venerdì 22 aprile 2022

PANTALONI STRETCH X-ENERGY




NOVITA' NEL PANORAMA DEI PANTALONI STRETCH
pantalone JUMP JMP02536 + pantalone X-STRETCH SPX1A227 + pantalone RIDER SPX2A228 


Il pantalone JUMP JMP02536 
è uno stretch 97% cotone e 3% elastane da 250 gr/mq, con prezzo molto competitivo, caratterizzato dalle cuciture a contrasto e dalla combinazione di 2 colori blu/grigio e grigio/nero.

Gli inserti a contrasto e le cuciture fluo sulle ginocchia preformate danno una particolare dinamica all’indumento arricchito dal piping rifrangente silver per la visibilità notturna e dalle impunture tasche e travette verde fluo.

Il pantalone ha 2 elastici ai fianchi per una perfetta vestibilità slim-fit, 2 tasche anteriori, 2 posteriori, 1 tascone lato sinistro e portametro a destra e triple cuciture al cavallo e lungo gamba che garantiscono una ottima resistenza.

Le taglie disponibili vanno dalla XS alla 3XL per favorire anche lavoratori e lavoratrici con taglie piccole.


Il pantalone X-STRETCH SPX1A227 
è il modello elasticizzato dedicato all’industria, particolarmente robusto con composizione del tessuto 62% cotone, 35% poliestere e 3% elastane da 260 gr/mq.

Ha elastici ai fianchi, dettagli rifrangenti sulle ginocchia e sulla tasca laterale, portaginocchiere rinforzate in tessuto oxford nero, travette in contrasto giallo fluo, e doppie cuciture nei punti di maggiore sforzo.

Le tasche sono ampie e capienti per riporre attrezzi da lavoro e cellulare: 2 anteriori a filetto, tascone laterale su gamba sinistra con pattina chiusa da velcro e tessuto oxford di rinforzo, portametro a destra in tessuto oxford indistruttibile e 2 tasche posteriori di cui quella a destra chiusa con pattina e velcro.

2 i colori disponibili: blu/nero e grigio/nero
Vestibilità fit moderna, chiusura patta con zip e taglie dalla XS alla 3XL.



Il pantalone RIDER SPX2A228 
è il top di gamma con il 10% di elastane e un tessuto tecnico nylon 90% di derivazione sportiva da 260 gr/mq. apprezzabile nel mondo del lavoro.

Il confort per l’utilizzatore di questo pantalone è assoluto per libertà di movimento ed estrema elasticità e quindi adatto a magazzini/logistiche, banconisti, artigiani ed operatori che lavorano seduti su diversi tipi di mezzi.

Il pantalone super-stretch ha doppio elastico ai fianchi, dettagli rifrangenti sul fondo gamba per la visibilità notturna, travette in tinta giallo/fluo e ginocchia preformate.

Le tasche sono estremamente razionali e speculari per ogni lato: 2 ai fianchi a filetto, 2 tasconi laterali con pattina e velcro, 2 tasche posteriori chiuse con pattina e velcro.

Lo speciale tessuto traspirante, utilizzato in ambito sportivo nel trekking, ha capacità di protezione termica sia invernale che estiva.

Viene proposto in 2 colori blu/grigio e grigio/nero, vestibilità slim fit con taglie dalla XS alla 3XL.









giovedì 21 aprile 2022

Attenzione alla Testa: PARACOLPI per prevenire situazioni di pericolo


Elementi protettivi per Persone e Cose 
per Magazzini o Luoghi al fine di evitare infortuni
Sagome paracolpi ad incastro per profili





Sagome paracolpi angolari piatti ad incastro

Corpo:
schiuma di poliuretano riciclabile, assolutamente priva di CFC (clorofluorocarburi)

Superficie:
pellicola di poliuretano sottoposta a resistente schiumatura e con colorazione ottenuta attraverso stampa sul verso, da cui l’assenza di verniciatura esterna

Adesivo:
adesivo acrilico modificato, resistente alla luce e all’invecchiamento, presente su tutti i modelli

Tenuta adesiva: 21 N/25 mm
Resistenza alle temperature: tra -40° C e + 100°C
Infiammabilità: in conformità con DIN 4102 B2


Lunghezza standard: mt. 1 oppure mt. 5

Montaggio:
Incollaggio semplice su superfici pulite e prive di residui oleosi.


