martedì 20 giugno 2017

Abbigliamento da Lavoro UPF 50+ Pericolosità della radiazione UV


Pericolosità della radiazione UV

La pelle è l'organo più grande del corpo umano e può essere danneggiata da un'esposizione eccessiva ai raggi ultravioletti.

La quantità di tempo trascorso all'aperto è senz'altro importante, ma per stabilire il grado di pericolosità dei raggi UV nel singolo caso occorre considerare anche altri fattori, tra cui la stagione, l'ora del giorno e l'altitudine alla quale viene eseguito il lavoro. Una superficie bianca o metallica, ad esempio, riflette la radiazione intensificando l'effetto dei raggi UV. Inoltre è bene utilizzare una protezione solare, ma anche in questo caso si commettono a volte errori: ad esempio, i raggi UV, già a maggio, presentano un'intensità equivalente a quella dei mesi più caldi, si ignora che i raggi nocivi colpiscono la superficie terrestre anche se il cielo è parzialmente nuvoloso.



I tessuti anti-UV offrono una determinata protezione dai raggi ultravioletti del sole, misurabile secondo il parametro UPF (Ultraviolet Protection Factor, fattore solare di protezione UV).


L'abbigliamento è una delle modalità prioritarie per ripararsi dal sole, tuttavia contrariamente all'opinione comune, i tessuti estivi offrono spesso una protezione insufficiente ai raggi UV.


Tutti i tessuti hanno una impermeabilità parziale ai raggi solari; se questa è elevata il tessuto in oggetto può essere preso in considerazione nell'ottica di una protezione dai raggi ultravioletti.


Il fattore UPF è influenzato da numerosi fattori: densità dell'intreccio, colore della stoffa, natura della stessa. Il fattore UPF è una stima della capacità di schermo del tessuto.


Per esempio, per un tessuto classificato come UPF 30, si stima che su 30 unità di UV irraggiate soltanto una riesca a passare, e 29 siano schermate; l'efficacia sarebbe pertanto del 96.7%.


Il fattore UPF è misurato in laboratorio usando uno spettrofotometro (oppure uno spettroradiometro), unitamente ad una sorgente artificiale di luce e valuta la capacità di un prodotto di proteggere dalle scottature.


La tabella seguente riporta il ASTM standard per l'abbigliamento con protezione solare.









NORMA EN 13758-1, stabilisce i dettagli dei metodi di prova (come le misurazioni spettrofotometriche) dei tessuti.

NORMA EN 13758-2, stabilisce la classificazione e la marcatura dei tessili. Un tessuto anti-UV deve quindi sodisfare la norma, offrendo un UPF maggiore di 40 (40+), penetrazione media agli UV-A minore del 5%, e progettazione in ottemperanza alla parte 2 della normativa.

Se conforme alla norma, il capo deve avere in allegato il pittogramma del sole a forma stellata, la scritta EN 13758-2, e la specifica di un UPF 40+






Pantaloni da lavoro UPF50+ in cotone 60% e robusto poliestere 40%, colori vari. Peso al mq. gr. 245, chiusura con cerniera con patta e girovita elasticizzato con passanti per cintura. 2 tasche davanti, 2 tasche sui fianchi a soffietto con patta 2 tasche sul retro e portametro. Gancio anello portatutto e portapenne in vita. Tasche sulle ginocchia per ginocchiere. Ideale per condizioni di caldo o clima torrido.

ART. X11UPF50+

Giacca da lavoro UPF50+ leggero cotone 60% e robusto poliestere 40%, colori vari. Peso al mq. gr. 245, chiusura con cerniera con patta e velcro. Varie tasche. Taschino porta badge. polsini regolabili con velcro e collo alto. Girovita elasticizzato sul retro. Ideale per condizioni di caldo o clima torrido.

ART. X10UPF50+

Gilet da lavoro UPF 50+ leggero cotone 60% e robusto poliestere 40%, p
eso al mq. gr. 245, colori vari. Ideale per condizioni di caldo o clima torrido. Tasche multiple offrono sicurezza ed il ricco tessuto di cotone offre un comfort superiore. Apertura con zip nascosta, tasca per cellulare, sfoderato, tasche capienti, tasche al petto, 7 tasche.
ART. X19UPF50+



Pantaloni da lavoro UPF50+ leggero gr/mq. 160 cotone 35% e robusto poliestere 65% antimacchia finitura manopesca, chiusura con cerniera e girovita con passanti per cintura. Varie tasche, alcune con cerniera. 

