giovedì 27 giugno 2013

Asfalto: Rischi per la salute e DPI


DISPOSITIVI INDIVIDUALI DI PROTEZIONE

In generale tutti i lavoratori impegnati nelle varie fasi del ciclo devono essere equipaggiati e fare uso di idonei dispositivi di protezione individuale (DPI) quali:

- Indumenti protettivi per asfaltisti con idonea protezione dagli agenti atmosferici.
- Calzature antinfortunistiche per asfaltisti.
- Guanti antinfortunistici per asfaltisti.
- Respiratori antinfortunistici per asfaltisti.




A seguire sono fornite indicazioni in merito a dispositivi di protezione individuale (DPI) che devono essere forniti ed utilizzati durante lo svolgimento di specifiche fasi lavorative:

Indumenti ad alta visibilità
Calzature con suole anticalore 
Guanti resistenti al calore
Casco o elmetto
Occhiali con protezione anche laterale
Occhiali anti-UV
Tuta monouso in tyvek
Otoprotettori auricolari
Facciale filtrante antipolvere in classe 2 con carbone attivo (speciale + FFP2SL)

Documento scaricabile qui:
www.sanita.regione.lombardia.it


I rischi per la sicurezza costituiscono il capitolo più ampio per gli operatori del settore.
L’analisi del fenomeno infortunistico condotta nel comparto mette in evidenza come circa la metà degli infortuni (51%) non risulta peculiare per l’attività di asfaltatura, essendo dovuta a caduta da mezzo d’opera o da veicolo per il trasporto promiscuo di persone e cose, scivolamento sul piano di calpestio e schiacciamento di arto; a seguire in termini numerici troviamo l’incidente stradale in itinere (9%) e durante il lavoro (6%), e la collisione con ostacoli fermi (9%). 


Da sottolineare, poiché possono essere anche molto rilevanti in termini di gravità delle conseguenze, sono gli incidenti in cantiere e la caduta di oggetti dall’alto (che spesso trovano la propria ragione d’essere nella presenza di altre lavorazioni concomitanti), l’intrappolamento di un arto (evenienza che si è tuttavia dimostrata tra le meno rappresentate) e la movimentazione di carichi manuale (relativamente alle operazioni di carico/scarico camion con attrezzature e materiale vario, la movimentazione di carriole riempite con inerti, il sollevamento di chiusini). Tra le modalità di accadimento quella sicuramente più peculiare del settore indagato è il contatto con materiale caldo per la presenza di emulsione e conglomerato bituminosi riscaldati a temperature oltre i 100°C.

Le sedi corporee più colpite sono le estremità inferiori (40%) e superiori (28%), con particolare coinvolgimento di mano e polso, gamba e caviglia, ginocchio e piede. Non trascurabile anche l’interessamento di cranio, volto e occhi. La natura delle lesioni è più spesso traumatica: la distorsione, la frattura, la ferita e la contusione sono ricorse nell’80% dei casi registrati.




AGRICOLTURA: Rischi da sovraccarico per gli Arti Superiori



Schede di rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori nei comparti dell’agricoltura (ma vale anche per la piccola industria, l’artigianato).

Diverse attività agricole, ad esempio in relazione alla potatura e piantumazione di alberi da frutto o alla coltivazioni di frutti da bosco, possono presentare rischi da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori.

Per raccogliere alcune informazioni sui rischi e sugli interventi di prevenzione nelle attività di potatura e piantumazione di alberi da frutto o di raccolta dei frutti, ecco alcune schede contenute nella monografia Inail dal titolo: "Schede di rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori nei comparti della piccola industria, dell’artigianato e dell’agricoltura"pubblicazione: Consulenza Tecnica Accertamento Rischi e Prevenzione (Contarp) Direzione Regionale Marche, Direzione Regionale Liguria, Direzione Regionale Toscana.
Autori: Ugo Caselli, Chiara Breschi, Raffaella Compagnoni, Marina Mameli, Eleonora Mastrominico, Daniela Sarto con la collaborazione di Silvia Mochi.

Le schede raccolte si prefiggono l’obiettivo di fornire utili indicazioni “al fine di individuare, fra le diverse lavorazioni svolte, quelle responsabili di esporre i lavoratori al rischio da sovraccarico biomeccanico degli arti superiori”. 

Le schede “non rappresentano uno strumento fai da te per la valutazione del rischio da sovraccarico”.

