martedì 29 novembre 2011

A cosa servono le scarpe antinfortunistiche


A cosa servono

Le scarpe antinfortunistiche devono essere utilizzate da un gran numero di lavoratori, secondo quelle che sono le disposizioni di legge. In origine, si trattava di un prodotto usato sostanzialmente da operatori dei settori edili o industriali,  che potevano facilmente infortunarsi a causa dell'attività svolta.
Tuttavia, oggi la legge ne prevede l’uso anche per chi presta la propria opera in bar o ristoranti. Naturalmente, le scarpe antinfortunistiche sono di diverso tipo, adatte alla varietà di lavori per i quali sono necessarie.
La legge che in Italia si occupa della sicurezza sul lavoro è Il D.Lgs. n. 626/94 è stato completamente trasfuso nel cosiddetto Testo Unico Sicurezza Lavoro (D.Lgs. 81/2008), a sua volta successivamente integrato dal D.lgs. n. 106 del 3 agosto 2009 recante disposizioni integrative e correttive. Le norme contenute nel cosiddetto "decreto correttivo" sono entrate in vigore il 20 agosto 2009.
Si tratta di un importante impianto normativo, resosi necessario proprio per ridurre i fattori di rischio e garantire una minore incidenza di morti bianche, sempre in numero fin troppo elevato ogni anno.
A seconda della mansione svolta, si potranno indossare scarpe che riescono a garantire l’isolamento elettrico, oppure la migliore sopportazione di eventuali cadute di carichi pesanti o, ancora, che siano completamente impermeabili.
Il rispetto delle norme viene affidato agli imprenditori i quali sono così spronati a vigilare sulla sicurezza dei propri operai, pena il pagamento di elevate sanzioni o, addirittura, della chiusura del cantiere.
Le scarpe antinfortunistiche possono rappresentare, tra i numerosi dispositivi, dei veri e propri salvavita: basti pensare a ciò che accade in caso di scossa elettrica. I lavoratori che indossano le adeguate scarpe antinfortunistiche possono ridurre di gran lunga l’impatto che si avrebbe altrimenti, riuscendo perfino ad evitare gravi conseguenze, come il decesso.

Caratteristiche delle certificazioni

Le scarpe antinfortunistiche sono suddivise in varie tipologie a seconda delle certificazioni di riferimento. Vediamo, quindi, più nel dettaglio, quali sono le certificazioni e cosa significano le sigle che le identificano.
Si parte dalla SB, sicurezza base, che evidenzia la minima certificazione richiesta dalle scarpe antinfortunistiche e che soddisfa i requisiti della norma che obbliga al puntale in acciaio da 200 joule. Con la semplice aggiunta di una suola antistatica e sostegno a protezione del tallone, si passa ad un livello S1.
In questo caso, quindi, si avrà una specifica protezione in acciaio per la punta dei piedi e una lamina antiperforazione sulla suola. Viene normalmente impiegata dai magazzinieri, nell’industria alimentare, nel settore alberghiero.
La certificazione S2, invece, è una variante della S1 ed aggiunge alle scarpe antinfortunistiche l’impermeabilità della tomaia per un tempo superiore ai 60 minuti. È, dunque, adatta a tutti coloro che lavorano a contatto con liquidi che inevitabilmente sarebbero altrimenti assorbiti dalla calzatura indossata. Le pelli vengono quindi lavorate con un apposito trattamento idrorepellente.
Aumentando di grado nella scala della sicurezza, ci imbattiamo nelle scarpe S4 e S5: si tratta di scarpe antinfortunistiche impermeabili al 100%, costruite per essere resistenti all’acqua in ogni situazione. La S5 è corredata, in aggiunta, di una lamina antiperforazione.
Perché una scarpa antinfortunistica sia considerata adeguata e valida è necessario che sia completa di marchio CE, simbolo comunitario applicato ai prodotti che rispettano le caratteristiche previste dalla normativa europea.
Inoltre, deve essere presente anche il numero della normativa internazionale secondo la quale è avvenuto il test delle stesse, in modo che si possa essere sicuri che si tratti di un prodotto conforme e sicuro al 100%.
D’altra parte, come abbiamo già avuto modo di specificare, è la legge che obbliga a calzare determinate scarpe durante lo svolgimento del proprio lavoro: acquistare un prodotto non testato equivarrebbe ad esporsi a rischi il più delle volte prevenibili.

Prezzi e dove acquistare

Le scarpe antinfortunistiche possono essere acquistate attraverso diversi canali di distribuzione.
Sicuramente, sarebbe da preferire la scelta di recarsi presso aziende o esercizi commerciali specializzati in ANTINFORTUNISTICA, così da poter avere a propria disposizione solo modelli certificati e in linea non solo con tutte le novità legislative in materia di sicurezza sul lavoro, ma soprattutto con standards tecnologici all'avanguardia.
Acquistare delle scarpe di ultima generazione, infatti, ci darà la certezza di aver speso bene i nostri soldi, soprattutto per prodotti realizzati secondo le più moderne tecnologie e utilizzando i materiali più innovativi e sicuri.
Quando si acquista una scarpa antinfortunistica si dovrebbe sempre calzare il modello scelto, anzi sarebbe preferibile indossare entrambe le calzature, così da valutare in modo attento il bilanciamento del peso del corpo per testarne la comodità d’uso.
Nei negozi specializzati saremo senza dubbio seguiti da personale attento a consigliarci il modello più adatto a seconda del nostro lavoro, delle condizioni di utilizzo (asciutto, bagnato, umido, ect.), delle ore che complessivamente verranno indossate queste calzature.
I prezzi delle scarpe antinfortunistiche, infine, sono molto vari. Sicuramente i modelli presenti sul mercato lasciano ampie possibilità di scelta, così che si possa scegliere una buona calzatura anche senza spendere una fortuna.
Il minimo, comunque, si attesta intorno ai 50 euro, con picchi minimi intorno ai 20 euro per particolari modelli o nel caso di svendite; la cifra massima, invece, si attesta intorno ai 150 euro.

Tipologie 
Volendo entrare ancora più nel dettaglio, è utile conoscere le tipologie di scarpe antinfortunistiche nel dettaglio, al di là delle certificazioni di cui abbiamo già esposto le caratteristiche in precedenza.
Gli elementi che vanno presi in considerazione sono, dunque, il tipo di puntale e la lamina antiperforazione, la calzata, il pellame, la suola. La combinazione di questi elementi ci aiuterà a definire la scarpa antinfortunistica ideale e anche ad orientarci sul mercato, visto che è possibile trovare un range di prezzi notevolmente ampio, dai 20 ai 100 euro.
Iniziando dal puntale, è importante dire che, in passato, si trattava di una parte realizzata esclusivamente in acciaio, un materiale sì molto resistente ma anche molto pesante. Oggi è possibile trovare eccellenti scarpe antinfortunistiche con puntale in alluminio o in materiale composito in modo da avere un peso notevolmente inferiore e caratteristiche di atermicità e amagneticità uniche.
La tecnologia odierna ha fatto passi da gigante, tanto è che insieme ai puntali rinforzati è anche possibile ottenere delle suole capaci di respirare, grazie ai sistemi di fori asimmetrici dai quali viene espulso il vapore acqueo in eccesso.
Nelle scarpe antinfortunistiche la lamina antiperforazione ha avuto anch’essa una notevole evoluzione nel corso degli anni, con l’implementazione di lamine non solo in acciaio, gelate in inverno e surriscaldate in estate, rigide e pesanti, ma anche in fibra sintetica, come il Kevlar, più robusto dell’acciaio, a parità di peso. Il kevlar costa più dell’acciaio, ma il comfort donato ai nostri piedi è notevolmente superiore.
Con calzata della scarpa, invece, non s’intende la taglia in senso stretto ma la vestibilità del prodotto. Infatti, trattandosi di una calzatura dalle caratteristiche particolari, è possibile che nonostante la taglia sia equivalente a quella di una scarpa normale, la sua vestibilità sia diversa: in questo caso, si adottano calzate leggermente più ampie o più strette, pur senza modificare il numero della taglia.
La calzata 10 corrisponde perfettamente alla calzata regolare, la 10 e ½ è la preferita per chi ama avere una vestibilità maggiore, la 11 è notevolmente aumentata in molte produzioni.
Tra i pellami, lo scamosciato è il più usato per le scarpe antinfortunistiche che possiedono certificazione S1 o S1P, mentre per le S2 e le S3 sono in pelle fiore o nabuk, perché molto più resistenti e impermeabili (meglio sarebbe dire idrorepellenti).
La suola, infine, è anch’essa soggetta a certificazioni, dovendo essere antiabrasione, antiacido, antiolio, antistatica e antiscivolo. I materiali preferiti sono il poliuretano compatto e la gomma nitrilica, che può sopportare fino ai 300°.