Art. 787UPF50+   Colore blu navy


Pantaloni da lavoro UPF50+ gr/mq. 245 cotone 35% e robusto poliestere 65% antimacchia finitura manopesca, peso al mq. gr. 245, chiusura con cerniera e girovita con passanti per cintura. Varie tasche, alcune con cerniera. Tasche alle ginocchia per ginocchiere. Colori vari. Conforme alla normativa EN 340.Art. 887UPF50+   Colori fornibili: blu navy, azzurro royal, verde bottiglia, verde militare, grigio, nero, rosso









martedì 13 giugno 2017

Come SCEGLIERE le scarpe antinfortunistiche


Come è possibile SCEGLIERE, SELEZIONARE, VALUTARE le migliori scarpe antinfortunistiche se non si hanno indicazioni fondamentali quali:

1° dettato normativo di riferimento per ogni singolo DPI
2° requisiti prestazionali minimi per ogni singolo DPI


Questi elementi dovrebbero essere citati nel Documento di Valutazione dei Rischi, ma, come dice il procuratore Raffaele Guariniello, la valutazione del rischio, molto spesso, non valuta aspetti importanti e rilevanti legati alla mansione svolta dai lavoratori o, ancora, risulta scarsa e non conforme a quanto richiede l’articolo di Legge di riferimento (requisiti minimi). Spesso manca di data certa (e questo apre quell'inquietante scenario che è l'aggiornamento del documento di valutazione dei rischi, ritenuto indispensabile per una corretta verifica ed individuazione di tutti i rischi collegati all’attività lavorativa, che, per sua natura, non è mai immutabile).

Per approfondire








Premesso ciò verrebbe da dire che è... impossibile.



• Prima di acquistare i DPI l’azienda deve procedere a una valutazione dei posti di lavoro. Sulla base del catalogo dei requisiti scaturito dalla valutazione del posto di lavoro, il consulente è in grado di chiarire le questioni in sospeso, fornire consulenza e il fornitore avrà elementi per sottoporre un’offerta rispondente alle esigenze.


• È importante coinvolgere un esperto in materia di sicurezza (interno o esterno, specialista della sicurezza sul lavoro) durante la valutazione dei dispositivi di protezione individuale. Altrettanto importante è la partecipazione dei dipendenti interessati alla scelta dei dispositivi di protezione. Questo consente di sfruttare le esperienze disponibili in azienda e di aumentare la disponibilità / accettazione all’uso dei dispositivi.


• Per evitare investimenti sbagliati sarebbe opportuno far testare sul lavoro diversi modelli dello stesso DPI a un gruppo di persone chiedendo loro di giudicarne il comfort e la semplicità d’uso. Ogni utilizzatore deve avere sempre la possibilità di essere coinvolto nella scelta e selezione del prodotto più confacente, anche in caso di offerta limitata. Errore: il DPI non deve essere testato dal lavoratore più problematico o più noioso, con la scusa che se va bene a lui allora va bene a tutti, nulla di più sbagliato! Occorre che il test venga eseguito da un gruppo di persone rappresentativo di tutti gli altri.


Importanti criteri per un’efficace protezione dei piedi:

• battistrada (materiale e profilo), adatto alle condizioni dell’ambiente di lavoro; non tutti supportano la torsione naturale e la flessibilità del piede. Pochi battistrada sono veramente studiati per contenere le torsioni e i colpi alla caviglia;

• suola (materiale e profilo), adatta alle condizioni dell’ambiente di lavoro, ad esempio, se  antiperforazione, in fibra come kevlar tessile, leggera e flessibile. Ormai da tempo ci sono scarpe con sistema di ammortizzamento adeguato al peso della persona per ridurre le sollecitazioni di articolazioni e apparato locomotore; per questo parametro l'ideale sarebbe un assorbimento di energia = 43,6J giudicato tra i più alti;

• indossabilità (rapporto tra lunghezza e larghezza del piede, altezza del collo piede);

• finitura interna di alta qualità in pelle o tessuto traspirante per un elevato comfort e un clima interno gradevole (sudorazione minima); per questo parametro l'ideale sarebbe una permeabilità al vapore acqueo = 6,2mg/(cm2h) giudicata tra le più alte; ideale un plantare estraibile termoformato con carboni attivi; indossare eventualmente calzini funzionali specifici a titolo complementare;

• intersuola in materiale leggero e flessibile;

• puntali e calzate: quasi tutte le scarpe antinfortunistiche sono disponibili solo in una calzata la 11. Esistono invece calzate differenti (per alcuni modelli in 4 calzate), corrispondenti a diversi volumi interni. Il volume si calcola misurando la circonferenza che va dalla base dell‘alluce fino al dito piccolo.

