Come è possibile SCEGLIERE, SELEZIONARE, VALUTARE le migliori scarpe antinfortunistiche se non si hanno indicazioni fondamentali quali:
1° dettato normativo di riferimento per ogni singolo DPI
2° requisiti prestazionali minimi per ogni singolo DPI
Questi elementi dovrebbero essere citati nel Documento di Valutazione dei Rischi, ma, come dice il procuratore Raffaele Guariniello, la valutazione del rischio, molto spesso, non valuta aspetti importanti e rilevanti legati alla mansione svolta dai lavoratori o, ancora, risulta scarsa e non conforme a quanto richiede l’articolo di Legge di riferimento (requisiti minimi). Spesso manca di data certa (e questo apre quell'inquietante scenario che è l'aggiornamento del documento di valutazione dei rischi, ritenuto indispensabile per una corretta verifica ed individuazione di tutti i rischi collegati all’attività lavorativa, che, per sua natura, non è mai immutabile).
Per approfondire
Premesso ciò verrebbe da dire che è... impossibile.
• Prima di acquistare i DPI l’azienda deve procedere a una
valutazione dei posti di lavoro. Sulla base del catalogo dei requisiti scaturito dalla
valutazione del posto di lavoro, il consulente è in grado di
chiarire le questioni in sospeso, fornire consulenza e il fornitore avrà elementi per sottoporre
un’offerta rispondente alle esigenze.
• È importante coinvolgere un esperto in materia di sicurezza
(interno o esterno, specialista della sicurezza sul
lavoro) durante la valutazione dei dispositivi di protezione
individuale. Altrettanto importante è la partecipazione
dei dipendenti interessati alla scelta dei dispositivi di
protezione. Questo consente di sfruttare le esperienze
disponibili in azienda e di aumentare la disponibilità / accettazione all’uso dei dispositivi.
• Per evitare investimenti sbagliati sarebbe opportuno far
testare sul lavoro diversi modelli dello stesso DPI a un
gruppo di persone chiedendo loro di giudicarne il comfort
e la semplicità d’uso. Ogni utilizzatore deve avere
sempre la possibilità di essere coinvolto nella scelta e selezione del prodotto più confacente,
anche in caso di offerta limitata. Errore: il DPI non deve essere testato dal lavoratore più problematico o più noioso, con la scusa che se va bene a lui allora va bene a tutti, nulla di più sbagliato! Occorre che il test venga eseguito da un gruppo di persone rappresentativo di tutti gli altri.
Importanti criteri per un’efficace protezione dei piedi:
• battistrada (materiale e profilo), adatto alle condizioni dell’ambiente di lavoro; non tutti supportano la torsione naturale e la
flessibilità del piede. Pochi battistrada sono veramente studiati per contenere le torsioni
e i colpi alla caviglia;
• suola (materiale e profilo), adatta alle condizioni dell’ambiente di lavoro, ad esempio, se antiperforazione, in fibra come kevlar tessile, leggera e flessibile. Ormai da tempo ci sono scarpe con sistema di ammortizzamento adeguato al peso della persona per ridurre le sollecitazioni di articolazioni e apparato locomotore; per questo parametro l'ideale sarebbe un assorbimento di
energia = 43,6J giudicato tra i più alti;
• indossabilità (rapporto tra lunghezza e larghezza del
piede, altezza del collo piede);
• finitura interna di alta qualità in pelle o tessuto traspirante per un
elevato comfort e un clima interno gradevole (sudorazione
minima); per questo parametro l'ideale sarebbe una permeabilità al vapore acqueo = 6,2mg/(cm2h) giudicata tra le più alte; ideale un plantare estraibile termoformato con carboni attivi; indossare eventualmente calzini funzionali specifici a titolo complementare;
• intersuola in materiale leggero e
flessibile;
• puntali e calzate: quasi tutte le scarpe antinfortunistiche sono disponibili solo in una calzata la 11. Esistono invece calzate differenti (per
alcuni modelli in 4 calzate), corrispondenti a diversi volumi interni. Il volume si
calcola misurando la circonferenza che va dalla base dell‘alluce fino al
dito piccolo.
