venerdì 3 giugno 2022
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mercoledì 1 giugno 2022
Cantieri Archeologici: quali Prevenzione e Protezione
Un cantiere archeologico è un particolare tipo di cantiere edile, che presenta diversi gradi di complessità che possono andare da un livello minimo, rappresentato da uno scavo in aperta campagna, con livelli archeologici posti a sole poche decine di centimetri sotto il piano di calpestio moderno, a un livello massimo, come quello dei grandi cantieri nei centri storici delle città, in cui l’attività archeologica si inserisce all’interno di complesse attività di recupero di edifici, spesso fatiscenti, o di creazione di nuove infrastrutture, con una stratificazione archeologica che si sviluppa spesso per diversi metri di altezza e la cui indagine richiede quindi una progettazione particolarmente sofisticata.
Tra questi due estremi si colloca una varietà virtualmente infinita di casi, in cui tuttavia elementi costanti sono rappresentati dalla necessità di scavare e rimuovere quantità spesso consistenti di terra - molto spesso con l’ausilio di mezzi meccanici - e dalla condizione di muoversi su una superficie particolarmente accidentata determinata dalla natura propria della stratificazione archeologica, che è fatta sì di piani orizzontali, ma anche di buche, accumuli di terra, muri parzialmente crollati o demoliti, superfici instabili.
In questo scenario - soprattutto nel caso dei cantieri più grandi e complessi - sono presenti persone diverse, chiamate a interagire in diversi modi tra loro e con lo spazio che ospita la loro attività. Da un lato le maestranze delle ditte edili che svolgono le attività collaterali allo scavo vero e proprio (movimento terra, opere provvisionali, ecc.); nella grande maggioranza dei casi si tratta di operai addestrati alla sicurezza sia sulla base della pratica concreta e quotidiana del lavoro, sia attraverso una formazione specifica sulla sicurezza sul lavoro. Dall’altro lato, archeologi professionisti dello scavo, formatisi sul campo, potenzialmente sensibili e formati sui temi della sicurezza, e - giovani in formazione per i quali i temi della sicurezza spesso non sono così “presenti”, come sarebbe necessario. Questi ultimi devono costituire l’obiettivo principale di una sensibilizzazione sui temi della sicurezza.
A partire dalla considerazione che le attività che si svolgono su un cantiere di questo tipo sono, proprio per la loro natura di indagine finalizzata a una scoperta, particolarmente affascinanti e coinvolgenti e che fascinazione e coinvolgimento emotivo sono una molla determinante nella conduzione del lavoro quotidiano, ma sono spesso nemici di un atteggiamento consapevole e razionale nei confronti di rischi potenziali che - piccoli o grandi che siano - debbono essere individuati, valutati e, nei limiti del possibile, minimizzati.
Il layout di cantiere deve essere oggetto di un’attenta progettazione da parte di personale qualificato, finalizzata alla riduzione dei rischi e alla prevenzione e protezione dei lavoratori che operano nel cantiere stesso.