Scheda 1 - Potatura invernale vite con forbici manuali 
In questa attività l’operatore procede alla “potatura delle viti disposte in filari, tramite l’utilizzo di forbici manuali con presenza di molla di ritorno”. Generalmente la potatura invernale in vigneto viene portata a termine nel mese di marzo, “sfruttando le giornate meteorologicamente favorevoli, in numero direttamente correlabile all’estensione del vigneto ed anche al numero di operatori presenti.  Ne consegue di norma, la necessità di dedicare a tale compito l’intera giornata lavorativa”.
Dopo aver descritto nel dettaglio i fattori di rischio e indicato un rischio medio per attività di 8 ore, si suggerisce di “procedere ad una pre-potatura meccanica dei filari al fine dell’eliminazione dei rami posti ad altezza superiore a 1.30 - 1.50 m, in modo che l’operatore non sia costretto a lavorare (per tempistiche variabili) con le mani poste al di sopra delle spalle o addirittura del capo. Idoneo l’uso di forbici ergonomiche con molla di ritorno”.

Scheda 2 - Potatura invernale albicocco con forbici elettroniche 
In questo caso l’operatore procede alla potatura delle piante di albicocco tramite l’utilizzo di forbici elettroniche “corredate di bretella porta batteria a spalla”.
In questo caso in relazione al “mantenimento (azione tecnica statica prevalente) delle forbici con l’arto dx per tutto il ciclo, alla “presenza di stereotipia elevata a carico di entrambi gli arti”, alla necessaria applicazione di forza di grado lieve, alle particolari posture necessarie è indicato un rischio elevato per adibizioni, per attività uguali o superiori a 4h.
Per la potatura invernale degli albicocchi, portata a termine nel tardo inverno/inizio primavera, “è possibile, ai fini prevenzionali, procedere su due livelli d’azione:
-miglioramento delle caratteristiche del frutteto: “attuare interventi sulla coltura con la limitazione in altezza delle piante, favorendo al contempo l’allargamento della chioma e disponendo le piante stesse a distanza opportuna e possibilmente su fondi non in pendenza, così da facilitare l’operatore nella fase di potatura”;
-introduzione di adeguati utensili: “idoneo l’uso di forbici elettroniche di facile e pratico utilizzo, di dimensioni e peso contenuti, al fine di annullare l’applicazione di forza. Auspicabile l’adozione di forbici montate su asta telescopica regolabile, per ridurre il carico sulle spalle”.

Scheda 3 - Raccolta mele 
Anche per la raccolta mele ci può essere un rischio elevato per gli operatori. Durante tale tipologia di raccolta l’operatore provvede a:
- “raccogliere manualmente le mele al fine di deporle in una cesta appoggiata sul terreno, operando al contempo la selezione fra quelle commerciabili e le mele non commerciabili;
- trasportare la cesta sul pianale del mezzo di trasporto in uso;
- trasferire le mele dalle ceste in apposite cassette”.
Per prevenire rischi da sovraccarico biomeccanico è necessario, anche in questo caso, “attuare interventi sulla coltura con la limitazione in altezza delle piante, favorendo al contempo l’allargamento della chioma e disponendo le piante stesse a distanza opportuna e possibilmente su fondi non in pendenza, così da facilitare l’operatore nella fase di raccolta”.
Ed è bene non dimenticare che “con un’adibizione giornaliera alla suddetta attività inferiore a 4 ore, i rischi a carico dell’arto dx potrebbero anche essere di lieve entità e quelli all’arto sx di entità molto lieve/accettabile”.

Scheda 4 - Piantumazione fragole 
Per la piantumazione l’operatore “procede alla zappatura del terreno con una paletta, poi riduce, con le forbici, le radichette di ciascuna piantina ed infine inserisce nel terreno queste ultime singolarmente, con l’ausilio di un’apposita forchetta”. Piantumazione che viene “portata a termine in estate, generalmente a fine luglio, sfruttando le giornate meteorologicamente favorevoli in numero direttamente correlabile all’estensione del fondo ed anche al numero di operatori presenti”.
In particolare in questa attività spesso gli operatori, “nel portare a termine il compito in esame, mantengono la postura inginocchiata/accovacciata, alzandosi in piedi solamente per spostarsi lungo il filare e per prelevare le cassette ricolme di piantine da piantumare”.
Si indica che la pacciamatura, la copertura, “con film plastico dei filari di fragole, con la disposizione a distanza opportuna delle singole piantine, oltre che incrementare la produttività, agevola l’operatore nel corretto posizionamento delle singole piantine”.
Come per la raccolta delle mele se il lavoratore è adibito giornalmente alla piantumazione delle fragole per un tempo inferiore a 4 ore, “i rischi a carico dell’arto dx potrebbero essere di entità lieve/molto lieve e quelli all’arto sx di entità molto lieve/accettabile” (dalle 6 ore in su il rischio è elevato).