Come scegliere

Dopo aver analizzato le caratteristiche che compongono le diverse tipologie di scarpe antinfortunistiche, dobbiamo passare al difficile capitolo della scelta. Il mercato è molto competitivo e dunque non è semplice riuscire ad orientarsi ed effettuare la scelta giusta.
In generale, può risultare abbastanza utile suddividere le scarpe antinfortunistiche in due grandi gruppi, quelle adatta ai cantieri o ai lavori più rischiosi e quelle adeguate a lavori meno rischiosi ma per svolgere i quali è necessario comunque avere una certa protezione.
Chi presta la propria opera come carpentiere, muratore o similare deve essere totalmente protetto, indossando scarpe antinfortunistiche complete di puntale e di lamina antiperforazione, quindi non ci si può esimere dall’acquisto di una calzatura con certificazione S1P o S3. Non da meno è l’impermeabilità della scarpa, visto che in inverno si potrebbe dover lavorare a contatto con il fango e l’acqua per periodi prolungati.
Il colore privilegiato è il beige, che riesce a camuffare maggiormente lo sporco e gli schizzi di cemento. Un piastrellista, tuttavia, o tutti coloro che svolgono lavori di rifinitura spesso in ginocchio, non potrebbe essere a proprio agio con scarpe dalla rigida suola in acciaio, quindi sarebbe preferibile scegliere modelli dotati di lamina antiperforazione in kevlar, per consentire la naturale torsione del piede, senza rinunciare alla sicurezza.
Per autisti, magazzinieri, operai, i rischi sono naturalmente meno elevati e la scarpa potrà riflettere ciò adottando delle caratteristiche differenti da quelle che abbiamo visto appartenere al primo gruppo. Il colore privilegiato sarà quello scuro e non si rivelerà indispensabile l’impermeabilità totale, ragion per cui le scarpe antinfortunistiche saranno molto più leggere e confortevoli, realizzate spesso in pelle scamosciata.
Infine, per terminare, ricordiamo le scarpe metal-free e amagnetiche, rese sicure con materiali compositi e perciò adatte agli elettricisti o a tutti coloro i quali operano in zone potenzialmente a rischio per l’alta tensione.

Scarpe antinfortunistiche da donna

Le calzature antinfortunistiche da donna non possono essere gli stessi modelli usati dagli uomini, solo di taglie più piccole, perché risulterebbero inadeguate alle specificità del piede femminile e non sarebbero affatto confortevoli.
Le aziende che non hanno pensato ad una produzione dedicata espressamente alle donne, non ne hanno incontrato neppure il favore, decretando il fallimento di questo genere di politica commerciale.
Fortunatamente oggi sono sempre di più i produttori che hanno deciso di inaugurare delle linee specifiche di scarpe antinfortunistiche destinate esclusivamente alle donne (che non siano solo zoccoli, sabot o pianelle).
La calzata di una scarpa antinfortunistica da donna non è identica a quella da uomo o unisex. Se, per gli uomini, si parla di calzate che vanno da 10 a 11, per le donne è possibile anche dover prevedere calzate inferiori.
È utile ricordare che la regolare è sempre fissata dal numero 10, ma si possono trovare in commercio anche calzate inferiori (molto raro). Raramente, comunque, una donna si troverà ad indossare scarpe di calzata 11 ma, se la si dovesse preferire in ogni caso, sarà preferibile scegliere quei modelli da uomo particolarmente leggeri, per non affaticarsi con scarpe troppo rigide e pesanti. Alcune scarpe, tra le più leggere tra quelle maschili, pesano in fin dei conti, soltanto 50 grammi in più di quelle espressamente femminili.
Ricordiamo, infine, che le scarpe dichiarate unisex seguono in realtà le calzate adottate per i modelli maschili, quindi non si tratta di un vero e proprio compromesso tra due esigenze differenti, ma potrebbe esserlo per estetica e praticità, se si indossano taglie particolarmente fuori misura rispetto a quelle classiche da donna.




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Motivazione dei giuriati premio Red dot design 2013

“La forma di Uvex 1 fa apparire con uno stile casual una scarpa tecnicamente destinata al lavoro.

E’ estremamente ben fatta e offre un eccellente comfort per l’utilizzatore.” Soluzione ergonomicamente perfetta: un comfort durevole per l’utilizzatore accresce il suo benessere. La chiave è fornire una vestibilità potenzialmente perfetta poiché sono le scarpe che devono adattarsi alla forma del piede e non viceversa.

Le calzature di sicurezza uvex 1 proteggono e sostengono il movimento naturale del corpo. La pressione e gli stress sul sistema muscoloscheletrico durante le attività lavorative sono stati ridotti sulla base dei più recenti studi psicologici e adottando una tecnologia innovativa, assicurando, così, una vestibilità ottimale. Il design leggero ed ergonomico crea un equilibrio perfetto fra protezione e comfort.


  • Calzature di sicurezza multifunzionali con design sportivo.
  • Estremamente leggere e flessibili.
  • L’ultima generazione di puntali uvex xenova® completamente senza metallo. Design compatto, forma anatomica, buona stabilità laterale e contro le torsioni della caviglia, nessuna conduttività termica e proprietà antimagnetiche.
  • Realizzate con le più recenti tecnologie che garantiscono un maggiore comfort all’utilizzatore.
  • La tecnologia uvex climazone contribuisce a regolare la temperatura interna delle calzature per assicurare il comfort ottimale per l’utilizzatore.
  • Materiale superiore di microvelour high-tech traspirante e idrofobo.
  • Il rivestimento interno distanziatore assicura una traspirabilità ottimale.
  • Adatte per gli utilizzatori allergici al cromo, realizzate con materiale sintetico.
  • Dotate di lacci elastici per una rapida regolazione personalizzata.
  • Il design che, virtualmente, non prevede cuciture evita la presenza di possibili punti di pressione e l’insorgenza di vesciche.
  • Soletta interna rimovibile e antistatica, con sistema di controllo dell’umidità e assorbimento degli urti a livello del calcagno e sotto la parte anteriore della pianta del piede.
  • Collare e linguetta morbidi e imbottiti.
  • Perfetta stabilità e sostegno affidabile grazie al supporto integrato del calcagno e all’esoscheletro protettivo (rinforzo x-tended).
  • Eccezionale suola di poliuretano a doppia densità con eccellenti caratteristiche di assorbimento degli urti e un’eccezionale resistenza allo scivolamento; non contengono siliconi, ftalati ecc.
  • Disponibili nelle misure da 35 a 52.
  • Sistema flessibile a larghezza multipla per un sostegno affidabile, disponibile nelle misure 10, 11 12 o 14,
  • DIN EN ISO 20345:2011 S1 SRC or EN ISO 20345:2011 S2 SRC.


venerdì 25 novembre 2011

CALZINI Tecnici e INTIMO Tecnico

(AGENPARL) - Roma, 25 novembre - “Questa mattina il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è tornato a parlare, con fermezza, del tema degli infortuni sul lavoro invitando ancora una volta istituzioni pubbliche, anche locali, mondo delle imprese e pubblica opinione a contribuire affinché la sicurezza e la dignità del lavoro abbiano quella valenza primaria che la Costituzione pone a fondamento della Repubblica. Un monito di cui vogliamo ringraziare il Capo dello Stato che, da sempre, è vicino alle difficoltà in cui vivono le vittime degli incidenti sul lavoro e a tutte quelle famiglie che piangono la perdita di un caro, e più volte ha saputo dimostrarlo in modo concreto”. È questo il commento del Presidente nazionale ANMIL Franco Bettoni, nel condividere pienamente con il Presidente della Repubblica l’urgenza di aprire un dialogo che porti ad azioni concrete ed efficaci finalizzate alla salvaguardia della salute e della vita di ogni lavoratore.