In particolare, la progettazione del cantiere deve prevedere:
- recinzione dell’area di scavo da realizzarsi mediante posa in opera picchetti (con protezioni sommitali degli stessi ad es.: fungo in plastica) e di nastro in plastica bicolore (bianco/rosso) o di rete o di recinzione metallica o similare;
- protezione generale o parziale dal soleggiamento e dalle intemperie mediante tettoie delle zone oggetto di scavo;
- affissione del cartello indicante la campagna di scavo (committente, esecutore, sicurezza) e la cartellonistica di sicurezza;
- messa a disposizione di servizi igienici (individuazione presso un esercizio privato o pubblico, WC chimico);
- collocazione di un baraccamento per la conservazione delle attrezzature;
- messa a disposizione, di acqua potabile;
- collocazione di un presidio medico (cassetta pronto soccorso) e di un numero sufficiente di estintori e messa a disposizione dei numeri degli enti di soccorso in caso di emergenza;
- realizzazione del quadro elettrico di cantiere (se necessario) o messa a disposizione di un gruppo elettrogeno;
- se necessario, realizzazione di un sistema di lavaggio dei reperti
I rischi dei cantieri archeologici e le misure di prevenzione e protezione
I cantieri archeologici – nella loro varietà e diversità – sono luoghi in cui si corrono oggettivamente pochi rischi davvero gravi nell’immediato, alcuni dei quali possono essere anche gravi a medio e lungo termine e molti rischi minori, fonte perlopiù di malesseri o fastidi che potrebbero essere facilmente evitati. I rischi gravi sono quelli di investimento da parte di mezzi meccanici in movimento e le cadute dall’alto (dal bordo dello scavo, che, in qualche caso, può essere assai profondo o da una scala a pioli).Vi sono poi i rischi di seppellimento (nel caso, ad esempio, dello smottamento di una parete di terra non adeguatamente consolidata), quelli legati alla caduta di oggetti dall’alto (dalle pietre di un muro instabile, agli attrezzi utilizzati da un collega su un’impalcatura, ecc.) e infine quelli legati all’utilizzo di attrezzi pesanti da scavo (picconi, mazze, ecc.).
Si tratta, come si vede, di rischi facilmente minimizzabili con l’allestimento di opere di sicurezza adeguate, con l’adozione di comportamenti corretti e con l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (DPI), cioè di indumenti e accessori appositamente progettati per proteggere le diverse parti del corpo da diversi tipi di rischio.
Meno evidenti, e per questo potenzialmente più insidiosi, sono invece i rischi che si manifestano a seguito di comportamenti scorretti ripetuti nel tempo. Esempi tipici sono rappresentati dal sovraccarico di lavoro “da entusiasmo”, che porta soprattutto i giovani archeologi a strafare portando pesi eccessivi, spesso in posizione scorretta, con rischio di sviluppare nell’immediato o nel tempo significativi problemi articolari, fino a complicate discopatie della colonna dorsale.
Vi sono poi le disattenzioni posturali, o l’insufficiente protezione nel caso di lavoro in ambienti “difficili” per eccesso di umidità, di freddo o di sole; in questo caso, è necessario adottare comportamenti corretti, e ciò richiede una formazione un po’ più complessa rispetto alla semplice prescrizione di norme.
Le stesse considerazioni valgono per tutta quella varietà di microincidenti che sono frequentissimi nell’attività quotidiana di cantiere, che sono fonte di rischi fortunatamente assai minori, ma che potrebbero essere tranquillamente evitati. Solo per fare qualche esempio, ferirsi con un picchetto non protetto, procurarsi una lieve distorsione inciampando in attrezzi lasciati fuori posto o ricoprirsi le mani di vesciche e calli fanno parte della microincidentalità quotidiana, che può essere tuttavia ampiamente ridotta semplicemente facendo ricorso a una serie di strumenti, accorgimenti e comportamenti che stanno un po’ nelle norme, molto nelle buone pratiche e moltissimo nella cultura del lavoro di ciascun operatore.
Le attività di conservazione e restauro delle opere d’arte possono implicare per gli operatori una fonte di esposizione a sostanze pericolose.
Infatti, le principali fasi del restauro di un manufatto - ad esempio le operazioni di pulitura, consolidamento e protezione - prevedono spesso l’uso di “ agenti chimici pericolosi (solventi, detergenti, vernici, smalti, resine, enzimi, biocidi, adesivi, stucchi e additivi, composti protettivi, consolidanti e sequestranti)”. E chiaramente “la continua e prolungata esposizione degli operatori ai biocidi di sintesi può causare danni all’organismo spesso acuiti dall’inadeguato utilizzo dei dispositivi di protezione”.
E' necessaria l’analisi delle fasi di lavoro ove è previsto l’uso di agenti chimici, l'analisi delle informazioni presenti nelle schede dati di sicurezza di ogni prodotto (es. caratteristiche chimico-fisiche, effetti sulla salute, conservazione), dei tempi di esposizione, dei quantitativi, delle modalità e delle concentrazioni di utilizzo.