• possibilità di cambiare calzature; per motivi di igiene, ai
dipendenti è meglio mettere a disposizione due paia di
calzature in modo da poterle cambiare ogni giorno,
soprattutto dopo lavori con temperature elevate o dopo
un’esposizione a pioggia e umidità; molte azienda già attuano questa scelta (che si è rivelata più utile ed economica di quella opposta).
• Ricordando sempre che le deformazioni dei piedi richiedono scarpe di protezione ortopediche. Oggi esistono produzioni specifiche che consentono di avere scarpe antinfortunistiche ortopediche a certificazione totale, non solette ortopediche inserite in calzature normali.
• Conoscenze pratiche ed Esperienza
La scelta di una protezione dei piedi adeguata si basa
soprattutto sui rischi prevedibili e sul luogo d’impiego.
Un’importante criterio di scelta è ad esempio la struttura
del suolo o del pavimento. Su superfici sdrucciolevoli vanno
considerate prioritariamente le caratteristiche antiscivolo delle suole,
per l’impiego su pavimenti irregolari o sul terreno occorrono
calzature che offrono una sufficiente tenuta del
piede e una protezione delle caviglie. Indossabilità, ergonomia e comfort sono altrettanto
importanti. Non tutte le calzature vanno bene per ogni
piede. Così come accade per quelle civili.
Analisi delle condizioni di uso abituali
• Pericoli meccanici (caduta o rotolamento di oggetti,
oggetti acuminati o taglienti sul pavimento, ad es. chiodi,
trucioli di metallo, cocci, o lavori particolari, ad es. nella
selvicoltura)
• Pericoli termici (freddo, calore, scintille, metallo fuso,
perle di saldatura, vapore, ecc.)
• Pericoli chimici (acidi, soluzioni alcaline, solventi,
carburanti, detergenti, lubrorefrigeranti, ecc.)
• Pericoli elettrici (contatto con attrezzature di lavoro
sotto tensione o scariche elettriche in seguito a carica
elettrostatica, ecc.)
• Pericoli di altro genere (scivolamento, inciampi, storte, ecc.)
Calzature conduttive: necessarie quando occorre ridurre
al minimo l’accumulo di cariche elettrostatiche dissipandole
nel minor tempo possibile e non è possibile escludere
completamente il rischio di scariche elettriche
dovute ad apparecchiature o parti sotto tensione.
Calzature antistatiche: necessarie quando occorre ridurre
l’accumulo di cariche elettrostatiche dissipandole e
non è possibile escludere completamente il rischio di scariche
elettriche dovute ad apparecchiature o parti sotto
tensione.
Calzature dielettriche: necessarie quando esiste il
rischio di elettrocuzione dovuto ad esempio ad apparecchiature
elettriche danneggiate e sotto tensione.
Con ogni paio di calzature che riportano i simboli A (antistatiche),
C (conduttive) e I (dielettriche) deve essere consegnata
una scheda informativa con indicazioni dettagliate.
INCIDENTI correlati ad un dispositivo di protezione personale di cui spesso si sottovaluta l’importanza: le scarpe di sicurezza.
Tuttavia non analizziamo gli infortuni caratterizzati dalla sua mancanza, ma gli infortuni dove la presenza di scarpe antinfortunistiche è stata rilevata come elemento capace almeno di ridurre i danni dell’incidente.
Le dinamiche degli incidenti che analizziamo sono tratte dall’archivio di INFOR.MO. strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
1° caso
Il primo caso è relativo all’attività di sostituzione di un tratto di ciglio in travertino di un marciapiede su un tratto di strada urbana.