Scheda 5 - Raccolta fragole
In questo caso l’operatore “procede manualmente alla raccolta delle fragole, operando la selezione fra quelle commerciabili e le fragole non commerciabili. Le fragole raccolte vengono poste in appositi contenitori di plastica (600 - 800 g di peso ciascuno, a pieno carico), a loro volta posizionati in cassette (n. 10 contenitori a cassetta)”. Anche in questo caso gli operatori, nel portare a termine la raccolta, “mantengono la postura inginocchiata/accovacciata, alzandosi in piedi solamente per spostarsi lungo il filare e per posizionare i contenitori in plastica. Nel ciclo lavorativo analizzato non è stata considerata la movimentazione delle cassette dal mezzo in uso al fondo e viceversa”.
Valgono gli stessi interventi di prevenzione visti per la fase di piantumazione. In questo caso si arriva ad un rischio elevato se l’operatore è adibito alla raccolta per almeno otto ore (rischio medio, per l’arto dx da 4h in su).

Scheda 6 - Raccolta olive con abbacchiatore elettromeccanico
Concludiamo con alcune indicazioni relative alla coltivazione di frutti oleosi. In questo caso l’operatore “con apposito abbacchiatore (agevolatore) elettromeccanico, procede alla raccolta delle olive”. Nella scheda si fa riferimento a un abbacchiatore elettromeccanico “corredato di asta telescopica di lunghezza regolata a 2.5 m e batteria collocata in apposito zainetto a spalla”.
A livello preventivo è possibile procedere su due livelli d’azione:
-miglioramento delle caratteristiche dell’oliveto: “necessario attuare interventi sulla coltura con la limitazione in altezza delle piante, favorendo al contempo l’allargamento della chioma e disponendo le piante stesse a distanza opportuna e su fondi possibilmente non in pendenza, così da facilitare l’operatore nella fase di raccolta”;
-introduzione di adeguati utensili: “idoneo l’uso di abbacchiatori di facile e pratico utilizzo, di dimensioni e peso contenuti, con presenza di asta telescopica regolabile, oltre che caratterizzati da modesti valori di vibrazioni meccaniche indotte al sistema mano-braccio”.
La scheda sottolinea inoltre che l’operatore,  contestualmente alla raccolta delle olive, può portare a termine “anche fasi lavorative non ripetitive, quali la stesura dei teli, l’incassettamento delle olive e la movimentazione delle cassette di olive”.

Ricordiamo sempre un adeguato ABBIGLIAMENTO Tecnico Specialistico per i lavori che si svolgono nei settori AGRICOLO E FORESTALE, flessibile ed intercambiabile, per lavorare in condizioni confortevoli anche in caso di freddo, pioggia, umidità, ect.






martedì 18 giugno 2013

Sicurezza sul Lavoro: Maxi Decreto del Fare

Il Decreto legge n. 69 del 21 giugno 2013 (Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia, entrato in vigore il 22 giugno 2013 (art. 86 del Decreto medesimo), trattandosi di provvedimento avente forza di legge ed emanato ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione, deve essere convertito in legge ordinaria dal Parlamento entro 60 giorni, ovvero entro il 21 agosto 2013.

Il Governo Letta considera “la straordinaria necessità ed urgenza di emanare disposizioni per la crescita economica e per la semplificazione del quadro amministrativo e normativo, nonché misure per l'efficienza dei sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile, al fine di dare impulso al sistema produttivo del Paese attraverso il sostegno alle imprese, il rilancio delle infrastrutture, operando anche una riduzione degli oneri amministrativi per i cittadini e le imprese”.

Gli articoli del provvedimento governativo che riguardano la sicurezza e igiene del lavoro e l'antincendio sono i seguenti:
- Art. 32 (Semplificazione di adempimenti formali in materia di lavoro)
- Art. 35 (Misure di semplificazione per le prestazioni lavorative di breve durata)
- Art. 38 (Disposizioni in materia di prevenzione incendi)
- Art. 42 (Soppressione certificazioni sanitarie)

Sicurezza e lavoro: DURC e DUVRI


DURC, il documento unico di regolarità contributiva, dovrebbe trovare spazio nel testo del Decreto del Fare. Pare confermata l’ipotesi di allungare a 180 giorni la sua durata. 

DUVRI, il documento di valutazione dei rischi da interferenza, dovrebbe ricevere una cura dimagrante e una semplificazione.

in merito alla semplificazione della burocrazia, il Decreto del Fare prevede una riduzione degli oneri relativi alla sicurezza sul lavoro sostenuti dalle aziende nei confronti dei lavoratori impiegati per un periodo inferiore ai 50 giorni. Per evitare pericolosi crolli d’attenzione nei confronti di questi lavoratori, è allo studio un meccanismo che possa tenere conto degli obblighi sulla sicurezza assolti da altri datori di lavoro nei confronti del medesimo soggetto.