- Realizzati in schiuma di poliuretano molto flessibile, con garanzia di lunga durata e resistenza all’usura.
- Resistenti a temperature da - 40°C a + 100°C, adatti sia per interno che per esterno
- Completi di adesivo idoneo per muri, superfici di metallo o legno.
- Doppio utilizzo: protegge e segnala spigoli, macchinari, scaffalature, pareti, tubazioni, ect.
- Forniti in spezzoni standard da 1 metro. Alcune versioni fornibili in tagli da 5 metri.
- Disponibili anche in colore bianco per uffici, laboratori, camere bianche, ospedali, ect.


I paracolpi protettivi antiurto sono particolarmente flessibili, riescono ad assorbire la forza degli urti e possono essere montati facilmente anche su oggetti curvi. Un altro vantaggio è rappresentato dalla superficie dei profili che garantisce protezione contro l’abrasione del colore anche in caso di utilizzo intenso.

Il segreto è nella struttura del corpo del profilo:

Al centro si trova un’anima in schiuma di poliuretano, avvolta in una pellicola di poliuretano che viene sottoposta a resistente schiumatura in fase di produzione.

Il clou è la verniciatura: grazie alla cosiddetta stampa sul verso nella parte interna della pellicola, il colore è protetto dalla stessa pellicola e la marchiatura di segnalazione resta intatta anche in caso di usura elevata.

Sulla parte interna, ossia sul verso del profilo, si trova un adesivo molto performante, in grado di resistere alla luce e all’invecchiamento.

Le lunghezze sono standard, con pezzi da 1 metro e bobine da 5 metri per alcune versioni.



  1. Impiego su macchine, veicoli e percorsi
  2. Impiego sia per Interni che per Esterni
  3. Impiego per segnalare possibili fonti di Pericolo
  4. Angolari esterni a 2 o 3 bracci come accessori

giovedì 7 aprile 2022

RED LEVE NUOVA LINEA DI SCARPE ULTRALEGGERE U-POWER PRIMAVERA ESTATE



RED LEVE
LA NUOVA LINEA DI SCARPE ULTRALEGGERE U-POWER PRIMAVERA ESTATE


Arriva Red Leve, la nuova linea di scarpe da lavoro U-Power ultraleggere progettate con materiali di ultima generazione per garantire la sicurezza di sempre, riducendo il peso della scarpa.


Ma cosa rende Red Leve così innovativa? I punti di forza della linea sono la suola con mescola PU di nuova generazione, il sistema anti-perforazione Save&Flex Air extra light e il rivoluzionario coprisottopiede U-Power Original.


Cammina leggero con la sicurezza di sempre dal 18 Aprile!
U-Power - Don't worry... be happy!








Il piano di emergenza in caso di incendio - parte 2




Il peggiore piano di emergenza è non avere nessun piano.
(Il secondo peggiore piano è averne due o più).






Modalità di evacuazione (Il piano di evacuazione)

L’obiettivo principale di ogni piano di emergenza è quello della salvaguardia delle persone presenti e della loro evacuazione, quando necessaria.

Il piano di evacuazione è in pratica un “piano nel piano” che esplicita con gli opportuni dettagli tutte
le misure adottate (in fase preventiva e di progetto) e tutti i comportamenti da attuare (in fase di
emergenza) per garantire la completa evacuazione dell’edificio/struttura da parte di tutti i presenti.
Siano essi gli stessi titolari, i dipendenti, i clienti, i visitatori ecc. 