Un operaio, intento alla sostituzione di cigli in marmo su un tratto di marciapiede, si trova vicino alla zona ove altri due operai sono intenti a scaricare dei pezzi di marmo da un automezzo di proprietà della ditta. Ad un certo punto uno dei pezzi movimentati manualmente dai due operai scivola dal cassone dell'automezzo (la movimentazione avviene a mano trascinando sul pianale del mezzo i tratti fino al punto di poterli afferrare) colpendo l'operaio intento alla sostituzione dei cigli alla gamba sinistra provocandogli la frattura bifocale scomposta III distale del perone sinistro.
L'analisi dell'infortunio ha evidenziato:
- che “il datore di lavoro non ha fornito ai lavoratori per le azioni di sollevamento, di spostamento, di sostegno e di scarico, mezzi adeguati allo scopo ad evitare la caduta dall'alto dei pesi e i rischi di lesioni dorso-lombari”;
- la “mancanza di un preposto che si occupava della sicurezza”;
Tuttavia il lavoratore infortunato “indossava scarpe antinfortunistiche che, verosimilmente, a seguito dell'urto del marmo col piede, hanno evitato ulteriori danni all'arto in questione”.
2° caso
Il secondo caso è invece relativo alla sistemazione sostituzione di segnaletica stradale orizzontale e verticale.
Un operaio sta svolgendo il lavoro di sostituzione di un “palo metallico di segnaletica stradale verticale posizionato sul marciapiede nei pressi di un attraversamento pedonale anche a servizio di una scuola”. Precisamente sta cercando di “estrarre da terra (verosimilmente spezzare alla base) il palo da sostituire di diametro di 48 mm forzandolo in avanti e indietro”, quando improvvisamente il paletto cede spezzandosi di netto alla base (“evento facilitato anche dalla verosimile usura del palo stesso esposto agli agenti atmosferici”).
L'operaio sorpreso dal cedimento del palo perde l’equilibrio ed appoggia il piede destro all’indietro in posizione tale da non poter sorreggere in piedi il corpo. Cade così in terra “ed in seguito alla torsione del collo del piede, oltreché l'urto a terra”, avverte un forte dolore alla caviglia destra.
In seguito gli accertamenti effettuati dal posto di pronto soccorso si evidenzia “la frattura trimalleolare della caviglia destra con prognosi iniziale di gg 30 (87 totali)”.
Si rileva che al momento dell'infortunio l'operaio “indossava scarpe antinfortunistiche che potrebbero aver attutito l'impatto con il terreno ed il conseguente danno; tuttavia la sede della lesione lascia presupporre che l'impatto sia avvenuto in un settore della scarpa poco protetto”. Al di là del cedimento del palo siamo di fronte ad un errore procedurale: “le procedure di lavoro prevedevano che l'operazione di sfilamento dei vecchi pali avvenisse scalzando dapprima il materiale circostante il palo stesso in modo da allentarne la presa sul terreno”.
3° caso
Il terzo caso è invece relativo ad attività di costruzione di una linea elettrica.
Mentre viene movimentato un palone metallico per il posizionamento nel terreno con l'ausilio di una autogru, lo stesso fuoriesce dalla guida dell' imbracatura e colpisce l'infortunato al piede destro procurandogli un trauma da schiacciamento e la successiva amputazione del 5° dito del piede destro.
Le analisi hanno rilevato:
- una mancanza di protezioni, con riferimento a un accessorio di imbragatura per sollevamento;
- problemi relativi al terreno sconnesso;
- un errore di procedura nel “rizzamento” del palo metallico;
- la funzione contenitiva del danno relativa alla presenza di scarpe antinfortunistiche.
La prevenzione
Se la prevenzione si realizza anche attraverso l’uso dei dispositivi di protezione personale è bene analizzare anche le problematiche relative all’eventuale rifiuto del lavoratore di indossare scarpe antinfortunistiche.
In particolare si ricorda l’importanza dell’art. 2087 del Codice Civile (L'imprenditore è tenuto ad adottare, nell'esercizio dell'impresa, le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro) e si ricorda che il “datore di lavoro è tenuto ad adottare anche quelle misure che, pur non previste dalla legge come obbligatorie, dovessero rendersi necessarie in base alla particolarità del tipo di lavoro svolto”.