Per le attività a basso rischio infortunistico, stabilite sulla base degli indici infortunistici dell’Inail da un futuro decreto del Ministro del Lavoro ( previa valutazione Commissione consultiva e con l'intesa della Conferenza Stato-Regioni per la cooperazione e il coordinamento tra committente, appaltatori e subappaltatori) non è più necessario il DUVRI ma è invece sufficiente l’individuazione di un incaricato, in possesso di formazione, esperienza e competenza professionali, tipiche di un preposto, nonché di periodico aggiornamento e di conoscenza diretta dell'ambiente di lavoro, per sovrintendere a tali cooperazione e coordinamento.
Tale incaricato, con un assiduo controllo delle attività appaltate, garantirà una reale cooperazione e coordinamento tra committente, appaltatori e subappaltatori?

Inoltre niente DUVRI per servizi di natura intellettuale, mere forniture di materiali o attrezzature,lavori o servizi la cui durata non è superiore ai dieci uomini-giorno, sempre che essi non comportino rischi derivanti dalla presenza di agenti cancerogeni, biologici, atmosfere esplosive o dalla presenza dei rischi particolari di cui all'allegato XI. In questo caso per uomini-giorno si intende l'entità presunta dei lavori, servizi e forniture rappresentata dalla somma delle giornate di lavoro necessarie all’effettuazione dei lavori, servizi o forniture considerata con riferimento all'arco temporale di un anno dall'inizio dei lavori.

Sempre l’art. 32 del DL 69/2013 aggiunge all’articolo 29 del Testo Unico (Modalità di effettuazione della valutazione dei rischi) un comma 6-ter dove si dice che il futuro decreto di indicazione dei settori di attività a basso rischio infortunistico avrà in allegato un "modello con il quale, fermi restando i relativi obblighi, i datori di lavoro delle aziende che operano nei settori di attività a basso rischio infortunistico possono attestare di aver effettuato la valutazione dei rischi di cui agli articoli 17, 28 e 29. Resta ferma la facoltà delle aziende di utilizzare le procedure standardizzate previste dai commi 5 e 6 dell'articolo".
Un modello ulteriormente semplificato rispetto alle procedure standardizzate non arriverà ad assomigliare ad una nuova forma di autocertificazione?



L’estensione della responsabilità da reato degli enti ex D.Lgs. n. 231/2001 alla salute e sicurezza sul lavoro ha ampliato enormemente il numero delle imprese interessate suscitando qualche preoccupazione, a causa delle pesanti sanzioni economiche e interdittive. La prevenzione dei reati-presupposto, commessi da parte di soggetti che si trovano in un rapporto funzionale con l’ente, nel suo interesse o vantaggio, avviene anche attraverso l'adozione di modelli di organizzazione, gestione e controllo.

La valutazione dei rischi comporta la possibilità di commettere errori non legati alla cattiva volontà o all’incapacità, quanto piuttosto a dei fattori insiti nelle modalità di funzionamento del nostro apparato cognitivo ed emotivo. In questo articolo vengono presentati gli “errori” più comuni che tutti siamo portati a commettere.

Il rischio è l’eventualità di accadimento di un evento dannoso (valutato sulla base di criteri probabilistici) che si presenta quando una o più persone interagiscono con ambienti, oggetti, sostanze che abbiano caratteristiche di pericolo. Il concetto di rischio è, dunque, diverso da quello di pericolo.
Nella vita di tutti i giorni, spesso usiamo le parole “pericolo” e “rischio” in modo interscambiabile senza che questo provochi difficoltà. Ma, per comprendere che cosa è possibile fare per prevenire gli infortuni e le malattie professionali, questa confusione terminologica rappresenta un ostacolo da eliminare. Occorre imparare a distinguere le parole e i corrispondenti significati.

Il pericolo è una caratteristica intrinseca di un ambiente, una macchina, una sostanza, un processo intesa come potenziale capacità di provocare un danno alla salute e alla sicurezza delle persone. Il pericolo degli oggetti non è una qualità presente o assente, ma è una qualità che può essere presente con intensità diverse. Ci sono oggetti più pericolosi (che hanno caratteristiche tali da poter procurare danni in un numero elevato di modi e/o di gravità maggiore) e oggetti meno pericolosi che hanno caratteristiche tali da poter procurare danni in un numero inferiore di modi e/o di gravità minore.