Le parole di Napolitano ancor più significative - spiega in una nota l'Anmil - perché arrivano in una giornata in cui, dalle prime luci dell’alba, si è registrata l’ennesima tragedia sul lavoro con la morte di un operaio di 50 anni, Rosario Spampinato, deceduto nell'esplosione avvenuta a Lallio, alle porte di Bergamo, in una cartiera causata dallo scoppio di una caldaia cui hanno fatto seguito quelle di un operaio romeno di 53 anni deceduto in un cantiere di costruzioni a Roma mentre stava accatastando pannelli di legno per il getto del calcestruzzo e quella di una commessa di 36 anni, Maria Cristina Allegretti, a Oristano, dipendente di un negozio di detersivi alla spina, rimasta schiacciata da un distributore automatico che era stato appena scaricato da un camion nel cortile del negozio. Questi eventi tutt’altro che episodici, ma prevedibili ed assolutamente evitabili, come afferma giustamente il Capo dello Stato, non devono più far parlare di tragiche fatalità affinché si superi la logica del politicamente corretto della “sicurezza di carta”, per avviare invece un grande progetto nazionale di sviluppo della cultura della sicurezza nell’interesse dei lavoratori, ma anche dell’immagine e della competitività del sistema Paese.

“Abbiamo invitato il neo Ministro del Welfare Elsa Fornero ad inserire tra le priorità della sua agenda politica azioni mirate e condivise per debellare questa piaga sociale ed abbiamo apprezzato la sua immediata risposta con toni decisi e forti al nostro appello – afferma il Presidente dell’ANMIL – parlando di ‘un fenomeno incompatibile con la dignità umana’. Ma la crisi che questo governo sta fronteggiando dovrà tenere conto delle ripercussioni in termini di vite umane che troppo spesso è frutto di un lavoro in cui gli straordinari sono all’ordine di una gestione ordinaria, la formazione una chimera, gli adempimenti di legge in materia di prevenzione vengono presi per suggerimenti, l’uso dei dispositivi di protezione individuale lasciati alla discrezionalità e l’attività di vigilanza e controllo è tuttora insufficiente”.


AMICOR PLUS
É una speciale fi bra appositamente realizzata per conferire la freschezza
del pulito mantenendo freschi gli indumenti a contatto della pelle grazie ad
un’agente antimicotico che aiuta la prevenzione dei funghi responsabili del
piede d’atleta e degli acari. L’additivo a cui si deve la funzione antimicrobica
di amicor plus fa parte della struttura essenziale della fi bra ed distribuito
integralmente su di essa. Il nucleo della fi bra funge da serbatoio e ricostituisce
continuamente l’effi cacia della superfi ce della fi bra. Resistente a
numerosi lavaggi riduce gli odori sgradevoli, aumenta il comfort e favorisce
la freschezza per tutto il giorno.


TACTEL
Le proprietà innovative di questa microfi bra conferiscono grande leggerezza
e morbidezza ai capi aumentendone il comfort e le performances. Di grande
facilità di trattamento e di rapida asciugatura, mantiene il calore corporeo
veicolando l’umodita e il sudore all’esterno. La leggerezza di questa fi bra e il
basso coeffi cente di ingombro le conferiscono grande tecnicità
e ampiezza d’utilizzo.


KEVLAR
Da molti anni è una delle più importanti fi bre sintetiche a livello mondiale, il
kevlar ha sorprendenti doti di di resistenza al taglio, alle abrasioni e al calore
con un grado molto alto di assorbimento delle vibrazioni. Queste sue incredibili
proprietà conferiscono ai capi realizzati con kevlar una grande resistenza
e durata nel tempo.


CARBON NO-SHOCK
Ultima frontiera tecnologica nell’ambito delle fi bre antistatiche è in grado
di dissipare le cariche elettrostatiche, azzerare la proliferazione di batteri e
svolgere una funzione antistress. La capacità conduttiva della fi bra di carbonio
in termini di prestazione dissipativa sono le migliori in assoluto fi no fra
tutte le fi bre tutt’oggi esistenti (piu’ delle fi bre d’argento o di acciaio) e tali da
rendere i capi realizzati con questa fi bra rispondenti alle norme europee per
i dpi antistatici-dissipativi. Le proprietà anallergiche del carbonio lo rendono
inoltre vestibile a prima pelle anche da individui epidermicamente sensibili.


COOLMAX
É una fibra cava internamente con una struttura multicanale che veicola
l’umidità e il sudore verso l’esterno dell’indumento e il mantenimento della
temperatura ideale all’interno. La leggerezza e la soffi cità unitamente alle
sue caratteristiche tecniche la rendono una fi bra tecnologicamente molto
avanzata.


LANA MERINOS e ALPACA
In assoluto una delle lana più pregiate al mondo, è un’ottimo isolante dal
freddo, grazie alle eccellenti proprietà termoregolanti. Valido aiuto nella
prevenzione ai reumatismi e dolori articolari (assorbe l’umidità corporea in
eccesso neutralizzando le sostanze nocive del sudore).
Grazie alla soffi cità e morbidezza della fi bra la lana assorbe in modo eccellente
le vibrazioni.

venerdì 18 novembre 2011

Come scegliere il Dispositivo di Ancoraggio







Xenon è una linea vita orizzontale basata su funi di acciaio. I componenti principali di una linea vita sono, oltre ai terminali e ai supporti intermedi: gli assorbitori di energia (o shock absorber) e i carrelli.

Per tutti i tipi di installazione, lavori di manutenzione e pulizia o soltanto per accedere ad un posto di lavoro in quota, la linea vita Xenon è la perfetta soluzione anticaduta su posti di lavoro in quota, come in impianti chimici, carroponti, stazioni di carico, tetti, stadi, e così via.

Quasi tutti i componenti sono fabbricati in robusto acciaio inox.

I sistemi Xenon con fune di acciaio, visto i costi relativamente contenuti, vengono impiegati soprattutto per linee vita particolarmente lunghe, se occorre fissare supporti a grandi intervalli o se i sistemi vengono utilizzati con minore frequenza, ad es. sui tetti o negli stadi.


Gli ancoraggi (UNI 795)

Dispositivo di ancoraggio: Elemento o serie di elementi o componenti contenente uno o più punti di ancoraggio.

Punto di ancoraggio: Elemento a cui il dispositivo di protezione individuale può essere applicato dopo l'installazione del dispositivo di ancoraggio.

Ancoraggio strutturale: Elemento o elementi fissati in modo permanente a una struttura, a cui si può applicare un dispositivo di ancoraggio o un dispositivo di protezione individuale.

La norma UNI EN 795 specifica “i requisiti, i metodi di prova e le istruzioni per l’uso e la marcatura di dispositivi di ancoraggio progettati esclusivamente per l’uso con dispositivi di protezione individuale contro le cadute dall’alto”.

