venerdì 26 maggio 2017

GUANTI INADEGUATI PER LA PROTEZIONE DEL LAVORATORE


L’aggiornamento dello standard europeo EN388 sui guanti protettivi, aiuterà i committenti a ottenere i requisiti di resistenza al taglio che cercano. Ecco perché.

I guanti in futuro saranno classificati in una di queste quattro categorie, a seconda delle prestazioni di taglio:
 A: guanti multiuso, con resistenza al taglio limitata;
 B / C: le più frequenti applicazioni nei settori in cui è richiesta una resistenza al taglio media (per esempio nella lavorazione dei metalli e del vetro);
 D: guanti adatti per applicazioni dove viene richiesta un’elevata resistenza al taglio;
 E / F: applicazioni molto specifiche, con rischio ed esposizione elevati (per esempio nel settore della lavorazione delle carni), richiedenti elevatissima resistenza al taglio.

In base all’esperienza di DSM Dyneema, la maggior parte dei guanti attuali con resistenza al taglio avranno prestazioni di livello B o C.

“Le categorie di Dpi non sono più classificate in base ai prodotti ma in termini di rischio - ha detto Dr. Vanhoutte, ESF - Parliamo, ad esempio, di protezione contro rumori dannosi, non delle orecchie. La grande novità è che il Regolamento dev’essere recepito così com’è, senza interpretazioni o modifiche a livello nazionale.

Siamo certi che la sicurezza dei Dpi è stata rinforzata a livello europeo, in quanto ha responsabilizzato tutti gli operatori. E ciò favorisce anche gli operatori onesti che hanno un vantaggio in più rispetto a chi agisce in maniera non rispettosa delle regole sul mercato. Altra importante novità è che le certificazioni sono limitate a un periodo massimo di cinque anni e la valutazione di conformità dev’essere conservata per cinque anni dall’ultima vendita effettuata”.

Nei luoghi di lavoro e nelle attività in cui è necessario utilizzare dispositivi di protezione individuale (DPI), in questo caso i GUANTI, uno degli elementi importanti da tenere in considerazione, perché le misure di tutela siano efficaci, è che tali dispositivi siano in buono stato e siano adeguati ai rischi e alle caratteristiche dei lavoratori.

Non è raro infatti che esistano casi di infortunio in cui si rileva, spesso come elemento aggravante dell’infortunio, l’inadeguatezza dei DPI forniti e utilizzati.











Casi di infortunio # sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi alle MANI


Il primo caso riguarda un infortunio avvenuto in attività di levigatura.
Durante la levigatura di un pezzo sulla mola lucidatrice con pezzi di stoffa, il filo di cucitura del guanto da lavoro indossato, sporgente per lo stato di deterioramento, viene 'preso' dal dado terminale dell'albero che fuoriesce di alcuni millimetri dalla superficie esterna liscia dell'albero stesso. L'avvolgimento del guanto comporta la torsione delle dita con l'asportazione di parti anotomiche del 2° e 3° dito della mano dx.
L’addetto arresta immediatamente la macchina con l'albero che, per inerzia, ruota di un quarto di giro.

Questi i fattori causali identificati nella scheda:
- guanti da lavoro con presenza di filo sporgente”,
- “macchina lucidatrice con mola a stoffa con dado di fissaggio sporgente dalla superficie liscia dell'albero.


Il secondo caso riguarda un infortunio avvenuto durante delle filettature su tappi di sfiato.
Un lavoratore per questa attività utilizza un trapano a colonna con utensile maschiatore. Posiziona il pezzo con la mano sinistra nella morsa e con la destra abbassa l’utensile con un comando a leve. Il trapano rimane sempre in funzione anche tra un’operazione e l’altra.
Dopo aver posizionato il pezzo, mentre ritira la mano destra, questa urta con l’utensile in rotazione. La mano guantata viene trascinata in rotazione causando l’amputazione apice II dato e sinistra III e IV dito mano destra.

Questi i fattori causali dell’incidente rilevati dalla scheda:
- “guanti per manipolazione pezzi (in crosta) non idonei;
- trapano a colonna privo di protezione utensile”.