• possibilità di cambiare calzature; per motivi di igiene, ai dipendenti è meglio mettere a disposizione due paia di calzature in modo da poterle cambiare ogni giorno, soprattutto dopo lavori con temperature elevate o dopo un’esposizione a pioggia e umidità; molte azienda già attuano questa scelta (che si è rivelata più utile ed economica di quella opposta).

• Ricordando sempre che le deformazioni dei piedi richiedono scarpe di protezione ortopediche. Oggi esistono produzioni specifiche che consentono di avere scarpe antinfortunistiche ortopediche a certificazione totale, non solette ortopediche inserite in calzature normali.

• Conoscenze pratiche ed Esperienza
La scelta di una protezione dei piedi adeguata si basa soprattutto sui rischi prevedibili e sul luogo d’impiego. Un’importante criterio di scelta è ad esempio la struttura del suolo o del pavimento. Su superfici sdrucciolevoli vanno considerate prioritariamente le caratteristiche antiscivolo delle suole, per l’impiego su pavimenti irregolari o sul terreno occorrono calzature che offrono una sufficiente tenuta del piede e una protezione delle caviglie. Indossabilità, ergonomia e comfort sono altrettanto importanti. Non tutte le calzature vanno bene per ogni piede. Così come accade per quelle civili.

Analisi delle condizioni di uso abituali
• Pericoli meccanici (caduta o rotolamento di oggetti, oggetti acuminati o taglienti sul pavimento, ad es. chiodi, trucioli di metallo, cocci, o lavori particolari, ad es. nella selvicoltura)
• Pericoli termici (freddo, calore, scintille, metallo fuso, perle di saldatura, vapore, ecc.)
• Pericoli chimici (acidi, soluzioni alcaline, solventi, carburanti, detergenti, lubrorefrigeranti, ecc.)
• Pericoli elettrici (contatto con attrezzature di lavoro sotto tensione o scariche elettriche in seguito a carica elettrostatica, ecc.)
• Pericoli di altro genere (scivolamento, inciampi, storte, ecc.)

Calzature conduttive: necessarie quando occorre ridurre al minimo l’accumulo di cariche elettrostatiche dissipandole nel minor tempo possibile e non è possibile escludere completamente il rischio di scariche elettriche dovute ad apparecchiature o parti sotto tensione.

Calzature antistatiche: necessarie quando occorre ridurre l’accumulo di cariche elettrostatiche dissipandole e non è possibile escludere completamente il rischio di scariche elettriche dovute ad apparecchiature o parti sotto tensione.

Calzature dielettriche: necessarie quando esiste il rischio di elettrocuzione dovuto ad esempio ad apparecchiature elettriche danneggiate e sotto tensione.

Con ogni paio di calzature che riportano i simboli A (antistatiche), C (conduttive) e I (dielettriche) deve essere consegnata una scheda informativa con indicazioni dettagliate.







INCIDENTI correlati ad un dispositivo di protezione personale di cui spesso si sottovaluta l’importanza: le scarpe di sicurezza.

Tuttavia non analizziamo gli infortuni caratterizzati dalla sua mancanza, ma gli infortuni dove la presenza di scarpe antinfortunistiche è stata rilevata come elemento capace almeno di ridurre i danni dell’incidente.

Le dinamiche degli incidenti che analizziamo sono tratte dall’archivio di INFOR.MO. strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.

1° caso
Il primo caso è relativo all’attività di sostituzione di un tratto di ciglio in travertino di un marciapiede su un tratto di strada urbana.
Un operaio, intento alla sostituzione di cigli in marmo su un tratto di marciapiede, si trova vicino alla zona ove altri due operai sono intenti a scaricare dei pezzi di marmo da un automezzo di proprietà della ditta. Ad un certo punto uno dei pezzi movimentati manualmente dai due operai scivola dal cassone dell'automezzo (la movimentazione avviene a mano trascinando sul pianale del mezzo i tratti fino al punto di poterli afferrare) colpendo l'operaio intento alla sostituzione dei cigli alla gamba sinistra provocandogli la frattura bifocale scomposta III distale del perone sinistro.
L'analisi dell'infortunio ha evidenziato:
- che “il datore di lavoro non ha fornito ai lavoratori per le azioni di sollevamento, di spostamento, di sostegno e di scarico, mezzi adeguati allo scopo ad evitare la caduta dall'alto dei pesi e i rischi di lesioni dorso-lombari”;
- la “mancanza di un preposto che si occupava della sicurezza”;
Tuttavia il lavoratore infortunato “indossava scarpe antinfortunistiche che, verosimilmente, a seguito dell'urto del marmo col piede, hanno evitato ulteriori danni all'arto in questione”.