Anch’esso deve essere elaborato tenendo conto del tipo di evento ipotizzato e delle caratteristiche
dell’azienda. Non è forse del tutto superfluo ricordare che la predisposizione del piano di evacuazione va 
effettuata prevedendo di far uscire dal fabbricato tutti gli occupanti utilizzando le normali vie di esodo, senza pensare di impiegare soluzioni “personalizzate” tanto ingegnose quanto rocambolesche.

Le procedure di chiamata dei servizi di soccorso

Una buona gestione dell’emergenza inizia anche con la corretta attivazione delle squadre di
soccorso. Pertanto è bene che, dopo aver individuato la figura (ed un suo alternato) che è incaricata
di diramare l’allarme, venga predisposto un apposito schema con le corrette modalità.

Una richiesta di soccorso deve contenere almeno questi dati:
·  l’indirizzo dell’azienda e il numero di telefono;
·  il tipo di emergenza in corso;
·  persone coinvolte e feriti;
·  reparto coinvolto;
·  stadio dell’evento (in fase di sviluppo, stabilizzato, ecc.);
·  altre indicazioni particolari (materiali convolti, necessità di fermare i mezzi a distanza, ecc.);
·  indicazioni sul percorso.

Collaborazione con i Vigili del Fuoco in caso di intervento

I momenti di emergenza sono proprio quelli nei quali le azioni che riescono meglio (e forse sono le
sole a riuscire) sono le azioni che abbiamo saputo rendere più “automatiche” e le azioni in cui
agiamo con maggiore destrezza perché siamo già abituati a svolgerle frequentemente nel “tempo di
pace”, cioè quello del lavoro ordinario quotidiano.

Durante lo stress ed il panico che accompagnano sempre un’emergenza, il rischio di farsi sopraffare
dall’evento è alquanto alto se non si provvede a rendere appunto “automatici” certi comportamenti e
certe procedure.

Le squadre del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco sono addestrate ad operare in condizioni di
emergenza e pertanto sono semplicemente più abituate a prendere decisioni (...le più opportune e
corrette possibili, nel minor tempo possibile, con le risorse disponibili, ecc.) proprio nei momenti ad alto rischio di panico e di stress. Ed il loro addestramento non è ovviamente solo limitato a ciò che viene fatto nelle quattro mura di un aula o nelle manovre di simulazione ma deriva (purtroppo) dalla continua attività “sul-campo” che li tiene, in un certo senso, allenati.

Supponendo quindi che abbiate saputo gestire al meglio i primi immediati momenti dell’emergenza
proprio perché vi siete addestrati a fare quelle poche basilari operazioni che prevede il vostro piano,
al momento dell’arrivo dei Vigili del Fuoco i vostri compiti principali devono necessariamente
prendere un’altra direzione.

Il modo migliore per collaborare con i Vigili del Fuoco durante l’incendio è quello di mettere a
disposizione la vostra capacità ed esperienza lavorativa e la conoscenza dei luoghi, per svolgere
quei compiti che già siete abituati a fare perché li svolgete nell’attività di tutti i giorni.
Ad esempio, l’operatore del muletto montacarichi è senz’altro più utile (e spesso indispensabile)
svolgendo il suo compito per allontanare il materiale che non è ancora bruciato (operando ovviamente sotto lo stretto controllo delle squadre Vigili del Fuoco). La sua azione risulta così più efficace piuttosto di restare a continuare ad utilizzare i presidi antincendio anche dopo l’arrivo delle squadre dei vigili del fuoco. Allo stesso modo è molto meglio che il responsabile dell’Azienda si metta in contatto
immediatamente con il Responsabile Operazioni di Soccorso VV.F. per aiutarlo nel pianificare la
strategia generale di attacco all’incendio, fornendo tutte le indicazioni preziose al momento.

Valutazione del rischio

Per la costruzione di un piano di emergenza, una fase importantissima è quella iniziale di valutazione del rischio in azienda. Nel documento di valutazione dei rischi sono raccolte tutte le informazioni che permetteranno di strutturare senza grosse difficoltà il processo di pianificazione dell’emergenza.
Se la valutazione del rischio viene eseguita con precisione e completezza, anche la successiva
pianificazione dell’emergenza sarà di buona qualità.