Il rischio, invece, è l’effetto combinato della probabilità che un pericolo si traduca in danno e dell’entità del danno stesso. Questo effetto si presenta ogni volta che una o più persone interagiscono con oggetti dotati di almeno una caratteristica di pericolosità.
Evidentemente, le  caratteristiche del rischio possono variare al variare della natura delle attività, delle caratteristiche del contesto in cui l’attività viene svolta e delle persone che interagiscono con i pericoli.
E’ facile verificare che le persone sono generalmente capaci di giudicare un rischio come basso o alto. Ma quando diciamo che un rischio è basso o alto, quasi mai ci preoccupiamo di specificare basso o alto rispetto a che cosa.
Nel modo con cui affrontiamo le situazioni incerte della vita di tutti i giorni (anche di quella lavorativa), la valutazione “rischio basso” si accompagna alla decisione di non fare nulla per interrompere o variare il corso delle azioni (o dei pensieri) che potremmo avere già pianificato e avviato (con controllo consapevole o per automatismo da iper-apprendimento). Ovvero decidiamo di non fare alcuna cosa, diversa da quanto pianificato, per ridurre la probabilità di accadimento di un evento avverso o per contenere l’intensità del danno. Una possibile implicazione di questa decisone di non variare il corso delle azioni avviate è di confondere il rischio basso con il “rischio zero”.
Invece, la valutazione “rischio alto” si accompagna spontaneamente con decisioni che tendono ad aumentare il nostro controllo sullo svolgimento degli eventi.
Possiamo quindi riconoscere che le valutazioni di rischio basso e di rischio alto non sono soltanto relative ai valori di probabilità e di danno che assegniamo al verificarsi di un evento avverso, ma anche al confronto con una soglia di azione.

Provo a fare un esempio ipotetico. Immaginiamo che in un magazzino aziendale ci siano due scaffali metallici. Pensiamo al più comune scaffale che si può trovare da qualsiasi ferramenta. Quattro aste metalliche e cinque o sei ripiani imbullonati. Mettiamo il caso che, per un qualsiasi motivo, uno scaffale sia bene fissato alla parete e l’altro non sia fissato alla parete. E mettiamo che l’addetto al magazzino sappia che il primo è ben fissato e che il secondo non lo è. Infine, assumiamo che quel lavoratore consideri come unica caratteristica di pericolosità quella del ribaltamento dello scaffale. Date queste assunzioni, potremmo comprendere (comprendere, si badi bene, non giustificare) che il comportamento abituale di quel lavoratore preveda due strategie di azione. Se egli dovesse prendere qualcosa dal ripiano più alto dello scaffale che sa essere ben fissato alla parete, egli si permetterebbe l’azione ‘istintiva’ di appendersi con una mano al ripiano per facilitare il raggiungimento dell’oggetto con l’altra mano. Viceversa, se dovesse prendere un oggetto dal ripiano più alto dell’altro scaffale, che sa essere non fissato alla parete, egli non si permetterebbe quell’azione ‘istintiva’ e valuterebbe necessario andare nello stanzino a prendere la scala.

Questa situazione può essere compresa in base alla distinzione tra il giudizio di rischio basso e rischio alto. Il rischio può essere giudicato “basso” quando lo si considera inferiore a una soglia di attivazione di misure di riduzione della probabilità e/o di contenimento del danno.
Analogamente, il rischio può essere giudicato “alto” quando lo si considera superiore a quella soglia di attivazione delle misure.
Nel nostro ipotetico esempio, la soglia di azione è che separa il giudizio di rischio basso e alto per quel lavoratore del magazzino è rappresentata dall’andare a prendere la scala. (Ma questa identificazione della soglia di azione trascina un altro aspetto del problema. L’azione di andare a prendere la scala non è l’unica soglia possibile tra rischio basso e alto. Ce n’è anche un’altra, forse ancora più importante: quella di segnalare il pericolo rappresentato dal mancato fissaggio dello scaffale alla parete. Si può credere che è proprio la disponibilità di una risorsa - la scala- che consente di minimizzare il rischio a rendere più difficile rilevare la presenza del punto di pericolo).

Due processi di valutazione
Per arrivare a giudicare una situazione incerta come a rischio alto o basso possiamo procedere in due modi.
Il primo, analitico, esplicitabile e tracciabile è quello tipico degli specialisti (come gli RSPP).
Il secondo, sintetico e implicito, è quello tipico dell’uomo comune.
Il processo analitico dello specialista ( RSPP) si articola in quattro fasi distinte, per ognuna delle quali va attuato un processo di analisi e decisione:
1. Riconoscimento dei pericoli
2. Stima del rischio: attribuzione di valori a probabilità e a danno
3. Valutazione del rischio: posizionamento della stima rispetto a una serie di soglie di azione
4. Programmazione delle misure

Invece, nel processo cognitivo di valutazione del rischio tipico del non specialista, le quattro fasi sono indistinte e intricate una nell’altra.
Per questo motivo, la valutazione implicita di un rischio come basso (non importa se fondata su argomentazioni valide o no) può anche impedire lo stesso riconoscimento del pericolo.
Oppure, in altre parole, la non segnalazione di un pericolo può essere spiegata dalla valutazione (che potrebbe anche essere sbagliata) del rischio come basso.