Tutto il personale presente deve:
- indossare idonei DPI ad alta visibilità, quando sono presenti mezzi in movimento;
- rispettare la segnaletica visiva e acustica;
- non sostare nelle aree di movimentazione delle macchine operatrici e mantenersi a distanza di sicurezza dal raggio di azione del mezzo meccanico.
In particolare, occorre:
- indossare guanti di protezione meccanica, scarpe di sicurezza, occhiali di protezione (laddove è possibile la produzione di schegge o polveri);
- mantenere un’adeguata distanza dagli altri operatori; verificare, prima dell’uso, l’integrità delle attrezzature (manico non scheggiato, puntale ben inserito nell’impugnatura, ecc.);
- non lasciare gli strumenti inutilizzati fuori posto e sulle aree di passaggio.
- effettuare una indagine geologica preventiva all’attività di scavo;
- utilizzare tecniche e attrezzature idonee;
- limitare il sollevamento delle polveri, bagnando la superficie di scavo e i percorsi degli automezzi; raccogliere ed eliminare le polveri mediante idonei sistemi e procedure;
- predisporre, quando possibile, sistemi di captazione localizzata;
- dotare e fare indossare al personale idonei DPI (dispositivi di protezione delle vie respiratorie, degli occhi, ecc.); quando sono in azione le macchine operatrici disporsi, ove possibile sopravvento.
- effettuare idonei controlli, se si teme la presenza di gas tossici o rischi simili, prima di far entrare i lavoratori nello scavo;
- ripetere i controlli con frequenza tale da assicurare nel tempo le necessarie condizioni di sicurezza dei lavoratori;
- dotare i lavoratori di facciali filtranti, respiratori, autorespiratori, quando sia accertata o temuta la presenza di gas tossici, o assicurare un’idonea ventilazione;
- provvedere alla bonifica dell’ambiente, mediante idonea ventilazione, quando sia accertata la presenza di gas infiammabili o esplosivi;
- vietare l’uso, anche dopo bonifica, se si teme l’emanazione di gas pericolosi, di apparecchi a fiamma, di corpi incandescenti e di apparecchi comunque suscettibili di provocare fiamme o surriscaldamenti atti ad incendiare il gas;
- avvertire l’azienda erogatrice del gas e sospendere il lavoro fino al sopralluogo delle stesse, nel caso di danneggiamento delle condutture. controllare e testare costantemente l’equipaggiamento d’emergenza che deve essere rapidamente disponibile;
- verificare preventivamente la presenza di canalizzazioni di gas, ed iniziare lo scavo solo quando l’azienda di servizio ha comunicato l’effettivo tracciato delle stesse;
- comunicare all’azienda erogatrice del gas la necessità di effettuare gli scavi in prossimità dei gasdotti ed iniziare i lavori solo dopo le necessarie autorizzazioni;
- redigere idonee istruzioni per l’esecuzione della attività in prossimità delle condutture; proteggere, se necessario, le condotte del gas, con barriere protettive o sistemi equivalenti; effettuare il lavoro con cautela ed eventualmente a mano, quando non è possibile individuare l’esatta posizione delle condutture, neanche con sistemi elettronici;
- allontanare rapidamente i lavoratori, se in fase di scavo o di lavorazione si sono danneggiate le condotte del gas;
- realizzare zone di viabilità interna al cantiere destinate alla sola circolazione delle persone, al fine di evitare interferenze con attrezzature e materiali disposti sul terreno;
- realizzare idonei accessi al fondo dello scavo; mantenere sgombri dai materiali i percorsi pedonali; segnalare gli ostacoli che non si possono eliminare;
- dotare e fare indossare al personale idonei DPI del piede (calzature professionali antiscivolamento); illuminare adeguatamente i percorsi pedonali in relazione alle attività notturne;
- eliminare dal terreno gli eventuali depositi di acqua e la relativa fanghiglia;
- utilizzare, se necessario, le piastre da cantiere da disporre sul terreno.