I dispositivi di ancoraggio, conformi alla norma UNI EN 795, possono essere classificati come segue:
  • Classe A: punti fissi di ancoraggio
  • Classe B: ancoraggi temporanei
  • Classe C: linee vita flessibili
  • Classe D: linee vita rigide
  • Classe E: ancoraggi a corpo morto
CLASSE A1 - Punti fissi di ancoraggio
“La Classe A1 comprende ancoraggi strutturali progettati per essere fissati a superfici verticali, orizzontali e inclinate, per esempio pareti, colonne, architravi” (UNI EN 795 art. 3.13.1.1)

CLASSE A2 - Punti fissi di ancoraggio
“La classe A2 comprende ancoraggi strutturali progettati per essere fissati a tetti inclinati” (UNI EN 795 art. 3.13.1.2).

CLASSE B - Ancoraggi temporanei
"La classe B comprende dispositivi di ancoraggio provvisori portatili" (UNI EN 795 3.13.1.3)
Si tratta di una vasta gamma di prodotti utili per risolvere le esigenze di ancoraggio mobile nelle più svariate situazioni. Tutti i dispositivi rientranti in questa classe sono accomunati dalla caratteristica di essere smontabili.

CLASSE C - Linee Vita flessibili
“La classe C comprende dispositivi di ancoraggio che utilizzano linee di ancoraggio flessibili orizzontali […]. Ai fini della presente norma per linea orizzontale si intende una linea che devia dall’orizzontale per non più di 15°.”

CLASSE D - Linee Vita rigide
“La classe D comprende dispositivi di ancoraggio che utilizzano rotaie di ancoraggio rigide orizzontali” (UNI EN 795 3.13.1.4).

CLASSE E - Ancoraggi a corpo morto
“La classe E comprende ancoraggi a corpo morto da utilizzare su superfici orizzontali […]. Per l’uso di ancoraggi a corpo morto, una superficie si intende orizzontale se devia dall’orizzontale per non più di 5° (UNI EN 795 3.15.5)."

martedì 15 novembre 2011

Giacche Softshell altamente impermeabili e antivento

Una delle cose più difficili per chi lavora, così come per chi pratica sport e attività fisica all’aperto, è prevedere il tempo che farà; è fondamentale adottare un abbigliamento funzionale adeguato. 



Softshell Blu 3 strati morbido traspirante resistente a vento e acqua


Softshell Nero 3 strati morbido traspirante resistente a vento e acqua

Softshell 3 strati morbido traspirante resistente a vento e acqua

L’esperienza insegna che la scelta migliore è quella di vestirsi a strati: si adotta cioè una serie di strati di tessuti complementari sovrapposti al fine di creare il microclima migliore. In particolare, il terzo strato deve assicurare protezione: i capi Soft Shell svolgono perfettamente questa funzione. Questo strato è la prima barriera posta contro le condizioni climatiche avverse, deve perciò essere idrorepellente, antivento, resistente e protettivo, mantenendo però praticità, funzionalità e traspirazione. Con pioggia, neve particolarmente bagnata e forte umidità si rende necessario aggiungere un quarto strato che offra protezione, oltre che dal vento, anche dall’acqua. Si tratta di gusci non imbottiti totalmente impermeabili. In tutti gli altri casi un buon Soft Shell è sufficiente per soddisfare ogni esigenza. Tecnologia prestata dallo SPORT al LAVORO!


Softshell Russell 3 strati morbido traspirante resistente a vento e acqua


Softshell Diadora 3 strati morbido traspirante resistente a vento e acqua

Il Soft Shell è un tessuto a trama stretta e a più strati sovrapposti che costituiscono un materiale al tempo stesso traspirante, isolante e idrorepellente: la parte esterna è realizzata con materiali robusti e durevoli, antiabrasione ed elastici, idrorepellenti e antivento (Polyammide), mentre quella interna, morbida e confortevole, è in microfleece di spessore variabile a seconda dell’isolazione termica richiesta. In molti casi, tra le due si aggiunge una terza membrana porosa estremamente traspirante che impedisce alle molecole di acqua di penetrare, ma permette un trasferimento ottimale dell’umidità prodotta dal corpo dall’interno verso l’esterno, in modo da mantenere il corpo asciutto e un microclima interno gradevole.


I moderni Soft Shell sono caratterizzati da grande leggerezza e morbidezza, sono gradevoli a contatto con il corpo e sono molto silenziosi (non producono fruscii quando ci si muove). In più si tratta di tessuti elasticizzati in una o due direzioni che assicurano grande funzionalità e vestibilità ottimale, asciutta e sportiva, particolarmente adatta per capi tecnici che devono assicurare la miglior performance in qualunque condizione e corrispondere agli alti standard qualitativi pretesi da atleti ed appassionati molto esigenti. Il tessuto si adatta perfettamente al corpo in movimento, lo sostiene dolcemente e non risulta essere né pesante né ingombrante, mentre la sua aderenza impedisce le dispersioni di calore.

Altre qualità non meno importanti che caratterizzano l’abbigliamento Soft Shell sono quelle di velocità di asciugatura, longevità, resistenza all’abrasione e al pilling. In particolare, se vengono rispettate le semplici istruzioni di lavaggio e manutenzione, sono questi capi che durano nel tempo e ripagano ampiamente dell’investimento economico iniziale. Nello specifico è bene ricordare di utilizzare detersivo liquido per capi delicati o, ancor meglio, detergenti specifici per capi tecnici, di non utilizzare ammorbidenti, di lavare con temperature non superiori ai 30-40 gradi, di far asciugare i capi all’aria, di non stirare o, se necessario, solo a basse temperature e di trattare periodicamente i capi con prodotti specifici che ne ripristinino l’idrorepellenza e ne accrescano la resistenza allo sporco.
La naturale idrorepellenza del Soft Shell può essere ulteriormente incrementata attraverso trattamenti specifici, come il finissaggio DWR (Durable Water Repellent) che ricopre il tessuto con un polimero idrofobo che accresce la tensione superficiale del lato esterno in modo che le gocce d’acqua scivolino via o altri trattamenti impermeabilizzanti od impregnati. Questo tessuto, essendo antivento, protegge il corpo dall’effetto di raffreddamento causato dal vento(effetto windchill) perché è una membrana a struttura estremamente fitta che funge da efficace barriera contro una massa d’aria che si muove rapidamente. Nel momento dell’impatto della massa d’aria con la superficie del tessuto, la struttura reticolare della membrana scompone la massa d’aria e la devia in direzioni diverse, riducendone la velocità e spezzandone l’impeto. L’aria che si trova all’interno del tessuto non viene minimamente a contatto con la massa esterna in movimento e quindi non subisce nessun cambiamento. Questa aria ferma è un ottimo mezzo di insolazione termica: è lo strato d’aria che viene a trovarsi tra il nostro corpo e il capo d’abbigliamento che indossiamo e costituisce il microclima interno. Visto che l’aria che compone questo microclima, grazie alla membrana windstopper, non viene raffreddata dagli spostamenti d’aria esterni, l’isolamento risulterà essere ottimale.




venerdì 11 novembre 2011

Casi Applicativi di Segnaletica Cantieri Stradali


Nel primo caso si tratta di un cantiere relativo allo scavo su sede stradale (strada statale). Fermo restando l’obbligo per tutti i lavoratori di indossare indumenti ad alta visibilità, notiamo pure che i principi relativi alla segnalazione del cantiere non sono stati rispettati (Foto 01). Abbiamo voluto allora provare ad immaginare (schemi alla mano – immagine 01b) come avrebbe dovuto essere il cantiere (Foto 01a) – In questo caso non si può nemmeno parlare di costi della sicurezza particolari: due cartelli segnaletici e tre birilli non sono certo una spesa impossibile da affrontare.

Nel secondo caso, lavori di posa cavi all’interno di un pozzetto posto al centro di una strada comunale, la situazione è ancora peggiore e la misera segnaletica messa in opera è pure sbagliata.
Il cartello relativo all’ostacolo (il pozzetto aperto), anziché la prevista freccia - passaggio obbligatorio a sinistra - rappresenta invece il rischio di materiale instabile sulla strada (forse il riferimento era al chiusino in ghisa posato accanto al pozzetto). Il segnale relativo al restringimento della carreggiata - strettoia assimetrica a destra - è invece avvolto dal cavo che deve essere posato e pertanto invisibile. Sul lato opposto del pozzetto è presente il segnale di lavori in corso e null’altro.