2° caso
Il secondo caso è invece relativo alla sistemazione sostituzione di segnaletica stradale orizzontale e verticale.
Un operaio sta svolgendo il lavoro di sostituzione di un “palo metallico di segnaletica stradale verticale posizionato sul marciapiede nei pressi di un attraversamento pedonale anche a servizio di una scuola”. Precisamente sta cercando di “estrarre da terra (verosimilmente spezzare alla base) il palo da sostituire di diametro di 48 mm forzandolo in avanti e indietro”, quando improvvisamente il paletto cede spezzandosi di netto alla base (“evento facilitato anche dalla verosimile usura del palo stesso esposto agli agenti atmosferici”).
L'operaio sorpreso dal cedimento del palo perde l’equilibrio ed appoggia il piede destro all’indietro in posizione tale da non poter sorreggere in piedi il corpo. Cade così in terra “ed in seguito alla torsione del collo del piede, oltreché l'urto a terra”, avverte un forte dolore alla caviglia destra.
In seguito gli accertamenti effettuati dal posto di pronto soccorso si evidenzia “la frattura trimalleolare della caviglia destra con prognosi iniziale di gg 30 (87 totali)”.
Si rileva che al momento dell'infortunio l'operaio “indossava scarpe antinfortunistiche che potrebbero aver attutito l'impatto con il terreno ed il conseguente danno; tuttavia la sede della lesione lascia presupporre che l'impatto sia avvenuto in un settore della scarpa poco protetto”. Al di là del cedimento del palo siamo di fronte ad un errore procedurale: “le procedure di lavoro prevedevano che l'operazione di sfilamento dei vecchi pali avvenisse scalzando dapprima il materiale circostante il palo stesso in modo da allentarne la presa sul terreno”.

3° caso
Il terzo caso è invece relativo ad attività di costruzione di una linea elettrica.
Mentre viene movimentato un palone metallico per il posizionamento nel terreno con l'ausilio di una autogru, lo stesso fuoriesce dalla guida dell' imbracatura e colpisce l'infortunato al piede destro procurandogli un trauma da schiacciamento e la successiva amputazione del 5° dito del piede destro.
Le analisi hanno rilevato:
- una mancanza di protezioni, con riferimento a un accessorio di imbragatura per sollevamento;
- problemi relativi al terreno sconnesso;
- un errore di procedura nel “rizzamento” del palo metallico;
- la funzione contenitiva del danno relativa alla presenza di scarpe antinfortunistiche.

La prevenzione
Se la prevenzione si realizza anche attraverso l’uso dei dispositivi di protezione personale è bene analizzare anche le problematiche relative all’eventuale rifiuto del lavoratore di indossare scarpe antinfortunistiche.



In particolare si ricorda l’importanza dell’art. 2087 del Codice Civile (L'imprenditore è tenuto ad adottare, nell'esercizio dell'impresa, le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro) e si ricorda che il “datore di lavoro è tenuto ad adottare anche quelle misure che, pur non previste dalla legge come obbligatorie, dovessero rendersi necessarie in base alla particolarità del tipo di lavoro svolto”.

“Dunque, nei casi in cui non esista un obbligo di comportamento imposto tassativamente dalla legge - in quanto già valutato come pericoloso dal legislatore - sarà il datore di lavoro a valutare, sotto propria responsabilità, se tale rischio appaia ‘prevedibile’ o meno: di conseguenza, in caso di infortunio dovuto a mancanza di scarpe antinfortunistiche, il datore di lavoro dovrà cercare di dimostrare al giudice come tale rischio di schiacciamento non fosse ragionevolmente prevedibile”.

Dunque, per riassumere, l'obbligo di indossare le scarpe antinfortunistiche scatta “ogni qualvolta risulti ‘prevedibile’ un rischio di lesioni ai piedi: tale prevedibilità dovrà essere valutata dal RSPP in sede di valutazione dei rischi”.