- proteggere il posto di lavoro e di passaggio dalla caduta o dall’investimento di materiali derivanti dell’attività lavorativa, mediante dispositivi e sistemi di protezione collettiva (protezioni meccaniche, reti di sicurezza o altri sistemi equivalenti) e tramite la corretta sistemazione dei materiali;
- far sporgere le armature dai bordi degli scavi di almeno 30 cm; collocare ad adeguata distanza dal ciglio dello scavo (in base ai carichi, volumi, ecc.), attrezzature, attrezzi, materiale di scavo e di risulta, qualora non sia possibile installare dispositivi di protezione collettiva; tenere continuamente puliti e sgombri i bordi dello scavo;
- rimuovere ogni parte a rischio della superficie dello scavo (massi affioranti, sporgenze di terreno, ecc.);
- indossare idonei DPI della testa (caschi di protezione);
- fissare gli attrezzi di lavoro all’abbigliamento, quando si opera in posizione sopraelevata;
- evitare di sostare al di sotto di postazioni di lavoro o in prossimità dei fronti dello scavo.
Infezioni da microrganismi e punture/morsi di animali
Il rischio da infezioni da microrganismi, o da punture di insetti, morsi di animali, deriva dalla collocazione dei cantieri in zone insalubri e in zone in aperta campagna.
Pronto soccorso in caso di morso di vipere e punture di insetti vipere.
Le vipere attraverso il loro morso inoculano varie tossine. Il morso è riconoscibile dalla presenza di due forellini da 1 cm. Il morso provoca nel punto di inoculazione gonfiore, necrosi ed emorragia, ma è responsabile anche di effetti sistemici: vomito, nausea, dolori muscolari ed articolari, febbre e collasso cardiocircolatorio. Api vespe e calabroni. Questi insetti possono iniettare, grazie al loro pungiglione, un particolare veleno. Zecche. Le zone maggiormente a rischio per la possibilità di punture di zecche sono gli ambienti boschivi e ricchi di cespugli, umidi e ombreggiati, prati incolti, ecc. La zecca è attiva per la maggior parte dell’anno, però il periodo a maggior rischio è quello compreso tra la primavera e l’autunno. In caso di lavoro in aree conosciute come infestate, è opportuno procedere ad ispezioni periodiche degli indumenti e delle parti scoperte, (ogni 3-4 ore), non trascurando la zona del cuoio capelluto. Se è il caso farsi aiutare da un altra persona.
Esposizione a radiazione solare
Il rischio principale è dovuto alla effettuazione degli scavi in condizioni di elevato soleggiamento con possibili conseguenze, a danno sia dell’epidermide che degli occhi (eritemi, scottature, abbagliamento, ecc.) ma anche, nei casi più gravi, la possibilità del verificarsi di “colpi calore”. Per ridurre tali rischi occorre che:
- le lavorazioni che presuppongono una permanenza prolungata sul sito oggetto di scavo; in particolare nelle ore in cui i raggi solari sono più intensi, siano protette mediante tendoni o tettoie fisse;
- sia disponibile abbondante acqua potabile; in caso di forte irraggiamento solare,
- sia possibile disporre di copricapo e creme solari (che devono essere periodicamente applicate), con livello di protezione adeguata al proprio fototipo;
- si indossino indumenti realizzati con materiali traspiranti, evitando di lavorare a torso nudo;
- siano effettuate pause di circa 15 minuti ogni ora di lavoro per non affaticare l’organismo, in particolare se il clima è molto caldo e umido; i lavori più pesanti vengano svolti nelle ore più fresche, e programmarli, se possibile, in modo che siano effettuati sempre nelle zone meno esposte alla radiazione solare.
Tratto da: Collana “Cultura della sicurezza” LA SICUREZZA NEI CANTIERI ARCHEOLOGICI Quaderno informativo N. 18 Ufficio Speciale prevenzione e protezione Università degli Studi di Roma "SAPIENZA"