Valutare in condizioni di incertezza
In ogni caso, il numero di informazioni, le conoscenze teoriche, le capacità e il tempo disponibili saranno sempre insufficienti per produrre la migliore valutazione possibile.
Ciò nonostante noi (specialisti o non specialisti) sappiamo sopperire all’insufficienza di informazioni e argomenti teorici e riusciamo a formulare un giudizio sul rischio e sulla sua posizione rispetti alla soglia di azione.
I processi mentali per mezzo dei quali noi sopperiamo alla limitatezza della razionalità delle nostre scelte e valutazioni, sono definiti euristiche.
Queste euristiche, se da un lato nella maggior parte dei casi funzionano con efficacia e facilitano il lavoro cognitivo di decisione e valutazione in situazioni di incertezza, dall’altro lato possono portare a errori sistematici del ragionamento riducendone o compromettendone la affidabilità.
Tra le numerose euristiche che gli studiosi del pensiero hanno potuto identificare, due sono particolarmente rilevanti nella formulazione di giudizi sulla probabilità di accadimento di un evento incerto: l’euristica della disponibilità e quella della rappresentatività. A queste strategie di pensiero, nel ragionamento ingenuo sulla probabilità si affianca un ricorrente errore: la fallacia dei piccoli numeri.

Euristica della disponibilità
L’esame delle diverse caratteristiche di pericolosità comporta una fatica mentale che non sempre ci appare giustificata. Soprattutto quando il lavoro da svolgere presenta fasi e singole azioni routinarie. In questi casi, noi possiamo valutare la probabilità di un evento in base alle caratteristiche (anche a una sola) che più facilmente ci vengono in mente.
A esempio, possiamo farci un’idea del rischio lavorativo connesso all’uso di una macchina in base a una sua sola caratteristica che ci sia rimasta più impressa nella memoria o perché appresa all’inizio della nostra carriera, o perché ha caratterizzato un infortunio occorso a un nostro conoscente e così via. In questo modo, usiamo un repertorio di informazioni limitato (perfino limitato a una sola informazione), che potrebbe essere pertinente alla situazione contingente, ma potrebbe anche non esserlo.

Euristica della rappresentatività
Un altro modo che la nostra mente può adottare per economizzare la fatica cognitiva dell’esame contestuale di numerose caratteristiche rilevanti per il giudizio sul rischio di una lavorazione è quello di basare il giudizio non sulla informazione che più facilmente ci viene in mente, ma su quella che consideriamo più simile o rappresentativa di un’altra situazione di cui abbiamo conoscenze (e su cui abbiamo già espresso una valutazione). Per individuare una relazione di causa-effetto può apparirci come sufficiente la rappresentatività o somiglianza di una o più caratteristiche di un fatto /circostanza con un altro fatto /circostanza. Questa rappresentatività o somiglianza può apparirci come sufficiente a individuare una relazione di causa-effetto o a valutare l’efficacia nelle nostre decisioni.
Quando dobbiamo valutare il rischio di una lavorazione, noi prendiamo in considerazione un certo numero di caratteristiche di quella lavorazione.
Se, per una qualsiasi ragione, una o più di queste caratteristiche possono venire associate a un’altra lavorazione che non ha causato infortuni, noi potremmo (erroneamente) concludere che la nostra lavorazione è sicura.
A esempio, consideriamo un’attività molto comune come scendere una breve rampa di scale. Immaginate che in un certo punto dell’impianto ci sia una rampa di scale che ha davanti al gradino più basso un ostacolo permanente come, a esempio, lo spigolo di una botola.
È facile verificare che molti lavoratori riconosceranno in questa situazione numerosi punti di pericolo. Tuttavia, nella realtà operativa, molti di quei lavoratori potranno non considerare la presenza di quei punti di pericolo per giudicare l’attività di scendere da quella scala come un rischio alto (e, quindi, adottare qualche precauzione, come quella di tenersi al corrimano o quella di non portare oggetti ingombranti che impediscano di controllare con la vista dove si mettono i piedi), perché quella stessa scala assomiglia per altre caratteristiche alle numerose altre scale che hanno fatto numerose altre volte giudicandone l’utilizzo a rischio basso. In effetti se vediamo quella stessa scala da un’altra prospettiva possiamo vedere che con l’eccezione del dettaglio della botola, è facile assimilarla alla categoria delle scale ben costruite e il cui utilizzo comporta un rischio basso.
Il riconoscimento della somiglianza di questa scala con tutte le altre ben fatte (o, se vogliamo, del fatto che questa è una buona rappresentante di quella classe di oggetti) comporta un impegno mentale molto più basso del riconoscimento e della considerazione dei tanti punti di pericolo che abbiamo potuto fare guardando la prima fotografia. Proprio questo minore impegno mentale costituisce il vantaggio (ma, in questo caso, anche l’insidiosa minaccia) dell’euristica della rappresentatività.