Pianificazione

Per ottenere la più ampia possibilità di successo è necessario che nella pianificazione di emergenza
sia coinvolto tutto il personale dell’azienda.
Ciascuno, opportunamente guidato e stimolato può fornire idee, soluzioni che possono veramente
migliorare la qualità del piano d’emergenza e delle procedure inserite.
Quanto più le persone coinvolte “fanno proprio” il piano di emergenza, tanto più questo avrà
possibilità di successo nel momento in cui dovrà essere applicato in un incidente reale.
La valutazione dei rischi condotta in azienda evidenzia i possibili eventi che ci si può ragionevolmente aspettare. Dopo questa valutazione occorre stabilire quali di questi eventi presentano i maggiori rischi ed iniziare da questi a pianificare delle procedure di emergenza.

Si può partire schematizzando una griglia come quella riportata nella pagina seguente, dove
vengono indicati:
·  il tipo di evento incidentale
·  il reparto interessato
·  la sequenza temporale di azioni da intraprendere
·  le persone e i gruppi coinvolti
·  i compiti che ogni singola persona o gruppo deve portare a termine.

Successivamente si realizzano delle schede più dettagliate delle azioni che ogni singola figura gruppo di persone deve intraprendere.
La scheda che riguarda ogni persona/gruppo deve essere veramente “una scheda”. Non ci si può
aspettare di avere una valida gestione dell’emergenza se per ricordarsi e capire che cosa fare le
persone devono perdere un quarto d’ora a studiarsi un manuale di procedure ultra particolareggiato.
Per un’evoluzione favorevole dell’evento incidentale occorre che ciascuno esegua quelle poche
fondamentali operazioni, nella giusta sequenza e soprattutto coordinate con le operazioni che stanno
eseguendo gli altri.

In emergenze di tipo più articolato, può essere necessario che la scheda faccia riferimento ad ulteriori “sotto-schede - procedure specifiche” come ad esempio quelle per mettere in sicurezza un impianto di processo oppore per attivare/disattivare determinati macchinari o attrezzature.
La cosa migliore è che dalle procedure particolareggiate per la disattivazione di un impianto,
l’arresto di un sistema, ecc., possano essere estrapolate quelle manovre essenziali per iniziare a
stabilizzare il problema. Poi si può con una certa calma fare il punto della situazione e procedere
con altre manovre.
L’addestramento, comunque, è il “collante” che tiene insieme questo complesso sistema di gestione
dell’emergenza. Senza l’aggiornamento continuo e la messa in pratica periodica, anche il piano più
semplice e le procedure meglio organizzate non avranno mai la giusta efficacia.

Dopo aver identificato ed elencato le persone/gruppi interessati dall’emergenza, si inizia a tracciare
una evoluzione dell’evento “fotografando” queste persone nei diversi momenti e si descrivono
brevemente “per titoli” le attività/operazioni che stanno svolgendo.
Schematizzando in questo modo, ci si può rendere conto immediatamente se qualcuno è “sovraccaricato” di compiti.
Inoltre è possibile determinare con immediatezza le interazioni tra le diverse figure. Questo
permette di rendersi immediatamente conto se il piano è realizzabile in quel modo o no.

Ad esempio, se si determina che una persona debba interagire con qualcuno che si trova da un’altra
parte dello stabilimento e non si prevede un adeguato sistema di comunicazioni, è ovvio che il piano
a quel punto si incepperà.
Dopo la schematizzazione che è il primo passo avanti nella pianificazione d’emergenza, si passa
alla realizzazione delle schede delle singole persone/gruppi.
Nelle singole schede, di seguito riportate a grandi linee come esempio, ci si può spingere in
descrizioni più dettagliate.
Le schede in genere sono riassuntive dei compiti della singola figura o gruppo. Dove necessario è
possibile inserire nelle schede il riferimento ad altre procedure specifiche oppure estrapolare i punti
chiave di tali procedure ed inserirli direttamente.












sabato 2 aprile 2022

Kit protettivi per fitofarmaci in agricoltura




Fitosanitari e Pesticidi: DPI per contrastare l'Assorbimento


E’ noto che la valutazione del rischio chimico si basa sulla misura della dose di prodotto assorbita dal lavoratore, e quindi su misure ambientali o biologiche condotte sul luogo di lavoro e sui lavoratori.