Pur presenza di doppio senso di marcia, non vi è nessun moviere che disciplini il traffico, magari scarso, ma pur sempre esistente.







Anche in questo caso abbiamo verificato cosa prevede il disciplinare tecnico e troviamo uno schema generale (immagine 02a) che, una volta adattata alla situazione specifica (immagine 02b), ci indica esattamente cosa avremmo dovuto vedere dalla posizione in cui è stata scattata la fotografia.

Geom. Stefano FARINA Consigliere Nazionale AiFOS 

tratto dal sito: www.sicurello.it

Sicurezza sul lavoro in cantiere, le direttive Inail
scarica dal sito: sicurezzasullavoro.inail.it




lunedì 7 novembre 2011

RISCHIO BIOLOGICO



RISCHIO BIOLOGICO NEGLI ALLEVAMENTI AVICOLI
• Profilassi degli animali (esami sierologici, vaccinazioni, ecc.)
• Meccanizzazione di alcune lavorazioni; alimentazione automatica
• Manutenzione ordinaria e straordinaria
• Rimozione tempestiva delle deiezioni animali e dei residui alimentari
• Rigorosa igiene, adeguata aerazione degli allevamenti
• Regolare disinfestazione e derattizzazione ambientale
• Disinfezione dello strumentario
• Predisposizione di zone-filtro prima degli accessi agli spogliatoi
• Adozione di procedure adeguate per l’igiene e la sicurezza degli addetti
• Predisposizione di adeguati servizi igienico-sanitari
• Utilizzo di DPI (tuta da lavoro, stivali, guanti, occhiali, facciale filtrante)
• Adeguata informazione e formazione degli addetti sul rischi biologico
• Sorveglianza sanitaria
• Collaborazione con i Servizi Veterinari per la prevenzione
• Specifiche misure, derivanti da normative nazionali e comunitarie



RISCHIO BIOLOGICO NEGLI  ALLEVAMENTI BOVINI DA CARNE

• Acquisto di animali provenienti da allevamenti indenni da brucellosi e tubercolosi
• Profilassi degli animali (esami sierologici, ecc.) 
• Alimentazione automatica
• Rigorosa igiene delle stalle e rimozione tempestiva delle deiezioni animali e dei residui alimentari 
• Adeguata aerazione delle stalle 
• Pavimentazione a grigliato
• Esame periodico cibo con particolare attenzione ai foraggi (non utilizzare insilati mal conservati o di cattiva qualità)
• Predisposizione di zone-filtro prima degli accessi agli spogliatoi;
• Adozione di procedure e comportamenti adeguati per l’igiene e la sicurezza degli addetti
• Disinfezione dello strumentario
• Regolare disinfestazione e derattizzazione ambientale
• Adozione, ove possibile, del c.d. “vuoto sanitario” tra un ciclo di produzione e l’altro
• Adeguata informazione e formazione degli addetti sul rischio biologico
• Uso di DPI (in particolari attività lavorative: facciali filtranti, guanti monouso, protezioni oculari / viso, tuta monouso)
• Sorveglianza sanitaria
• Collaborazione con i Servizi Veterinari per la prevenzione



RISCHIO BIOLOGICO NEGLI  ALLEVAMENTI BOVINI DA LATTE

• Acquisto di animali provenienti da allevamenti indenni da brucellosi e tubercolosi
• Profilassi degli animali (esami sierologici, ecc.)
• Alimentazione automatica 
• Rimozione tempestiva delle deiezioni animali e dei residui alimentari 
• Rigorosa igiene, adeguata aerazione delle stalle e delle sale mungitura
• Regolare disinfestazione e derattizzazione ambientale
• Disinfezione dello strumentario
• Distruzione del latte proveniente da bovine infette
• Predisposizione di zone-filtro prima degli accessi agli spogliatoi
• Adozione di procedure adeguate per l’igiene e la sicurezza degli addetti
• Azione formativa e di sensibilizzazione del personale dipendente sul rischio biologico
• Uso di DPI (in particolari attività: facciali filtranti, guanti monouso, protezioni oculari / viso, tuta monouso)
• Sorveglianza sanitaria
• Collaborazione con i Servizi Veterinari per la prevenzione



RISCHIO BIOLOGICO NEGLI ALLEVAMENTI OVINI

• Profilassi degli animali (esami sierologici, vaccinazioni, ecc.)
• Meccanizzazione di alcune lavorazioni; alimentazione automatica
• Rimozione tempestiva delle deiezioni animali e dei residui alimentari 
• Rigorosa igiene, adeguata aerazione degli ovili, delle sale mungitura, dei ricoveri 
• Bonifica delle zone umide, scelta di pascoli non contaminati, risanamento dei pascoli
• Disinfezione dello strumentario; regolare disinfestazione e derattizzazione ambientale
• Adozione di procedure adeguate per l’igiene e la sicurezza degli addetti
• Predisposizione di adeguati servizi igienico-sanitari zone-filtro prima degli accessi agli spogliatoi
• Utilizzo di DPI (tuta da lavoro, stivali, guanti, occhiali, facciale filtrante)  
• Adeguata informazione e formazione degli addetti sul rischi biologico
• Sorveglianza sanitaria
• Collaborazione con i Servizi Veterinari per la prevenzione



RISCHIO BIOLOGICO NEGLI ALLEVAMENTI SUINI

• Quarantena e profilassi degli animali (esami sierologici, vaccinazioni ecc.);
• Evitare il sovraffollamento nelle stalle
• Alimentazione automatica
• Regolare disinfestazione e derattizzazione ambientale per evitare la contaminazione dei mangimi 
• Rigorosa igiene delle stalle e tempestiva rimozione delle deiezioni animali e dei residui alimentari
• Adeguata aerazione delle porcilaie
• Pavimentazione priva di asperità, per evitare lesioni agli animali; pavimentazione dei box a grigliato
• Disinfezione dello strumentario
• Predisposizione di zone-filtro prima degli accessi agli spogliatoi
• Adozione di procedure e comportamenti adeguati per l’igiene e la sicurezza degli addetti
• Utilizzo di DPI (tuta da lavoro, stivali, guanti, occhiali, facciale filtrante, cappello)
• Adozione, ove possibile, del c.d. “vuoto sanitario” tra un ciclo di produzione e l’altro.
• Adeguata informazione e formazione degli addetti sul rischio biologico
• Sorveglianza sanitaria
• Collaborazione con i Servizi Veterinari per la prevenzione



RISCHIO BIOLOGICO NEGLI  ALLEVAMENTI CUNICOLI

• Corretto equilibrio tra spazio a disposizione e numero degli animali.
• Utilizzo di corrette procedure di lavoro: predisposizione di zone filtro prima degli accessi agli spogliatoi, lavaggio 
antisettico mani e braccia, corretta disinfezione degli strumenti e delle superfici di lavoro
• Profilassi vaccinale degli animali; riduzione allo stretto necessario dell’uso di medicinali e di mangimi bilanciati medicati (con presenza di antibiotici o anticoccidici) a scopo profilattico.
• Costante e profonda pulizia e disinfezione delle gabbie, soprattutto quelle delle coniglie fattrici: tra un parto e l’altro 
è preferibile disinfettare le casse di nidiata, le gabbie, le mangiatoie ed i beverini. 
• Rimozione periodica del pelo perduto dalle femmine (strappato per la costruzione dei nidi). Il sistema migliore è 
rappresentato dalla fiamma o da una torcia al propano; gli aspirapolvere risultano abbastanza efficaci. 
• Rimozione periodica delle deiezioni, o smaltimento attraverso pozzi per farne del concime. 
• Spostamento delle gabbie nel sistema di ingrasso in gabbie mobili che, se effettuato ogni due giorni, interrompe il 
ciclo biologico dei coccidi, mentre l’aria libera riduce sensibilmente il proliferare delle pasteurellosi. Le gabbie non 
devono essere ritrasportate sullo stesso terreno se non dopo almeno due mesi, per permettere l’eliminazione delle 
oocisti presenti nelle feci rimaste sul pascolo e quindi il ripristino sanitario dell’ambiente.
• Controllo rigoroso delle condizioni microclimatiche all’interno dei locali, in particolare umidità e temperatura
• Utilizzo di guanti monouso e di indumenti protettivi; in caso di emergenze sanitarie usare mascherine, tute integrali, 
occhiali, sovracalzari
• Formazione ed informazione degli addetti sul rischio biologico