Fallacia dei piccoli numeri
Questo automatismo mentale ci porta a considerare come razionali scelte basate su una probabilità illusoria. A esempio, se dopo una serie di sei lanci della moneta tutti usciti con la faccia della Testa, dovessimo scommettere sull’esito del settimo lancio, qualcuno potrebbe credere che sia più razionale scommettere su Croce. In effetti, ogni lancio è equiprobabile, ma la consapevolezza che in una serie infinita di lanci metà avranno esito Testa e metà esito Croce, può portare a riconoscere la serie T T T T T T come ‘troppo regolare’ o ‘troppo poco casuale’ e, di conseguenza, concludere che l’esito più probabile del settimo lancio sia Croce. Questo errore nasce della non considerazione della enorme differenza tra una serie di 6 lanci e una serie di un numero infinito di lanci.
Nel giudizio sulla probabilità di accadimento degli infortuni, alcune persone potrebbero commettere errori di ragionamento probabilistico “ingenuo” credendo che la frequenza degli infortuni segua una distribuzione analoga a quella degli eventi che seguono leggi di distribuzione casuale note (come il lancio delle monete, il tiro dei dadi, l’estrazione del lotto ecc.). In realtà, nella frequenza degli infortuni, il caso può giocare un ruolo, ma non si tratta del tipo di casualità che regola la distribuzione degli esiti secondo leggi basate sulla notorietà di quanti sono gli eventi possibili e quanti gli eventi (in)desiderati. Si tratta del caso che interviene nelle caotiche manifestazioni della complessità. Tra le interazioni dei numerosi fattori causali alcune (ovviamente non tutte) sfuggono alla previsione, ma la credenza che tutti gli eventi seguano una qualche regolarità è una ‘sirena’ che attira il nostro pensare sul mondo perché ci concede una rassicurante prospettiva di completa conoscenza. Ma questa completa conoscibilità (e prevedibilità) del mondo è un’illusione, o, forse meglio, un autoinganno. In analogia al comportamento del giocatore che considera lanci o estrazioni come eventi legati tra loro (mentre sono indipendenti), se nel reparto di un lavoratore che fosse vittima di questo autoinganno dopo un lungo periodo senza infortuni ne accadesse uno,quel lavoratore potrebbe pensare che il suo reparto diventi ‘statisticamente’ più sicuro: “è molto improbabile che accada di nuovo proprio qui”.

Il ragionamento sul rischio
Un aspetto che rende insidiose le euristiche cognitive è che esse sono naturali e spontanee: non c’è bisogno di formazione per apprenderle. Semmai c’è bisogno di formazione per imparare a riconoscerle e a controllarne gli effetti sulla qualità delle nostre decisioni.
La formazione su salute e sicurezza deve aiutare le persone a sviluppare una individuale capacità di riconoscimento e di controllo dei processi cognitivi e decisionali. Si tratta di imparare non solo a fare le scelte e le valutazioni ‘giuste’, ma anche a pensare al processo con cui si perviene a tali scelte e valutazioni
Le diverse forme con cui la mente umana produce valutazioni e decisioni in situazioni di incertezza non sono le uniche modalità con cui il ragionamento influisce sulla percezione del rischio.
A livello generale, infatti, noi costruiamo le nostre inferenze e deduzioni tra i dati anche sotto l’influenza delle nostre credenze sul mondo, dei nostri valori e dei nostri pregiudizi sociali.
In altre parole, la percezione dei rischi, come del resto la percezione di ogni altro aspetto della nostra esistenza, riflette non tanto quello che c’è nel mondo, quanto il nostro punto di vista.
Anche gli esperti cadono nelle trappole delle scorciatoie cognitive. Per quante informazioni possano utilizzare in più rispetto ai cosiddetti profani, nemmeno gli esperti potranno giungere a valutazioni assolutamente certe.
Anche per loro operano i condizionamenti di un processo di decisione e valutazione in condizioni di incertezza e, dunque, anch’essi possono produrre ragionamenti caratterizzati da errori sistematici.

Che cosa abbiamo appreso sulla valutazione dei rischi
Le valutazione del rischio è un processo cognitivo di attribuzione di significato a informazioni relative a una situazione incerta.
Anche non disponendo di tutte le informazioni che potrebbero essere utili, siamo in grado di fare una valutazione della probabilità di accadimento dell’evento avverso utilizzando delle “scorciatoie di ragionamento” (le euristiche).
In genere queste euristiche funzionano bene, ma talvolta possono fallire.
Non sapere riconoscere il ragionamento basato sulle euristiche impedisce di migliorare le nostre capacità di valutazione del rischio (o “percezione del rischio”).