Tuttavia, in agricoltura non è realisticamente possibile effettuare una valutazione del rischio chimico tramite misurazioni dirette condotte in modo sistematico per la variabilità delle condizioni ambientali e dei compiti, la molteplicità della mansioni, i costi relativamente elevati e la scarsa rappresentatività delle analisi.


L'adozione di DPI per la protezione delle vie respiratorie, della cute, degli occhi, l'impiego dell'abbigliamento protettivo è in fase di crescita nel settore agricolo, in parallelo con la maggiore consapevolezza della necessità di tutelare la salute degli operatori che si riscontra nella società e nel mondo del lavoro in generale. Tuttavia, molti operatori adottano soluzioni poco efficaci. Bisogna infatti fornire un'efficace barriera alle sostanze comunemente usate in agricoltura, come 
fitofarmaci, fertilizzanti e prodotti chimici di vario genere.


A tale scopo è stato progettato e realizzato questo KIT specifico.

Kit protettivo BIZTEX® per irrorazione delle sostanze comunemente usate in agricoltura, come fitofarmaci, fertilizzanti e prodotti chimici di vario genere.
La confezione contiene:
  • 1 Semimaschera antigas EN140 + 2 filtri EN14367 EN143
  • 1 paio di Guanti EN374 EN388 cat. III Tg.9-1/2
  • 1 Occhiale maschera ventilato protezione chimica EN166 1B
  • 1 Tuta monouso ma riutilizzabile termosaldata tipo 4/5/6 XL EN 14605 TIPO 4 EN 13034 TIPO 6 EN ISO 13982 TIPO 5 EN 1149-5 EN 14126 EN 1073-2  



  





L’insorgenza di tumori può essere provocata da fattori ereditari, che non possono essere modificati e da fattori ambientali e comportamentali, che sono potenzialmente modificabili e controllabili. E si stima che all’insieme dei fattori ambientali e comportamentali sia attribuibile circa l’80 - 90% di tutti i tumori che insorgono nella popolazione generale.

E se con il termine cancerogeno s’identifica “la capacità di un agente di indurre o di promuovere tumori, cioè di favorire il processo di cancerogenesi nei diversi stadi del suo sviluppo”, con il termine agenti cancerogeni occupazionali si definiscono “quegli agenti e circostanze di esposizione risultati associati all’ insorgenza di tumori in studi epidemiologici che hanno esaminato gruppi di lavoratori esposti per motivi lavorativi, oppure in adeguati studi a lungo termine con animali da esperimento, anche se le prove risultanti dagli studi epidemiologici sono limitate”.

Le sostanze chimiche impiegate nel settore cerealicolo possono causare effetti acuti o cronici.

Effetti ACUTI
Gli effetti acuti, che compaiono a breve distanza dall’esposizione, possono essere di vario tipo, comprendendo irritazioni cutanee e oculari, cefalea, nausea, vomito, diarrea, disturbi dell’equilibrio, tremori, fino a gravi perdite di coscienza (e decesso in caso di dosi molto elevate). 

Effetti CRONICI
Gli effetti cronici possono, ad esempio, comprendere “polinevriti periferiche da organofosforici, nefropatie da dicloroetano”. Si sospetta “che l’esposizione a pesticidi possa aumentare la frequenza di malattia di Parkinson, sebbene ulteriori ricerche siano necessarie per confermare questa ipotesi e per individuare quali principi attivi siano responsabili di questo effetto. Altri effetti dovuti alla esposizione ai fitofarmaci comprendono disturbi del sistema immunitario sotto forma sia di allergie che di immuno-soppressione. Vi sono inoltre forti sospetti che alcuni composti siano cancerogeni e dannosi per la riproduzione”.