Il terzo caso riguarda un infortunio avvenuto durante il taglio di un nastro in acciaio inox.
L’infortunato sta tagliando il nastro in acciaio inox, essendo stata ultimata la produzione di tubi. Per eseguire ciò blocca il nastro attraverso le morse pneumatiche presenti sul piano di scorrimento e con l’ausilio di un flessibile portatile inizia le fasi di taglio.
Durante questa operazione sente un “colpo” e il flessibile gli sfugge di mano colpendo il secondo dito della mano destra.
Il lavoratore ha successivamente riferito che durante le fasi di taglio una delle morse si è sollevata andando a colpire l’utensile che impugnava facendolo sfuggire di mano. La conseguenza è una ferita del II dito mano destra.

Questi i fattori causali:
- il guanto in dotazione era di protezione al taglio livello 1”,
- “la morsa pneumatica che tratteneva il nastro si è sollevata colpendo il flessibile.



La prevenzione

Riportiamo oggi alcune informazioni generali tratte da una lista di controllo curata da Suva, istituto svizzero per l'assicurazione e la prevenzione degli infortuni, e dedicata al settore metalmeccanico.

Parole chiave: lavoro, salute e sicurezza, valutazione dei rischi, DVR, interferenze, DUVRI, procedure standardizzate, autocertificazione

Keywords: work, health and safety, risks assessment, DVR, interferences, DUVRI, standardized procedures, self-certification

Nella “ Lista di controllo: protezione delle mani nel settore metalmeccanico” si indica che i pericoli principali per le mani sono:
- “di natura meccanica (lesioni dovute a spigoli vivi, oggetti ruvidi e appuntiti, trucioli, lame di coltelli e altri utensili da taglio);
- di natura termica;
- di natura chimica (irritazioni cutanee, allergie, ustioni dovute a contatto con prodotti chimici o vapori ecc.);
- guanti protettivi non indossati;
- guanti protettivi inadeguati per l’attività svolta”.

La lista di controllo si sofferma anche sulla manutenzione dei DPI.

1° Bisogna accertarsi, prima di ogni utilizzo, del “perfetto stato dei guanti protettivi” e i guanti difettosi devono essere sostituiti immediatamente.
2° Inoltre “i guanti protettivi entrati in contatto con sostanze pericolose per la pelle vengono smaltiti o se possibile puliti regolarmente”.
3° Infine bisogna fare in modo che non venga mai superata la durata massima di impiego dei guanti protettivi contro sostanze chimiche e che i guanti monouso siano effettivamente utilizzati una sola volta.




giovedì 18 maggio 2017

DIADORA D-TRAIL







Calzatura di sicurezza alta S3 

in Nylon, idrorepellente con sovra iniezione e protezione tallone in TPU. Puntale non in acciaio Multilayer 200 Joule. Calzata 10. Fodera Air Mesh. Lamina anti-perforazione K SOLE. Plantare estraibile termoformato con carboni attivi, ergonomico e antibatterico. Suola Intersuola in EVA con sistema ammortizzante Double Action. Film protettivo in TPU. Battistrada in gomma nitrilica, autopulente.

Norma: EN ISO 20345:2011 S3-SRA-HRO

Colore Antracite/Nero Taglie 35/48
Colore Royal Blu/Nero Taglie 35/48



Calzatura di sicurezza bassa S3
in Nylon idrorepellente con sovra iniezione e protezione tallone in TPU. Puntale non in acciaio Multilayer 200Joule .Calzata 10. Fodera Air Mesh. Lamina antiperforazione K SOLE. Plantare estraibile termoformato con carboni attivi, ergonomico e antibatterico. Fodera Air Mesh. Suola Intersuola in EVA con sistema ammortizzante Double Action. Film protettivo in TPU. Battistrada in gomma nitrilica, autopulente.

Normative EN ISO 20345:2011 S3-SRA-HRO
Colore Antracite/Nero Taglie35/48
Colore Royal Blu/Nero Taglie35/48



Calzatura di sicurezza bassa S1P

in tessuto traspirante Honeycomb Nylon e Poliestere con sovra iniezione e protezione tallone in TPU. Puntale non in acciaio Multilayer 200J .Calzata 10. Fodera Air Mesh. Lamina antiperforazione K SOLE. Plantare estraibile termoformato con carboni attivi, ergonomico e antibatterico. SuolaIntersuola in EVA con sistema ammortizzante Double Action. Film protettivo in TPU. Battistrada in gomma nitrilica, autopulente.