Tratto da: PUNTO SICURO 
Fonte: PdE, rivista di psicologia applicata all’emergenza, alla sicurezza e all’ambiente.


mercoledì 12 giugno 2013

Cadute e Scivolamenti: Soluzioni




Le cadute in piano possono provocare degli infortuni a chiunque, in tutti i luoghi ed in qualsiasi momento.

All'origine di questi infortuni, vi sono molti fattori ed è difficile tracciarne una tipologia. 

Il fattore comune per tutte le cadute, è comunque la perdita d'equilibrio.



Gli scivolamenti rappresentano un sotto-insieme delle cadute: quelle per le quali la perdita d'equilibrio è provocata dallo scivolamento dei piedi sul suolo. 

Molti studi relativi alla prevenzione delle cadute in piano hanno preso in considerazione questi elementi di criticità:

1 - le condizioni ambientali (in primo luogo il suolo liscio e sporco) e l'attività più frequente (la marcia normale) durante gli scivolamenti;

2 - le fasi della marcia normale durante le quali accadano gli scivolamenti (queste informazioni sono state sfruttate concretamente nei diversi laboratori specializzati per definire dei metodi di misura della resistenza allo scivolamento riguardo all'interfaccia suolo – calzature);

3 - una grande variabilità fra i soggetti coinvolti.


SOLUZIONI:


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rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 trasparente H 19mm

rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 25mm
rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 trasparente H 25mm
rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale giallo H 25mm
rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale verde H 25mm
rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 marrone H 25mm

rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 50mm
rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 trasparente H 50mm
rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale verde H 50mm
rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 marrone H 50mm
rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale giallo H 50mm

rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 100mm
rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 trasparente H 100mm

rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 150mm
rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 trasparente H 150mm

rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 300mm
rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 trasparente H 300mm
rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 600mm

strisce antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk nero 610 x 19 mm
strisce antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk nero 610 x 150 mm

     



I luoghi di lavoro e le situazioni lavorative presentano dei fattori di rischio che possono indurre una perdita di equilibrio, il cui esito successivo dipende da numerosi altri fattori legati al luogo dell'infortunio, alla persona infortunata o alla sua attività. 

Essi ad esempio sono: 

- lo stato della superficie di appoggio dei piedi (grasso o umidità al suolo non antiscivolo); 
- i sistemi di accesso ai veicoli o alle macchine (salendo e scendendo da …); 
- le scale fisse e portatili, gli scalini (scalino metallico bagnato …); 
- i liquidi, rottami, oggetti al suolo, neve o il ghiaccio (entrando in ditta scivolava sul ghiaccio.); 
- l'effetto sorpresa (scendendo da …. è scivolato a causa di pozzanghera di acqua e olio); 
- l'ingombro sia come causa dell’urto da cui deriva la perdita di equilibrio, sia come aggravare dell'incidente in caso di caduta. 
- la mancanza di visibilità…. 
- l’attività della vittima…. 
- la fretta legata all’urgenza… 
- la scarsa conoscenza dell’ambiente di lavoro se estranei o visitatori
- il tipo di calzature e di abbigliamento indossati 
- le condizioni psichico fisiche



Riassumendo si può concludere che una perdita di equilibrio è dovuta alla combinazione di più fattori di ordine strutturale, organizzativo e/o individuale.





ArticoloDescrizioneCF
SWN019 rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 19mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute4
SWN019T rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale trasparente H 19mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute4
SWN020 rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 25mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute4
SWN022 rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale trasparente H 25mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute4
SWN023 rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale giallo H 25mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute4
SWN023V rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale verde H 25mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute4
SWN023M rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale marrone H 25mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute4
SWN050 rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 50mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute2
SWN052 rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale trasparente H 50mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute2
SWN052Vrotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale verde H 50mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute2
SWN052M rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale marrone H 50mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute2
SWN052G rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale giallo H 50mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute2
SWN100 rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 100mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute1
SWN100T rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale trasparente H 100mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute1
SWN150 rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 150mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute1
SWN150T rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale trasparente H 150mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute1
SWN300 rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 300mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute1
SWN300T rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale trasparente H 300mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute1
SWN600 rotolo antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk mt. 18,3 normale nero H 600mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute1
SWS020 strisce antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk nero 610 x 19 mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute50
SWS150 strisce antisdrucciolo antiscivolo Safety Walk nero 610 x 150 mm x infortuni dovuti a scivolamenti e cadute50
SWDF50Frotolo antisdrucciolo antiscivolo mt. 18,3 h mm. 50 Luminescente 1
SWDF50NFrotolo antisdrucciolo antiscivolo mt. 18,3 h mm. 50 nero + fascia Luminescente (h mm. 10) 2

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