In relazione ai fitosanitari occorre ricordare, ad esempio, che prima delle fasi di lavorazione che comprendono l’uso dei prodotti chimici sarà necessario valutare l’entità del rischio, procedere alla acquisizione di tutte le informazioni necessarie, comprendenti la lista completa dei prodotti utilizzati e dei loro quantitativi, le schede di sicurezza e l’etichettatura dei singoli prodotti, l’individuazione dei principi attivi dei fitofarmaci, con le loro caratteristiche chimiche ed il profilo tossicologico (tipo di tossicità e valori limite di esposizione da non superare). La classificazione dei prodotti in carico alle singole aziende va effettuata considerando le diverse tipologie di fitofarmaci che più frequentemente vengono impiegati. Sono da valutare e considerare anche i tempi di esposizione, con riferimento anche ai monitoraggi ambientali e biologici.

Le sostanze chimiche possono penetrare nell’organismo attraverso la via respiratoria, cutanea e digerente, è fondamentale l’impiego di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) per impedire il passaggio delle sostanze attraverso queste tre vie. 

E’ quindi importante l'uso scrupoloso dei dispositivi di protezione individuale sia durante la preparazione della miscela che durante la distribuzione del prodotto: occhiali o visiera, maschere e filtri adeguati al contaminante, tuta, guanti in neoprene, nitrile, pvc o pva in relazione al tipo di contaminante, sovrascarpe, stivali o calzature antinfortunistici. L’uso della tuta è fondamentale in quanto la contaminazione cutanea è una delle principali vie di assorbimento delle sostanze. Tuttavia la tuta in cotone non offre alcuna barriera alla penetrazione e perciò sono necessari degli specifici indumenti barriera (minimo categoria 3 tipo 4 - 5 - 6 protezione NBC), Queste tute proteggono i lavoratori da materiali pericolosi durante la manipolazione di sostanze chimiche conosciute.



venerdì 1 aprile 2022

Il piano di emergenza in caso di incendio - parte 1

  


Il peggiore piano di emergenza è non avere nessun piano. 
(Il secondo peggiore piano è averne due o più).

In un’azienda, grande o piccola che sia, trovarsi coinvolti in un emergenza per incendio o per infortunio - pur sembrando ad alcuni una probabilità abbastanza remota - non è del tutto impossibile.

La conferma la si può avere con una rapida analisi dei dati statistici del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco che in Italia ogni anno svolge oltre 600.000 interventi di soccorso tecnico urgente. Di questi, circa 40.000 sono correlati ad emergenze verificatesi in attività lavorative.

Indipendentemente dai materiali depositati o impiegati nelle lavorazioni e dalle caratteristiche costruttive ed impiantistiche dell’azienda, uno degli aspetti che hanno avuto (e sempre avranno) grande impatto sull’evoluzione dell’evento-emergenza è quello relativo a come sono stati affrontati i primi momenti, nell’attesa dell’arrivo delle squadre dei Vigili del Fuoco.

Uno strumento basilare per la corretta gestione degli incidenti (siano essi incendi, infortuni, fughe di gas o spill di sostanze pericolose) è il cosiddetto “piano di emergenza”. In tale documento sono contenute quelle informazioni-chiave che servono per mettere in atto i primi comportamenti e le prime manovre permettendo di ottenere nel più breve tempo possibile i seguenti obiettivi principali:

· salvaguardia ed evacuazione delle persone
· messa in sicurezza degli impianti di processo
· compartimentazione e confinamento dell’incendio
· protezione dei beni e delle attrezzature
· estinzione completa dell’incendio.


I piani di emergenza ben strutturati prevedono inoltre le operazioni per la rimessa in servizio in tempi ragionevoli ed il ripristino delle precedenti condizioni lavorative.

