giovedì 24 aprile 2014

Sicurezza sul Lavoro: sostanziale o formale?



Il successo di un'azienda dipende in gran parte dall'avere personale in buona salute.



La sicurezza va fatta però da un punto di vista sostanziale e non da un punto di vista formale, da un punto di vista documentale. Anzi, si ha la sensazione che il documento sia qualcosa che, non dico tradisce la sicurezza, ma non sempre garantisce i livelli di sicurezza.
Lorenzo Fantini, giuslavorista, esperto di sicurezza sul lavoro, Direttore dei Quaderni AiFOS (già dirigente divisione Salute e sicurezza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali).

Ciò che secondo Fantini si può e si deve semplificare “sono quelle forme di documentazioni, notifiche, comunicazioni, che rendono più difficile la vita dell’operatore, più difficile la vita dell’impresa, più difficile la vita dello stesso operatore della sicurezza”. 

E c’è una richiesta degli organi di vigilanza non sempre attenta agli aspetti sostanziali e non formali. "È più facile fare la vigilanza sugli aspetti formali che sugli aspetti sostanziali, sapendo che c’è un modello precostituito di documento, e quindi io poi so che voglio andare a cercare quel documento, non le misure di prevenzione che quel documento rappresenta”.

C'è poi la necessità, che è stata riconosciuta nel Decreto del Fare con molta fatica, di individuare un settore a basso rischio infortuni e malattie professionali.

Infatti “quella parte del Decreto del Fare che prevede l’individuazione di un settore a basso rischio infortuni e malattie professionali è importante. È importante perché poi ad esso sono legate due semplificazioni”. Ad esempio la possibilità di “redigere il documento di valutazione del rischio secondo dei modelli semplificati”.

L’individuazione del settore a basso rischio infortuni e malattie professionali non serve a diminuire la tutela dei lavoratori, non serve a diminuire o a prevedere un minore risarcimento per i lavoratori di quel settore, non è questo il punto. 

Il documento di valutazione del rischio è un documento – attenzione – non è la valutazione dei rischi.

La distinzione tra il documento e la valutazione è la distinzione tra la sostanza e la forma. Ricordiamoci sempre che ciò che salva la vita delle persone è una corretta valutazione dei rischi, che poi viene ad essere trasposta in un documento. Se questo documento ha 200 pagine o 20 pagine, a mio avviso non è questo l’elemento che fa la sicurezza. L’elemento che fa la sicurezza è la corretta descrizione dell’attività di impresa, la corretta individuazione delle misure, dei pericoli e dei rischi, la individuazione di misure di prevenzione e protezione atte ad eliminare o ridurre i rischi. Lorenzo Fantini, giuslavorista.

Un’altra novità significativa da un punto di vista strettamente tecnico è la possibilità, per esempio, che per la valutazione del rischio rumore si utilizzino delle banche dati standardizzate, purché validate scientificamente. Questo “avrebbe un impatto anche in termini economici significativi”. Non avrà un impatto negativo in termini di salute e sicurezza sul lavoro, “perché non stiamo parlando della banca dati tratta da internet”.

E terminiamo con l'evidenza della scarsa qualità della formazione erogata da alcuni organismi paritetici: “Io so benissimo chi sono quelli finti, che lavorano male, che fanno lavorare male le aziende, che fanno sì che il sistema della formazione giri a vuoto”.

Atti del convegno di studio e approfondimento “Salute e Sicurezza nel Decreto del Fare. Novità e prossimi sviluppi” (formato PDF, 655 kB).










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