RISCHIO BIOLOGICO IN ACQUACOLTURA

• Disinfezione/decontaminazione/disinfestazione dell’ambiente di lavoro (vasche, magazzini, officine, zona incassettamento pescato)
• Alimentazione automatica ove possibile
• Uso corretto di procedure lavorative
• Miglioramento delle condizioni igieniche degli ambienti di lavoro
• Spogliatoi e servizi igienici adeguati all’attività
• Corretto comportamento igienico nelle zone comuni (mensa, aree comuni)
• Vaccinazione antitetanica
• Segnalazione tempestiva di eventuali affezioni correlabili con il lavoro
• Corretto utilizzo di DPI (stivali, guanti, grembiule, mascherine, occhiali)
• Adeguata informazione e formazione degli addetti sul rischio biologico
• Sorveglianza sanitaria



RISCHIO BIOLOGICO NEI MANGIMIFICI

• Reparto di produzione separato dal deposito di materie prime e prodotti finiti e dai servizi tecnici
• Adozione di cicli chiusi
• Impianti automatici di pesatura e insaccatura
• Contenimento della polverosità; adeguato sistema di aspirazione delle polveri
• Idonee condizioni igieniche degli ambienti di lavoro
• Pavimenti e pareti dei reparti produzione lisci, lavabili e disinfettabili
• Periodiche disinfestazioni e derattizzazioni degli ambienti di lavoro
• Lotta ai volatili
• Corretta eliminazione dei rifiuti
• Adeguate norme di igiene personale: non portare alla bocca le mani sporche; non bere mangiare o fumare durante 
il lavoro
• Test allergici e controlli clinici periodici
• Utilizzo di DPI (guanti monouso, mascherine, tute integrali, occhiali) e di indumenti protettivi
• Formazione e informazione; sensibilizzazione del personale sul rischio biologico



RISCHIO BIOLOGICO NELLA MACELLAZIONE DELLE CARNI AVICOLE

• Compartimentazione degli ambienti e separazione degli uffici amministrativi
• Compartimentazione delle strutture igieniche (spogliatoi, docce, lavabi…) per separare l’ambiente “sporco”, 
 in cui sono conservati gli indumenti da lavoro, dall’ambiente “pulito” per gli abiti civili 
• Periodiche campagne di sanificazione delle strutture e dei macchinari
• Divieto di mangiare, bere e fumare nei luoghi in cui sono svolte le lavorazioni sui rifiuti.
• Oltre ai DPI necessari per svolgere tutte le funzioni operative, per il rischio biologico è necessario ricorrere ad una  fornitura individuale che comprenda:
- facciale filtrante per la protezione da agenti biologici
- tuta in tessuto non tessuto (a perdere)
- guanti a perdere per la manipolazione delle carni e le operazioni che comportano l’utilizzazione di guanti in maglia metallica 
- occhiali paraschizzi o visiera



RISCHIO BIOLOGICO NELLA MACELLAZIONE DELLE CARNI BOVINE

- Macellazione di animali provenienti da allevamenti controllati;
- Visite ante e post mortem; 
- Macellazione separata dei capi sospetti;
- Segregazione del materiale patologico identificato;
- Idonea gestione dei rifiuti di origine animale; 
- Pulizia e disinfezione delle attrezzature e delle superfici di lavoro;
- Regolare pulizia e disinfezione degli ambienti di lavoro;
- Utilizzo di dispositivi di protezione individuali (tuta, stivali, guanti, occhiali, facciale filtrante); 
- Adeguata aerazione dei locali; 
- Controllo degli infestanti (insetti, roditori, uccelli);
- Predisposizione di zone-filtro prima degli accessi agli spogliatoi; 
- Adozione di procedure e comportamenti adeguati per l’igiene e la sicurezza degli addetti; 
- Collaborazione con i Servizi Veterinari per la prevenzione; 
- Formazione degli operatori.


RISCHIO BIOLOGICO NEI CASEIFICI

• Adeguata manutenzione degli impianti di condizionamento dell’aria, per evitare che vi si accumulino muffe
• Contenimento della polverosità 
• Periodica sanificazione degli ambienti
• Fornitura individuale dei seguenti DPI: guanti, mascherina, grembiuli
• Periodica pulizia delle forme per evitare l’accumulo nell’ambiente di acari e miceti, da effettuarsi in una zona di lavoro separata dalle altre
• Profilassi vaccinale (se disponibile)
• Adeguata informazione e formazione degli addetti sul rischio biologico
• Sorveglianza sanitaria per gli addetti al laboratorio di analisi


RISCHIO BIOLOGICO NELLE CANTINE VINICOLE

• Manutenzione e pulizia degli impianti e delle apparecchiature
• Idonea ventilazione dei locali di lavorazione
• Adozione di procedure igieniche adeguate e corrette per la pulizia degli ambienti
• Controlli periodici delle condizioni igienico-sanitarie dei locali, includendo anche controlli della qualità dell’aria e 
delle superfici negli ambienti confinati
• Utilizzo di indumenti dedicati all’attività lavorativa



RISCHIO BIOLOGICO NEI FRANTOI

• Manutenzione ordinaria e pulizia degli impianti e delle apparecchiature
• Idonea ventilazione dei locali di lavorazione
• Rispetto dei tempi di conservazione delle olive in frantoio
• Adozione di procedure adeguate per la pulizia degli ambienti
• Utilizzo di indumenti dedicati alla attività lavorativa



RISCHIO BIOLOGICO NELLA PANIFICAZIONE ARTIGIANALE

• Buone pratiche igieniche
• Procedure di disinfezione e disinfestazione dei locali
• Procedure per la manutenzione ordinaria e pulizia delle apparecchiature
• Ventilazione dei locali, al termine delle lavorazioni  e possibilmente durante le pause di lavoro
• Gestione del layout dei locali di lavoro: dislocazione delle materie prime e  delle attrezzature in modo da ridurre al minimo gli spostamenti di materie e i passaggi degli operatori; posizionamento dei contenitori dei rifiuti organici lontano dalle postazioni per cui non sono strettamente necessari
• Porre particolare attenzione ai tessuti (asciugamani, strofinacci) prevedere la sostituzione e l’invio giornaliero al lavaggio.
• Azione formativa e di sensibilizzazione del personale dipendente sul rischio biologico
• Utilizzo di indumenti protettivi. Utilizzo dei DPI specifici nello svolgimento delle operazioni in caso di sensibilizzazione.