Normativa EN ISO 20345:2011 S1P-SRA-HRO

Colore Grigio/Nero Taglie 35/48
Colore Royal Blu/Nero Taglie 35/48






Nuova Segnaletica: ecco quello che vogliono i Vigili del Fuoco



Nel nuovo Codice di prevenzione Incendi relativo al Decreto del Ministero dell’Interno del 3 agosto 2015 recante “Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell'articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139”, Codice di prevenzione che è entrato in vigore il 18 novembre 2015, uno dei capitoli più importanti riguarda proprio il sistema d’esodo, le cui finalità sono quelle di “assicurare che gli occupanti dell’attività possano raggiungere o permanere in un luogo sicuro, a prescindere dall’intervento dei Vigili del Fuoco”.

Secondo il Codice le procedure ammesse per l'esodo sono:


a. esodo simultaneo: “modalità di esodo che prevede lo spostamento contemporaneo degli occupanti fino a luogo sicuro” (“l'attivazione della procedura di esodo segue immediatamente la rivelazione dell'incendio oppure è differita dopo verifica da parte degli occupanti dell'effettivo innesco dell'incendio”);

b. esodo per fasi: “modalità di esodo di una struttura organizzata con più compartimenti, in cui l'evacuazione degli occupanti fino a luogo sicuro avviene in successione dopo l'evacuazione del compartimento di primo innesco. Si attua con l'ausilio di misure antincendio di protezione attiva, passiva e gestionali” (ad esempio l'esodo per fasi si attua in edifici di grande altezza, ospedali, multisale, centri commerciali, grandi uffici, ...);

c. esodo orizzontale progressivo: “modalità di esodo che prevede lo spostamento degli occupanti dal compartimento di primo innesco in un compartimento adiacente capace di contenerli e proteggerli fino a quando l'incendio non sia estinto o fino a che non si proceda ad una successiva evacuazione verso luogo sicuro” (l'esodo orizzontale progressivo si attua ad esempio nelle strutture ospedaliere);

d. protezione sul posto: “modalità di esodo che prevede la protezione degli occupanti nel compartimento in cui si trovano”.


Il documento “Norme tecniche di prevenzione incendi”, allegato al decreto del 3 agosto 2015, riporta nel capitolo sull’esodo varie indicazioni relative ai livelli di prestazione, ai criteri di attribuzione dei livelli di prestazione e alle possibili soluzioni progettuali.


Fonte: Decreto del Ministero dell'Interno 3 agosto 2015 - Approvazione di norme tecniche di prevenzione incendi, ai sensi dell’articolo 15 del decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139













lunedì 15 maggio 2017

Mascherine Antipolvere FFP3 FFP2 FFP1






Per poter scegliere mascherine e respiratori giusti, bisogna porsi le seguenti domande:

• Quali polveri sono presenti?
• Quanto è alta la loro concentrazione nell’aria ambiente sul posto di lavoro?

Un respiratore sbagliato o usato in modo improprio può rappresentare un serio pericolo per la salute!



Attenzione!

Le mascherine per polveri e i respiratori per polveri fini non proteggono dai gas e dai vapori nocivi e asfissianti. Non sono ammessi anche in caso di una concentrazione di ossigeno ridotta nell’atmosfera dell'ambiente.


come protegge una mascherina FFP3: 98 %   TLV < 0,1 mg/m3 FFP3 / P3
come protegge una mascherina FFP2: 92 %   TLV > 0,1 mg/m3 FFP2 / P2
come protegge una mascherina FFP1: 78 %   TLV =  10 mg/m3 FFP1 / P1   

Classificazione P1 o FFP1:
a puro titolo esemplificativo
Al massimo per lavori con scarsa concentrazione di polveri e solo in caso di polveri assolutamente non tossiche, non nocive, non pericolose, quindi inerti.


