improvvisato.


I rischi specifici nell’accesso a silos, vasche e fosse biologiche, collettori fognari, depuratori e serbatoi utilizzati per lo stoccaggio e il trasporto di sostanze pericolose rimandano ad un approfondimento sugli spazi confinati.


Il DPR n. 177/2011 sottolinea l’importanza della formazione preventiva per il personale chiamato ad operare negli spazi confinati e in particolare sancisce che, per avere la qualificazione ad operare in tali condizioni è necessario il “possesso di dispositivi di protezione individuale, strumentazione e attrezzature di lavoro idonei alla prevenzione dei rischi propri delle attività lavorative in ambienti sospetti di inquinamento o confinati e avvenuta effettuazione di attività di addestramento all’uso corretto di tali dispositivi, strumentazione e attrezzature”.


Noi desideriamo diventare il Vostro partner negli spazi confinati, offrendovi non solo articoli di altissima qualità e affidabilità, ma soprattutto la nostra pluriennale esperienza, assistendovi nella scelta dei prodotti e nella formazione per il loro utilizzo. Possiamo raccogliere in un unico documento i dispositivi che riteniamo indispensabili per il vostro lavoro negli spazi confinati, presentandone le principali caratteristiche tecniche.














martedì 4 gennaio 2011

SCAVI: quali sono i RISCHI


Guida Ispesl per l’esecuzione in sicurezza delle attività di scavo





I rischi prevalenti nelle attività di scavo:

- “rischio di seppellimento derivante da cedimento della parete di taglio”;
- rischio di caduta dall’alto all’interno dello scavo derivante da cadute dal bordo dello scavo”.


Una valutazione dei rischi dovrà poi tener conto anche dell’eventuale esposizione e la successiva riduzione di rischi quali:
- “rischio innescante il cedimento della parete di taglio” (derivante da accumuli di materiali sul ciglio, vibrazioni, scuotimenti, presenza di falde acquifere e circolazioni di fluidi);
- “rischio innescante il cedimento del bordo dello scavo” (derivante da accumuli di materiali sul ciglio, vibrazioni, scuotimenti);
- “rischio innescante la caduta dall’alto all’interno dello scavo” (derivante da mancanza di protezione dei bordi dello scavo, vertigini, abbagliamento degli occhi, scarsa visibilità, colpo di calore o di sole, …)
- “rischio di danno alla salute e/o di natura meccanica derivante da eventi atmosferici, quali vento, pioggia, umidità o ghiaccio sulle superfici di calpestio”.




Raccomandazioni generali:


- “lo scavo propone per l’operatore una condizione di rischio molto rilevante che va ridotta e controllata mediante la predisposizione di tutte le misure di protezione necessarie dato che nessuno può stabilire con assoluta certezza che uno scavo sia sicuro e che non occorra predisporre nessun tipo di protezione;
- infortuni mortali o estremamente gravi si possono verificare anche se il lavoratore non è completamente sommerso dal terreno;
- la presenza di acqua aumenta la possibilità che lo scavo possa franare;
- le strutture di sostegno degli scavi devono sempre tener conto dei carichi addizionali determinati dal peso del materiale accumulato ai bordi della trincea;
- le opere di sostegno vanno sempre realizzate secondo gli schemi di montaggio forniti”.


Analisi di 3 tipi di INCIDENTI

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