Scopo
Lo scopo dei piani di emergenza è quello di consentire la migliore gestione possibile degli scenari incidentali ipotizzati, determinando una o più sequenze di azioni che sono ritenute le più idonee per avere i risultati che ci si prefigge al fine di controllare le conseguenze di un incidente.

Obiettivi
La stesura del piano di emergenza consente di raggiungere diversi obiettivi, già a partire dai
momenti preliminari nei quali si valuta il rischio ed il Management inizia ad identificare con
maggiore precisione gli incidenti che possono verificarsi nell’attività lavorativa.

Tra gli obiettivi di un piano di emergenza, ad esempio, ci sono i seguenti:
·  raccogliere in un documento organico e ben strutturato quelle informazioni che non è possibile
ottenere facilmente durante l’emergenza;
·  fornire una serie di linee-guida comportamentali e procedurali che siano il “distillato” dell’esperienza
di tutti i componenti dell’Azienda e rappresentano pertanto le migliori azioni da intraprendere;
·  disporre di uno strumento per sperimentare la simulazione dell’emergenza e promuovere
organicamente l’attività di addestramento aziendale.

Struttura
La struttura di un piano di emergenza, ovviamente, varia molto a seconda del tipo di attività, del tipo di azienda, della sua conformazione, del numero di dipendenti e dipende da una serie di parametri talmente diversificati che impediscono la creazione di un solo modello standard valido per tutti i casi.
Ciò non significa che “tutte le emergenze sono sempre diverse l’una dall’altra”. Anzi. I più esperti gestori di emergenza (ad esempio le squadre di Vigili del Fuoco), infatti, riescono a trovare sempre più aspetti di similarità tra un’emergenza e un’altra, che non di differenza.
É quindi possibile delineare con sufficiente precisione i metodi per la strutturazione dei piani di
emergenza ed elencare inoltre alcuni contenuti di base comuni a tutti i piani.

Procedure
La pre-pianificazione è definibile come un documento scritto che risulta dalla raccolta di
informazioni sia generali che dettagliate pronte per essere usate dal personale dell’azienda e dagli enti di soccorso pubblico per determinare il tipo di risposta per incidenti ragionevolmente
prevedibili in una determinata attività.
Questi pre-piani identificano i pericoli potenziali, le condizioni e le situazioni particolari.
Consentono di avere la possibilità di un differente punto di vista e disporre di specifiche
informazioni che è impossibile ottenere durante un’emergenza.
Le procedure sono la rappresentazione, in genere schematica, delle linee-guida comportamentali ed operative che “scandiscono” i vari momenti dell’emergenza. Come vedremo in seguito, tale schematizzazione può essere realizzata su diversi livelli.
Le Procedure Operative Standard forniscono un valido insieme di direttive tramite le quali il
personale può operare efficacemente, efficientemente e con maggiore sicurezza. In mancanza di appropriate procedure un incidente diventa caotico, causando confusione ed incomprensione ed aumentando il rischio di infortuni.

Persone
Il contenuto del piano di emergenza deve innanzitutto focalizzare su alcune persone/gruppi - chiave come gli addetti al reparto, al processo di lavorazione, ecc., dei quali il piano deve descrivere il comportamento, le azioni da intraprendere e quelle da non fare.
Al verificarsi dell’emergenza, comunque, possono facilmente trovarsi coinvolte anche persone di altri reparti o presenti in azienda come i clienti, i visitatori, i dipendenti di altre società di
manutenzione ecc. Il piano deve “prendersi cura” anche di questi.
Inoltre, nel momento in cui l’emergenza può riguardare anche le aree esterne all’azienda o
comunque altre Organizzazioni o Servizi la cui attività è in qualche modo correlata, il piano di
emergenza deve prevedere il da farsi anche per queste persone/organizzazioni.
Ad esempio, se un Ospedale ha un incendio nel reparto di Pronto Soccorso, è chiaro che dal quel momento le emergenze sanitarie vanno dirottate su altri Ospedali (o su altri Reparti).
Se un’azienda ha ipotizzato un evento incidentale come un rilascio di sostanze pericolose, il suo piano di emergenza deve senz’altro comprendere le procedure di evacuazione delle aree circostanti (e non è una cosa da poco!).
Ricordiamo ancora una volta che l’obiettivo primario del piano di emergenza è la salvaguardia delle persone, siano esse dipendenti dell’azienda, clienti, visitatori o abitanti delle aree circostanti.
Una figura che non può mai mancare nella progettazione del piano di emergenza è quella di un Gestore Aziendale dell’Emergenza al quale vanno delegati poteri decisionali e la possibilità di prendere decisioni anche arbitrarie, al fine di operare nel migliore dei modi e raggiungere gli obiettivi stabiliti.