Si ricorda inoltre che i doveri degli imprenditori “non si limitano a fornire i DPI, a disporre che questi vengano utilizzati e a fornire alcune informazioni sul corretto utilizzo di questi: l'art.18 comma 1f del D.Lgs 81/2008 infatti, impone all'imprenditore di richiedere l'osservanza da parte dei singoli lavoratori delle norme vigenti, dell'uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuali messi a loro disposizione. Gli artt.20 comma 1d e 78 comma 2 del D.Lgs 81/2008, che obbligano i lavoratori ad utilizzare in modo appropriato i DPI potrebbero essere utili, al massimo, per individuare una corresponsabilità del lavoratore, ma non esentano in alcun modo il datore di lavoro dai propri obblighi, specie alla luce del principio di equivalenza causale sancito dall'art.41 c.p.”.

“Il problema apparentemente si complica, però, quando il lavoratore presenta un certificato del medico curante o di uno specialista in cui viene certificata l'impossibilità ad indossare una scarpa antinfortunistica. In genere la documentazione medica si riferisce a patologie che il sanitario ritiene causate dalla scarpa o comunque a patologie che il continuare ad indossare la scarpa potrebbe aggravare. Le lamentele dei lavoratori in genere riguardano il peso della scarpa, la rigidità della suola e il fatto che il puntale in acciaio, nell'atto di accovacciarsi, preme sui metatarsi. Altre motivazioni classiche sono rappresentate, ad esempio, dall'eccessiva sudorazione che peggiorerebbe preesistenti micosi (piede d'atleta) o da malformazioni del piede incompatibili con la scarpa”.

Con riferimento all’art.76 comma 2c (DPI devono tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore) del Decreto legislativo 81/2008, “di fronte all'esibizione da parte del lavoratore di un certificato medico attestante l'impossibilità di indossare le scarpe antinfortunistiche, al datore di lavoro non rimane altro che:
-consultare il medico competente (se nominato) chiedendogli se il problema del lavoratore (problema che dovrebbe comunque rimanere coperto da segreto medico) comporta davvero impossibilità o comunque usura nell'indossare il DPI. Talvolta il problema può essere infatti risolto dal medico o può trattarsi di un problema transitorio. Nel caso la ditta non abbia un medico competente può essere richiesta visita medica ai sensi dell'art.5 dello statuto dei lavoratori;
- nel caso i motivi medici siano effettivamente fondati la scelta migliore è ricercare una scarpa il più adatta possibile al lavoratore.
- nel caso non si riesca a trovare una scarpa adatta allo scopo non rimane che valutare il trasferimento del lavoratore ad altro reparto ove non vi sia rischio di schiacciamento e quindi obbligo di scarpe antinfortunistiche. Nel caso tale impossibilità derivi da oggettiva e giustificata motivazione medica si tratta di una vera e propria (sopravvenuta) non inidoneità alla mansione con tutte le conseguenze affrontate dalla Corte di Cassazione con la sentenza a sezioni unite 7755/98”.













lunedì 12 giugno 2017

ALTA VISIBILITA' quando il caldo è insopportabile 100% COTONE


Un abbigliamento fluo (e riflettente) abbassa del 37% la probabilità di incidente! Purtroppo anche quando il caldo si fa insopportabile è necessario, anche se disagevole, indossare i capi più adeguati a proteggerci in caso di scarsa visibilità: ovvero i capi previsti dalla norma EN 471 ALTA VISIBILITA' o EN ISO 20471


Lo stress termico che ne deriva però deve indurci a valutare il tessuto da scegliere, soprattutto se questo tessuto deve essere a contatto con la pelle per più ore. Chiunque lavori all'aperto ad alte temperature subisce uno Stress Termico che può compromettere il suo rendimento fisico e intellettuale; parallelamente questo comporta un aumento del rischio di incidenti.


La sudorazione è un fenomeno fisiologico del nostro fisico, atto a mantenere la temperatura corporea ad una temperatura stabile intorno ai 37 gradi centigradi. Evaporando, la sudorazione consuma calore che viene così sottratto al corpo, permettendo in una situazione di caldo eccessivo, lo smaltimento del calore e la conseguente salvaguardia del fisico.


Per questo una gamma di capi di abbigliamento 100% cotone ad alta visibilità consente di superare il problema. 
Rispetto a tutte le versioni sintetiche in circolazione queste sono più traspiranti, termoregolanti e tonificanti.