“Dunque, nei casi in cui non esista un obbligo di comportamento imposto tassativamente dalla legge - in quanto già valutato come pericoloso dal legislatore - sarà il datore di lavoro a valutare, sotto propria responsabilità, se tale rischio appaia ‘prevedibile’ o meno: di conseguenza, in caso di infortunio dovuto a mancanza di scarpe antinfortunistiche, il datore di lavoro dovrà cercare di dimostrare al giudice come tale rischio di schiacciamento non fosse ragionevolmente prevedibile”.
Dunque, per riassumere, l'obbligo di indossare le scarpe antinfortunistiche scatta “ogni qualvolta risulti ‘prevedibile’ un rischio di lesioni ai piedi: tale prevedibilità dovrà essere valutata dal RSPP in sede di valutazione dei rischi”.
Si ricorda inoltre che i doveri degli imprenditori “non si limitano a fornire i DPI, a disporre che questi vengano utilizzati e a fornire alcune informazioni sul corretto utilizzo di questi: l'art.18 comma 1f del D.Lgs 81/2008 infatti, impone all'imprenditore di richiedere l'osservanza da parte dei singoli lavoratori delle norme vigenti, dell'uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuali messi a loro disposizione. Gli artt.20 comma 1d e 78 comma 2 del D.Lgs 81/2008, che obbligano i lavoratori ad utilizzare in modo appropriato i DPI potrebbero essere utili, al massimo, per individuare una corresponsabilità del lavoratore, ma non esentano in alcun modo il datore di lavoro dai propri obblighi, specie alla luce del principio di equivalenza causale sancito dall'art.41 c.p.”.
“Il problema apparentemente si complica, però, quando il lavoratore presenta un certificato del medico curante o di uno specialista in cui viene certificata l'impossibilità ad indossare una scarpa antinfortunistica. In genere la documentazione medica si riferisce a patologie che il sanitario ritiene causate dalla scarpa o comunque a patologie che il continuare ad indossare la scarpa potrebbe aggravare. Le lamentele dei lavoratori in genere riguardano il peso della scarpa, la rigidità della suola e il fatto che il puntale in acciaio, nell'atto di accovacciarsi, preme sui metatarsi. Altre motivazioni classiche sono rappresentate, ad esempio, dall'eccessiva sudorazione che peggiorerebbe preesistenti micosi (piede d'atleta) o da malformazioni del piede incompatibili con la scarpa”.
Con riferimento all’art.76 comma 2c (DPI devono tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore) del Decreto legislativo 81/2008, “di fronte all'esibizione da parte del lavoratore di un certificato medico attestante l'impossibilità di indossare le scarpe antinfortunistiche, al datore di lavoro non rimane altro che:
-consultare il medico competente (se nominato) chiedendogli se il problema del lavoratore (problema che dovrebbe comunque rimanere coperto da segreto medico) comporta davvero impossibilità o comunque usura nell'indossare il DPI. Talvolta il problema può essere infatti risolto dal medico o può trattarsi di un problema transitorio. Nel caso la ditta non abbia un medico competente può essere richiesta visita medica ai sensi dell'art.5 dello statuto dei lavoratori;
- nel caso i motivi medici siano effettivamente fondati la scelta migliore è ricercare una scarpa il più adatta possibile al lavoratore.
- nel caso non si riesca a trovare una scarpa adatta allo scopo non rimane che valutare il trasferimento del lavoratore ad altro reparto ove non vi sia rischio di schiacciamento e quindi obbligo di scarpe antinfortunistiche. Nel caso tale impossibilità derivi da oggettiva e giustificata motivazione medica si tratta di una vera e propria (sopravvenuta) non inidoneità alla mansione con tutte le conseguenze affrontate dalla Corte di Cassazione con la sentenza a sezioni unite 7755/98”.