Azioni
Le azioni previste nel piano di emergenza devono assolutamente essere correlate alla effettiva capacità delle persone di svolgere determinate operazioni. Non è possibile attribuire compiti particolari a chi non è stato adeguatamente addestrato. Occorre ricordare che in condizioni di stress e di panico le persone tendono a perdere la lucidità e pertanto il piano di emergenza va strutturato tenendo conto di questo aspetto. 

Poche, semplici, efficaci azioni sono meglio che una serie di incarichi complicati nei quali il rischio di “saltare” alcuni passagi fondamentali è molto alto.

Procedure da adottare quando si scopre un incendio
Le procedure da adottare in caso di incendio sono differenziate, soprattutto per la sequenza delle azioni, tra i diversi tipi di insediamento (uffici, edifici con afflusso di pubblico, aziende, ecc.). Ciò nonostante riassumiamo quegli aspetti che sono comuni alle diverse situazioni dei luoghi e degli eventi incidentali.

Procedure da adottare quando si scopre un incendio
·  Comportarsi secondo le procedure pre-stabilite (ove esistono)
·  Se si tratta di un principio di incendio valutare la situazione determinando se esiste la possibilità di estinguere immediatamente l’incendio con i mezzi a portata di mano
·  Non tentare di iniziare lo spegnimento con i mezzi portatili se non si è sicuri di riuscirvi
·  Dare immediatamente l’allarme al 115
·  Intercettare le alimentazioni di gas, energia elettrica, ecc.
·  limitare la propagazione del fumo e dell’incendio chiudendo le porte di accesso/compartimenti
·  Iniziare l’opera di estinzione solo con la garanzia di una via di fuga sicura alle proprie spalle e con l’assistenza di altre persone
·  accertarsi che l’edificio venga evacuato
·  se non si riesce a mettere sotto controllo l’incendio in breve tempo, portarsi all’esterno
dell’edificio e dare le adeguate indicazioni alle squadre dei Vigili del Fuoco.

Procedure da adottare in caso di allarme
Anche per questo aspetto, le procedure da adottare in caso di allarme sono differenziate, tra i diversi
tipi di insediamento (uffici, edifici con afflusso di pubblico, aziende, ecc.).

Esistono comunque diversi aspetti sempre presenti, che riassumiamo nel seguente schema:
·  Mantenere la calma (la conoscenza approfondita delle procedure aiuta molto in questo senso, così come
l’addestramento periodico che aiuta a prendere confidenza con le operazioni da intraprendere)
·  Attenersi scrupolosamente a quanto previsto nei piani di emergenza
·  Evitare di trasmettere il panico ad altre persone
·  prestare assistenza a chi si trova in difficoltà, se avete la garanzia di riuscire nell’intento
·  allontanarsi immediatamente, secondo procedure (ad esempio in un’azienda può essere necessario mettere in sicurezza gli impianti di processo; oppure in una scuola può essere necessario che il docente prenda con sè il registro della classe per poter effettuare le verifiche sull’avvenuta evacuazione di tutti gli alunni)
·  non rientrare nell’edificio fino a quando non vengono ripristinate le condizioni di normalità.









            












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