sabato 1 ottobre 2022

Soluzioni certificate per calzature antinfortunistiche ortopediche




Soluzioni certificate per calzature antinfortunistiche ortopediche

In Italia un lavoratore su tre, circa il 34%, non indossa calzature di sicurezza in situazioni che lo espongono al rischio di infortuni. Il dato emerge da un’indagine dell’ Associazione nazionale calzaturifici italiani (Anci), presentata nel corso di un convegno al Made Expo di Fieramilano.
Sarebbe ormai il caso di evitare di fornire ai dipendenti scarpe antinfortunistiche di bassa qualità, dure, rigide, pesanti, poco flessibili, anche in ragione del fatto che SCARPE leggere e comode ora effettivamente esistono! 

Ed esiste anche la possibilità di farle "su misura" con certificazione totale (ovvero successiva alla modifica realizzata). 





Secondo il D.Lgs. 626, il datore di lavoro dovrebbe fornire scarpe antinfortunistiche più leggere. Ma se più leggere non si trovano? Dovrebbe autorizzare il lavoratore a farle su misura. Ma su misura non sono a norma, non può autorizzarlo ad usarle.

Il Medico Competente non può esentare il lavoratore dall'indossare un DPI; si dovrebbe effettuare una visita di idoneità ad altra mansione per spostare il lavoratore in altro reparto senza rischio per i piedi, compatibilmente con le caratteristiche aziendali.


1° esistono calzature leggere e defatiganti;

2° esiste la possibilità di rendere i modelli attualmente in commercio più confortevoli;
3° esiste la possibilità di realizzare soluzioni certificate per calzature antinfortunistiche ortopediche tali da correggere gli errori posturali che causano dolori all'operatore.





Le patologie rilevate spesso sono più lunghe da risolvere, rispetto alla semplice adozione di calzature alternative (un esempio è la postura: molto spesso indossando scarpe anti-infortunistiche si assume una postura rigida: ginocchia iperestese, collo in avanti e spalle intra-ruotate, essendo più spesse nella parte posteriore ci proiettano in avanti e ci portano a tutta una serie di controproducenti aggiustamenti posturali; di norma si associano un'aumento di rigidità dei muscoli posteriori della coscia (a cui ci appendiamo per così dire), e ad una sovraestensione dell'Achilleo (anche se si penserebbe che questo venisse meno "stretchato"). Cioè si sta in piedi tipo Totò.

Preferire sempre modelli dotati di puntale non in acciaio ma in composito e lamine antiperforazione in Kevlar® o in composito (e non in acciaio): già è un primo passo verso il benessere e la salute dei piedi degli operatori.

Preferire sempre modelli in fiore idrorepellente per la categoria S3 e modelli in pelle scamosciata e tessuti tecnici per la categoria S1P (secondo le condizioni di uso e i parametri termici).


All'avanguardia per la protezione degli arti inferiori sul lavoro, alcune produzioni si sono imposte di brevettare l'uso contemporaneo di alcuni elementi fondamentali ed imprescindibili, quali:

Soletta antiperforazione in materiale composito, a protezione del 100% della pianta del piede (a differenza di quelle in acciaio che proteggono l'80% della pianta del piede), che garantisce inoltre, a differenza dell'acciaio, massima flessibilità ed enorme leggerezza.

Puntale di protezione in materiale polimerico con peso inferiore del 51% (valutato sulla taglia 42) rispetto al puntale in acciaio e protezione dal rischio di schiacciamento sempre di 200 joule.

Fodera in materiale a tre strati per avvolgere il piede a garantire traspirabilità e passaggio all'esterno dell'umidità.







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