GIUBBETTO ALTA VISIBILITA' 100% COTONE
Abbigliamento 100% Cotone alta visibilità
indumento CE SECONDA CATEGORIA
NORMA DI RIFERIMENTO: EN 340, EN 471 CLASSE 2
Norma di riferimento: UNI EN 20471: 2013 
Norma di riferimento: UNI EN 13688: 2013

TESSUTO FLUORESCENTE: 100% COTONE PESO 270 gr/mq

traspirante, termoregolante e tonificante 
TESSUTO IN CONTRASTO: 100% COTONE

- COLLO A CAMICIA
- CHIUSURA ANTERIORE CON BOTTONI COPERTI
- DUE TASCHE AL PETTO APPLICATE CHIUSE CON PATTINA E BOTTONE
- POLSINI FONDO MANICA CHIUSI CON BOTTONE
- DOPPIE CUCITURE NEI PUNTI DI MAGGIOR SFORZO
- BANDE 3M SCOTCHLITE della serie 8910

TAGLIE: DALLA S ALLA XXL 




PANTALONE ALTA VISIBILITA' 100% COTONE
Abbigliamento 100% Cotone alta visibilità
indumento CE SECONDA CATEGORIA
NORMA DI RIFERIMENTO: EN 340, EN 471 CLASSE 2
Norma di riferimento: UNI EN 20471: 2013 
Norma di riferimento: UNI EN 13688: 2013

TESSUTO FLUORESCENTE: 100% COTONE PESO 270 gr/mq

traspirante, termoregolante e tonificante 
TESSUTO IN CONTRASTO: 100% COTONE

- CHIUSURA PATTA CON CERNIERA COPERTA
- DUE TASCHE ANTERIORI A FILETTO
- UNA TASCA POSTERIORE APPLICATA CHIUSA CON PATTINA E VELCRO
- TASCA PORTAMETRO
- ELASTICO IN VITA
- DOPPIE CUCITURE NEI PUNTI DI MAGGIOR SFORZO
BANDE 3M SCOTCHLITE della serie 8910

TAGLIE: DALLA S ALLA XXL 



POLO ALTA VISIBILITA' 100% COTONE

Abbigliamento indumento CE SECONDA CATEGORIA
NORMA DI RIFERIMENTO: EN 340, EN 471 CLASSE 2
Norma di riferimento: UNI EN 13688: 2013 
Norma di riferimento: UNI EN 20471: 2013

TESSUTO: PIQUET 100% COTONE PESO 200 gr/mq

traspirante, termoregolante
- COLLO CHIUSO CON DUE BOTTONI
- COLLETTO E GIROMANICA IN COLORE GRIGIO
- BANDE 3M SCOTCHLITE della serie 8910

TAGLIE: DALLA M ALLA XXL (rich. XXXL)

Rispetto a tutte le versioni 100% sintetiche in circolazione queste sono più traspiranti, termoregolanti e tonificanti.

Durante i periodi di caldo intenso l’organismo è fortemente sollecitato, soprattutto se l’umidità atmosferica è molto elevata. Le persone più colpite sono quelle che svolgono lavori fisici all’aperto. A soffrirne maggiormente è l’apparato circolatorio. Le temperature molto elevate possono causare crampi, esaurimento fisico o, nella peggiore delle ipotesi, un colpo di calore.

Molti si ricordano dell'estate 2003 come della più calda del secolo. Per un lungo periodo è stata caratterizzata da temperature eccezionalmente elevate.




Gilet Multitasche linea Manager Executive traspirante alta visibilità conforme alla normativa EN 471 classe 2.2. Realizzato in poliestere 100% traforato per garantire elevata traspirabilità. Chiusura anteriore con cerniera. Questo gilet ben rifinito è realizzato in rete leggera; con le sue numerose tasche sostituisce molto bene una giacca in caso di temperature più calde. Una tasca portabadge completa il capo. Risulta il più traspirante nella sua categoria. Colore giallo.



LineaCodiceDenominazione commerciale
Reflective FactoryHV2110Pantalone alta visibilità Puro Cotone norme EN 471 HV Giallo (Blu)
Reflective FactoryHV5110Giubbetto alta visibilità Puro Cotone norme EN 471 HV Giallo (Blu)
Reflective FactoryHV1110Polo alta visibilità Puro Cotone norme EN 471 HV Giallo
Reflective FactoryGBR96Gilet alta visibilità estivo traspirante norme EN 471 HV Giallo

Gamma GILET Alta Visibilità