Classificazione P2 o FFP2:
a puro titolo esemplificativo
Polveri minerali (ad es. polveri di miscelatura, cemento, scavo di roccia)
Polveri fibrose (ad es. lana di vetro e di roccia, escluse le fibre di amianto)
Fumi di saldatura di acciai non legati o bassolegati (non rivestiti, superficie pulita) non cancerogeni
Polveri di smerigliatura (ad es. di metalli, di plastica, di vernice)
Polveri di legno (eccetto faggio, quercia)
Polveri organiche (ad es. farina, cereali, cotone)
Polveri e nebbie contaminate da agenti biologici come germi e muffe, ad es. formatesi nella manipolazione di paglia e fieno (non protegge dai virus e dai microorganismi che causano gravi malattie)


Classificazione P3 o FFP3:
a puro titolo esemplificativo
Polveri cancerogene (solo alcune: ad es. amianto, piombo, fibre ceramiche, cromati, metalli come nickel, cadmio, cobalto, berillio e i loro composti, polveri di faggio e quercia).
Fumi di saldatura di acciai rivestiti e altolegati
Polveri contenenti quarzo (ad es. sabbia di quarzo, granito)
Microrganismi patogeni (virus, batteri, ecc.)


A classe maggiore corrisponde un maggiore strato filtrante; mascherine e respiratori sono presenti sul mercato nella versione semplice e nella versione con valvola di espirazione: questa favorisce l’espulsione dalla maschera dell’aria espirata fornendo così minore resistenza alla espirazione. Inoltre grazie alla valvola di espirazione, all'interno del facciale filtrante ci saranno minore umidità residua e di conseguenza minore calore, quindi maggiore comfort e durata del DPI.





E’ assolutamente necessario indossare le maschere per tutto il tempo durante il quale si è esposti ai contaminanti (e per essere precisi sarebbe necessario indossarli prima dell'operazione e rimuoverli dopo che la stessa sia terminata). Togliere la protezione anche momentaneamente vanifica l'efficacia della protezione.

I facciali filtranti o i filtri devono essere sostituiti quando si avverte una aumento della resistenza respiratoria o quando si avvertono odori o sapori che precedentemente, durante l’utilizzo, non si percepivano o si percepivano in maniera ridotta.

Prima di utilizzare i DPI delle vie respiratorie l’utilizzatore è tenuto ad accertarsi che le maschere di protezione impiegate siano quelle indicate per il tipo di sostanza nociva o tossica e la relativa concentrazione.


Per i facciali filtranti, che possono presentare perdita di tenuta nel tempo, è opportuna la sostituzione dopo ogni turno di lavoro, o dopo tre turni per i modelli dotati di bordo di tenuta. Verificare ad ogni turno la corretta tenuta del respiratore.

E’ necessario indossare correttamente i DPI per non inficiare la protezione. Se sono presenti per esempio due elastici vanno indossati tutte e due, generalmente uno in posizione nucale e uno in posizione temporale. 


REGOLE DI BASE

* Le mani devono essere accuratamente lavate ogni volta prima di indossare
un respiratore e dopo alverlo rimosso. 

* Individui con problemi respiratori, quali asma o enfisema, dovrebbero verificare con un medico come utilizzare un respiratore.

La tenuta al volto del respiratore è estremamente importante. Se il respiratore non è perfettamente a tenuta, i contaminanti dispersi nell’aria possono penetrare tra il bordo di tenuta e il viso ed essere inalati. Qualunque cosa si trovi tra il bordo di tenuta del respiratore e il viso ne riduce l’efficienza filtrante.

Gli uomini dovrebbero tenere il viso ben rasato ogni volta che utilizzano il respiratore. Barba, baffi lunghi e basette possono essere causa di scarsa aderenza tra respiratore e viso. Inoltre tra il respiratore e il viso non devono esserci capelli, gioielli o indumenti.

I respiratori usa e getta non devono mai essere scambiati tra persone o  operatori, per nessuna ragione.


PIOMBO
Le polveri e i fumi prodotti dai processi industriali che implicano l’utilizzo di piombo o dei suoi composti possono essere assorbite e messe in circolazione nel nostro organismo. In genere viene espulso, ma può anche essere immagazzinato, e se la quantità di piombo accumulata nel corpo è
eccessiva, si possono manifestare sintomi quali cefalea e nausea. L’esposizione prolungata e non controllata al piombo può nuocere agli organi vitali.