RISCHIO BIOLOGICO NELLA INDUSTRIA CARTARIA


• Compartimentazione degli ambienti e separazione degli uffici amministrativi
• Protezione dal contatto (aerosol, schizzi) dell’acqua di ricircolo
• Captazione, aspirazione, depurazione e ricambio adeguato dell’aria inquinata
• Contenimento della polverosità 
• Compartimentazione delle strutture igieniche (spogliatoi, docce, lavabi) per separare l’ambiente “sporco”, in cui sono conservati gli indumenti da lavoro, dall’ambiente “pulito” per gli abiti civili 
• Pulizia degli ambienti
• DPI: protezione delle vie respiratorie, indumenti di protezione, guanti 
• Formazione e informazione, sensibilizzazione del personale sul rischio biologico



RISCHIO BIOLOGICO NELLE INDUSTRIE CONCIARIE

• Compartimentazione degli ambienti
• Conservazione del pellame grezzo in ambienti refrigerati
• Limitare il tempo di manipolazione del pellame grezzo al minimo necessario per l’inserimento nel ciclo produttivo
• Ridurre il tempo di deposito del carniccio
• Captazione aspirazione, depurazione e ricambio adeguato dell’aria
• Contenimento della polverosità
• Profilassi vaccinale del personale esposto 
• Adozione di procedure adeguate per l’igiene dei locali e dei macchinari
• Uso di DPI (facciale filtrante, guanti e grembiule)
• Idonee condizioni microclimatiche
• Verifiche della provenienza delle pelli
• Sensibilizzazione del personale sul rischio biologico, sulle infezioni e sui potenziali effetti tossici o allergici



RISCHIO BIOLOGICO NELLA INDUSTRIA TESSILE

• Pulizia dei locali di lavoro
• Adozione di sistemi di captazione delle polveri 
• Sensibilizzazione del personale sul rischio biologico 
• DPI: protezione delle vie respiratorie, guanti 



RISCHIO BIOLOGICO NELLE FALEGNAMERIE

• Compartimentazione degli ambienti e separazione degli uffici amministrativi
• Captazione, aspirazione, depurazione e ricambio adeguato dell’aria inquinata
• Contenimento della polverosità 
• Compartimentazione delle strutture igieniche (spogliatoi, docce, lavabi) per separare l’ambiente “sporco”, in cui sono conservati gli indumenti da lavoro, dall’ambiente “pulito” per gli abiti civili 
• Pulizia “ad umido” degli ambienti
• Oltre ai DPI necessari per svolgere tutte le funzioni operative, per il rischio biologico è necessario ricorrere ad una fornitura individuale che comprenda una mascherina 
• Azione formativa e sensibilizzazione del personale dipendente sul rischio biologico



RISCHIO BIOLOGICO NELLE DISCARICHE

• Compartimentazione degli ambienti e separazione degli uffici amministrativi
• Compartimentazione delle strutture igieniche (spogliatoi, docce, lavabi…) per separare l’ambiente “sporco”, in cui 
sono conservati gli indumenti da lavoro, dall’ambiente “pulito” per gli abiti civili 
• Pulizia “ad umido” degli ambienti 
• Periodiche campagne di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione
• Divieto di mangiare, bere e fumare nei luoghi in cui sono svolte le lavorazioni sui rifiuti
• Minima manipolazione e movimentazione diretta dei rifiuti da parte degli operatori
• Minimo tempo di stazionamento dei rifiuti prima del trattamento
• Attrezzi manuali mantenuti puliti ed in efficienza, riposti nelle apposite custodie quando inutilizzati
• Manutenzione e pulizia con uso di idonei DPI
• Oltre ai DPI necessari per svolgere tutte le funzioni operative, per il rischio biologico è necessario ricorrere ad una fornitura individuale che comprenda: facciale filtrante FFP1 per la polvere (a perdere), tuta in tessuto non tessuto, guanti, occhiali
• Adeguata informazione e formazione degli addetti sul rischi biologico
• Sorveglianza sanitaria



RISCHIO BIOLOGICO NEGLI  IMPIANTI DI TRATTAMENTO RIFIUTI SOLIDI URBANI (RSU)

• Compartimentazione degli ambienti e separazione degli uffici amministrativi
• Captazione, aspirazione, depurazione e ricambio adeguato dell’aria inquinata
• Contenimento della polverosità 
• Compartimentazione delle strutture igieniche (spogliatoi, docce, lavabi…) per separare l’ambiente “sporco”, in cui 
sono conservati gli indumenti da lavoro, dall’ambiente “pulito” per gli abiti civili 
• Pulizia “a umido” degli ambienti 
• Periodiche campagne di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione
• Divieto di mangiare, bere e fumare nei luoghi in cui sono svolte le lavorazioni sui rifiuti
• Formazione ed informazione sul rischio biologico
• Oltre ai DPI necessari per svolgere tutte le funzioni operative, per il rischio biologico è necessario ricorrere ad una fornitura individuale che comprenda: facciale filtrante FFP1 per la polvere (a perdere), tuta in tessuto non tessuto (a perdere), guanti, occhiali 
• Sorveglianza sanitaria



RISCHIO BIOLOGICO NEGLI  IMPIANTI DI DEPURAZIONE DI ACQUE REFLUE CIVILI

- Inserimento di setti paraspruzzi ai terminali delle tubazioni o installazione di terminali sommersi o protetti
- Copertura degli stramazzi
- Copertura dei punti di immissione dei liquami e di tutti i dispositivi
- Creazione di zone filtro prima degli accessi a sale controllo, uffici e spogliatoi 
- Compartimentazione ed isolamento degli ambienti chiusi con adeguata ventilazione 
- Compartimentazione delle strutture igieniche (spogliatoi, docce, lavabi…) per separare l’ambiente “sporco”, in cui 
sono conservati gli indumenti da lavoro, dall’ambiente “pulito” per gli abiti civili 
- Aspirazione da posizione sicura o filtrazione dell’aria immessa nei locali di riposo
- Manutenzione regolare dei sistemi di climatizzazione
- Installazione di germodepuratori d’aria nelle sale comandi e negli uffici
- Installazione di tappetini con superficie adesiva trattata con sostanza battericida, all’ingresso di sale comandi e 
degli uffici
- Procedure per accessi nelle aree “pulite” da parte di operatori provenienti da aree di lavoro potenzialmente contaminate: pulizia e disinfezione di mani e scarpe; deposizione, controllo e disinfezione di DPI in zone lontane da uffici
- Cura dell’igiene personale con doccia al termine di ogni turno di lavoro
- Divieto di mangiare, bere e fumare nei luoghi in cui sono svolte le lavorazioni sui reflui
- Periodiche campagne di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione
- Manutenzione e pulizia con uso di idonei DPI
- Formazione ed informazione sul rischio biologico
- Oltre ai DPI necessari per svolgere tutte le funzioni operative, per il rischio biologico è necessario ricorrere ad una fornitura individuale che comprenda: facciale filtrante FFP1 per la polvere (a perdere), tuta in tessuto non tessuto (a perdere), guanti, occhiali paraschizzi o visiera
- Sorveglianza sanitaria



RISCHIO BIOLOGICO IN ASILI NIDO E SCUOLE DELL’INFANZIA

• Formazione e sensibilizzazione sulle corrette prassi igieniche
• Igiene delle mani, soprattutto dopo avere cambiato indumenti e pannolini ai bambini
• Adeguate procedure di pulizia degli ambienti
• Microclima confortevole (ventilazione, idoneo numero di ricambi d’aria)
• Adeguata manutenzione degli impianti aeraulici e idrici
• Monitoraggi ambientali periodici per controllare la qualità dell’aria, delle superfici e della polvere
• Sorveglianza sanitaria (soprattutto soggetti sensibilizzati e/o allergici)
• Periodiche ispezioni delle possibili infestazioni ectoparassitarie dei bambini (pediculosi)
• Profilassi vaccinale (se disponibile)



RISCHIO BIOLOGICO NELLE SCUOLE

PREVENZIONE E PROTEZIONE
• Manutenzione periodica dell’edificio scolastico, degli impianti idrici e di condizionamento 
• Idoneo dimensionamento delle aule in relazione al numero di studenti (evitare sovraffollamento)
• Benessere microclimatico (temperatura, umidità relativa, ventilazione idonee)
• Adeguate e corrette procedure di pulizia degli ambienti e dei servizi igienici con utilizzo di guanti e indumenti protettivi; mascherine in caso di soggetti allergici
• Vaccinoprofilassi per insegnanti e studenti
• Sorveglianza sanitaria dei soggetti esposti
• Controlli periodici delle condizioni igienico-sanitarie dei locali, inclusi controlli della qualità dell’aria indoor e delle superfici 
• Formazione e sensibilizzazione del personale docente e non docente, degli allievi e delle famiglie in materia di rischio biologico