AMIANTO
L’amianto è costituito da fibre sottili che si possono separare in fibre ancora più piccole, invisibili all’occhio umano. Se disperse nell’aria, queste fibre possono essere inalate e concentrarsi nei polmoni, danneggiandone i tessuti delicati (asbestosi) o addirittura determinando l’insorgere del cancro.

SILICE
Le microscopiche particelle di polvere di silice, chiamate silice cristallina respirabile, possono essere inspirate e raggiungere i polmoni, danneggiandone i tessuti delicati (silicosi) e provocando difficoltà respiratorie. L’esposizione prolungata alla silice cristallina può aumentare il rischio di cancro ai polmoni.

LEGNO
Se inalate, le particelle di polvere di legno possono irritare il naso e le vie aeree. In alcuni soggetti, l’esposizione a queste polveri può causare asma professionale, perché le particelle inalate possono scatenare una reazione allergica che determina una maggiore sensibilizzazione alle successive esposizioni. Le polveri di legno duro possono anche essere causa di cancro alle cavità nasali.

SALDATURA
I fumi di saldatura sono costituiti da una miscela di polveri sottili che possono irritare le cavità nasali e le vie aeree. L’inalazione di alcuni ossidi di metallo presenti nei fumi di saldatura può causare la cosiddetta febbre da fumi metallici, i cui sintomi, reversibili nel breve periodo, comprendono tosse, cefalea e febbre. L’esposizione a determinati composti di nichel e cromo
rintracciabili in alcuni fumi di saldatura può aumentare il rischio di cancro ai polmoni.

CROMO
Se inalati, le polveri, i fumi e le nebbie rilasciati dai processi industriali che impiegano il cromo e i suoi composti possono avere effetti nocivi sulla salute. I composti di cromo (VI) sono particolarmente pericolosi. Gli effetti a breve termine comprendono irritazione delle cavità nasali e delle vie respiratorie superiori, mentre nel lungo periodo possono insorgere patologie renali e
cancro alle cavità nasali e ai polmoni.

CEMENTO
Se inalate, le particelle di polvere di cemento possono irritare il naso e la gola. Alcuni processi di lavorazione del cemento possono inoltre rilasciare minuscole particelle di silicio che, una volta penetrate nei polmoni, possono danneggiarne i delicati tessuti (silicosi). L’esposizione prolungata può anche aumentare il rischio di cancro ai polmoni.

CARBONE
L’esposizione alla polvere di carbone può irritare il naso e la gola e, nel lungo periodo, può causare gravi malattie polmonari quali bronchite cronica, enfisema e pneumoconiosi. Nelle polveri di carbone è spesso presente la silice cristallina, che può portare alla silicosi, causando disturbi respiratori con conseguenze anche letali.

NICHEL
Se inalati, le polveri, le nebbie e i fumi prodotti dal nichel o dai suoi composti possono avere effetti nocivi sulla salute. L’esposizione ripetuta può essere causa di asma (i cui sintomi comprendono tosse e affanno) e, nel lungo periodo, aumentare il rischio di cancro alle cavità nasali e ai polmoni.

CEREALI
L’inalazione di particelle di polveri provenienti dalle coltivazioni di cereali può causare bronchite e irritazione delle cavità nasali e delle vie aeree. In alcuni soggetti, l’esposizione può determinare l’insorgenza di asma professionale. Le spore di muffe eventualmente presenti nel grano immagazzinato possono causare il “polmone del contadino”, una patologia che si manifesta con sintomi quali perdita di peso e dispnea (respiro corto).


Per la selezione maschere della protezione respiratoria e per la durata dei filtri devi conoscere il contaminante a cui sei esposto e qual è il livello di esposizione (concentrazione).

1° Contaminante
2° Gas number
3°Livello di esposizione misurato


Per indicarti la vita utile di un Respiratore devi sapere:

Livello/intensità dell’attività lavorativa
Livello di umidità
Temperatura del luogo di lavoro


Livello o intensità dell’attività lavorativa:

❏ Leggero (es. controllo da seduto in di macchinari)
❏ Medio (es. Movimenti leggeri di carichi)
❏ Pesante (es. Sollevamenti di pesi o carichi gravosi)








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