RISCHIO BIOLOGICO NEGLI UFFICI

• Formazione e sensibilizzazione sulle corrette prassi igieniche
• Adeguate procedure di pulizia degli ambienti, riduzione polvere
• Microclima confortevole (ventilazione, idoneo numero di ricambi d’aria)
• Adeguata manutenzione degli impianti aeraulici e idrici
• Monitoraggi ambientali periodici per controllare la qualità dell’aria, delle superfici e della polvere



RISCHIO BIOLOGICO NELLE ATTIVITÀ VETERINARIE

• Corrette procedure lavorative
• Idonee condizioni igieniche degli ambienti di lavoro
• Disinfezione/decontaminazione dell’ambiente e degli strumenti di lavoro 
• Lavaggio antisettico delle mani e delle braccia
• Corretta eliminazione dei rifiuti
• Utilizzo di DPI (guanti in gomma spessa, guanti monouso, mascherine monouso) e di indumenti protettivi; speciali DPI sono richiesti in caso di interventi chirurgici o emergenze di sanità veterinaria (occhiali con protezioni laterali o schermo facciale, tute integrali monouso, calzari, sopracalzari, stivali)
• Test allergici preliminari e controlli clinici periodici
• Formazione e informazione



RISCHIO BIOLOGICO NELLE  ATTIVITÀ DI PULIZIE NEL TERZIARIO

PREVENZIONE E PROTEZIONE
• Prioritaria è un’azione di informazione e formazione coordinata dall’azienda ove si effettuano le pulizie 
• Vaccinazione, in particolare contro il tetano 
• Utilizzo di DPI (guanti monouso, guanti resistenti per le pulizie, mascherine) e di indumenti protettivi
• Corrette procedure per la manipolazione dei rifiuti
• Accortezza e massima attenzione nei confronti di oggetti taglienti ed appuntiti, ad esempio oggetti metallici e di vetro rotti
• Informazione e formazione dei lavoratori sulle specifiche procedure di lavoro, con particolare riguardo al lavaggio antisettico delle mani e delle braccia
• Prove allergometriche o allergologiche preventive



RISCHIO BIOLOGICO NELLE ATTIVITÀ DI PULIZIE IN AMBITO SANITARIO

• Prioritaria è un’azione di informazione e formazione coordinata dall’azienda sanitaria presso cui si effettuano le pulizie, per mettere i lavoratori nella condizione di conoscere i rischi connessi con gli agenti infettivi presenti nell’ambiente dell’azienda committente e di utilizzare gli opportuni sistemi di prevenzione e protezione
• Specifiche procedure di lavoro, con particolare riguardo al lavaggio antisettico delle mani e delle braccia
• Vaccinazione, in particolare, contro l’epatite B ed il tetano 
• Utilizzo di DPI (guanti monouso, guanti per le pulizie, mascherine, tute integrali, occhiali) e di indumenti protettivi
• Manipolazione accorta ed attenta nei confronti di oggetti taglienti ed appuntiti, come siringhe, provette, vetrini
• Informazione e formazione dei lavoratori in merito alle procedure di emergenza in caso di incidente a rischio biologico
• Effettuazione, quando è previsto, di visite mediche periodiche obbligatorie ai lavoratori che svolgono i generi di lavoro più esposti 
• Prove allergometriche o allergologiche preventive 
• Eliminazione di indumenti da lavoro contaminati in appositi contenitori 



RISCHIO BIOLOGICO NELLE ATTIVITÀ DI ASSISTENZA FAMILIARE

• Sensibilizzazione, informazione e formazione dei lavoratori sui rischi da agenti biologici e sulle specifiche procedure 
di lavoro, con particolare riguardo al lavaggio antisettico delle mani e delle braccia
• Corrette procedure per la manipolazione dei rifiuti
• Accortezza e massima attenzione nei confronti di oggetti taglienti ed appuntiti (aghi, forbici)
• Sanificazione degli ambienti per rendere l’ambiente più pulito e sano, riducendo il numero di microbi su superfici e oggetti. Un primo accurato lavaggio con acqua e detergente (seguito da risciacquo) è il sistema più semplice e valido. 
• Disinfezione per eliminare o distruggere i microrganismi patogeni (necessaria in caso di patologie infettive). È importante che venga eseguita dopo la sanificazione perché la presenza dello sporco sulle superfici protegge i microrganismi dal contatto diretto con il disinfettante, rendendolo inutile
• Utilizzo di DPI (guanti monouso, guanti resistenti per le pulizie per le attività ordinarie; se necessario, mascherine e indumenti protettivi)
• Vaccinazione contro l’epatite B



RISCHIO BIOLOGICO NEI CENTRI PER TATUAGGI E PIERCING

• Informazione e formazione sui rischi connessi con gli agenti infettivi potenzialmente presenti
• Specifiche procedure di lavoro
• Utilizzo di aghi monouso
• Manipolazione accorta di oggetti taglienti e appuntiti
• Sterilizzazione degli strumenti (uso dell’autoclave)
• Igiene delle mani (con particolare riguardo al lavaggio antisettico delle mani e delle braccia)
• Smaltimento dei rifiuti (aghi, tamponi, garze, cotone idrofilo, carta monouso) come rifiuti speciali
• Separazione materiale pulito e sporco
• Utilizzo di guanti monouso (cambiarli da un cliente all’altro) e indumenti protettivi
• Pulizia e disinfezione dei locali
• Vaccinazione contro l’epatite B
• Procedure di emergenza in caso di incidente a rischio biologico (contatto con sangue del cliente): profilassi postesposizione



RISCHIO BIOLOGICO NEGLI AEROPORTI

• Informazione e formazione del personale sui rischi da agenti biologici legati all’attività ordinaria o ad emergenze di 
rilevanza sanitaria 
• Pulizia e sanificazione ordinaria degli ambienti di terra, aeromobili e mezzi di trasporto
• Misure straordinarie per la distruzione dei vettori di malattie (artropodi), disinfezione e disinfestazione
• Corretto smaltimento dei rifiuti liquidi e solidi degli aeromobili con particolari misure per le provenienze sospette
• Sorveglianza sanitaria del personale
• Procedure di controllo e accertamento sanitario su merci importate (indumenti, piume, stracci, ecc.)
• Procedure speciali in caso di emergenze sanitarie locali o globali:
- informazione tempestiva del personale di bordo e di terra in presenza di casi sospetti o di particolari focolai epidemici
- predisposizione di piani di emergenza in adesione a direttive nazionali e internazionali
- procedure di isolamento e trasporto delle persone a sospetto di infezione
- controllo sanitario dei passeggeri provenienti da Paesi nei quali siano presenti focolai epidemici
- utilizzo di guanti monouso, mascherine chirurgiche per effettuare controlli dei passeggeri
- tutte integrali e facciali filtranti per il rischio biologico in caso di specifiche emergenze sanitarie 
• Adozione delle apposite circolari e ordinanze elaborate dalle Autorità competenti e da parte degli Uffici di Sanità Marittima ed Aerea di Frontiera (USMAF) (es. misure precauzionali per passeggeri in partenza o in arrivo; profilassi per passeggeri in arrivo “sospetti”, distribuzione a bordo di questionari, ecc.)
• Individuazione di specifiche aree per la gestione di aerei sottoposti a particolari misure di sorveglianza sanitaria.
• Diffusione di materiale informativo destinato agli operatori aeroportuali, passeggeri, equipaggi
• Disinfezione dell’aeromobile in caso di sospetta patologia infettiva
• Applicazione di misure di profilassi internazionale


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